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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 19 Settembre 2007 |
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FUOCO, VENTO, FRANE E MALATTIE MINACCIANO LE FORESTE A SARDAGNA UN IMPORTANTE CONVEGNO INTERNAZIONALE CENTOCINQUANTA RELATORI DI VENTI PAESI, GIOVEDÌ LA VISITA ALLA FORESTA DI PANEVEGGIO
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Ecologi e studiosi di selvicoltura li definiscono come “disturbi naturali” della crescita e sviluppo delle foreste: sono il fuoco, il vento, le frane, la caduta dei massi e le patologie, fattori importanti per la vita e la perpetuazione dei popolamenti forestali. Fattori che però vengono valutati e considerati in modo diverso, in Europa e ad esempio nel Nord America, da chi gestisce le foreste e deve proteggere l’uomo e le sue molteplici attività e che hanno dato origine a due modelli diversi: quello della selvicoltura naturalistica o prossima alla natura (praticata in Trentino dalla metà del secolo scorso), focalizzato sull’attuazione di interventi di piccola scala, e quello di una gestione direttamente modellata secondo il regime dei disturbi naturali. Due modelli sui quali hanno iniziato oggi a discutere ed a confrontarsi al Centro congressi Panorama di Sardagna 150 ricercatori provenienti da oltre 20 paesi diversi. La conferenza internazionale – “Natural hazards and natural disturbances in mountain forests. Challenges and opportunities for silviculture" il titolo – è organizzata dall’Iufro International Union of Forest Research Organizations in collaborazione con varie istituzioni tra cui la Sisef (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale) e l’associazione Pro Silva Italia e vede il patrocinio della Provincia autonoma di Trento. In questi ultimi decenni si è diffuso e radicato un approccio naturalistico nella gestione dei popolamenti forestali. Questo approccio è basato su interventi selvicolturali che imitano i processi naturali e permette da un lato di mantenere la funzione dei popolamenti richiesta dall’uomo (produzione e protezione soprattutto) e, dall’altro lato, di valorizzare gli aspetti naturalistici, l’habitat per la fauna selvatica e la biodiversità. Questa duplice attitudine naturalmente può essere modulata e perseguita in funzione della localizzazione delle foreste (in aree abitate e molto frequentate in un caso ed in aree remote nel secondo caso) ma può in ogni caso originare anche dei conflitti. Il fuoco, il vento, le frane e la caduta dei massi possono essere infatti considerati dei “disturbi naturali” che favoriscono però la rinnovazione della foresta (e conseguentemente l’habitat per la fauna, la biodiversità ecc. ), oppure dei “pericoli naturali” che compromettono la stabilità di boschi con vocazione produttiva o protettiva. Lo studio della frequenza, dell’estensione, dell’intensità e delle interazioni con il paesaggio di tali eventi consente di definire dei regimi di perturbazioni che possono essere diversi e tipici dei vari tipi di ecosistemi forestali. Proprio per discutere e confrontare questi diversi punti di vista si svolge il convegno di Sardagna, che ha l’obiettivo di identificare le opportunità per una integrazione delle dinamiche forestali nelle pratiche selvicolturali in modo da garantire sia la protezione degli ecosistemi forestali che delle infrastrutture umane. La presenza di questa Conferenza – che si concluderà venerdì - è particolarmente importante ed interessante per il Trentino dove dalla metà del secolo scorso è iniziata una applicazione su vasta scala della selvicoltura naturalistica e dove, nello stesso tempo, le foreste sono una importante risorsa produttiva ed offrono una indispensabile protezione diretta a centri abitati e vie di comunicazione. Un’esperienza che i partecipanti potranno conoscere e studiare da vicino in occasione della visita che effettueranno nella giornata di giovedì alla Foresta demaniale di Paneveggio. Il programma del convegno che prende il via oggi e tutti i dettagli sono visibili sul sito della Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale www. Sisef. It/sisef/iufro. Php . |
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