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Notiziario Marketpress di Mercoledì 28 Gennaio 2009
 
   
  FINCANTIERI. RICAPITALIZZARE E TUTELARE LA CENTRALITÀ LIGURE

 
   
  Genova, 28 gennaio 2009 - Il 26 gennaio è stata la volta dei sindacalisti dei metalmeccanici a rispondere alle domande dei commissari dalle commissioni Iv e Vi del consiglio provinciale sulla situazione di Fincantieri. Dopo la dirigenza dell’azienda di via Cipro i presidenti Di Tullio e Pastorino hanno chiesto chiarimenti ai rappresentanti dei lavoratori. L’invito era stato esteso a Fiom-cgil, Fim-cisl e Uilm. Si sono presentati solo Bruno Manganaro segretario Fiom di Genova e Sergio Ghio responsabile territoriale Fiom del Tigullio. “Giudico molto grave l’assenza di Uilm e Film, irrispettosa verso i lavoratori di Fincantieri” ha stigmatizzato il capogruppo di Rifondazione, Alessandro Benzi. Successivamente la Fim – Cisl in una nota ha fatto sapere: “L’informazione ci ha colto di sorpresa e ci ha, francamente, molto stupito poiché nessuno di noi era al corrente dell’iniziativa e non ci è mai giunto alcun invito”. Vista l’importanza dell’argomento la Fim ha chiesto una nuova audizione. Torniamo ai presenti. Su due punti gli esponenti della Fiom hanno concordato con le tesi esposte dieci giorni fa dalla dirigenza aziendale: “La necessità di ricapitalizzare e sull’assoluto valore della produzione e della ricerca di Fincantieri”. Sul resto, a parte la volontà di trattare, il dissidio delle due posizioni è netto. Pedroni, Zarino, Millanta (Pd), Muzio (An), Maggi (Fi), Gioia (Udc), Fraccavento e Benzi (Prc) hanno posto sul tappeto un variegato ventaglio di tematiche, dalla sicurezza, al ricorso agli appalti esterni, alla tutela dei posti di lavoro, dalla ricapitalizzazione allo sbarco in borsa, agli investimenti, alle politiche industriali. “Appalti ingigantiti al limite della legalità, subappaltanti che non versano i contributi ai lavoratori, nastro orario settimanale anche di 60 ore e di conseguenza questo ricorso al minor costo fa perdere il controllo della produzione e incide sui posti di lavoro diretti”. L’analisi impietosa di Bruno Manganaro (Fiom Genova) ha trovato conforto nei numeri forniti da Sergio Ghio (Fiom Tigullio). “A Riva Trigoso dalla quota standard di 1000 siamo scesi a 926 lavoratori al netto della dirigenza. Malgrado questo in Liguria siamo oltre 3200 fra centro direzionale, Cetena e i tre stabilimenti, un terzo dell’intera forza lavoro di Finanzieri. Inaccettabile è anche il tentativo di far valere un accordo aziendale non firmato dalla Fiom, dopo che dei 151 lavoratori interessati, 125 hanno votato al nostro referendum e 115 lo hanno respinto”. Manganaro ha anche contestato la richiesta di aumento di produttività del 20% fatta dall’azienda: “Non è che i lavoratori producano solo per 1000 ore sulle 1800 teoriche è l’organizzazione del lavoro che li costringe a pause o perdite di tempo. Inoltre sono più preoccupato dall’esiguità degli investimenti a fronte di un portafoglio commesse di 12 miliardi di euro e della politica sulla sicurezza del lavoro, visto che solo la buona sorte ha evitato nello stabilimento di Riva Trigoso una sciagura che sarebbe stata pari a quella della Thyssen di Torino, quando è crollata una gru. Chiediamo più investimenti in Liguria, lo abbiamo fatto a muso duro con l’amministratore delegato Bono, che a onor del vero ha già alzato la posta e visto che il “cantiere” è unico sul suolo nazionale una redistribuzione a favore del polo genovese”. I sindacalisti della Fiom hanno riconosciuto che anche da parte del sindacato e dei lavoratori ci possano essere posizioni o comportamenti che vanno rivisti, non vogliono interrompere il flusso del dialogo e hanno riconosciuto il ruolo centrale della Provincia. .  
   
 

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