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Notiziario Marketpress di Giovedì 29 Gennaio 2009
 
   
  GIOVANI STRANIERI, INTEGRAZIONE NON FACILE

 
   
  Piacenza, 29 gennaio 2009 - I figli di immigrati, gli immigrati di seconda generazione, che vivono nel nostro Paese non sono integrati, sono ben lungi dall’esserlo. Una constatazione che, se ce n’era bisogno, sulla quale più voci hanno convenuto il 24 gennaio in Santa Maria della Pace al primo dei due seminari sull’Immigrazone che l’Amministrazione provinciale organizza, per il secondo anno, nell’ambito del progetto “Forum provinciale dell’Immigrazione”, con il supporto della Cooperativa sociale Interculturando. Clou dell’incontro, dedicato alle identità culturali e moderato da Nicola Di Piero, di Interculturando, il video sui “Giovani d’Emilia Romagna – Conversazioni a tema”, realizzato dalla “Rete regionale delle esperienze di seconda generazione” e commentato da due giovani emigrati di seconda generazione nati in Emilia Romagna, Mata Woldezghi, di origini eritree, e Aziz Sadid, arabo, entrambi di Reggo Emilia. Il progetto che la rete sta portando avanti punta a promuovere relazioni on line tra tutte le associazioni che operano per questi scopi in regione. Sono già stati avviati contatti con realtà associative di Modena, Rimini, Sassuolo e Imola, a Piacenza si sta sondando il terreno. Significativa la situazione che emerge dal filmato: lo stato d’animo largamente condiviso dai giovani intervistati è quello di alienazione, disorientamento. I ragazzi si sentono sradicati: non sono considerati cittadini del Paese in cui sono nati (occorre avere almeno un genitore taiano), non sono considerati cittadini del Paese dei genitori. In Italia, Paese tutt’altro che “duttile” dal punto di vista dell’integrazione, le difficoltà aumentano. Come ovviare a questo stato di cose? Claudio Cernesi, sociologo delle relazioni interculturali all’Università di Modena, ha indicato una via: promuovere opportunità di contatto tra le diverse culture, che favoriscano non tanto l’integrazione, quanto l’interazione tra le razze. Ad una vera integrazione, tanti ostacoli si oppongono. Su tutti, una rete di rapporti sociali che si fonda, da sempre, su principi che fanno riferimento ad una cultura monoetnica, e che permea tutte le componenti del sistema sociale, organi di informazione compresi. Un problema che non riguarda solo il nostro Paese, ma che è universalmente condiviso: in tutti i Paesi del mondo, per l’etnicamente diverso l’integrazione è un processo difficile, che comporta un percorso non breve. Lo sanno bene i nostri emigrati negli Stati Uniti, considerati “neri” fino a non molti decenni fa. Quello dell’integrazione non è un problema del nostro tempo ma è sempre esistito, ha confermato Daniele Bruzzone, docente di pedagogia generale e sociale alla sede locale dell’Università Cattolica, ed i giovani emigrati di seconda generazione si trovano ad affrontare un conflitto derivante dalla loro doppia identità, quella del Paese di cui sono originari e quella del paese n cui sono nati. Presenti all’incontro diversi stranieri di varie etnie residenti a Piacenza. C’era, tra gli amministratori, l’assessore al Sociale del Comune di Rottrofreno, Fernando Cerri. Un comune, il suo, particolarmente attivo a sostegno delle comunità di immirati: concluderà a gennaio una prima serie di corsi di lingua, realizzati con fondi messi a disposizione dalla Provincia, ed avvierà a febbraio nel centro sociale di S. Nicolò un corso di lingua per donne straniere .  
   
 

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