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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Settembre 2006
 
   
  AL CENTRO DELL’ESSERE SCULTURE E DIPINTI DI ENRICO SAVELLI FIRENZE, GIARDINO DI BOBOLI, 14 SETTEMBRE – 15 OTTOBRE 2006

 
   
  Firenze, 14 settembre 2006 – Tredici sculture forgiate con marmo bianco di Carrara, rosa del Portogallo e legno, più diciassette dipinti a olio. Enrico Savelli, artista toscano capace di misurarsi con il linguaggio colto e essenziale dell’arte sacra, racconta il proprio mondo interiore nella bella mostra Al centro dell’essere, dal 14 Settembre al 15 Ottobre 2006 in una Serra della Botanica di Sotto del giardino di Boboli. E’ una mostra di forte valenza spirituale, in cui la creatività diviene elemento cardine di una ricerca sui grandi temi dell’esistenza. La materia grezza prende forma umana, il marmo si plasma in figure possenti a dimensione naturale, incavate e assottigliate all’altezza del petto, per lasciar trasparire la luce, quasi un riflesso della creazione e della forza vitale che anima il mondo. “Come la pittura di Piero della Francesca”, scrive nella brochure dell’esposizione lo storico dell’arte Thimoty Verdon, “Savelli restituisce alla materia il cuore luminoso avuto dal dio della luce. Un’arte di luce e silenzio che arde nelle figure dell’artista, come se questi uomini solenni celebrassero un rito che desta amore immenso”. Curata dalla Soprintendenza al Polo Museale Fiorentino e dalla direttrice di Boboli, Litta Medri, la mostra accoglie il visitatore all’esterno della serra con una scultura in vetroresina raffigurante l’Agnello mistico, tema ricorrente nell’opera di Savelli, quasi una griffe. Emerge da due sottili lastre di marmo come da un sepolcro spezzato, alzandosi per 6,5 metri al centro del giardino degli agrumi. Simbolo storico di pace e resurrezione, secondo Verdon “fa pensare a una porta del percorso, una freccia che orienta lo spettatore, invitandolo ad avventurasi all’interno dell’edificio”. L’allestimento non segue alcun criterio particolare. L’intento, semmai, è lasciare che ogni visitatore cerchi un proprio percorso, “esattamente”, ricorda Savelli, “come accade nella vita”. Disposte sotto la vetrata della serra, per meglio catturare l’essenza della luce, le tredici sculture si presentano come altrettanti tabernacoli dello spirito. Spiccano sei inediti: l’Evangelista (ne esiste un precedente in bronzo del 1983), La barca, Damasco, Forgiarsi, Il Rematore e Anime Gemelle. Inedita anche una tela quadrata di 1,5 metri, dipinta a olio, intitolata Il Risorto. Tra le altre opere in mostra, Il tempio (scultura in marmo alta 1,8 metri, realizzata nel 2002 e da allora rappresentativa dello stile minimalista e rigoroso dell’artista) e il grande tondo in legno La Meridiana (1,5 metri di diametro), che echeggia la ciclicità del tempo e la sfericità del globo. E’ un olio su tavola e oro zecchino, che ripropone i colori della terra. Dal centro si innalza un ennesimo agnello, stavolta metafora del tempo, sorta di orologio solare punto di riferimento al cammino dell’uomo. Ancora alla terra e ai suoi toni caldi e profondi è dedicata una serie di quindici dipinti su carta che hanno nel Blu di Prussia e nell’Oltremare i tratti coloristici dominanti. Proprio come per il grande tondo, queste improvvisazioni cromatiche vedono schiudersi il blu al centro e cangiare in un giallo oro intenso. “Un vero esercizio pittorico”, spiega Savelli, “L’energia che così si libera si trasferisce subito dopo nelle sculture”. L’impronta artistica di Savelli, scrive Antonio Paolucci, soprintendente al Polo Museale di Firenze, è il risultato della combinazione di forme antiche e contemporanee, ritratti che suggeriscono una lettura malinconica, eppure di speranza. : “Savelli”, aggiunge, “arriva alla poesia in figura attraverso un percorso operativo difficile e doloroso, che non saprei definire che ascetico. Intendo per ascetico un modo di fare arte fondato sulla sapienza del cuore, sul rigore intellettuale e sulla strenua vigilantissima disciplina artistica”. .  
   
 

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