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Notiziario Marketpress di Martedì 11 Settembre 2007
 
   
  L’AGRICOLTURA MITTELEUROPEA ALLA SVOLTA L’ANALISI DELL’ECONOMISTA ANDREA SEGRE’

 
   
  Il professore, ordinario di Politica agraria all’Università di Bologna, illustra lo stato attuale e le sfide del futuro dei Paesi attraversati dal «Fieragricola Europe Tour 2007». Progresso al rallentatore per i cinque nuovi Stati membri dell’Unione europea, ma qualcosa si è mosso. L’importante, secondo il presidente del Centro per l’Europa Centro-orientale e i Balcani, è proseguire con l’integrazione della Politica agricola comunitaria, favorire gli investimenti tecnologici e costituire valide associazioni di categoria. Slovenia, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia. Paesi attraversati dal «Fieragricola Europe Tour 2007», iniziativa a forte impatto promozionale lanciata da Veronafiere in collaborazione con l’Ice, Istituto nazionale per il commercio estero, e Unacoma, l’Unione nazionale dei costruttori di macchine agricole. Sei Paesi che costituiscono il «corridoio agricolo» della Mitteleuropea. E se si esclude l’Austria, già appartenente alla cosiddetta «Eu-15», gli Stati entrati a far parte dell’Unione europea nel 2004 possono vincere la sfida della modernizzazione e «ottenere un definitivo e duraturo miglioramento del settore primario». Lo sostiene il professor Andrea Segrè, ordinario di Politica agraria, preside della facoltà di Agraria dell’Università di Bologna e presidente del Centro per l’Europa Centro-orientale e i Balcani, in un’analisi scritta in esclusiva per Veronafiere-fieragricola e disponibile (citando fonte e autore) sul sito www. Fieragricola. Com. Nell’asse europeo che dalla Slovenia arriva fino in Polonia, secondo il professor Segrè, «si concentra il meglio dell’agricoltura dell’Europa Centrale». Certo, restano diversi problemi ancora da risolvere, che al momento rallentano lo sviluppo agricolo. I cinque nuovi Stati membri, infatti, soffrono di carenze strutturali, come le dimensioni delle imprese agricole, gran parte delle quali piccolissime e a conduzione familiare. Aspetti, questi, che da un lato frenano gli investimenti e l’innovazione tecnologica, dall’altro causano una scarsa integrazione con tutta la filiera agroalimentare. Il progresso al rallentatore sul fronte tecnologico, inoltre, sono alla base, secondo Segrè, di una bassa produttività del lavoro e di basse rese per unità di superficie. Le coltivazioni, poi, sono ancora orientate su beni di base (grano, orzo e foraggi). Un altro vincolo è rappresentato dall’assenza di efficienti associazioni di agricoltori e dallo scarso – o nullo – coinvolgimento degli agricoltori nella privatizzazione delle imprese agroalimentari. Tuttavia, qualcosa si sta muovendo, grazie anche all’integrazione di questi Paesi nella Politica agricola comunitaria (Pac). Già ora si sta registrando una crescita delle dimensioni delle aziende agricole, come conseguenza della diminuzione degli occupati in agricoltura. Migliorano anche i prezzi dei prodotti agricoli, con effetti positivi sulla bilancia commerciale. Fra il 2004 e il 2006, infatti, gli scambi di beni agroalimentari hanno avuto un rimbalzo medio annuale del 28,6 per cento. E nei prossimi anni si prevedono ulteriori passi in avanti. Quali sfide per il futuro? Come indirizzare lo sviluppo dell’agricoltura di Slovenia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia? Segrè indica alcune priorità. Innanzitutto, la produttività del lavoro, continuando a diminuire il numero degli addetti e contemporaneamente investendo nel miglioramento tecnologico. Operazioni, queste, che porteranno ad un «innalzamento dei redditi medi». Bisognerà proseguire anche sul consolidamento delle grandi imprese coltivatrici e sul potenziamento delle piccole e medie imprese familiari, facendo leva anche sui meccanismi di politica agraria. Senza dimenticare l’aspetto sindacale. I nuovi imprenditori agricoli dovranno poter contare anche su associazioni di categoria efficienti e strutturate in modo moderno, sia sotto il profilo organizzativo che gestionale. .  
   
 

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