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Notiziario Marketpress di Martedì 11 Settembre 2007
 
   
  LOTTA AL TERRORISMO: PIÙ COLLABORAZIONE IN EUROPA

 
   
  Bruxelles, 11 settembre 2007 - Sulla base di un´interrogazione orale, si è svolto in Aula un ampio dibattito sulla lotta al terrorismo. La Presidenza ha illustrato in dettaglio le azioni realizzate in questo campo, mentre il Vicepresidente Frattini ha annunciato nuove iniziative per questo autunno, sulla sicurezza degli esplosivi e sul monitoraggio di Internet. Molti deputati hanno chiesto un´azione più incisiva dell´Unione europea, sottolineando però l´esigenza di rispettare le libertà fondamentali e i diritti umani. Dichiarazioni degli autori dell´interrogazione - Cristiana Muscardini (Uen, It) ha anzitutto sostenuto che l´Europa è impreparata, di fatto, «ad affrontare in maniera globale e forte il problema del terrorismo». Un tempo, ha ricordato, c´erano gruppi terroristici nelle varie nazioni dell´Unione, erano problemi interni, l´Europa era già in gran parte unita e «già allora si parlava di una strategia comune che non è mai nata». Il 2001 ha invece dimostrato come il terrorismo «sia globale, sia un´organizzazione non piramidale ma a cellule collegate tra loro soprattutto attraverso Internet e i migliori sistemi informatici, radicate in tutto il mondo e in grado di colpire come vogliono e quando vogliono». Ha quindi deplorato che «non esiste una politica dell´Unione europea per il controllo di Internet e per dare regole certe di sicurezza ai cittadini, i quali non capiscono quali siano le misure adottate dall´Unione e quali si intendono adottare a breve termine». In proposito, ha sostenuto la necessità di rendere responsabili i provider che danno spazio ai siti che fomentano, spalleggiano, giustificano le azioni terroristiche, «per esempio con l´oscuramento obbligatorio di siti riconducibili in maniera diretta o indiretta a persone che predicano, incitano e giustificano la violenza», come è stato già fatto in Svizzera. Ha poi sottolineato che non esiste una posizione comune «per monitorare i falsi luoghi di culto, i falsi imam, che, come avvenuto anche di recente in Olanda e in Italia, hanno utilizzato luoghi che sarebbero dovuti essere di preghiera per seminare odio, progettare attentati incitando alla violenza contro l´Occidente, la democrazia, i diritti umani, compresi quelli delle donne, fino ad attuare attentati terroristici nelle nostre città». E´ inoltre necessario avere la forza e il coraggio di prendere decisioni per prevenire futuri attentati e rendere inoffensive le cellule terroristiche «che si annidano e fanno proseliti utilizzando i nostri valori di libertà, di libertà di culto e di espressione, per agire proprio contro la libertà». Per la deputata, gli arresti effettuati nelle ultime ore in Danimarca «sono la dimostrazione che non è tempo per abbassare la guardia» e lanciano anche un allarme per tutta l´Unione: «non possiamo più permetterci di affidarci soltanto all´efficacia di leggi nazionali e all´efficienza delle forze investigative dei singoli paesi, occorre più coordinamento». Dietro il politicamente corretto, ha aggiunto, «troppe volte si nasconde l´incapacità o la non volontà di prendere decisioni», mentre è a rischio la democrazia, la libertà e il diritto dei singoli a vivere in pace e in libertà. Ha quindi esortato a uscire dal dibattito con un impegno comune per realizzazioni immediate «e non con presunte posizioni di destra o di sinistra, ma forti e uniti». «Per ciascuno di noi», ha concluso, «il terrorismo sia comunque e sempre un crimine contro l´umanità!». Per Giusto Catania (Gue/ngl, It), prima di invocare iniziative politiche e legislative nuove, occorrerebbe valutare le scelte maturate in questi anni ponendosi due domande: il terrorismo è più forte o più debole a seguito delle nostre iniziative legislative? Abbiamo dato un contributo determinate alla crescita della nostra cultura giuridica, dei nostri valori, oppure li abbiamo svenduti in nome dell´emergenza terroristica? Ha quindi osservato che, sovente, «i provvedimenti di emergenza sono stati sbagliati e le liste delle organizzazioni terroristiche sono state approssimative, spesso dettate più da ragioni politiche che dalla reale pericolosità». Ha poi chiesto al Consiglio di non nominare un nuovo coordinatore antiterrorisismo «perché in questi mesi abbiamo scoperto che ne possiamo fare tranquillamente a meno». Il deputato ha poi voluto ribadire che «il terrorismo è il nemico della nostra civiltà, è nemico del diritto della democrazia, il terrorismo è una barbarie» e che «gli attentati terroristici rappresentano il passaggio dallo Stato di diritto allo Stato di natura». Ma ha deplorato il fatto che invece di riportare il dibattito sul ripristino delle regole democratiche si è scelto di affrontare la questione «attraverso il restringimento delle regole di convivenza civile, di lottare sul terreno privilegiato dell´avversario e di competere sulla violazione dei diritti umani, sul controllo militare della popolazione civile, sulla negazione dei principi cardine della democrazia». A suo parere, le immagini di Abu Ghraib o le immagini della base di Guantanamo «sono l´emblema della vittoria della cultura del terrorismo sul nostro Stato di diritto e sui principi cardine della nostra cultura giuridica». L´altro emblema, ha aggiunto, può essere rappresentato da quello che è avvenuto con i voli e con i rapimenti della Cia in Europa, «con il coinvolgimento esplicito dei governi europei». In proposito ha osservato che vi è «un silenzio imbarazzante» e «inaccettabile» da parte dei governi, nonostante il Parlamento, la Commissione e il Consiglio d´Europa si siano espressi. Il deputato ha poi aggiunto che in Europa «la procedura d´eccezione è diventata la regola» e, pertanto, occorre discutere chiaramente sugli effetti prodotti dalle nostre scelte legislative. In particolare dei dati biometrici nei passaporti e nei visti, del sistema di controllo dei dati personali, delle banche dati sulle comunicazioni telefoniche e sui passeggeri aerei, degli accordi Pnr, del sistema Swift, del sistema di immagazzinamento delle impronte digitali e perfino del regolamento sui liquidi. Ha quindi sottolineato che «bisognerebbe fare delle scelte proporzionali a quello che si vuole combattere». Il deputato ha quindi concluso sostenendo che è necessario «dire con forza» che «abbiamo scelto una torsione autoritaria dello Stato di diritto invece di scegliere la salvaguardia dello Stato di diritto per combattere il terrorismo». Non si comprende, ha spiegato, «se in questi anni per i cittadini europei è stato più pericoloso il terrorismo o sono state più pericolose le pratiche di contrasto al terrorismo». Dichiarazione della Presidenza - Manuel Lobo Antunes ha esordito sottolineando che i recenti eventi hanno confermato come il terrorismo sia una minaccia alla sicurezza e ai valori europei. Per tale motivo occorre che gli Stati membri continuino a collaborare, rispettando però i diritti umani e le libertà fondamentali. La lotta, ha aggiunto, va condotta sia a livello interno sia internazionale e, in proposito, il Sottosegretario ha ribadito la necessità di una risposta globale e concertata. Dopo aver ricordato che l´Unione si è dotata di una strategia antiterrorismo nel 2005 che è periodicamente valutata, ha affermato che l´Alto Rappresentante per la Politica estera sta riflettendo sul modo migliore per garantire il coordinamento tra gli Stati membri dopo la partenza di De Vries. In proposito, ha precisato che il Sitcen svolge unicamente un ruolo di valutazione delle minacce, non avendo alcun potere di coordinamento. Il Sottosegretario si è poi detto convinto che l´azione svolta dal Consiglio nella lotta al terrorismo è sostenuta dai cittadini, come anche dai partner. In seguito, ha ricordato che, nel quadro della collaborazione con i paesi terzi, entro dicembre sono previsti incontri con la Russia, gli Usa, l´Algeria e il Marocco, ma anche nell´ambito del dialogo euromediterraneo e in nelle sedi internazionali. Le azioni di lotta al terrorismo, come anche il ruolo dei parlamenti nazionali, ha proseguito, saranno rafforzati con il nuovo trattato. Se il consolidamento dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia sarà uno dei principali obiettivi per le tre presidenze che si succederanno, allo stesso tempo, ha ribadito che la tutela dei valori è una priorità per l´Unione europea, che deve continuare a difendere i diritti umani e i diritti dei profughi. Facendo infine riferimento alla sentenza relativa all´elenco dei presunti terroristi, il Sottosegretario ha sottolineato che il Consiglio ha già approvato alcune misure per adeguarsi alle sue conclusioni che, ha precisato, riguardano unicamente le questioni procedurali. Pertanto, sarà ora possibile presentare ricorso contro l´inserimento del proprio nome in siffatti elenchi ed è stato creato un gruppo di lavoro per rivedere periodicamente tale lista. Dichiarazione della Commissione - Franco Frattini ha anzitutto ricordato che la Commissione si è fortemente impegnata a favore dell´applicazione della strategia europea contro il terrorismo, il cui obiettivo è di assicurare l´equilibrio tra il diritto alla sicurezza e gli altri diritti, come quello alla privacy. Ma la minaccia rimane alta e «non vi è margine per abbassare la guardia». Lo dimostrano i tentativi di attentati sventati in Spagna, Italia e Regno Unito e quelli di questi ultimi giorni in Germania e Danimarca. In proposito, peraltro, il Vicepresidente ha sottolineato che la scoperta di questi tentativi rappresenta un successo della strategia Ue. Ha poi annunciato che, quest´autunno, la Commissione presenterà un pacchetto di misure incentrate sulla prevenzione e il perseguimento dei crimini. Si tratta, più in particolare, di un piano d´azione sulla sicurezza degli esplosivi che prevede tra l´altro la creazione di una banca dati di Europol che fungerà da sistema di allerta rapido, ad esempio, in caso di furti di esplosivi. Sarà inoltre avanzata una proposta di modifica della decisione quadro sul terrorismo per tenere conto del ricorso a Internet da parte dei terroristi. Si intende così evitare la diffusione di strategie terroristiche o di istruzioni su come confezionare ordigni, ma anche consentire di perseguire in tutta Europa chi si avvale di Internet a questi fini. Verrà poi proposta una politica europea in materia di registrazione dei nomi dei passeggeri aerei (Pnr), che consentirà lo scambio di informazioni tra gli Stati membri. Infine, sarà realizzata una valutazione complessiva delle misure adottate dagli Stati membri nel quadro della strategia europea, con l´obiettivo di rafforzarle e renderle più efficaci. Ribadendo l´importanza della collaborazione tra gli Stati membri, il Vicepresidente si è detto fiducioso che, nonostante le difficoltà incontrate finora, sarà possibile giungere ad un accordo sulla protezione dei dati entro dicembre. In proposito, ha sottolineato che occorre un quadro giuridico che garantisca i cittadini sul trattamento corretto dei dati. In merito al Sitcen, anche il commissario ha posto in luce che tale organismo non ha nessun ruolo di coordinamento o nelle indagini sugli individui. Su quest´ultimo aspetto, peraltro, ha affermato che tale compito dovrebbe spettare a Europol e a Eurojust. Interventi in nome dei gruppi politici - Ricordando gli attentati sventati in questi ultimi giorni, Manfred Weber (Ppe/de, De) ha affermato che i cittadini si aspettano che sia garantita la loro sicurezza. Ha quindi osservato che ci si trova in una fase di stallo in cui, mentre gli Stati membri lavorano a livello nazionale, i terroristi agiscono. Serve quindi un nuovo slancio e, pertanto, si è detto favorevole al nuovo pacchetto di misure annunciato dalla Commissione. Nel sottolineare che i terroristi attaccano la nostra società, il deputato ha affermato che si tratta anche di una «sfida culturale», insistendo sul fatto che in Europa si difende la parità uomo/donna, non si accettano i matrimoni forzati e si pratica la tolleranza. Per tale motivo i predicatori di violenza devono essere espulsi. E´ stata sufficiente la cooperazione? Chi succederà a De Vries? Quale seguito sarà dato alla relazione di Claudio Fava sulle attività della Cia in Europa? Si è chiesto Jan Wiersma (Pse, Nl), sottolineando la necessità di collaborazione tra gli Stati membri per evitare le radicalizzazioni. Il deputato ha poi insistito sull´importanza di esaminare le cause che avvicinano i giovani al terrorismo e agire quindi sulla prevenzione, visto che la repressione non basta. Ha quindi proposto l´istituzione di un fondo di integrazione europeo che serva a tale scopo e che dimostri il valore aggiunto dell´azione Ue. Graham Watson (Alde/adle, Uk) ha ricordato che nel 68 Avanti Cristo, il Senato romano conferì i pieni poteri a Pompeo per fronteggiare l´attacco dei pirati, ma che sono stati poi necessari 1. 800 anni prima che la democrazia riaffiorasse in Europa. Riconoscendo che le leggi antiterrorismo non sono superflue e che è necessaria una maggiore cooperazione in materia giudiziaria e di polizia, si è detto favorevole alla costituzione di una Fbi europea. Tuttavia, ha ribadito la necessità di una risposta proporzionata al pericolo e si è chiesto perché, se la minaccia è così grave, non è ancora stato sostituito il Coordinatore europeo antiterrorismo. Il leader liberaldemocratico ha poi insistito sull´esigenza che l´Europa abbia una propria politica antiterrorismo, senza limitarsi ad applicare quella americana. Ha poi sottolineato l´esigenza di valutare l´efficacia dell´azione Ue per procedere ad una sua revisione, introducendo per esempio una clausola di decadenza delle misure adottate. Nell´esprimere dubbi circa il fatto che i cittadini approvano l´azione europea contro il terrorismo, ha chiesto al Sottosegretario e al commissario se hanno mai notato i numerosi cittadini furiosi ai controlli di sicurezza negli aeroporti, denunciando anche alcuni abusi perpetrati in quelle circostanze. Dopo aver ricordato che dagli attacchi terroristici di New York, Madrid e Londra la cooperazione tra gli Stati membri si è rafforzata, Konrad SzymaŃski (Uen, Pl) ha chiesto che si prosegua su questa strada. A suo parere, le preoccupazioni relative alla condivisione dei dati non dovrebbero bloccare tale cooperazione. Il terrorismo contemporaneo, ha poi aggiunto, ha creato un fenomeno sconosciuto finora, quello dei «soldati senza patria» ai quali risulta difficile applicare la Convenzione di Ginevra. Per tale motivo, ha spiegato, «dobbiamo convenire sul fatto che garantire diritti procedurali ai terroristi è un´azione insensata, che priva di efficienza la nostra lotta contro questo fenomeno». Cem Özdemir (Verdi/ale, De) ha sottolineato la necessità di prendere misure mirate ed efficaci. Il suo gruppo desidererebbe avere una vista d´insieme delle misure esistenti e della loro efficacia, per convincere i cittadini che le misure prese sono necessarie e efficaci. A suo parere, inoltre, la dimensione morale non deve essere trascurata e, in proposito ha citato i rapimenti e le prigioni segrete della Cia. Vi è quindi la necessità di un controllo democratico e di un coinvolgimento del Parlamento europeo, la cui commissione per le libertà civili deve essere informata della violazione dei diritti umani causata dall´inclusione non giustificata nell´elenco dei terroristi. Concludendo ha ricordato che i Verdi vorrebbero essere informati delle intenzioni del Consiglio per quanto riguarda il ruolo di coordinatore antiterrorismo e ricevere una valutazione delle attività svolte da De Vries durante il suo mandato. Per Tobias Pflüger (Gue/ngl, De) il dibattito in corso è molto importante per la democrazia dell´Unione europea. Dall´11 settembre 2001, infatti, è in corso una guerra contro il terrorismo ed è difficile invertire la rotta della strategia militare Nato. In Afghanistan stiamo arrivando ad una situazione molto simile a quella irachena e la guerra contro il terrorismo è proprio quella che lo fomenta. Inoltre, all´interno dell´Ue, la decisione quadro sulla lotta al terrorismo ci conduce a nuove leggi e a nuove definizioni del terrorismo, come nel caso della Germania. Tale legislazione non deve anteporsi al rispetto dei diritti fondamentali. Ha quindi sottolineato che per molte persone al di fuori dell´Europa, «siamo noi i terroristi». Hans Blokland (Ind/dem, Nl) ha affermato che occorrono una valutazione delle misure attuate e della loro efficacia, nonché la verifica della loro compatibilità con uno Stato democratico. Auspicando l´abrogazione delle norme sui liquidi nei bagagli a mano dei passeggeri aerei, si è chiesto se l´imponente numero di dati raccolti dal 2001 a scopi di sicurezza sia sempre stato utilizzato efficacemente. A suo parere, i terroristi possono cantare vittoria quando chi lotta contro di loro «perde il credito morale presso la popolazione». Ha quindi auspicato una maggiore collaborazione a livello Ue, con la supervisione democratica sulle attività dei servizi di intelligence. Facendo riferimento agli attacchi terroristici sventati questa settimana in Danimarca ed in Germania, Andreas Mölzer (Its, At) ha posto l´accento sul fatto che la minaccia arrivi da giovani musulmani all´interno dell´Ue, i quali frequentano scuole coraniche e «predicatori che incitano all´odio». Esiste ora una «società islamica parallela - nelle scuole e nelle moschee - che è stata sottovalutata in Europa». Ha inoltre aggiunto che «la nostra tolleranza ci trae in inganno» e che «dovremmo smetterla con l´approccio multiculturale ed evidenziare la nostra propria cultura di base europea». Interventi dei deputati italiani Mario Borghezio (Uen, It) ha anzitutto criticato la decisione del sindaco socialista di Bruxelles di proibire «con motivazioni di bassa politica interna» «una grande manifestazione contro il terrorismo islamico» e in ricordo delle vittime dell´11 settembre. Giudicandolo un segnale negativo, ha affermato che è ancora più grave «il corteggiamento che il premier, Romano Prodi, e il ministro degli esteri, D´alema, fanno ai terroristi di Hamas». A suo parere, bisogna invece che i segnali politici dall´Europa «siano univoci contro il terrorismo islamico e che ci sia una lotta comune con chi predica nelle moschee contro di noi e la nostra sicurezza». Si è quindi detto d´accordo con il Commissario sulla necessità che i cittadini europei siano e si sentano più protetti e di rafforzare quindi anche le relazioni transatlantiche. Si è però chiesto se l´Europa è preparata ad affrontare il pericolo incombente di atti di terrorismo, magari batteriologico o nucleare. Anche alla luce del fatto che «l´Europa del Sud si dimostrata impreparata contro la minaccia degli incendi». Per Claudio Fava (Pse, It) il dibattito sta permettendo «di superare alcuni pericolosi equivoci». Ad esempio, ha spiegato, «noi stiamo discutendo di una strategia contro il terrorismo e non contro l´Islam», pertanto «ridurre le cause del terrorismo semplicemente al fondamentalismo islamico sarebbe una lettura piuttosto semplicistica». Si è quindi detto preoccupato per alcune espressioni sentite in Aula, come quella - «piuttosto generica, violenta e rozza» - secondo cui le mosche portano la guerra nelle nostre società. In proposito si è chiesto quale sarebbe la reazione sdegnata del Parlamento europeo se un deputato turco dicesse un giorno al Parlamento turco che le chiese cristiane portano la guerra alla nostra società. In seguito, pur riconoscendo che il lavoro di repressione «è assolutamente fondamentale tanto quanto quello di prevenzione», il deputato ha suggerito al Commissario di non fare i bilanci con i presunti terroristi arrestati «ma con i veri terroristi condannati». A suo parere, infatti, sarebbe utile un monitoraggio «su quanti sospetti terroristi sono stati arrestati in questi anni nei nostri paesi e sono stati successivamente scarcerati». Dopo aver sottolineato come le risposte ricevute dal Consiglio siano state in parte parziali, ha sostenuto che non è ben chiaro quale debba essere il ruolo del Parlamento europeo e in che modo sarà realmente associato a questa strategia dell´Unione europea. Ritiene infatti che occorre una qualità e un´intensità di condivisione che non può limitarsi ad «appuntamenti formali e rituali». Non è nemmeno chiaro, ha aggiunto, «cosa accadrà delle funzioni di coordinatore dell´Unione europea nella lotta contro il terrorismo». In proposito, ricordando che De Vries aveva confessato che quella funzione era assolutamente priva di contenuti e di strumenti, ha affermato come «nulla possa essere più dannoso di una funzione istituzionale che non abbia strumenti per poter esistere». Infine, ha sottolineato che non è chiaro in che modo si orienterà la Presidenza portoghese sulla cooperazione euroatlantica. A tale riguardo, ha insistito sul fatto che una strategia comune «ha senso se condivide il rispetto profondo per i diritti fondamentali dei cittadini e non sempre è stato così». Ha quindi concluso affermando che la lotta al terrorismo ha bisogno di un alto livello di consenso sociale, vigilando sul rispetto dei principi del Trattato ed evitando abusi e semplificazioni. Per Antonio Tajani (Ppe/de, It) la lotta al terrorismo «deve rimanere una delle grandi priorità dell´Unione europea». Certamente, ha aggiunto, «occorre un´efficace, continua e coordinata azione di prevenzione e di contrasto» e ha accolto quindi con favore le proposte formulate dal Vicepresidente Frattini in Aula. A suo parere, d´altra parte, «non dobbiamo commettere l´errore di abbassare la guardia quando l´internazionale del terrore colpisce lontano dall´Europa». Purtroppo, ha proseguito, «la minaccia del fondamentalismo islamico non è diminuita, neanche quando l´attacco viene portato lontano dai nostri confini». Azione coordinata - ha poi spiegato - «significa innanzitutto cooperazione all´interno dell´Unione, ma anche un forte collegamento con gli Stati Uniti». Pertanto, «rompere i legami con gli Stati Uniti in quest´azione contro il terrorismo rappresenterebbe un gravissimo errore, porterebbe un gravissimo danno alla popolazione intera dell´Unione europea». Il collegamento, inoltre, deve essere anche con i paesi arabi moderati, «anch´essi nel mirino di Al Qaeda». L´europa, ha aggiunto, deve essere in prima fila in quest´azione di prevenzione e contrasto, «facendo però prevalere le azioni sostanziali su quelle burocratiche». In proposito, ha affermato che è purtroppo più facile «che ci siano controlli severi su flaconi di deodorante perché non trasportati in busta di plastica regolare piuttosto che su terroristi infiltrati fra immigrati clandestini». A suo parere, inoltre, la lotta al terrorismo va condotta anche con iniziative politiche «che portino finalmente alla soluzione della crisi israelo-palestinese con la nascita di uno Stato palestinese e la garanzia di sicurezza per quello ebraico e senza però nulla concedere ad organizzazioni fondamentaliste camuffate da forze politiche, come Hamas e Hezbollah». Non va poi dimenticato che in Europa, «accanto al pericolo di matrice islamica, esiste una pericolosa rete di partiti armati, legati a fenomeni politici interni e indipendentisti». Anche su questo fronte, ha concluso, «l´Europa non deve abbassare la guardia». Giulietto Chiesa (Pse, It) ha sottolineato che il Vertice tra Unione europea e Stati Uniti dell´aprile scorso «è stato un´occasione perduta». Alla luce delle risultanze della commissione speciale del Parlamento europeo sui voli segreti della Cia, ha spiegato, «sarebbe stato necessario indicare con chiarezza a Washington che lo sviluppo della cooperazione transatlantica sulla lotta al terrorismo sarà possibile solo nel rispetto dell´articolo 6 del trattato europeo e nel pieno rispetto dei diritti umani». Ha invece osservato che ciò non è stato fatto e «questo significa che la lotta al terrorismo non solo non sarà rafforzata ma sarà indebolita perché non è ammissibile, oltre ad essere controproducente, combattere il terrorismo con metodi terroristici e illegali». A suo parere, gli Stati membri dell´Unione «che si sono sottomessi alle pressioni americane applicando quei metodi, non solo hanno violato i fondamentali principi dell´Unione, ma hanno aperto la strada all´illegalità esponendo l´Europa ai rischi accresciuti di ritorsioni terroristiche». Rafforzare la lotta contro il terrorismo, ha concluso, «significa in primo luogo farlo nel rispetto della legge». .  
   
 

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