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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Maggio 2008
 
   
  DIRITTI UMANI: IL 2010 SIA L´ANNO EUROPEO DELLA NONVIOLENZA

 
   
  Bruxelles, 12 maggio 2008 - Rafforzare la politica estera, sostenere i tribunali internazionali e creare una rete di democrazie su scala mondiale. E´ quanto chiede il Parlamento per promuovere la difesa non violenta dei diritti umani nel mondo. Occorre attuare la moratoria sulla pena di morte e combattere la discriminazione razziale, religiosa, di genere (mutilazioni genitali) e sull´orientamento sessuale. Il 2010 andrebbe proclamato "Anno europeo della nonviolenza". Cina, Iran e Russia sono severamente criticati. Approvando con 533 voti favorevoli, 63 contrari e 41 astensioni la relazione di Marco Cappato (Alde/adle, It), il Parlamento europeo riafferma anzitutto che i diritti dell´uomo sono diritti universali e indivisibili, «il cui concreto ed effettivo rispetto è garanzia indispensabile per l´attuazione e il rispetto della legalità e dell´ordinamento internazionale, per la promozione della pace, della libertà, della giustizia e della democrazia». Il Parlamento deplora quindi che l´Ue «sia ancora lontana dal realizzare una politica coerente e di grande impatto in materia di affermazione e promozione dei diritti dell´uomo nel mondo». Ritiene inoltre che, «per compiere un salto di qualità», sia necessario rafforzare la politica estera e di sicurezza comune (Pesc), «spesso ostacolata dal prevalere degli interessi nazionali degli Stati membri». Occorre inoltre assicurare che la Pesc persegua «rigorosamente» l´obiettivo della promozione dei diritti umani e compiere maggiori sforzi per migliorare la capacità dell’Ue di rispondere rapidamente alle violazioni dei diritti umani da parte di paesi terzi, in particolare con l’integrazione dei diritti umani in tutte le sue politiche esterne. Il Parlamento deplora peraltro che le clausole sui diritti umani e la democrazia, «un elemento essenziale di tutti gli accordi di cooperazione e partenariato con paesi terzi», non siano ancora attuate in modo concreto. I deputati ritengono inoltre che uno dei principali obiettivi politici dell´Ue per assicurare l’effettivo rispetto dei diritti umani deve essere il sostegno ai tribunali internazionali. Chiedono quindi di continuare a promuovere la ratifica dello Statuto di Roma e l’adozione della necessaria legislazione attuativa nazionale sul Tribunale penale internazionale. A tale riguardo esortano gli 87 paesi che non vi hanno ancora provveduto a ratificare quanto prima lo Statuto (tra questi figurano: Arabia Saudita, Cina, Corea, Emirati Arabi, India, Iran, Iraq, Israele, Monaco, Pakistan, Repubblica ceca, Russia, Tailandia, Turchia e Usa). Più in generale, sollecitano la piena collaborazione ai meccanismi internazionali di giustizia penale, in particolare consegnando i latitanti alla giustizia, e il loro rafforzamento. Il Parlamento ritiene peraltro che le istituzioni internazionali, l´Ue e tutti gli Stati membri abbiano il dovere di agire per la rimozione degli ostacoli al pieno godimento in tutto il mondo del diritto alla democrazia, «un diritto umano universale storicamente acquisito e riconosciuto». Chiede quindi di creare un´autentica rete di democrazie su scala mondiale trasformando e rafforzando le organizzazioni esistenti. Per i deputati, d´altronde, «la difesa non violenta dei diritti umani» è lo strumento più adeguato «per il pieno godimento, l´affermazione, la promozione e il rispetto dei diritti dell´uomo fondamentali». E´ pertanto necessario che la sua diffusione divenga obiettivo prioritario per l’Unione europea. Propongono poi che nel 2009 sia convocata una Conferenza europea sulla nonviolenza e che l´anno 2010 sia dichiarato "anno europeo della nonviolenza", chiedendo agli Stati membri di adoperarsi, sotto l´egida delle Nazioni Unite, affinché si proclami il "decennio della nonviolenza 2010-2020". Il Parlamento rileva che l’Unhrc «ha le potenzialità per diventare un prezioso quadro di riferimento per le iniziative multilaterali dell’Unione europea nel campo dei diritti umani». Insistendo inoltre sulla trasparenza del processo di rinnovo dei titolari di mandato e sulla necessità di adoperarsi per la nomina di candidati indipendenti, invita l´Ue a premere per la definizione di criteri per l’elezione a membro dell’Unhcr. L´ue dovrebbe poi impegnarsi con i governi democratici ad avviare una cooperazione in seno all’Unhrc al fine di garantire il successo di iniziative mirate, poiché solo con l´azione concertata di un’alleanza interregionale di Stati democratici gli sforzi nel campo dei diritti umani possono risultare efficaci nelle sedi Onu. Il Parlamento si compiace della risoluzione 62/149 adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 2007, che chiede una moratoria universale sulla pena di morte. Esorta pertanto il Consiglio ad aggiornare gli orientamenti sulla pena di morte al fine di sostenere tutte le attività volte alla piena applicazione della risoluzione Onu. Inoltre, esprimendo apprezzamento per l´abolizione della pena di morte in taluni paesi, si dice preoccupato per la possibilità che la pena capitale possa essere ripristinata in Guatemala. Pur plaudendo alla decisione della Cina di far riesaminare dalla Corte suprema tutte le condanne alla pena capitale, i deputati sottolineano che la Cina «è lo Stato che effettua più esecuzioni al mondo». Condannano poi l´applicazione della pena di morte in Bielorussia e il crescente ricorso del regime iraniano alle esecuzioni capitali, anche di minorenni. I deputati reiterano poi il loro appello affinché tutte le discussioni con i paesi terzi in materia di diritti umani e democrazia affrontino in modo esplicito i temi relativi alla discriminazione, tra cui le questioni riguardanti le minoranze etniche, nazionali e linguistiche, la libertà religiosa, «comprese l’intolleranza nei confronti di qualunque religione e le pratiche discriminatorie ai danni delle minoranze religiose». Sollecitano inoltre l´Ue a svolgere un ruolo di primo piano in occasione della Conferenza di aggiornamento di Durban nel promuovere un testo equilibrato che punti alla lotta al razzismo «anziché a delegittimare Stati democratici e attizzare l’odio», come avvenuto nel 2001. Chiedono anche di rafforzare la cooperazione tra il Consiglio d’Europa e l’Ue nel campo della difesa dei diritti delle minoranze e delle lingue regionali e minoritarie ed esortano lo sviluppo di una strategia europea quadro per i Rom. I deputati condannano «senza riserve» tutte le forme di sfruttamento di minori, che si tratti di forme di sfruttamento sessuale, compresa la pornografia infantile e il turismo pedofilo, o di lavoro forzato, oltre a tutte le forme di tratta di esseri umani. Invitano poi la Commissione e gli Stati membri a riconoscere come grave problema afferente ai diritti umani - ed ad intervenire per risolverlo - quello delle migliaia di "bambini di strada" e dei bambini costretti «alla degradante pratica dell´accattonaggio», chiedendo agli Stati membri di introdurre sanzioni nei confronti dei responsabili. Il Parlamento insiste inoltre affinché la questione dei diritti delle donne sia affrontata esplicitamente nell´ambito di tutti i dialoghi sui diritti umani, e in particolare la questione della lotta e dell´eliminazione di tutte le forme di discriminazione e di violenza contro le donne e le ragazze. Fra queste cita «l’aborto selettivo dei feti femminili» e tutte le «pratiche tradizionali nocive», ad esempio la mutilazione genitale femminile o il matrimonio in età precoce o forzato, tutte le forme di tratta di esseri umani, la violenza domestica e l´uccisione di donne, lo sfruttamento sul lavoro e lo sfruttamento economico. Insiste inoltre affinché sia respinta la posizione degli Stati che invocano costumi, tradizioni o considerazioni religiose di qualsiasi tipo «per evitare di assolvere l’obbligo di eliminare tali pratiche brutali» e ogni altra pratica che possa mettere in pericolo le donne. Chiede inoltre all´Ue di utilizzare la clausola sui diritti umani per fare della lotta a tutte le forme di mutilazione genitale femminile «una questione prioritaria nelle relazioni con i paesi terzi». I deputati sollecitano poi iniziative Ue a livello internazionale volte a combattere le persecuzioni e le discriminazioni basate sull´orientamento sessuale e l´identità di genere. Ad esempio, occorre promuovere una risoluzione Onu su tale questione e appoggiare le Ong e gli attori che promuovono l´uguaglianza e la non discriminazione. In proposito, il Parlamento condanna il fatto che molti paesi abbiano criminalizzato il comportamento omosessuale. Ricorda inoltre che l´Iran, l´Arabia Saudita, lo Yemen, il Sudan, la Mauritania, gli Emirati Arabi e parti della Nigeria «impongono la pena di morte per atti omosessuali» e che 77 paesi (quali il Pakistan, il Bangladesh, l´Uganda, il Kenya, la Tanzania, lo Zambia, il Malawi, il Niger, il Burkina Faso, la Malaysia e l´India) hanno leggi che consentono di infliggere pene detentive, che vanno da 10 anni all´ergastolo, per atti omosessuali. Chiede inoltre agli Stati membri di concedere l´asilo alle persone che rischiano di subire persecuzioni nei loro paesi di origine a causa del loro orientamento sessuale. Il Parlamento chiede al Consiglio di adoperarsi al massimo per attuare il diritto fondamentale alla salute per quanto riguarda il trattamento del dolore e l´accesso agli analgesici oppiacei. In proposito rileva che l´Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti ha chiesto alla comunità internazionale di promuovere la prescrizione di analgesici sotto il rigoroso controllo di supervisori riconosciuti, dato che in oltre 150 paesi si denunciano gravi carenze nelle cure. Chiede poi a Commissione e Consiglio di verificare che i finanziamenti forniti per la lotta contro le droghe illegali ad agenzie internazionali «non siano mai utilizzati, direttamente o indirettamente, per sostenere apparati di sicurezza di paesi che violano in modo grave e sistematico i diritti dell´uomo o che applicano la pena di morte per reati connessi alle droghe». Il Parlamento chiede un´attuazione più trasparente e sistematica degli orientamenti dell´Unione europea sui difensori dei diritti umani, ritenendo che un approccio coerente dovrebbe concentrarsi sul rafforzamento delle capacità tra gli attivisti. Sollecita inoltre a promuovere attivamente presso i difensori dei diritti umani la diffusione di informazioni sulle teorie e pratiche di azione non violenta e ad occuparsi con urgenza della questione dei visti d´emergenza per i difensori dei diritti umani. In proposito, rileva l´assenza di iniziative comuni dell´Ue in difesa degli attivisti di taluni paesi che sembra riflettere una mancanza di consenso tra gli Stati membri laddove questi ultimi «danno la priorità a interessi diversi in materia di politica estera» e, di conseguenza, «rendono impossibile un´azione collettiva». Nonostante le significative riforme economiche, i deputati rilevano che in Cina permangono «violazioni sistematiche» dei diritti umani e politici. Tra questi citano l´incarcerazione per motivi politici, gli attacchi e le intimidazioni ai danni di avvocati, difensori dei diritti umani e giornalisti, la mancanza di una magistratura indipendente, il lavoro forzato, la soppressione della libertà di espressione e di religione e dei diritti delle minoranze religiose ed etniche, le detenzioni arbitrarie, il sistema dei campi del Laogai e il presunto espianto coatto di organi. Esprimono poi preoccupazione per le liste di proscrizione di giornalisti e attivisti per i diritti umani, del Dalai Lama e dei suoi seguaci e di quanti praticano il Falun Gong. Il Parlamento sottolinea quindi la necessità di una «radicale intensificazione del dialogo» tra l’Unione europea e la Cina in materia di diritti umani e rileva che, malgrado le promesse fatte dal regime in vista dei prossimi Giochi olimpici, la situazione dei diritti umani «non è migliorata». Osserva poi che occorre porre l’accento su tali aspetti allarmanti in vista della preparazione dei Giochi olimpici, «che costituiscono un´opportunità di importanza storica per il miglioramento dei diritti umani in Cina». Nel sollecitare l’immediato rilascio di Hu Jia, chiede con insistenza all´Ue di subordinare le sue relazioni commerciali con la Cina alle riforme in materia di diritti umani, di sostenere attivamente un dialogo trasparente tra il governo cinese e gli emissari tibetani in esilio e di prendere in considerazione le implicazioni sui diritti umani derivanti dalle politiche cinesi in Africa. Per quanto riguarda l´Iran, i deputati osservano con grande preoccupazione che nel 2007 le autorità «hanno intensificato le azioni vessatorie» ai danni di militanti ed avvocati indipendenti impegnati nella difesa dei diritti umani, «nel tentativo di impedire loro di rendere pubblici e perseguire le violazioni di tali diritti». Si rammaricano inoltre per la chiusura delle Ong che promuovono la partecipazione della società civile, incluse quelle che prestano assistenza legale e sociale alle donne vittime di violenze. Invitano poi le autorità iraniane a riprendere il dialogo con l´Ue sui diritti umani e a rafforzare, in modo pacifico e non violento, gli attuali processi volti a favorire le riforme democratiche, istituzionali e costituzionali, garantendo la sostenibilità di tali riforme. Condannano peraltro la nuova campagna di moralizzazione che ha portato all´arresto di migliaia di uomini e donne e denunciano il crescente ricorso del regime iraniano alle esecuzioni capitali. I deputati deplorano che l´Ue abbia ottenuto finora «scarsi risultati» nel favorire cambiamenti politici in Russia, in particolare per quanto riguarda «questioni delicate» quali la situazione in Cecenia e in altre repubbliche caucasiche, l´impunità e l´indipendenza della magistratura, il trattamento dei difensori dei diritti umani e dei prigionieri politici, l´indipendenza di mezzi di informazione e la libertà di espressione, il trattamento delle minoranze etniche e religiose, il rispetto dello Stato di diritto e le discriminazioni fondate sull´orientamento sessuale. Deplorano in particolare «le perduranti persecuzioni» di giornalisti, difensori dei diritti umani, prigionieri politici e Ong, ad esempio le recenti aggressioni ai danni della Novaya Gazeta e della Fondazione per la promozione della tolleranza di Nizhny Novgorod, e il rifiuto di somministrare cure mediche salvavita a Vasily Alexanyan, ex vicepresidente della Yukos. Si rammaricano poi per l´indisponibilità della Russia a invitare osservatori internazionali in numero adeguato e con sufficiente anticipo per permettere loro di monitorare correttamente le elezioni. Il Parlamento prende atto del deterioramento della situazione dei diritti umani in Pakistan durante tutto il 2007, in particolare le minacce all´indipendenza della magistratura e alla libertà dei mezzi di informazione. Invita quindi il Consiglio e la Commissione a sostenere il movimento per la democrazia promosso dalla magistratura e dall’avvocatura, in particolare invitando alcuni loro rappresentanti, fra cui l´ex presidente della Corte suprema Choudry, e chiede la reintegrazione di tutti i giudici destituiti. Auspica inoltre che i responsabili dell´assassinio di Benazir Bhutto «siano individuati e consegnati alla giustizia quanto prima possibile». Il Parlamento deplora anche le perduranti violazioni dei diritti umani e della democrazia da parte della giunta militare in Birmania e appoggia l´impegno dell´Ue per un autentico "dialogo tripartito" a favore della riconciliazione nazionale e all´istituzione di un governo legittimo, democratico e civile che rispetti i diritti umani. Compiacendosi delle misure restrittive decise dal Consiglio, deplora tuttavia l´esclusione da tali misure di settori cruciali quali l´energia e la mancata previsione di sanzioni finanziarie e bancarie contro il regime militare. Condanna poi «la risposta brutale» delle autorità birmane alle dimostrazioni dei monaci buddisti e deplora i continui arresti e provvedimenti di carcerazione a carico di attivisti democratici e giornalisti. D´altra parte, esprime apprezzamento per la nomina di Piero Fassino a Inviato speciale dell´Unione europea per la Birmania e chiede alla Commissione di appoggiare attivamente il movimento birmano per la democrazia. I deputati chiedono alla Presidenza del Consiglio di intervenire in merito all´inerzia dell´Unione europea nel Darfur. Plaudendo all´operazione ibrida dell´Unione africana/Nazioni Unite nel Darfur (Unamid), insistono sul fatto che i mandati di arresto emessi dal Tribunale Penale Internazionale in relazione al Darfur «devono essere eseguiti quanto prima possibile». Esprimono poi preoccupazione «per gli evidenti brogli» verificatisi nelle elezioni presidenziali del dicembre 2007 in Kenya, a cui hanno fatto seguito manifestazioni di violenza, e chiedono che siano garantiti i diritti umani, fra cui la libertà di espressione, di riunione e di associazione nonché elezioni libere ed eque. Approvando un emendamento proposto dal Ppe/de, l´Aula respinge con fermezza «la violenza sistematica e le ricorrenti vessazioni» di cui sono vittime le “Damas de Blanco” nel momento in cui manifestano pacificamente e chiedono il rilascio dei propri familiari incarcerati a Cuba ormai da più di cinque anni. Riafferma inoltre la determinazione del Parlamento ad accogliere nelle prossime settimane le "Damas de Blanco” in uno dei luoghi di lavoro del Parlamento europeo affinché venga loro consegnato ufficialmente il premio Sacharov 2005. I deputati invitano poi il Presidente a domandare nuovamente alle autorità cubane che a Oswaldo Payá, insignito del premio Sacharov nel 2002, sia concesso di rispondere all’invito rivoltogli dalle istituzioni europee di illustrare dinanzi ad esse di persona l’attuale situazione politica a Cuba. Per quanto riguarda gli interventi del Parlamento europeo nei casi relativi ai diritti umani, i deputati si rammaricano profondamente per il rifiuto opposto dalle autorità birmane e cubane alla richiesta del Parlamento di autorizzare l´invio di una delegazione in visita ai precedenti vincitori del Premio Sacharov. Ritiengono che il Parlamento dovrebbe facilitare la creazione di una rete dei vincitori del Premio Sacharov mediante lo svolgimento di riunioni periodiche presso il Parlamento. Si compiacciono inoltre della presentazione pubblica della relazione per il 2007 effettuata dal Consiglio e dalla Commissione in occasione della plenaria di dicembre 2007, contestualmente all´assegnazione da parte del Parlamento del premio annuale Sacharov per la libertà di pensiero al sudanese Salih Mahmoud Mohamed Osman. Affermano quindi di avere ora instaurato una prassi regolare che fa della sessione di dicembre un riferimento annuale per le attività dell´Ue in materia di diritti umani. Infine, il Parlamento riconosce il lavoro svolto dalla sua commissione temporanea sul presunto utilizzo da parte della Cia di paesi europei per il trasporto e la detenzione illegali di persone nonché la relazione di tale commissione. In proposito chiede all´Unione europea e agli Stati membri «di collaborare a tutti i livelli per svelare e denunciare ora e in futuro la pratica delle consegne straordinarie». .  
   
 

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