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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Febbraio 2009
 
   
  MI AMI? DO YOU LOVE ME? UNO SPETTACOLO COMPORTAMENTALE DI ANTONIO SYXTY AL TEATRO LITTA

 
   
  Milano, 10 febbraio 2009 - Immagina un mondo virtuale con molteplici ipertesti: immagini, video, storie, suoni, playlist di canzoni, esperienze che si interfacciano e si sovrappongono. Immagina di fare zapping alla Tv. Immagina poi di entrare in teatro, sederti su una poltrona con il tuo Pc portatile e digitare su un motore di ricerca “Mi ami? Do you love me?”. Questo è lo spettacolo che stai per vedere… Il 10 febbraio 2009 debutta in prima nazionale la nuova produzione di Antonio Syxty, regista e co-direttore artistico del Teatro Litta di Milano: Mi ami? Do you love me?, in scena al Teatro Litta fino all’8 marzo, sui testi dello psichiatra scozzese Ronald D. Laing. Bill Viola, uno dei più importanti artisti americani di video-arte, afferma che “una medesima reazione emotiva viene attivata nel cervello di una persona in entrambi i casi: sia quando questa si trova a fare un’esperienza, sia quando la vede fare da qualcun altro”. Questo è dovuto al principio neuroscientifico definito ‘meccanismo specchio’. Con Mi ami? ho voluto catalogare comportamenti banali e reiterati di un Lui e di una Lei in una sorta di esperimento percettivo, prendendo a prestito i ‘dialoghi’ e le ‘poesie’ di Laing, basati a loro volta su comportamenti relazionali e rapporti intrapsichici di un Lui e una Lei immaginati e ‘trascritti’ dal grande psichiatra in forma di dialoghi compulsivi e frasi spezzate, deframmentate, afasiche. Fra il Lui e la Lei c’è X: un’incognita, un inconscio verbale e immaginario, un imbonitore/predicatore/falso profeta che si aggira incappucciato, proponendosi come ‘rumore bianco’, come ‘virus psicologico’ empaticamente evocato sia da Lui che da Lei, per scopi vagamente e banalmente esibizionistici ed emotivi. Alla fine, però, X è una porta ‘che non apre e che non chiude’. Ho impaginato tutto questo in un’ipotetica e virtuale pagina web (tale quale fosse Myspace o Facebook, tanto in voga di questi tempi), usando provocatoriamente e artisticamente il palcoscenico di un teatro, con l’intento concettuale di creare un cortocircuito fra illusione (finzione del teatro) e sparizione/illusione della realtà, così come viene percepita oggi: deframmentata, emotivamente instabile, certamente ipertrofica nella resa mediatica degli accadimenti, delle informazioni e delle identità. Nel perseguire questo intento mi sono ispirato anche a una frase di un artista italiano, Gino De Dominicis: "Cara, io penso che le cose non esistano. ". Ho cercato e voluto un collegamento con l’arte visiva e comportamentale in relazione alla vita emotiva e sentimentale, quasi che l’atto creativo artistico potesse trovare un corrispettivo speculare nell’atto amoroso. Per questo considero alcune sequenze di Mi ami? delle vere e proprie art-performances, come quando Lei balla sulle punte, mentre alle sue spalle scorre un video che ritrae solo banconote, o come quando Lui e Lei cercano un contatto fisico/amoroso, mentre sempre sullo schermo Jackson Pollock è intento nell’ action painting. E poi ancora: così come Warhol (occidente) e Beuys (oriente) si incontrano ‘storicamente’ nel 1979, Lui e Lei (nel 2009) non si incontreranno mai; mentre all’opposto, o per contrappasso, la coppia Gilbert&george riesce a realizzarsi tale nel campo dell’arte, ma anche nella vita, diventando scultura vivente e ‘testimonianza’ di un’unione e di un progetto artistico (e amoroso?). Il Denaro è un altro elemento ricorrente e portante dello spettacolo. Esso è il nesso per il quale ogni cosa si crea e ogni cosa si distrugge. Una vera e propria ‘identità divina e manifesta’ della nostra epoca fatta di oggetti, feticci, griffe, status symbol, comportamenti, carte di credito etc. , che continuano a scorrere sullo schermo creando una sorta di ‘catalogo amoroso’, pegno o sonetto neo-moderno e post-umano, per una ‘fotografia d’amore’. (Antonio Syxty). R. D. Laing : Psichiatra di origini scozzesi. Probabilmente il più conosciuto psichiatra radicale del nostro tempo, lavorò come terapista, nel campo della follia umana, lasciando un’impronta profonda con i suoi scritti. In alcuni saggi famosi propose un nuovo punto di vista sulla malattia mentale. In particolare scrisse sulla condizione schizoide e sulla psicosi. Nel suo primo libro, L’ io diviso (The divided self, Glasgow 1955) , pubblicato a soli ventotto anni, dichiarava apertamente di ispirarsi alla filosofia esistenzialista e definiva la sua prospettiva “psichiatria esistenziale”. Fu uno dei primi medici a descrivere la malattia mentale come una forma di “esperienza” esistenziale o punto di vista che, in linea di principio, è perfettamente comprensibile agli altri e dotato di senso. In particolare, nell´ Io diviso suggerisce come le problematiche inerenti all´insicurezza ontologica del singolo individuo si intreccino con la variegata fenomenologia delle turbe psichiche. Ha fatto parte dello staff della Tavistock Clinic, e ha diretto la Langham Clinic di Londra. .  
   
 

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