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Notiziario Marketpress di Martedì 17 Aprile 2007
 
   
  ATTIVITA´ PRODUTTIVE - ARTIGIANI NON COMUNITARI, PRESENTATA L´INDAGINE DI REGIONE EMILIA-ROMAGNA-CNA-CONFARTIGIANATO: OLTRE 12MILA DITTE INDIVIDUALI

 
   
  Bologna, 17 aprile 2007 - Autotrasportatori, parrucchiere, carpentieri, confezionatori di articoli d´abbigliamento, costruttori edili. In Emilia-romagna, con oltre 12mila ditte individuali artigiane - l´11% del totale - i titolari non comunitari sono ormai protagonisti attivi dello sviluppo del sistema socio-economico regionale. Persone radicate e integrate, che vedono il proprio futuro in Italia. Persone giovani (il 69,5% non supera i 40 anni), che hanno studiato e che sono riuscite a mettersi in proprio spesso senza nessun sostegno economico (69,6%) in fase di avvio dell´attività. E´ il profilo dell´imprenditore-artigiano immigrato che emerge da un´indagine promossa da Cna, Confartigianato Federimprese e Regione Emilia-romagna, con il contributo della Cra (Commissione regionale per l´artigianato) effettuata nel 2006 dal Centro demoscopico metropolitano (Medec) della Provincia di Bologna su un campione di 1200 ditte ripartite in tre macro aree - Bologna e Ferrara, resto dell´Emilia e Romagna - , già operanti al 31/12/2005 e con inizio dell´attività successivo al primo gennaio 2002. Complessivamente, le ditte del campione coprono sei diversi settori: tessile-abbigliamento-concia, macchine-meccanica, manifatturiere, costruzioni, trasporti, servizi. "In Emilia-romagna fare impresa rappresenta una sfida di integrazione e un passo fondamentale per la crescita comune; regole e legalità sono importanti per l´integrazione stessa, e per lavorare insieme - ha sottolineato stamani, durante la presentazione dell´indagine, Duccio Campagnoli, assessore regionale alle Attività produttive - . Dai dati raccolti, emerge come gli immigrati siano una ricchezza per i nostri territori". Ha poi aggiunto Campagnoli: "C´è un aspetto importante, e mi riferisco alla crescita, in questi anni, dei buoni rapporti tra Italia e Cina: auspico che vengano salvaguardati". In Emilia-romagna l´immigrazione è ormai una dato strutturale: gli stranieri residenti hanno raggiunto le 289. 013 unità (al primo gennaio 2006), un valore quattro volte superiore a quello di dieci anni fa. Circa il 77% dei titolari non comunitari di ditte individuali artigiane risiede in Italia da almeno sei anni, mentre più del 37% è qui da oltre un decennio. L´articolazione per settori di attività e nazionalità rivela che, se si prescinde dal settore vestiario e del confezionamento - a grandissima maggioranza di imprenditori di origine cinese - negli altri comparti non esiste una specificità nazionale, e la "varietà" delle origini riflette la composizione della popolazione straniera. I risultati dell´indagine - La maggior parte degli artigiani immigrati in Emilia-romagna ha portato a termine un percorso di studi nel proprio paese di origine: il 37% è in possesso di una licenza media o elementare, mentre il 31,8% ha conseguito un diploma di istituto superiore. Non è da sottovalutare, inoltre, la percentuale dei dottori artigiani: il 10% circa vanta infatti una laurea nel curriculum. Oltre il 35% degli stranieri intervistati dichiara di aver preferito in generale lavorare in proprio, mentre più del 34% afferma di aver intrapreso l´attività imprenditoriale perché prevedeva di guadagnare di più rispetto al lavoro dipendente. Sui "nodi" incontrati, sia in fase di inizio di attività che successivamente, ai primi posti c´è la difficoltà nel trovare clienti per dare continuità al lavoro (28,5%) e il peso dei servizi fiscali e commerciali (11,9%). Più in basso, nella classifica, l´ottenimento di crediti dalle banche (4%) e i clienti prevenuti o i pregiudizi (4,2%). Due imprenditori su 5 dichiarano comunque di non avere avuto particolari difficoltà. Per quanto riguarda la fase di avvio, gran parte degli intervistati non ha ricevuto nessun sostegno economico (69,6%), il 15,5% ha avuto un supporto da parte delle banche e una quota leggermente inferiore (11,2%) ha beneficiato dell´aiuto di familiari, parenti, amici. Modesto è il contributo proveniente dalla pubblica amministrazione (2,8%). Attività e aspettative - Dal campione analizzato emerge come 3 aziende su 5 lavorino per conto terzi: ciò mette in luce un fenomeno già rilevato in indagini analoghe, vale a dire la costituzione di aziende artigiane per "gemmazione", talvolta forzata, dell´azienda madre. In ogni caso il dato letto al contrario - 4 imprese su 10 hanno una clientela interamente o parzialmente propria - individua sicuramente aziende artigiane già strutturate. Interessante è il dato relativo a quelle che si avvalgono del lavoro di oltre tre dipendenti: sono solo il 7,4% del totale delle imprese con collaboratori, tuttavia denotano già un livello imprenditoriale piuttosto sviluppato. Tra gli imprenditori, in genere, prevale l´ottimismo: l´attività risulta soddisfacente per oltre il 60% degli intervistati, contro un 3,4% che esprime un´opinione totalmente negativa. Riguardo alle prospettive su un eventuale rientro nel Paese di origine, solo il 10% mette in conto di tornare, mentre il 65% desidera restare in Italia. Aspetti critici - Il numero di imprese costituite dal solo titolare (65,7%) rappresenta una quota superiore al dato medio regionale del 2001. Ciò è certamente compatibile con la nascita recente della gran parte delle imprese intervistate, ma al tempo stesso è testimonianza "empirica" del fatto che queste ditte sono meno strutturate e forse meno attrezzate a resistere sul mercato. A questo dato si aggiunge inoltre la considerazione che, anche laddove l´impresa è strutturata, la dimensione in termini di addetti è comunque più contenuta del dato medio regionale. Un altro elemento da sottolineare è la preponderanza di imprese con titolari stranieri nel settore delle costruzioni. Si tratta sicuramente del settore che, in generale, ha registrato in questi anni la maggior crescita. Tuttavia è anche quello dove con più frequenza si verifica la nascita di imprese "etero dirette" vale a dire imprese che vengono create strumentalmente dalle imprese madri, che ne controllano in sostanza l´attività. Un dato parzialmente sorprendente è legato a territorio: in termini di finanziamento da parte di banche e associazioni di categoria, l´essere collocati in un´area della regione rispetto a un´altra può comportare effetti diversi. In particolare sembra statisticamente significativa la differenza che si riscontra tra la Romagna (sostegno dalle banche al 21,6% di artigiani non comunitari in fase di avvio dell´attività) e la parte dell´Emilia (12,6%) che esclude Bologna e Ferrara (16,4%). Una prima sommaria valutazione potrebbe ricondurre alla presenza nell´area della Romagna di una struttura bancaria più ancorata al territorio, in grado forse di accogliere con più facilità anche i "fenomeni" emergenti. Aspetti positivi - Un universo di artigiani-imprenditori per la maggior parte soddisfatti del proprio lavoro e ben intenzionati a rimanere in Italia, grazie anche a un´accoglienza perlopiù libera da pregiudizi da parte dei clienti (a eccezione di un 4% circa del campione, che dichiara di averli vissuti). Il motivo principale dell´arrivo in Italia è riconducibile al lavoro, e questa non è certamente una novità. E´ semmai da sottolineare che più della metà del campione, esattamente il 51,9%, prima di venire nel nostro Paese era occupato alle dipendenze, mentre il 15,5% lavorava autonomamente. Solo il 7,6% degli artigiani non comunitari era disoccupato. Le tre macroaree - Nell´area Bologna-ferrara lavorano per conto terzi il 56,8% del campione degli imprenditori intervistati, mentre il 24,1%dichiara di aver sviluppato una propria clientela. Il 4,3% ha avviato l´attività da meno di un anno, il 24,7% da 1-2 anni. Nel resto dell´Emilia, opera invece per conto terzi il 62,5% (il 18,6% ha una propria clientela); il 6,2% ha avviato l´attività da meno di un anno, il 30,4% da 1-2 anni. In Romagna lavora per conto terzi il 55,8% (a fronte del 20,5% con propri clienti); il 5,9% ha avviato l´attività da meno di un anno, il 29,6% da 1-2 anni. Alla domanda "Quali sono i maggiori problemi che ha incontrato, fino ad oggi, come artigiano?", il 24,1% dell´area Bologna-ferrara ha risposto "trovare clienti/continuità nel lavoro"; una percentuale che nel resto dell´Emilia tocca il 28,8% e scende al 27,1% in Romagna. Clienti prevenuti e atteggiamenti razzisti sono stati segnalati, tra le difficoltà incontrate, dal 3,6% dei titolari-artigiani del campione dell´area Bologna-ferrara, dal 4,5% del resto dell´Emilia e del 3,9% della Romagna. Sempre nell´area Bologna-ferrara, il 62,7% degli intervistati dichiara di lavorare da solo; nel resto dell´Emilia è il 69,2%, in Romagna il 59,7%. I più soddisfatti dell´andamento economico della propria azienda risiedono nell´area Bologna-ferrara (7,4%); a seguire la Romagna (5,9%) e il resto dell´Emilia (4,5%). Abbastanza soddisfatto si dichiara il 54,1% della macro-area Bologna-ferrara, il 59,9% del resto dell´Emilia e il 53,8% della Romagna. .  
   
 

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