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Notiziario Marketpress di Martedì 20 Gennaio 2009
 
   
  PRESENTATI A MILANO GLI EVENTI PROMOZIONALI E INFORMATIVI DELLA MANIFESTAZIONE PRODOTTI INNOVATIVI E PRODOTTI DI NICCHIA; CON IL CHEESE AWARD TUTTOFOOD ANTICIPA L’EVOLUZIONE E LE TENDENZE DEI MERCATI. VERSO L’EXPO 2015.

 
   
  Le adesioni a Tuttofood procedono molto bene; continuano ad arrivare nuove iscrizioni mentre stanno confermando i partecipanti dell’edizione 2007. E’ un fatto che la gente spenda con maggiore oculatezza, ma numerosi segnali ci dicono anche che oggi come non mai c’è una straordinaria attenzione alla qualità di ciò che si mangia. E persino i periodici scandali legati alla sofisticazione o alla adulterazione di prodotti agroalimentari o a frodi in commercio segnalano al consumatore l’utilità – anzi l’urgenza – di “vederci chiaro” dietro l’etichetta. Se non ci si documenta e non ci si informa anche le tradizionali “garanzie” non sono più tali. Un esempio per tutti: quale “valore” sta dietro la dicitura “spremitura a freddo” dell’olio? Se la “spremitura a freddo” avviene su olive raccolte da terra che iniziano a fermentare o a marcire allora quell’olio – nonostante la dicitura rassicurante – sarà di pessima qualità. Questa premessa spiega il senso delle iniziative culturali e informative all’interno di Tuttofood. Si parte dai tre concorsi Vetrina dei prodotti innovativi, Vetrina dei prodotti di nicchia e il Tuttofood Cheese Award. Tutti e tre gli eventi hanno una esigenza comune: il mercato ha bisogno di prodotti nuovi. Anche se ci piace riandare con il pensiero alle tradizioni alimentari “del buon tempo andato” la verità – che è sotto gli occhi di tutti – è che il modo di produrre e di vendere prodotti alimentari cambia perché cambia, con l’evolvere della società, il modo di consumare il cibo. Dal pranzo di mezzogiorno con tutta la famiglia riunita intorno al desco a gustare il rituale del piatto tipico regionale al frettoloso “panino” (colazione? Lunch? Brunch?. ) sembrano trascorsi secoli e invece sono solo pochi anni. Cambiano anche le modalità di consumo. Per questo motivo grande attenzione, grazie alla partnership con Fipe, verrà data al consumo cosiddetto “fuori casa”. Cambia la situazione socio-demografica e il cibo si adegua nei formati, nelle porzioni, nelle tecniche di conservazione. Tutto questo genera nuovi prodotti o ne rilancia alcuni che sembravano passati di moda. Basti pensare ai casi dello jogurt, degli affettati, dei sostitutivi del pane, tutti nuovi prodotti che rispondono a nuove esigenze di consumo e che invitano agli acquisti. Il futuro? Magari la rivisitazione di prodotti già noti, proprio per venire incontro al cambiamento dei consumi. L’olio, per esempio, per molti aspetti ha un potenziale di mercato non lontano da quello del vino ma è rimasto fermo – dice qualcuno - nella commercializzazione e nel packaging. Si potrebbe pensare a bottiglie più piccole, così da averlo più fresco in casa, o per inserirlo nel carrello dei ristoratori, come si fa con i dolci o con i formaggi. A proposito dei formaggi, ecco il problema della valorizzazione. In Italia abbiamo enormi eccellenze tuttavia poco conosciute, abbiamo centinaia di prodotti differenti fra loro per gusto, consistenza, costo, modalità di consumo. “E’ compito delle fiere specializzate – dice Michela Fischer, project manager di Tuttofood - diffondere la cultura del gusto, persino più delle fiere aperte al pubblico; perché i prodotti che trovano idonei canali di commercializzazione poi troveranno anche il modo di finire nelle case dei consumatori. I nostri formaggi premiati al Cheese Award nel 2007 si vendono oggi negli Usa nonostante siano prodotti da aziende piccolissime, che senza la fiera mai avrebbero potuto aspirare a un mercato così vasto e così distante”. Anche per questo (squadra vincente non si cambia…) il Cheese Award – con una giuria composta da esperti della distribuzione, giornalisti e importatori - viene riproposto come un elemento centrale negli eventi di Tuttofood; come una occasione preziosa di mettersi in mostra per i “piccoli di qualità”. Il concorso sul Prodotto di nicchia viene da un altro ordine di considerazioni, che risponde alla seguente domanda: in tempo di mercato unico continentale (se non mondiale) l’esigenza della una standardizzazione – dare a tutti i consumatori un prodotto quanto più possibile identico a se stesso nel tempo – non rischia di uccidere le piccole produzioni locali, quantitativamente irrilevanti e però dalla qualità a volte eccelsa? Tuttofood – che per sua natura esprime l’industria e quindi lo standard di qualità – intende enfatizzare al tempo stesso il valore delle differenze, che assicurano al mercato consumi aspirazionali e fors’anche dei veri e propri miti (ceti oli e certi vini, per non dire di certi lardi e certi prosciutti…) che sembrano fatti apposta per dare ai consumi alimentari un valore non solo pratico e concreto (personale) ma persino culturale, laddove certi nomi e certe produzioni echeggiano culture, modi di vivere e di pensare. E pensiamo infine alla carne, un prodotto delicato e “difficile” per via di alcuni aspetti logistici fondamentali (in primis la catena del freddo…), oggetto di periodiche campagne che sanno di ideologico e comunque soggetto a cicli di consumo piuttosto instabili nel tempo. Anche questo settore troverà in Tuttofood un momento di particolare attenzione, una Tavola Rotonda fra produttori, grandi compratori e grande distribuzione per analizzare senza riserve mentali l’andamento attuale dei consumi (depressi come non mai) e le prospettive per tendere a stabilizzare il mercato, magari dandogli regole e informazioni certe, condivise o condivisibili. Mostra di business, quindi, Tuttofood è al tempo stesso una occasione importante per meeting, promozioni e riflessioni ad alto livello, piattaforma per sviluppare politiche di prodotto, magari anche per rilanciare i consumi su basi di una più ampia consapevolezza condivisa. Se il cibo – che fa parte della nostra vita in maniera così intima e diretta - è un valore, Tuttofood vuole essere anche il luogo nel quale le politiche di questo valore si formano e si sviluppano. Anche l’informazione, a ben vedere, fa parte della catena del valore. . .  
   
 

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