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Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Settembre 2007
 
   
  LA COMMISSIONE EUROPEA SI SFORZA DI COLMARE IL DIVARIO TRA LE RETRIBUZIONI DEGLI UOMINI E QUELLE DELLE DONNE

 
   
  Bruxelles, 3 settembre 2007 - Secondo la Commissione europea, nell’intera economia dell’Ue, le donne continuano a guadagnare mediamente il 15% in meno degli uomini. Una relazione pubblicata oggi indica i modi in cui l’Ue può colmare questo scarto che, negli ultimi 10 anni, è praticamente rimasto immutato. La disparità retributiva tra i sessi è la differenza tra la retribuzione media oraria delle donne e quella degli uomini, prima delle imposte, nell’insieme dell’economia. Essa riflette le discriminazioni e le disuguaglianze attualmente esistenti sul mercato del lavoro e che, in pratica, colpiscono soprattutto le donne. “Le ragazze sono più brave dei ragazzi a scuola e il numero delle donne che accede al mercato del lavoro con un titolo universitario è superiore a quello degli uomini, ma lo scarto retributivo del 15% continua ad esistere. Questa è una situazione assurda e deve cambiare”, sostiene Vladimir Špidla, Commissario Ue per l’Occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità. “La disparità retributiva è una questione complessa che ha molteplici cause. Talvolta si tratta di pura e semplice discriminazione. Spesso però le cause restano nascoste: molte donne svolgono attività non retribuite (si pensi ai lavori casalinghi e all’assistenza di persone a carico); molte lavorano a tempo parziale e, spesso, i settori ad alta femminilizzazione sono anche quelli peggio retribuiti. È veramente ora di cambiare. Il solo modo per uscirne è coinvolgere uomini e donne, Ong, parti sociali e governi e affrontare il problema a tutti i livelli. ” La disparità retributiva tra i sessi va ben oltre la questione di una parità salariale a parità di lavoro. Una della cause principali è il modo in cui vengono valutate le competenze delle donne rispetto a quelle degli uomini. Mansioni che richiedono qualifiche simili tendono a essere remunerate meno se svolte in prevalenza da donne piuttosto che da uomini. In alcuni paesi, ad esempio, le bambinaie guadagnano meno dei meccanici, le cassiere dei supermercati meno dei magazzinieri, le infermiere meno dei poliziotti. Il divario tra le retribuzioni riflette inoltre disuguaglianze sul mercato del lavoro che colpiscono soprattutto le donne – come la difficoltà di conciliare attività lavorativa e vita privata. Le donne ricorrono maggiormente a lavori a tempo parziale e interrompono più spesso la carriera, con impatti negativi sullo sviluppo professionale. Sono sfavorite quando si tratta di ottenere posti direttivi; incontrano più ostacoli e maggiori resistenze nello sviluppo della carriera. Questa perciò avrà più interruzioni, sarà più lenta e più corta e, quindi, meno remunerata di quella degli uomini. Dalle statistiche emerge che lo scarto tra le remunerazioni aumenta con l’età, il livello d’istruzione e gli anni di servizio: le differenze salariali superano il 30% tra i 50 e i 59 anni, pur essendo del 7% nella fascia d’età fino a 30 anni; Superano il 30% per chi è in possesso di un diploma universitario ma sono del 13% per chi possiede un diploma di scuola media inferiore; per chi abbi lavorato più di 30 anni al servizio della stessa impresa raggiungono il 32%, ma sono del 10% inferiori (22%) per chi abbia lavorato in una impresa per 1-5 anni. Per affrontare la questione, la comunicazione odierna individua 4 campi d’intervento: applicare meglio l’attuale legislazione (analizzando in che modo adeguare la legislazione vigente e attraverso iniziative di sensibilizzazione); lotta al divario tra le retribuzioni come parte integrante delle politiche a favore dell’occupazione degli Stati membri (sfruttando pienamente le potenzialità dei finanziamenti comunitari – come il Fondo Sociale Europeo); promuovere la parità salariale fra i datori di lavoro, soprattutto grazie a iniziative che stimolino la responsabilità sociale; sostenere lo scambio di pratiche esemplari nell’intera Ue e interessare le parti sociali. Eliminare la disparità retributiva tra i sessi è una preoccupazione essenziale messa in evidenza anche dalla “Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010”. Da un sondaggio di Eurobarometro del gennaio 2007, emerge che una grande maggioranza dei cittadini europei pensa siano necessarie più donne in posizioni direttive (77%) e come parlamentari (72%). Il 68%dei cittadini europei pensano che le responsabilità familiari ostacolino l’accesso delle donne a posizioni direttive e il 47% ritiene probabile che le donne beneficino di meno promozioni degli uomini, a parità di qualifiche. La comunicazione odierna intende analizzare le cause del divario tra le retribuzioni e individuare modalità d’intervento a livello europeo. Tale divario può essere affrontato solo agendo a tutti i livelli, coinvolgendo tutte le parti interessate e concentrandosi su tutti i fattori ne sono all’origine. .  
   
 

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