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Notiziario Marketpress di Mercoledì 19 Settembre 2007
 
   
  SANA 2007: AL DEBUTTO I PRIMI COSMETICI EQUO-SOLIDALI CERTIFICATI PRODOTTI PER LA BELLEZZA, DETERGENTI E DETERSIVI, DALLE MATERIE PRIME ALLA VENDITA SEGUENDO I PRINCIPI DEL MERCATO EQUO E SOLIDALE.

 
   
  Se fino a ieri potevamo essere equo-solidali solo a tavola o davanti ad una tazzina di caffè, da oggi possiamo farlo anche sotto la doccia. Olio per il corpo, burro di karitè, sali naturali del Mar Morto, stick per le labbra, creme e sieri per il viso oltre ad un semplice sapone liquido: sono questi i nuovi prodotti del commercio equo e solidale. Sono i primi cosmetici equo-solidali certificati del mondo, presentati a Sana 2007, il salone internazionale del naturale, in programma a Bologna dal 13 al 16 settembre, visibili presso uno degli stand di Icea, il principale organismo italiano di controllo del biologico, che si occupa della loro certificazione. “Si tratta di una novità assoluta visto che fino a ieri non esistevano creme e saponi certificati equo-solidali – spiega Alessandro Spadoni, responsabile cosmesi di Icea –. La difficoltà maggiore per realizzare questo tipo di prodotti è che i tensioattivi, di solito derivati dalla lavorazione del petrolio, devono essere ricavati da olii vegetali provenienti da coltivazioni equo-solidali, che però sono disponibili in quantitativi troppo limitati, vista la natura stessa del commercio equo e solidale, per essere lavorati negli stabilimenti convenzionali. È stato necessario un grosso investimento tecnologico e produttivo, compiuto per la prima volta da un’azienda italiana, per poter ottenere questo risultato”. Questo progetto tutto italiano è stato realizzato dalla “Allegrini”, una realtà bergamasca che produce detergenti per auto e industriali. L’idea nasce, spiega l’azienda, dalla volontà di svincolarsi dalle multinazionali del petrolio, che forniscono la maggior parte dei tensioattivi ma anche dalle aziende che attualmente li producono da materie prime vegetali e che talvolta operano a discapito del territorio, sfruttandolo fino all´impoverimento e coltivando olio di cocco in modo intensivo, distruggendo così foreste o ambienti integri. Secondo un copione tutto italiano, una piccola-media azienda ha investito in ricerca e sviluppo tecnologico per essere in grado di produrre direttamente i tensioattivi, estraendoli da prodotti vegetali acquistati sul mercato equo e solidale. “Noi acquistiamo le materie prime dalle quali vengono estratti gli olii direttamente presso i produttori - spiega il titolare dell’azienda Ottaviano Allegrini –. Le compriamo in base alle tariffe del commercio equo e solidale, che arrivano a essere tre volte superiori rispetto al commercio classico. Siamo così in grado di svincolarci dalle multinazionali del petrolio e dalla loro filiera. Non abbiamo fatto altro che calcare una via percorsa prima del boom del petrolio dagli studiosi di chimica del secolo scorso che concentravano le loro ricerche sulla valorizzazione del prodotto vegetale”. L’esperienza nasce da una ricerca iniziata quattro anni fa, che ha comportato un investimento di oltre tre milioni di euro. Ricercatori e scienziati, all’interno del centro di ricerca, hanno analizzato le materie prime vegetali, studiando la possibilità di trasformarle in tensioattivi vegetali, con ottimi risultati. Una delle produzioni più importanti del laboratorio è quella del tensioattivo ottenuto da un olio biologico ed equosolidale di cocco babaçu, considerato “la pianta della vita” perché garantisce la sussistenza di milioni di persone che vivono in Amazzonia. Molte linee di detersivi e detergenti sono realizzate con tensioattivi ottenuti dalla trasformazione dell’olio di cocco babaçú prodotto dalla “Cooperativa dos pequenos produtores agroextrativistas de lago do Junco”. Un aiuto concreto alla sussistenza delle popolazioni che hanno visto peggiorare le loro condizioni di vita con l’apertura della rete autostradale trans-amazzonica, e che lottano per il "Babaçú livre”, vale a dire ottenere il libero accesso alla raccolta dei frutti, e proibire il taglio degli alberi e dei caschi di cocco e l’uso di erbicidi. “Si tratta ancora di una produzione di nicchia – Continua Allegrini –, talvolta di tensioattivi ‘su misura’, elaborati ad hoc secondo le richieste del cliente finale. Il nostro centro di ricerca è indipendente dall’azienda e l’attività dei ricercatori si rivolge anche ad altri produttori o aziende del settore, anche concorrenti, che siano interessati ai tensioattivi vegetali ed equo-solidali. E se è vero che un mondo più equo passa anche attraverso la sostenibilità ambientale abbiamo sperimentato prodotti detergenti equo-solidali ‘alla spina’. Dopo il primo flacone c’è la possibilità di ricaricare sempre quello e così ridurre la dispersione nell’ambiente di materiale plastico”. .  
   
 

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