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Notiziario Marketpress di Giovedì 15 Gennaio 2009
 
   
  OBAMA ALLA PROVA DELL’ECONOMIA: ARRIVA IN ITALIA, DIRETTAMENTE IN PAPERBACK, IL PRIMO LIBRO SULLA DOTTRINA ECONOMICA DEL NEOPRESIDENTE DEGLI STATI UNITI. CHE PROMUOVE UNO SVILUPPO DAL BASSO, SOSTIENE LA REGOLAMENTAZIONE E SFIDA LE LOBBY DI WASHINGTON

 
   
  Milano, 15 gennaio 2009 - Pochi giorni prima del suo insediamento alla Casa Bianca arriva anche in Italia il primo libro sulla dottrina economica di Barack Obama (John Talbott, Obamanomics. Dalla crisi dell’alta finanza alla prosperità dal basso, Università Bocconi editore, 2009, 228 pagine, 18 euro), pubblicato da Università Bocconi editore direttamente in paperback per favorirne una larga diffusione presso il pubblico non specializzato. Con le capacità oratorie che il mondo gli riconosce, Obama ha chiarito di non essere soddisfatto dell’economia di un paese in cui gli amministratori delegati delle grandi imprese guadagnano fino a 465 volte più dei loro dipendenti, l’1% della popolazione detiene il 40% della ricchezza e 47 milioni di individui sono privi di assicurazione sanitaria. Nel corso della campagna elettorale, inoltre, è scoppiata la più grave crisi del dopoguerra, che Obama attribuisce in gran parte alla deregolamentazione della finanza, ottenuta dalle potenti lobby del settore. “I lobbisti non hanno finanziato la mia campagna elettorale e non gestiranno la mia Casa Bianca”, Obama ha avuto modo di dichiarare. Negli ultimi decenni (e non solo con l’amministrazione Bush) gli interessi delle grandi imprese di ogni settore, organizzate in un’industria del lobbying che impiega decine di migliaia di persone, sono invece sempre riuscite a prevalere su quelli collettivi, fino a far diventare dottrina semi-ufficiale quella del “trickle-down”, secondo cui i benefici economici elargiti ai più ricchi e più produttivi finirebbero per percolare su tutta l’economia, attraverso la creazione di nuove attività e nuovi posti di lavoro. È per questo che, sostiene Talbott, un terzo dei tagli di tasse decretati da Bush ha beneficiato l’1% più ricco della popolazione. Nella visione di Obama, al contrario, la prosperità viene dal basso e gli interventi pubblici devono favorire soprattutto i redditi bassi e medi, con tagli fiscali per i meno abbienti eventualmente bilanciati da aumenti per i redditi più alti e la garanzia di stipendi decenti per chi lavora (ipotizza un aumento del salario minimo), a sostegno di una retribuzione reale ferma ormai da decenni anche negli Usa. I concetti di giustizia economica e opportunità si devono tradurre in un effettivo accesso di tutti a un sistema educativo di qualità. Il neopresidente non teme, infine, di pronunciare la parola regolamentazione, tra le meno popolari a Washington negli ultimi 30 anni, per prevenire il ripetersi di situazioni simili a quella che ha portato a un mercato dei mutui-casa troppo facile e alla conseguente crisi finanziaria. Non ci si deve, comunque, attendere cambiamenti drammatici in tempi brevi. Talbott definisce Obama un incrementalista, intenzionato a imporre la propria visione poco alla volta e tenendo conto dei vincoli che la situazione di crisi impone. Obama propone soluzioni strutturali e di lungo termine anche in tema di sanità, politica ambientale e sistema scolastico ma, insiste Talbott nella prefazione all’edizione italiana, scritta dopo l’elezione di Obama, “non ci sarà lungo termine se Obama non riuscirà a farci superare la crisi attuale”. E i numerosi interventi di stimolo previsti tendono tutti nella direzione dell’aumento delle spese o riduzione delle entrate, con l’inevitabile conseguenza di una fortissima tensione inflazionistica nel prossimo futuro. Il libro contiene un intervento di Tito Boeri, Sogni da Obama, critico nei riguardi delle promesse economiche della campagna elettorale di Obama. John Talbott ha lavorato per anni come investment banker alla Goldman Sachs ed è stato consulente economico di alcuni paesi in via di sviluppo. Tra i suoi titoli precedenti, The Coming Crash of the Housing Market (2003) e Sell Now! The End of the Housing Bubble (2006). .  
   
 

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