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Notiziario Marketpress di Giovedì 22 Gennaio 2009
 
   
  UE, ANTONIO TAJANI: LA PIRATERIA E GLI ATTI DI RAPINA ARMATA CONTRO LE NAVI

 
   
  Bruxelles, 22 gennaio 2009 - Di seguito una dichiarazione di Antonio Tajani Vicepresidente della Commissione europea, commissario per i Trasporti su La pirateria e gli atti di rapina armata contro le navi: “Signore e signori, permettetemi innanzitutto di salutarvi e di ringraziavi per aver accettato di contribuire con la vostra professionalità ad una necessaria analisi interdisciplinare del fenomeno pirateria al fine di individuare risposte adeguate dal punto di vista legislativo, organizzativo ed operativo. Il tema di questo seminario è di stringente attualità e sono estremamente interessanti le prospettive d´analisi da voi offerte. Gli atti di pirateria e rapina armata contro le navi rappresentano una grave minaccia per la vita degli equipaggi e dei passeggeri, per la sicurezza della navigazione, per l´economia dei trasporti marittimi e per la stabilità e sicurezza degli Stati che si affacciano sul mare. Tale preoccupazione diviene oggi ancora più acuta in un periodo in cui è sempre più essenziale poter contare sull´ approvvigionamento via mare di risorse energetiche e sul libero e sicuro transito nelle "vie marittime vitali" per l´Europa. Dobbiamo riflettere attentamente su quanto accaduto e su come il prezzo del greggio sia cresciuto dell´ 1,4%, all´indomani del sequestro e dirottamento della superpetroliera Sirius Star con le sue 300,000 tonnellate di petrolio, avvenuto il 17 novembre 2008. Questo dato da solo è allarmante, anche senza evocare lo spettro dell´impazzimento dei prezzi che potrebbe derivare da un sempre più massiccio ri-orientamento sulle rotte via Capo di Buona Speranza delle navi attualmente impegnate sulla direttrice Est-ovest a seguito degli atti di pirateria nella Zona del Corno d´Africa . Gli atti di pirateria e di rapina armata preoccupano seriamente la Commissione, poiché per via marittima transita il 90% del traffico mondiale e circa il 40% della flotta mercantile mondiale batte la bandiera di uno Stato membro. Dobbiamo inoltre ricordare che il Trattato istitutivo della Comunità Europea include specifiche competenze comunitarie in materia di trasporto, motivo per cui ci siamo riuniti oggi: contribuire alla protezione del trasporto marittimo. Per accennare alla rilevanza del fenomeno faró riferimento ai dati statistici forniti dall´Imo, ben consci che gli stessi sono relativi ai soli casi ufficialmente denunciati, nonostante vi sia motivo di ritenere che il reale numero degli attacchi perpetrati contro le navi sia sicuramente maggiore, specialmente per quanto attiene gli atti di rapina armata. La ritrosia di navi, armatori e autorità pubbliche a denunciare gli atti di pirateria di cui sono vittime potrebbe trovare una plausibile spiegazione, ma non giustificazione, in motivazioni quali la diminuzione del grado di affidabilità percepita dai clienti potenziali, o all´interno del consesso internazionale, ovvero in aspetti quali l´incremento dei premi assicurativi. Nonostante nel quadriennio 2003-2006 si sia potuta constatare una flessione del numero degli attacchi su scala globale, il passato 2007 ha visto un preoccupante incremento del numero di questi crimini pari al 17%. Nel 2008 il fenomeno si è ulteriormente acuito, sia per la quantità sia per il grado di violenza esercitata, nel Golfo di Guinea e nel Corno d´Africa, dove ad un´endemica attività criminale di "basso profilo" si sono affiancati altri fattori quali la connotazione politica (specialmente in Nigeria) ed il livello di organizzazione raggiunto (in particolare in Somalia). Notoriamente è proprio nel Corno d´Africa che si è registra un inasprimento del fenomeno. Nel Golfo di Aden e nell´Oceano Indiano occidentale, al largo delle coste della Somalia e, in misura minore, anche del Kenya, il numero degli attacchi nel 2008 è praticamente raddoppiato rispetto al 2007. Ovviamente l´analisi dei motivi che hanno contribuito all´acuirsi di tali fenomeni non è di facile semplificazione ma, per brevità di discorso e per quanto attiene la Somalia, non possono non essere citati alcuni fattori di ordine geografico, sociale e politico. Essi sono: 1. L´estensione della linea costiera della Somalia (2. 100 miglia nautiche, pari ad oltre 3. 500 Km) e la conformazione del Golfo di Aden, che con lo Stretto di Bab el Mandeb, costituisce un vero e proprio "collo di bottiglia" per i flussi di traffico utilizzanti il Canale di Suez, in entrambe le direzioni; 2. L´ entità dei flussi di traffico: il Golfo di Aden è attraversato da oltre 20. 000 navi mercantili ogni anno; 3. La valenza strategica delle merci trasportate: su queste rotte è trasportato circa il 12% del greggio mondiale, senza considerare gli altri idrocarburi fonti di energia (gas naturale liquefatto, carbone, ecc. ); 4. L´assenza di una capacità effettiva di esercitare attività di prevenzione, sorveglianza e repressione dei fenomeni criminosi da parte del Transitional Federal Government of Somalia (Tfg) e delle Puntland Authorities; 5. La situazione di estrema povertà che affligge un terzo della popolazione, la conflittualità interna, la corruzione diffusa e, in alcuni casi, la connivenza delle istituzioni locali che hanno consentito la creazione di fenomeni associativi e di emulazione sfociati in veri e propri "safe heaven" per le attività di pirateria. L´individuazione di coerenti forme di risposta al problema è reso ulteriormente difficile dalla "vischiosità" dello scenario. Basti pensare come ai tradizionali gruppi di pirati somali maggiormente attivi negli scorsi anni (National Volunteer Coast Guard, Merka Group, Somali Marines e Puntland Group) si siano recentemente sostituite nuove bande, una ventina circa, che hanno perso l´originaria connotazione di appartenenza ai clan territorialmente dominanti. Si è infatti potuto notare come la localizzazione delle basi operative e la provenienza delle maestranze (fenomeni di emigrazione ed emulazione) risultino influenzate dall´espansione islamica che, come avvenuto nel 2007 durante il breve periodo di predominio dell´Unione delle Corti Islamiche (Uic), è sostanzialmente avversa a tale pratica criminosa. Comunque, benché le autorità tradizionali (helders) e la maggior parte delle milizie islamiche riconducibili all´ex Uic (ora rifondatosi in Alliance for the re-liberation of Somalia- Ars) siano ufficialmente contrarie all´attività di pirateria e di rapina armata, è da evidenziare come alcuni recenti comunicati delle milizie del gruppo Al-shabaab, rilasciati in occasione dell´ancora irrisolto caso della nave ucraina Faina (con a bordo un carico di munizioni ed armamenti, tra cui 33 carri armati), non siano un segnale rassicurante. Ciò soprattutto se si considera che tale gruppo è stato inserito dagli Usa nella lista delle organizzazioni terroristiche nel luglio 2006 per le presunte connessioni con Al-qaeda. Dopo questa rapida analisi dobbiamo delineare le direttici lungo le quali ricondurre le attività delle istituzioni comunitarie a supporto dei compiti che sia gli Stati membri sia i cluster dell´industria marittima devono espletare. Riteniamo che la politica comunitaria debba nell´immediato agevolare le attività di prevenzione, deterrenza e repressione della pirateria,nell´ottica di contenimento del fenomeno nel breve periodo, mentre per il medio-lungo termine le stesse devono essere affiancate da attività tese alla riduzione delle cause prime dell´instabilità nell´area: povertà e violenza. Pensiamo quindi che ogni sforzo debba essere fatto anche per assicurare la presenza in Somalia di uno Stato efficace oltre a promuovere la capacità degli altri Stati rivieraschi della regione di ristabilire un quadro di legalità in mare, coerente sia con il diritto interno sia con il diritto internazionale. Solo l´attuazione simultanea e sinergica di queste strategie potrà condurre all´eliminazione del fenomeno. In conformità con queste linee strategiche la Comunità ha adottato il regolamento n. 725/2004 che inserisce esplicitamente la pirateria tra quegli atti illeciti dolosi contro cui deve essere assicurata la protezione del trasporto navale comunitario. È mediante questo strumento legislativo che intendiamo agevolare l´applicazione negli Stati membri della Risoluzione dell´Assemblea dell´Organizzazione Marittima Internazionale (Imo) n. 1002(25) del dicembre 2007 sulla prevenzione e protezione delle navi dagli atti di pirateria e di rapina armata lungo le coste della Somalia. Il seminario di oggi si fonda su queste premesse e siamo fiduciosi che da esso possano scaturire utili indicazioni per una più coerente applicazione dei rilevanti strumenti legislativi internazionali. Crediamo inoltre che da questo seminario possano scaturire anche utili informazioni e "migliori pratiche" per le Compagnie, i Comandanti e gli equipaggi delle navi che giornalmente si confrontano con la minaccia della pirateria. Vogliamo infine evidenziare la volontà della Commissione di contribuire alla realizzazione dei piani strategici delineati dall´Imo per la regione del Corno d´Africa e mi è particolarmente gradito formulare i migliori auspici per il prossimo, e spero decisivo, meeting che si terrà a Djibouti. Grazie e buon lavoro. .  
   
 

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