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Notiziario Marketpress di Mercoledì 19 Settembre 2007
 
   
  ANTROPOLOGIA ESTETICA: LA BELLEZZA IN CULTURE DIVERSE

 
   
  Milano, Parigi, Londra, Barcellona, Francoforte, New York, 12 settembre 2007. Questa la data del lancio dei risultati di uno studio internazionale che valuta il rapporto delle donne (e degli uomini) di diverse culture, nei confronti della bellezza, delle rughe, dei trattamenti microinvasivi come il botulino e i filler. 10. 500 intervistati, donne e uomini di età compresa fra i 25 e i 60 anni, presi a campione tra Italia, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Germania e Stati Uniti per capire differenze e tendenze nel Vecchio e Nuovo Continente. Lo studio internazionale conferma che la nuova definizione di bellezza è contraria all’esagerata ossessione che si crede ancora diffusa per cui la donna deve essere completamente senza rughe. Mentre l’82% delle Europee e l’80% delle Americane riconoscono di avere rughe e rughette, 6 donne su 10 rivelano di volersene tenere qualcuna. Francesi buona concezione di sé A quanto sembra sono le Francesi quelle che hanno un miglior rapporto con le proprie rughe, delle quali ben il 65% ammette di non desiderare il viso completamente stirato, mentre sono un po’ meno tolleranti le cugine Tedesche (32%). Se il 10% delle Francesi vogliono apparire “stupefacenti”, il 39% ritiene che i trattamenti estetici abbiano un forte impatto sull’autostima. Italiane spendaccione e contente di sé Detengono buoni primati le Italiane: sono le più inclini a vedersi più giovani della loro età (53%) e sono quelle che meno si percepiscono stressate o stanche (10%) ritenendo molto importante sembrare in forma per la propria età (37%). Un altro record: le Italiane spendaccione, ma non troppo soddisfatte, investono più delle Americane, anche se solo il 48% è soddisfatto del proprio regime di bellezza. Spagnole nella media Le Spagnole sono ancora meno soddisfatte del proprio regime di bellezza (42%), nonostante siano seconde solo alle Italiane in fatto di spese. Hanno però un buon rapporto con i propri anni: il 40% pensa di portare bene la propria età, e usano il botulino per avere un aspetto piacevole per la loro età (42%) contrariamente alle Statunitensi che lo usano per sembrare più giovani (54%). Tedesche integrali e granitiche Soddisfatte invece le Tedesche, nonostante l’intolleranza alle rughe e la parsimonia, parsimonia di euro e di trattamenti. Sono infatti quelle che usano meno creme antiaging, il 41% contro il 60% delle Italiane (le prime), meno maquillage, 49% contro il 69% delle Americane (le prime), meno dermal filler (4%) e sono le penultime prima della Spagna ad usare il botulino (3%). Soddisfatte e abitudinarie: anche in occasione di matrimoni o ricorrenze sono le meno inclini a cambiare il proprio regime di bellezza. Americane un po’ ansiose Non hanno un rapporto sereno con lo specchio invece le amiche d’oltre Oceano: tendono più delle altre donne a voler sembrare più giovane delle coetanee (8%) e inoltre il 20% si vede stanca e stressata. Sono le più truccate di tutte ma, stranamente, hanno il primato assoluto dell’utilizzo di acqua e sapone per il démaquillage (73%) contro Inglesi, Spagnole e Tedesche che prediligono invece prodotti specifici (80%). Inglesi: la ricerca di un aspetto piacevole Come le Americane si vedono stanche, stressate (20%), ma desiderano un look naturale (77%) e, infatti, il 58% dichiara di non voler eliminare tutte le rughe. Non pensano di portare proprio bene i propri anni e usano il botulino per ritrovare un aspetto piacevole per la loro età (21%). Le Italiane scoprono il botulino Rilassate e sicure di sé, le Italiane scoprono il botulino: sono infatti, in proporzione, le prime utilizzatrici al mondo del trattamento (10%). E non solo, detengono anche il primato di quelle che desiderano farne uso nei prossimi 5 anni (63%). “Le Italiane hanno finalmente capito che il prodotto è altamente sicuro, veloce, non comporta particolari impegni post-trattamento ed è reversibile - ci spiega il Prof. Emanuele Bartoletti, chirurgo plastico e vice Direttore della Scuola Internazionale di Medicina Estetica della Fondazione Internazionale Fatebenefratelli di Roma - dalla ricerca antropologica emerge che le nostre donne italiane si percepiscono in modo positivo di fronte allo specchio, sono attente alla loro bellezza e ricercano un look naturale, tutti obiettivi che si raggiungono in maniera estremamente facile con il botulino”. Aggiunge il Prof. Giorgio Grossi, Professore di sociologia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca: “ Da una quindicina di anni, il ruolo della donna in Italia sta cambiando: non si vive più solo la dimensione familiare e domestica, ma anche quella di relazione nel mondo del lavoro. Questo porta a un maggiore investimento nella cura della propria immagine”. “La ricerca rivela una interessante spaccatura nel comportamento verso la bellezza, in particolare dei Paesi Mediterranei verso il resto dell’Europa e degli Stati Uniti” sottolinea il Prof. Giorgio Grossi, Professore di sociologia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. “Le Italiane e le Spagnole sono più attente alla loro bellezza e investono più tempo, energia e denaro rispetto al resto delle Europee e delle Americane. Forse perché il loro recente ingresso nel mondo lavorativo ha fatto scoprire questa esigenza”. E ancora: “ Spicca anche la diversità tra l’Europa e gli Stati Uniti nel riscontrare come le Americane, cresciute nel mito dell’efficienza e dell’apparire, sono e si sentono più sotto stress delle Europee; donne che avvertono il dovere di sembrare più giovani e desiderano liberarsi completamente delle rughe. Meno preoccupate le Europee, che dimostrano una cultura dell’immagine meno stressante”. “Una cosa è certa - conclude il Prof. Grossi - vedersi più bella e investire sulla bellezza aumenta la propria stima di sé. Interessante il dato delle Italiane, da cui emerge che il ricorrere al botulino può servire per mantenere uno stato di benessere psico-fisico già di per sé esistente, al contrario degli Stati Uniti dove lo stesso trattamento viene utilizzato preferibilmente per togliersi qualche anno”. .  
   
 

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