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Notiziario Marketpress di Mercoledì 06 Settembre 2006
 
   
  PAROLARIO “SGUARDI D’EUROPA” COMO – LUGANO LA PROGRAMMAZIONE DI PAROLARIO A LUGANO 7- 10 SETTEMBRE 2006

 
   
  Como, 6 settembre 2006 - Per la sua sesta edizione, Parolario, la manifestazione nata a Como su impulso dell’Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia e dedicata a libri e lettura, letteratura e poesia, filosofia, musica e cinema, allarga i suoi confini per toccare anche la vicina Svizzera, raggiungendo la Città di Lugano in Ticino. Se il cartellone comasco dell’iniziativa si snoda a partire dal 26 agosto, per le ultime quattro giornate – 7, 8, 9 e 10 settembre – sono previsti importanti appuntamenti a Lugano. Villa Ciani, sita nel parco omonimo, e il Nuovostudiofoce (via Foce 1) si proporranno quali stimolanti salotti in cui alcuni dei più significativi protagonisti del panorama letterario, storico e filosofico contemporaneo si confronteranno con il pubblico. L’idea di una sinergia tra la Città di Como e la Città di Lugano si inserisce nella volontà di intensificare le collaborazioni tra il Canton Ticino e la Regione Lombardia attraverso concrete proposte di reciproco scambio culturale, offrendo ai relatori un palcoscenico attrattivo e di grande risonanza. Lo scorso anno Parolario ha registrato oltre 150 mila presenze in venti giorni. Il pubblico di Parolario è senza confini: non soltanto la kermesse attira a Como lettori provenienti da diverse parti d’Italia, ma coinvolge anche il pubblico elvetico e quest’anno si prospetta ancora più internazionale proprio grazie al partenariato della Città di Lugano. Il cartellone ticinese di Parolario prende il via con due appuntamenti giovedì 7 settembre a Villa Ciani. La villa è peraltro sede di una mostra dedicata ad Aligi Sassu, che sarà possibile visitare gratuitamente prima e dopo gli incontri letterari e filosofici. Organizzata dalla Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares, l’esposizione presenta una selezione di circa 40 opere significative del corpus sassiano: capolavori del periodo futurista, quali L’uomo che si abbevera alla sorgente (1928) e del primitivismo (Tre ciclisti, 1931); dipinti appartenenti al ciclo degli uomini rossi, tra cui i Suonatori (1931), e al successivo periodo realista quali Spagna (1939) e Il Grande Caffè (1939); opere del ciclo delle Maison Tellier della metà degli anni Quaranta, la produzione maiorchina, i numerosi cavalli e le opere mitologiche realizzate durante gli anni Ottanta del Novecento. Alle ore 18 è previsto l’incontro con lo scrittore sardo Salvatore Niffoi, autore di La vedova scalza, pubblicato quest’anno da Adelphi. Il romanzo narra la storia di un amore che vive al di là della morte e di una feroce vendetta. Sin dalla prima pagina il lettore si trova immerso in un mondo arcaico e crudele, quello della Barbagia fra le due guerre. È qui che Mintonia e Micheddu si conoscono e si amano con la necessità prepotente ed esclusiva che è propria degli amori infantili. E continueranno ad amarsi anche quando Micheddu dovrà darsi alla macchia, anche quando Mintonia, "femmina malasortata", dovrà vederlo solo di nascosto e passare ore di angoscia a pensarlo braccato. L’autore, impostosi come caso letterario lo scorso anno, si divide fra due grandi passioni: la letteratura e la lavorazione della ceramica. Nel 1999 pubblica il suo romanzo di esordio Il viaggio degli inganni (Il Maestrale). I successivi romanzi, usciti per la stessa casa editrice, Il postino di Piracherfa (2000), Cristolu (2001) e La sesta ora (2003), conquistano un pubblico fedele ma ancora circoscritto nell’ambito geografico sardo. Nel 2005 Adelphi pubblica La leggenda di Redenta Tiria, che diventa un successo nazionale. Pubblico e critica hanno elogiato lo stile narrativo di Niffoi, imbevuto di ritmi, odori e sapori della sua Sardegna, e il suo modo di esprimersi, ‘inquinato’ dal vocabolario popolare e dialettale sardo. Niffoi dialogherà con Maria Grazia Rabiolo. Alle 21, Lugano si inserisce nel programma delle 7 pause di filosofia di Parolario, incontri con importanti filosofi ideati e condotti da Alfredo Tomasetta. Ospite nella città ticinese è Salvatore Natoli, che dialogherà con Paolo Grandi sul tema Ethos e cura di sé. Guida per la formazione del carattere. Docente di Filosofia teoretica all’Università degli Studi Milano Bicocca, Natoli ha di recente pubblicato per Morcelliana Guida alla formazione del carattere. La filosofia, fin dalle sue origini greche, si è articolata come una riflessione sulla vita. Riflettere su di essa, andando oltre le credenze immediate, per illuminarne i significati e orientare lo stare degli uomini nel mondo. Questo era il significato della parola filosofo: amico della sapienza. Può la filosofia dimenticare questa sua origine? Intendendo per origine un nucleo di significati da interrogare per comprendere il presente? Partendo da queste domande Natoli disegna le tappe di una ideale formazione del carattere: l’essere al mondo come corpo e mente, il desiderio e la nascita del soggetto morale, la relazione con l’altrogli altri, l’intrecciarsi delle esperienze vissute nella storia tra etica e politica. L’incontro è realizzato in collaborazione con l’Associazione Carlo Cattaneo di Lugano. Per le altre tre giornate, gli appuntamenti di Parolario si stabiliscono al Nuovostudiofoce. Venerdì 8 settembre alle 18, Luciano Canfora dialoga con Orazio Martinetti sul misterioso Papiro di Dongo. Professore di Filologia greca e latina presso l´Università di Bari, Canfora ha insegnato anche Papirologia, Letteratura latina e Storia greca e romana. Fa parte del comitato scientifico della Society of Classical Tradition di Boston e della Fondazione Istituto Gramsci di Roma. Dirige la rivista Quaderni di Storia e la collana La città antica. Fa parte del comitato direttivo di Historia y critica (Santiago), Journal of Classical Tradition (Boston), Limes (Roma). Il papiro di Dongo (Adelphi, 2005) racconta la vicenda di una grande studiosa ebrea, Medea Norsa, spinta ai margini del mondo universitario. E racconta la ferocia che può sprigionarsi da un papiro greco di enorme rilievo, conteso sin dal momento della sua scoperta. Erano gli anni della presenza italiana in Egitto e, dopo promesse e rinvii, il prezioso testo fu reso noto sul quotidiano del Duce nell’agosto 1939. Durante la guerra il papiro sembra perduto, ed è solo dopo la morte di Mussolini, suo ostinato detentore, che se ne recupereranno le tracce. Nella stessa sede, alle 21, Tullio Avoledo dialoga con Armando Besio intorno al suo ultimo libro, Tre sono le cose misteriose. Laureato in giurisprudenza, Avoledo lavora nell’ufficio legale di una banca di Pordenone, ed è balzato all’interesse della critica letteraria nel 2003, con il romanzo d’esordio, L’elenco telefonico di Atlantide (Sironi), vincitore del premio Forte Village Montblanc per lo scrittore emergente dell’anno. Grande interesse hanno suscitato anche Mare di Bering (2003) e Lo stato dell´unione (2005), editi da Sironi. Tre sono le cose misteriose (Einaudi, 2005) è un romanzo giudiziario atipico, in cui la parte processuale rimane in ombra, mentre emergono la parte preparatoria, con tutta la sua tensione, e una storia familiare tenera e crudele. Protagonista è un giovane sostituto procuratore che raccoglie i capi d´accusa negli ultimi giorni di un processo internazionale per crimini di guerra. Mentre si prepara a inchiodare il Mostro, un capo di stato colpevole di genocidio, il giovane si ritrova a fare i conti con l´idea stessa di responsabilità e con le mille colpe di cui è fatta la nostra vita. Sabato 9 settembre la grande storia approda a Lugano. Alle 18, omaggio a Raul Merzario – in collaborazione con il costituendo Centro Studi Merzario di Cernobbio – con un ospite del calibro di Carlo Ginzburg, intervistato da Brigitte Schwarz. Il tema della conversazione è una domanda: se il paradigma storiografico della Microstoria, di cui sia Merzario che Ginzburg sono stati fautori, sia ancora attuale o meno. L’orientamento storiografico verso la Microstoria nasce tra gli anni Settanta e Ottanta in Italia, in opposizione ai grandi sistemi di analisi e interpretazione (marxista; struttural-funzionalista e quantitativo della scuola francese delle Annales). La riduzione di scala delle ricerche, considerata la chiave per proporre una gerarchia delle rilevanze diversa e opposta a quella tradizionale, può risolversi in una biografia individuale: è il caso dello studio di Carlo Ginzburg dedicato al mugnaio Menocchio (Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500, Einaudi, 1976), considerato come eretico dall’Inquisizione, la cui visione del mondo dimostra la tesi della circolarità tra cultura ‘alta’ e ‘bassa’. La riduzione di scala può riguardare anche intere comunità, come nel volume di Raul Merzario Il paese stretto. Strategie matrimoniali nella diocesi di Como (secoli Xvi-xviii). La straordinaria avventura delle Microstorie viene rievocata da Carlo Ginzburg, lo storico italiano più noto, professore di storia moderna alla University of California, Los Angeles (Ucla) e da quest’anno alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Tra i suoi libri, tradotti in quindici lingue, si ricordano: I costituti di don Pietro Manelfi (Sansoni 1970); Il nicodemismo (Einaudi 1970); I benandanti (Einaudi 1966); Giochi di pazienza (Einaudi 1975); Indagini su Piero (Einaudi 1981); Storia notturna (Einaudi 1989); Il giudice e lo storico (Einaudi 1991); Miti, emblemi, spie (Einaudi 1992); Occhiacci di legno (Feltrinelli 1988);Il filo e le tracce. Vero, falso, finto (Feltrinelli 2006). Alle 21, incontro con i filosofi Umberto Curi e Francesco Casetti sulle interazioni fra cinema e filosofia, a cura di Alfredo Tomasetta. Possono la filosofia, antichissima manifestazione del pensiero umano, ed il cinema, la più recente delle arti, trovare dei punti di contatto? E’ la tesi sostenuta dai due filosofi. Giornalista, professore di Storia della Filosofia moderna e contemporanea all´Università di Padova, membro del direttivo della Biennale di Venezia, Umberto Curi ha appena pubblicato, per i Tascabili Bompiani, un volume dal titolo accattivante, Un filosofo al cinema. Curi intende dimostrare come il cinema riesca nella straordinaria impresa di tradurre il pensiero in immagini. Nel libro vengono analizzati 20 film comparsi nell´ultimo triennio per saggiare con quali esiti la produzione cinematografica corrisponda ai grandi interrogativi di oggi. Complice di Curi sarà Francesco Casetti, autore dell’Occhio del Novecento. Cinema, esperienza, modernità (Bompiani, 2005). Profondo conoscitore del mondo della critica, del cinema e della semiologia, docente di Filmologia presso l´Università Cattolica e visiting professor dei prestigiosi atenei di Paris Iii, Berkeley e Yale, Casetti indaga nel suo libro il cinema, l´arte che meglio ha saputo incarnare la grande svolta del Novecento, che ha saputo influenzare la società con diverse esigenze estetiche. Alternando la rilettura di una quindicina di capolavori a squarci di teoria degli anni venti e trenta e a un´analisi di alcuni procedimenti tecnici tipici del linguaggio cinematografico, Casetti guida il lettore alla riscoperta del cinema, chiarendo perché la settima arte vada considerata l´autentico "occhio del Novecento". Ancora un grande storico italiano sarà a Lugano per Parolario domenica 10 settembre, alle ore 18. Franco Cardini presenterà insieme a Sergio Valzania un lavoro scritto a quattro mani, Le radici perdute dell’Europa, in un dialogo con Michele Fazioli. Il volume, edito da Mondadori, vuole riscattare la memoria di una grande avventura politica, culturale, etica e religiosa: quella di Carlo V e dei sovrani che vennero dopo di lui, ultima ipotesi concreta per una unificazione europea, la cui realizzazione avrebbe forse evitato la stagione degli stati nazionali e il disastro delle guerre mondiali. Ritenuto oggi a livello internazionale uno dei maggiori medievalisti, Cardini è docente all´Università di Firenze. Sulla storia della cavalleria e sui rapporti fra Europa medievale e mondo musulmano ha pubblicato Europa e Islam. Storia di un malinteso (Laterza, 2000) e In Terrasanta. Pellegrini italiani fra medioevo e prima età moderna (2002). Negli ultimi tempi ha approfondito il tema della crisi aperta dall’11 settembre 2001 con parecchie pubblicazioni tra cui Astrea e i Titani (Laterza, 2003). Se il nome di Cardini è legato a volumi ponderosi e lezioni universitarie, quello di Valzania è invece più vicino al mondo dei media: è infatti direttore di Radio2, oltre ad essere considerato uno dei maggiori esperti italiani di giochi. Autore radiofonico e televisivo, ha prodotto La Tv delle ragazze, Bambini, Il Circo di Raitre, Napoleone e Giocando. La sua attività di autore si affianca a quella, non meno rilevante, di storico. Ha pubblicato Brodo nero. Sparta pacifica, il suo esercito, le sue guerre (Jouvence, 1999) Tre Tartarughe Greche (Sellerio, 2001), Napoleone (Rai-eri, 2001), Retorica della guerra (Salerno, 2002 - Premio Capalbio 2003), Jutland (Mondadori, 2004) e Austerlitz (Mondadori, 2005). Finale musicale alle 21 con una raffinata conversazione-concerto, dal programma decisamente raro: La musica italiana fin de siècle tra Piedigrotta e Gabriele D’annunzio. Tra Otto e Novecento la musica italiana riscopre un nuovo interesse per la poesia d’autore, e alcuni poeti dimostrano una sensibilità inedita per la musica. I protagonisti di questa singolare vicenda sono, per la poesia, Gabriele D’annunzio e uno stuolo di dannunziani, che scoprono la canzone di tradizione napoletana, risorta a nuova vita con il rinnovato successo della festa di Piedigrotta (Funiculì funiculà apparve nell’edizione del 1881). I modi e i temi della canzone napoletana, ma con testi in italiano, filtrano nell’ambiente del salotto aristocratico e mondano. La massima autorità musicale è, in questo ambito, Francesco Paolo Tosti, per il quale D’annunzio scrisse testi famosi tra cui il piccolo ciclo delle quattro Canzoni di Amaranta, che saranno eseguite a Lugano insieme a pagine di Giuseppe Martucci su testi di un poeta rivelatosi a Piedigrotta, Rocco Pagliara – liriche dove al melodismo facile si sposano colori wagneriani. Interpreti ed ideatori della serata, il soprano Stelia Doz - docente del Conservatorio di Milano e appassionata interprete del repertorio da camera dell’Ottocento - ed il pianista-musicologo Guido Salvetti, già direttore del Conservatorio di Milano. Sul repertorio di musica vocale da camera, Salvetti ha curato un volume dedicato ai Lieder di Brahms (Unicopli, Milano,1984) e uno su Musica e poesia nella Francia tra Otto e Novecento (Unicopli, Milano, 1987). .  
   
 

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