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Notiziario Marketpress di Mercoledì 01 Aprile 2009
 
   
  PAROLA D’ARTISTA A CURA DI GIANNI ROMANO MILANO DAL 15/04 AL 13/06

 
   
   Milano, 1 aprile 2009 - Corsoveneziaotto presenta Parola d’Artista, a cura di Gianni Romano. La collettiva nasce con lo scopo di rendere omaggio ad alcuni artisti che, nel corso della loro attività, si siano misurati con la rappresentazione della parola. Quest’ultima, partendo dagli esperimenti futuristi, ha saputo mantenere vivo l’interesse fino ai giorni nostri, segnando l’Arte Concettuale e la Pop Art, la pittura e la fotografia. Il titolo della mostra, invece, riflette sul fatto che la parola usata dall’artista possa diventare una sorta di certificazione, un marchio di fiducia, una verità. Vedere per credere. Joseph Kosuth è presente con due lavori che, riportando celebri frasi della cultura contemporanea, analizzano lo scompenso fra tautologia e percezione del linguaggio. Da qui proviene anche “Red” di Maurizio Nannucci che, affondando il rosso nel rosso, mostra il risultato della somma fra nome, concetto e rappresentazione del soggetto. Nell’opera di Alighiero Boetti l’appropriazione delle etichette “sale” e “zucchero” basta da sola a reggere la provocazione del messaggio. Parlando di provocazione non può mancare un riferimento a Ben Vautier, il quale si diverte a smascherare i complessi meccanismi da cui è composto il mondo dell’arte. Nelle nuove generazioni vediamo come la parola, da strumento teorico, assuma diverse varianti: Nicola Bolla, servendosi dei fuochi d’artificio, descrive la vanità dei messaggi glamour. Marco Neri gioca col visitatore attraverso gli equivoci creati dalla fonetica, al pari di Bertozzi&casoni che lo fanno con un simulacro dalla tecnica finissima e dalla leggera ironia. Vittorio Corsini e Mario Dellavedova, pur con approcci molto distanti fra loro, invitano il pubblico alla riflessione, proponendo piccoli frammenti verbali su vetro o su tessuto. I disegni di Raymond Pettibon e le fotografie di Richard Prince rappresentano sfumature di alto lirismo rubato dalla semplicità popolare. Con carattere più analitico, Monica Bonvicini realizza complesse architetture linguistiche decostruite dalla capacità di giudizio sul luogo comune. .  
   
 

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