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Notiziario Marketpress di Martedì 21 Aprile 2009
 
   
  LA SENTENZA DI CONDANNA CONTRO THE PIRATE BAY IL COMMENTO DI PIERO ATTANASIO, SEGRETARIO GENERALE AIDRO

 
   
  Milano, 21 aprile 2009 - La sentenza contro Pirate Bay ha la forza del dito infantile che indica il re nudo. La storia è nota. Quattro giovani svedesi promuovono la pirateria in Internet creando un motore di ricerca con lo scopo dichiarato di far navigare nell’illegale. E diventano star della rete combattendo lo star system, ricchi e famosi all’ombra dei vessilli della lotta ai troppo ricchi e ai troppo famosi. La principale arma della filibusta, in questo caso, è il cavillo giuridico con il quale farsi beffe del diritto: il materiale pirata non passa fisicamente dal sito, questa è l’astuzia, e quindi non potete fermarci. Profeti di un nuovo mondo virtuale senza regole basano le loro tesi sulla negazione del virtuale: “è solo la fisicità del file che potrebbe condannarci”. Ma il cavillo, almeno questa volta, non regge. Nessuno è in grado oggi di dare una seria lettura giuridica della sentenza, su cui – quando sarà nota nei dettagli – si eserciteranno certamente i giuristi con opinioni diverse. Ma da un punto di vista culturale la sentenza sembra dire con disarmante semplicità: “Non è possibile che ciò che è illegale per ammissione degli stessi autori, diventi legale sulla base di un cavillo”. Le garanzie processuali e sostanziali dei cittadini sono cosa troppo seria per essere utilizzate in uno spettacolo mediatico. I quattro giovani pirati svedesi incarnano eroi molto tipici del nostro tempo. Come concorrenti di un reality show, hanno fondato il successo su poco lavoro e scarso talento, conditi da una certa dose di arroganza. Finché il cavillo ha retto, scrivevano sul loro sito all’indirizzo di chi ne contestava la legittimità: “E’ opinione nostra e dei nostri avvocati che voi siete degli idioti”, aggiungendo volgarità che non è il caso di riportare, se non – com’è costume – per il tramite di un riferimento bibliografico al volume di un apologeta (L. Neri, La baia dei pirati, Roma, Cooper, 2009, p. 9). Da parte nostra, vorremmo solo augurar loro di non dover scontare in carcere la condanna, ma che la vicenda generi in loro qualche dubbio. Che gli idioti non stanno da una parte sola, che essere intelligenti è cosa diversa dal credere di essere furbi. .  
   
 

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