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Notiziario Marketpress di Giovedì 22 Maggio 2008
 
   
  PARLAMENTO EUROPEO: LA TURCHIA PROSEGUA SULLA STRADA DELLE RIFORME

 
   
  Strasburgo, 22 maggio 2008 - La Turchia deve realizzare le riforme promesse per avanzare nei negoziati d’adesione all’Ue. E’ quanto afferma il Parlamento sollecitando il governo a garantire la libertà di espressione, di associazione e di culto e a difendere le minoranze religiose. Deve anche assicurare il controllo civile sull’esercito, l’indipendenza dei giudici e la tutela delle donne dalle violenze, migliorare la gestione dei migranti, cessare le azioni militari in Iraq e riconciliarsi con l´Armenia. Approvando con 467 voti favorevoli, 62 contrari e 61 astensioni la relazione interlocutoria di Ria Oomen-ruijten (Ppe/de, Nl), il Parlamento ricorda anzitutto che i negoziati di adesione con la Turchia sono stati avviati il 3 ottobre 2005 e che l´apertura di tali negoziati «costituisce il punto di partenza di un processo di lunga durata e senza limiti di tempo». Sottolinea poi «la piena osservanza di tutti i criteri di Copenaghen, al pari della capacità di integrazione all´Unione, rimangono la base per l´adesione all´Ue». In proposito, osserva che il “progress report” della Commissione conclude che, nel 2007, «si sono registrati progressi limitati nel campo delle riforme politiche», ma d’altra parte nota che «la democrazia si è consolidata . Ed è stato formato un governo con un mandato forte». I deputati esortano quindi il governo turco a mantenere le sue promesse «per proseguire con fermezza lungo la strada delle riforme», «tenendo presente che ulteriori ritardi influiranno negativamente sul progresso dei negoziati». Ribadiscono peraltro che soltanto una società guidata dal rispetto dei diritti dell´uomo e delle libertà fondamentali, fondata sui principi di democrazia e dello Stato di diritto e con un´economia di mercato attenta alle problematiche sociali, «può evolvere in una società pacifica, stabile e prospera». Sottolineano inoltre l´importanza che la Turchia lotti contro tutte le forme di discriminazione, come previsto dal Trattato che invoca l´uguaglianza per tutti indipendentemente dal sesso, la razza o l´origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l´età o le tendenze sessuali. Nel prendere poi atto del processo in corso per la redazione di una nuova costituzione, invitano il governo turco a rispettare «il pluralismo e la diversità in una Turchia laica e democratica», creando un sistema di verifiche e di equilibrio, a garanzia della democrazia, dello stato di diritto, della coesione sociale e della separazione fra religione e Stato. Il Parlamento ritiene che la modifica dell´articolo 301 del codice penale, adottata lo scoro aprile, «costituisca un primo passo verso una riforma radicale di questo e di altri articoli del codice penale». Tuttavia, attende ulteriori iniziative al riguardo e sottolinea che occorre compiere progressi per quanto riguarda la libertà di espressione, «sia sul piano teorico che sul piano pratico». D´altra parte, deplora il fatto che sia ulteriormente aumentato nel 2007 il numero di persone sottoposte a procedimento penale a norma di disposizioni giuridiche che consentono la restrizione arbitraria dell´espressione di opinioni non violente. E´ pertanto dell´avviso che la migliore soluzione per assicurare che la Turchia tuteli pienamente la libertà di espressione e di stampa «sarebbe l´abrogazione dell´articolo 301 e di altre disposizioni giuridiche che costituiscono una restrizione arbitraria della libertà di espressione garantita dal diritto internazionale». I deputati, inoltre, si dicono preoccupati per le conseguenze della dissoluzione dell´Akp e chiedono alla Corte istituzionale turca di rispettare i principi dello stato di diritto, le norme europee e gli orientamenti della Commissione di Venezia sul divieto dei partiti politici. Esortano quindi il governo turco a adeguare la Costituzione a tali norme per quanto riguarda i partiti politici. Lo esortano inoltre ad applicare pienamente le convenzioni dell´Organizzazione internazionale del lavoro e sottolineano la necessità di eliminare le attuali restrizioni alla libertà di associazione e ai diritti di sciopero e di negoziazione collettiva. In proposito, sottolineano «l´eccessivo uso della forza» da parte della polizia turca nei confronti dei partecipanti alla manifestazione del primo maggio a Istambul. Il Parlamento invita il governo turco a rispettare i propri impegni in tema di libertà di religione, definendo un quadro legislativo che consenta a tutte le comunità religiose di agire «senza costrizioni indebite», in particolare per quanto riguarda il loro status giuridico, la formazione del clero, l´elezione della gerarchia ecclesiastica, l´istruzione religiosa e la costruzione di luoghi di culto. Chiede inoltre la tutela del patrimonio religioso e culturale e reitera l´invito a riaprire «immediatamente» il seminario greco-ortodosso di Halki. Auspica poi che la recente decisione adottata dalla Corte di cassazione turca sul Patriarcato ecumenico non continui ad impedire alle comunità religiose non musulmane l´esercizio dei propri diritti. D’altro canto, nota che una parte della popolazione è «delusa e preoccupata» per il fatto che la revoca del divieto di portare il velo nelle scuole e nelle università turche non abbia fatto parte di un insieme più ampio di riforme, basato su una larga consultazione della società civile. I deputati si dicono peraltro preoccupati «dell´ostilità, manifestata con forza in taluni settori della società, nei confronti delle minoranze e degli atti di violenza motivati da considerazioni politiche e religiose». Chiedono quindi al governo turco di intervenire nei confronti degli organismi e degli ambienti che fomentano le ostilità e di proteggere quanti sono oggetto di minaccia. Invitano inoltre le autorità a condurre indagini in merito agli omicidi di Hrant Dink e di tre cristiani a Malatya, nonché su altri atti di violenza legati a motivi politici, razziali o religiosi. In proposito, deplorano la lentezza dei relativi processi, i sospetti di parzialità e l´impressione di impunità che se ne deriva, e chiedono di far piena luce sulle accuse di negligenza da parte delle autorità competenti, assicurando i responsabili alla giustizia. D’altra parte, si compiacciono che Istanbul sia stata designata Capitale europea della cultura 2010, «in quanto ciò rappresenta un´opportunità per rafforzare il dialogo interculturale e la cooperazione fra l´Ue e la Turchia». Il Parlamento sottolinea che la nuova costituzione deve garantire la parità fra i generi, astenersi dal considerare le donne in primo luogo come membri della famiglia o della comunità e riaffermare i diritti umani delle donne, compresi di diritti sessuali e riproduttivi, come loro diritti individuali. Nel frattempo, pur plaudendo ai progressi compiuti nella protezione delle donne contro la violenza, invita le autorità turche a proseguire gli sforzi per l´eliminazione della violenza domestica, dei cosiddetti "delitti d´onore" e dei matrimoni forzati, con continue campagne di informazione, offrendo più rifugi alle vittime e migliorando la formazione degli organismi preposti all´applicazione della legge. Esorta poi ulteriori azioni concrete da parte del governo per accrescere la presenza delle donne nella forza lavoro, rafforzare la loro inclusione nei sistemi di sicurezza sociale e sanitaria e aumentare la loro partecipazione attiva alla vita politica. Il Parlamento si compiace del fatto che, nel 2007, «la democrazia abbia prevalso sui tentativi di ingerenza dell´esercito nel processo politico». Invita tuttavia il governo turco a compiere «ulteriori sforzi sistematici per assicurare che la leadership politica, democraticamente eletta, si assuma la piena responsabilità» in materia di affari interni, esteri e di sicurezza, e affinché le forze armate riconoscano «pienamente e senza ambiguità il controllo civile». Sottolinea in particolare la necessità di instaurare un pieno controllo parlamentare sull´esercito, sulla politica di difesa e sulle relative spese. Prendendo atto dei progressi compiuti relativamente all´efficienza del sistema giudiziario, i deputati accolgono con favore l´intenzione del governo turco di attuare riforme volte a rafforzare l´indipendenza e l´imparzialità della magistratura e ad aumentare la fiducia dell´opinione pubblica nei suoi confronti. Precisano tuttavia che ciò deve comprendere la riqualificazione professionale e il riciclaggio del personale giudiziario, nonché la garanzia di una corretta interpretazione della legislazione sui diritti dell´uomo e sulle libertà fondamentali. Nell’osservare poi la continua diminuzione dei casi di tortura e maltrattamento, invitano il governo turco a rafforzare la lotta contro le torture compiute all´interno e al di fuori dei centri di detenzione e contro l´impunità dei pubblici ufficiali. Lo invitano inoltre a elaborare una strategia globale volta a combattere efficacemente la corruzione. Ricordando che una delle principali rotte di immigrazione verso l´Europa attraversa il territorio turco, il Parlamento rileva «gli scarsi progressi compiuti nell´ambito della gestione dei flussi migratori». Invita poi la Commissione e la Turchia ad intensificare i negoziati per un accordo in materia di riammissione, «nel rispetto dei diritti umani fondamentali», al fine di concludere tale accordo senza indugi. Nel frattempo, esorta il governo turco ad applicare in modo adeguato gli attuali accordi bilaterali in materia di riammissione nonché i protocolli con gli Stati membri dell´Ue. Commissione e governo turco dovrebbero inoltre avviare negoziati per un accordo Ue-turchia in materia di agevolazioni per i visti. Riguardo alla lotta contro il terrorismo, i deputati condannano fermamente le violenze perpetrate dal Pkk e da altri gruppi terroristi in territorio e reiterano l´appello al partito dei laburisti del Kurdistan (Pkk) affinché «dichiari e rispetti una tregua immediata e incondizionata». D’altro canto, chiedono alla Turchia di astenersi dall´effettuare «operazioni militari sproporzionate che violino la sovranità territoriale dell´Iraq» e la esortano «a rispettare l´integrità territoriale dell´Iraq, i diritti umani e lo Stato di diritto, e a fare in modo che non vi siano vittime fra i civili». Inoltre sollecitano il governo iracheno e il governo regionale curdo dell´Iraq «a non consentire che il territorio iracheno venga utilizzato quale base per azioni terroristiche contro la Turchia». Quest’ultima, peraltro, dovrebbe avviare un´iniziativa politica che favorisca una soluzione duratura della questione curda, basata su miglioramenti concreti delle opportunità della vita sociale, economica e culturale, disponibili per i cittadini di origine curda, «ivi inclusa la possibilità reale di imparare la lingua curda nelle scuole pubbliche e private e di utilizzarlo nelle trasmissioni radiotelevisive, nella vita pubblica e per l´accesso ai servizi pubblici». In tale contesto, un eventuale divieto nei confronti del Partito della società democratica (Dtp) «sarebbe controproducente ai fini di una soluzione politica», ma questo deve «prendere chiaramente le distanze» dal Pkk e ad agire in modo costruttivo per cercare una soluzione alla questione curda, nel quadro di uno Stato turco democratico. I deputati deplorano comunque i numerosi processi intentati nei confronti di politici - compreso il Premio Sacharov Leyla Zana - che avevano usato la lingua curda o avevano espresso la propria opinione sulla questione curda. Il Parlamento rammenta poi l´impegno assunto dalla Turchia di intrattenere buone relazioni di vicinato e evidenzia che il paese deve quindi astenersi da qualsiasi minaccia nei confronti dei paesi vicini e risolvere tutte le contese in sospeso in modo pacifico, in particolare con la Grecia (delimitazione della piattaforma continentale del Mar Egeo) e con la Bulgaria (diritti di proprietà dei rifugiati bulgari di Tracia). D´altra parte, esprimendo soddisfazione per il migliormento delle relazioni con la Grecia, sottolinea la necessità di arrivare a una soluzione globale della questione di Cipro ed esorta ambedue le parti affinché sfruttino l´attuale apertura per trovare, nel quadro dell´Onu, una soluzione globale. Infine, il Parlamento invita il governo turco «a riaprire le frontiere» con l´Armenia ripristinando «piene relazioni economiche e politiche con tale paese» e ribadisce il proprio appello ai governi di entrambi i paesi affinché avviino «un processo di riconciliazione concernente il presente e il passato, che consenta una discussione franca sugli eventi passati». .  
   
 

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