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2004 anno 7°  

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4  FEBBRAIO 2004

pagina 4

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CONFERENZA SULLA SCOPERTA, SVILUPPO E COMMERCIALIZZAZIONE DI MEDICINALI

Edimburgo, 4 febbraio 2004 - La conferenza Scipharm 2004 si svolgerà a Edimburgo (Ru) dal 21 al 25 marzo e tratterà degli aspetti nuovi e innovativi della scoperta, sviluppo e commercializzazione di medicinali. I delegati passeranno in esame lo stato attuale della conoscenza scientifica e la sua applicazione alla ricerca e sviluppo nel settore farmaceutico. Nel corso di quattro sessioni parallele saranno studiati i quattro diversi elementi dell'industria farmaceutica: dal gene al vaglio, dal vaglio alla candidatura, dalla candidatura al medicinale, e la relazione tra scienza e industria. L'avvenimento interesserà tutte le persone che operano nel settore farmaceutico, soprattutto chi lavora nella R&s, processi e produzione, cura dei malati, gestione, sviluppo commerciale e proprietà intellettuale. Infolink: http://www.Scipharm.info

DA OGGI CARDIOLOGI A CONGRESSO
Firenze, 4 febbraio 2004 - – Con un simposio dedicato alla “completa prevenzione e protezione del paziente a rischio cardio e cerebrovascolare” si apre oggi, ore 16, nell’auditorium del Palazzo dei Congressi, Florence Heart 2004 (4-7 febbraio), quarta edizione del congresso di cardiologia organizzato dalle Facoltà di Medicina delle Università di Firenze e Pisa  www.Florenceheart.com  Il congresso, ormai punto di riferimento nel calendario scientifico internazionale, vede la presenza dei principali specialisti italiani ed europei.

I RISULTATI DELLO STUDIO INVEST (INTERNATIONAL VERAPAMIL-TRANDOLAPRIL STUDY) REALIZZATO SU UN CAMPIONE DI 22.576 PAZIENTI IPERTESI E CORONAROPATICI
Milano, 4 gennaio 2004 - Sono stati illustrati ieri a Milano dal Prof. Giuseppe Mancia, Direttore del Dipartimento di Medicina Clinica, Prevenzione Biotecnologie sanitarie, presso l'Università di Milano - Bicocca e Direttore del Dipartimento di Medicina Interna dell'Ospedale S. Gerardo di Monza, i risultati dello studio Invest che ha messo a confronto due strategie di trattamento in pazienti affetti da patologia coronarica complicata. L'incidenza della patologia coronarica (Cad) è in continuo aumento parallelamente a quella dei fattori di rischio maggiore, come l'ipertensione, invecchiamento, diabete, obesità, ed inattività fisica. Punto focale dello studio era il confronto dei dati relativi alla mortalità ed alla morbidità nei pazienti affetti da patologia coronarica associata ad ipertensione, sottoposti a due differenti trattamenti, il primo con un farmaco calcio antagonista, il secondo con un farmaco Beta-bloccante (non calcio antagonista). Lo studio della durata di circa 4.5 anni, è stato condotto su 863 centri dislocati in 14 Paesi, coinvolgendo 22.576 pazienti con un'età che partiva dai cinquan'anni in su, affetti da patologia coronarica complicata da ipertensione arteriosa. Il disegno rispettava i seguenti criteri: randomizzato in aperto (Medico e Paziente consapevoli del trattamento) con endpoint in cieco (il ricercatore non conosceva i criteri di valutazione dell'efficacia del trattamento). Lo Studio Invest è uno dei maggiori Trial mai realizzati in quest'ambito terapeutico ed è l'unico, a tutt'oggi, ad aver osservato pazienti affetti da patologia coronarica complicata da ipertensione arteriosa come oggetto principale dello studio. La grande importanza di questo trial è legata all'aggiunta di un nuovo schema terapeutico per questa tipologia di pazienti, e per il nuovo supporto alla prevenzione di patologie associate quali il Diabete mellito di tipo Ii. Questo risultato si è raggiunto, avendo dimostrato che la terapia con Verapamil (Calcio antagonista) e Trandolapril (Ace-inibitore) è risultata perfettamente sovrapponibile alla terapia con Atenololo (beta bloccante) ed Idroclortiazide (Diuretico) che attualmente risulta essere la terapia d'elezione (Gold Standard). Tali risultati si sono configurati nel raggiungimento degli obiettivi primari dello studio quali la riduzione della mortalità, il raggiungimento dei goals pressori stabiliti dalle linee guida internazionali del sesto report della Joint National Committee on Prevention, Delection, Evaluation and Treatment of hight blood pressure. Questi obiettivi pressori di 140 mmHg per la sistolica e 90 mmHg per la diastolica in pazienti solo ipertesi e di 130 mmHg per la sistolica e di 85 mmHg di diastolica per i pazienti complicati dalla presenza anche di Diabete mellito, risultano essere di difficile raggiungimento nella normale pratica clinica. Inoltre i dati dello studio Invest hanno evidenziato una diminuzione dell'incidenza di nuova insorgenza di Diabete nei pazienti trattati con Verapamil+trandolapril rispetto alla terapia Gold Standard, tale Verapamil+evidenza apre ampie speculazioni sulla ricaduta di tali dati sulla spesa sociale e sanitaria in termini di terapia e ospedalizzazione.

CONCLUSO IL MACEF DEI PRIMATI : I VISITATORI (PIÙ DI 90 MILA) CRESCIUTI DEL 20%
Milano, 4 febbraio 2004 - Con oltre 90mila visitatori (11mila dei quali esteri) il più grande Macef di tutti i tempi (176mila metri quadrati netti nei quali si ritrovano tutti i prodotti e gli oggetti per la casa e la quotidianità) ha confermato il successo di una formula espansiva che proietta la mostra milanese - organizzata da Fiera Milano International - fra le rassegne top a livello internazionale. Soddisfatti anche gli operatori delle altre mostre che, in questa edizione, sono state abbinate a Macef creando questa edizione record: Chibi&cart, Festivity (Salone delle decorazioni natalizie e feste) e G! come Giocare, il Salone del gioco e dei giocattoli la cui integrazione con Macef si è rivelata vincente. "Un abbinamento che funziona - ha commentato Claudio Gaggio, presidente del Salone internazionale del Giocattolo - e che ha portato ad un potenziamento dell'affluenza dei visitatori e dell'interesse commerciale, consentendoci di realizzare una fiera ancora più viva". Macef importante per gli affari e anche come barometro dei consumi, in un momento delicato per l'economia del Paese. Proprio in questo contesto gli operatori hanno ricevuto con interesse la ricerca esclusiva "Le famiglie italiane e l'acquisto di prodotti per la casa", commissionata da Fiera Milano International per Macef ad Astra e Demoskopea e realizzata nel periodo maggio-agosto 2003. L 'indagine ha toccato un campione di 1.000 famiglie rappresentative della società italiana (19,9 milioni di famiglie); nuclei che, nel periodo, hanno compilato quotidianamente un diario per rilevare gli acquisti di prodotti per la casa. Molto ampio era il ventaglio dei prodotti oggetto dell'indagine, raggruppati in ben dieci categorie: scope, spazzole, pennelli; tessile casa; vetro/cristallo; pentole, posate e accessori in metallo; plastica; gioielli; etnici/coloniali; porcellana/ceramica; argenteria; bomboniere. Fra i tanti dati interessanti e in parte inattesi che emergono dall'indagine sta il fatto che, nei quattro mesi oggetto dell'indagine, la maggioranza delle famiglie italiane ha effettuato acquisti in almeno sei delle dieci sezioni e che a quattro di queste (sostanzialmente i "casalinghi" tradizionali) si è rivolto oltre il 60% delle famiglie. Un altro dato davvero importante è che questo tipo di acquisti sono stati trainati dal sud e solo in parte dal nord-est; da parte di famiglie di ceto medio e medio-basso ma con una elevata propensione a consumi simbolici e di status (Tv a grande schermo, Dvd, idromassaggio...). Questa tendenza risulta particolarmente enfatizzata anche per tipologie di beni che di "casalingo" non hanno molto: è il caso dei prodotti di oreficeria - acquistati dal 53% degli italiani con un picco del 69% nel sud/isole, residenti in centri oltre i centomila abitanti (59%) e comunque appartenenti alla classe superiore o medio superiore (60%). Molto bassa, per converso, la media di quanti hanno acquistato gioielli e prodotti di oreficeria nel nordovest (34% delle famiglie) o nel nordest (49%). Agli allettamenti del lusso sembrano poi refrattari i single (solo il 34%). Si tratta di una tendenza sociologica? Difficile affermarlo, visto che si ripropone con dimensione identica anche nel settore dei prodotti etnici/coloniali (che hanno caratteristiche per molti versi opposte ai prodotti di lusso), in cui a una media nazionale del 48% si contrappongono acquisti effettuati dal 54% di famiglie meridionali. Quale il periodo ideale per gli acquisti di casalinghi? La primavera, come sarebbe stato agevole immaginare. Come curiosità aggiuntiva si può segnalare che - rispetto ai casalinghi - gli italiani in marzo e aprile acquistano prevalentemente scope, spazzole e pennelli, in maggio vetro e cristallo, in giugno plastica, in luglio e agosto tessile casa. L'oreficeria si vende molto bene in maggio, l'argenteria in maggio/giugno mentre l'etnico coloniale non ha un vero e proprio picco stagionale. Stagionale è invece l'acquisto di bomboniere, fortemente concentrato sul mese di maggio, quando dilagano i matrimoni. Perché, infine, gli italiani acquistano oggetti per la casa? Si direbbe che lo facciano "per dovere" assai più che per piacere (il 93,5% risponde "per necessità d'uso", anche se è accompagnato da un 61,4% "per regalo per sé o per la famiglia") e questo contribuisce certo a spiegare il trend depresso dei consumi che permane in Italia da alcuni anni. Più nel dettaglio: chi acquista prodotti da regalare a chi si sposa (lista nozze) privilegia argenteria, vetro/cristallo e porcellana/ceramica (i gioielli sono solo al 2,5%). Chi acquista per sé, al contrario, sceglie gioielli e prodotti etnici mentre gli acquisti "per necessità d'uso" sono tutto un tintinnare di stoviglie, pentole e prodotti per la pulizia della casa. La ricerca di Astra prende poi in esame anche il luogo dove sono stati effettuati gli acquisti. Ed è forse sorprendente vedere che l'82,8% degli italiani ha scelto il negozio specializzato, contro il 65,5% (erano previste risposte multiple) dell'ormai consolidato supermercato. Infine una menzione anche per internet che non ha ancora attecchito nelle abitudini dei consumatori italiani. E la ricerca Astra lo conferma: solo lo 0,5% del campione si è rivolto ad acquisti on-line nei mesi oggetto d'indagine e lo ha fatto in larga prevalenza (52,4%) per procurarsi prodotti in porcellana e ceramica.

WEEK END DI BENESSERE CON ERBE, TERME & OMEOPATIA AL VIA ERBEXPO,. DONNE (E UOMINI) SEMPRE PIÙ APPASSIONATI DI TISANE, CREME, FARMACI E PRODOTTI ALIMENTARI NATURALI.
Firenze, 4 febbraio 2004 - – Donne (e uomini) sempre più appassionati di prodotti naturali. Oltre quattro italiani su dieci, pari a 20 milioni di consumatori, si rivolgono all’erboristeria, un business da € 2 miliardi con 100 mila addetti, 1200 produttori, 4.500 negozi specializzati e circa 17 mila farmacie che accanto ai ritrovati della moderna medicina allineano anche erbe e formule delle nostre nonne. Boom anche delle terme con ormai 2 milioni di frequentatori, quote crescenti di giovani e un bilancio annuo di € 400 milioni. A questi due settori così importanti, con sinergie e sviluppo crescenti e un’immagine sempre più apprezzata, Carrarafiere dedica la seconda edizione di Erbexpo, il Salone dell’Erboristeria e del Termalismo (Carrara, 6 - 8 febbraio, www.Erbexpo.it ), oltre 150 espositori (+40% sul 2003) disposti su 6.000 metri quadrati . La manifestazione è stata presentata oggi a Firenze dall’assessore regionale al turismo e alle attività termali Susanna Cenni, dall’attore Marco Columbro in veste di produttore-espositore, e da Luigi Danesi e Paris Mazzanti, presidente e direttore generale di Carrarafiere. “Erbexpo”, ha detto l’assessore, “è del tutto coerente con gli obiettivi della Regione che ha inserito la manifestazione nel proprio programma di promozione economica del 2004 e che per rilanciare innovazione, promozione e ricerca nel settore termale ha stanziato 25 milioni di euro destinati ad attivarne 120 di investimenti.” “Grazie al successo della prima edizione”, hanno aggiunto Luigi Danesi e Paris Mazzanti, presidente e direttore generale di Carrarafiere, “il mondo del naturale ha capito che Carrara offre ciò di cui si aveva realmente bisogno, una manifestazione specializzata su misura per i professionisti, ma capace di attrarre anche il grande pubblico”. Promossa e sostenuta dalla Regione Toscana e patrocinata da Federterme e Fei-confcommercio (Federazione erboristi italiani), Erbexpo si avvale anche del prezioso contributo della Provincia di Massa Carrara, della Cassa di Risparmio di Carrara. Presenti i più importanti stabilimenti termali e il meglio della produzione di tisane, decotti, creme, generi alimentari, di bellezza e per il benessere. Il tutto all’insegna del biologico e del naturale. Ormai unica manifestazione del genere nel centro Italia, Erbexpo si apre da quest’anno anche ai prodotti omeopatici. Per ora senza una sezione specifica, ma la presenza di aziende importanti lascia supporre per il futuro alleanze interessanti con un settore in piena espansione anche nel nostro Paese. La rassegna si struttura in cinque sezioni: Erbe e derivati, Termalismo, Cosmetica Naturale, Nutrizione, Ricerca e tecnologie, uno schema studiato per consentire ai visitatori di orientarsi al meglio e agli operatori di aggiornarsi grazie ai molyi convegni e dibattiti su novità e problemi del settore. La Fei ne organizza quattro (tra cui, sabato 7, sulla Forest Medicine, ossia sull’attualità delle pratiche popolari di cura; e domenica 8, sui problemi della Laurea in tecniche erboristiche e sui rischi dell’erboristeria “tra realtà e disinformazione”). L’a.i.o. (Associazione Italiana Omeopatia) spiegherà ai manager del settore (domenica 8) come tenersi aggiornati in tema di normative. Sabato 7 Erbexpo ospiterà anche un corso Ecm su Le piante: tra terapia e manipolazione. Informazioni sulla salute e percezione dell’informazione e un corso di Fitoterapia pratica per farmacisti del professor Mauro Serafini, docente all’Università La Sapienza di Roma. Quanto al termalismo, con 25 stabilimenti la Toscana è la vera capitale italiana con un fatturato di 50 milioni di euro, cifra che colloca il settore al terzo posto nella bilancia turistica regionale dopo il “balneare” e l’“arte/affari”. Infolink: www.Erbexpo.it

IL PROGETTO W&P – WELLNESS & POSTURE – ALL’ERBEXPO DI CARRARA
Barberino di Mugello (Fi), 4 febbraio 2004 - - La prossima edizione dell’Erbexpo, che si terrà a Carrara dal 6 all’8 febbraio, ospiterà tutte le novità nel settore erboristico e termale per offrire ai visitatori uno scenario completo del mercato italiano. Grande attenzione sarà rivolta al progetto W&p, un’idea nata già nel 2001, ma che si sta concretizzando proprio in questi ultimi mesi grazie all’esperienza di Professionisti del settore posturologico che hanno messo a punto un sistema diagnostico e terapeutico assolutamente innovativo e del tutto naturale. Durante la giornata di sabato 7 febbraio l’Associazione Italiana Posturologia Olistica inoltre organizzerà una tavola rotonda sul tema “ La Posturologia Olistica ” con relatori di spicco tra cui il Prof. Maurizio Ricciardi, Presidente del Comitato Scientifico dell’Aipo, il Dott. Andrea Gazzabin, Presidente dell’Aipo ed il Prof. Benigno Passagrilli di Roma. L’incontro si terrà nella sala convegni della Fiera a partire dalle ore 15.00. Sempre più spesso, infatti, sentiamo parlare di postura e di patologie legate ad un errato atteggiamento del nostro corpo, tanto più che oggi il mondo della Posturologia si sta ampliando ed integrando con quello delle medicine dolci. All’interno dei Centri W&p il paziente viene visitato nel rispetto della concezione olistica del proprio corpo, andando ad esaminare l’insieme delle funzioni e ad individuare le reali cause che hanno inviato informazioni sbagliate all’intera struttura e generato, quindi, disturbo nell’equilibrio psicofisico. Gli atteggiamenti posturali saranno poi trattati con terapie del tutto naturali che coniugano armonicamente la medicina tradizionale con le medicine dolci: dalla cromoterapia all’agopuntura, dall’aromaterapia alla fitoterapia. I Centri W&p sono stati concepiti tutti con lo stesso criterio architettonico e studiati ad hoc in ogni dettaglio dal colore delle pareti, al pavimento in parquet e i moduli in bio arredo, ed offrono al paziente un ambiente assolutamente caldo e rilassante. E’ proprio in queste circostanze che la diagnosi può realmente considerarsi attendibile; il paziente si sente a proprio agio e potrà quindi essere valutato nel suo atteggiamento abituale. W&p Associated, grazie alla collaborazione di rinomati medici specialisti, propone un modus operandi a tutti gli operatori del settore attraverso corsi di formazione e di aggiornamento continui per garantire sempre un sostegno concreto ai propri centri. Infolink: www.Wpassociated.com

FORFOUR: LA "SMART" DELLE COMPATTE FORFOUR PORTA NEL SEGMENTO DELLE VETTURE COMPATTE LO SPIRITO ED I VALORI DEL BRAND SMART
Milano, 4 febbraio 2004 - Le circa 140.000 smart che girano oggi sulle strade italiane sono la testimonianza di un fantastico caleidoscopio fra moda, culto, vera passione, stile personale, amore per l'innovazione, desiderio di distinguersi. Smart è l'idea che ha maggiormente rivoluzionato il mondo dell'auto negli ultimi dieci anni o forse più. Non solo perché ha brillantemente risolto l'equazione degli spazi esterni ed interni nella mobilità urbana: smart ha sbalordito il pubblico delle utilitarie con un'iniezione di tecnologia e prestazioni, sicurezza ed equipaggiamenti di alto livello. In questo modo smart ha fatto delle city-car un prodotto automobilistico adulto, sicuro ed ha permesso di trasformare l'auto utile/funzionale per eccellenza, in un oggetto/simbolo di design. Smart ha dato libertà di movimento che si è trasformata in libertà di pensiero e sentimenti. E questo ha contagiato, diffondendo simpatia, emozione, aggregazione - in una parola, ha creato un "movimento". E' questo che fa di smart un fenomeno unico nel suo genere. Sono queste le peculiarità del marchio che ritroviamo oggi nella forfour. Questo universo di valori adesso è moltiplicato per quattro. Forfour è un prodotto premium, esclusivo ed originale, immediatamente riconoscibile come appartenente alla famiglia smart. La cellula tridion sottolinea la presenza di uno spazio dedicato ai passeggeri ed alla loro sicurezza; la carrozzeria bicolore ed i colori vivaci trasmettono immediatamente con forza il dinamismo e l'allegria del brand. Forfour si presenta compatta, con un design unico e accattivante, energica, in grado di convogliare emozioni e divertimento nell'uso quotidiano della vettura e trasformare il tempo trascorso alla guida in un momento di gratificazione personale. Tipicamente smart sono anche la cura dei dettagli ed il design innovativo che ha consentito la realizzazione di un abitacolo funzionale, colorato e di generosa abitabilità. Forfour è dinamica, funzionale e versatile, capace di assecondare al meglio ogni esigenza di spostamento. Grazie all'esperienza del Mercedes Car Group in segmenti superiori di mercato, forfour introduce contenuti di sicurezza innovativi anche nel segmento delle vetture compatte. Tutta la gamma forfour è infatti dotata di serie del sistema elettronico di controllo della stabilità Esp. Di serie sono anche i freni a disco sia sulle ruote anteriori che su quelle posteriori, 4 airbags, l'Abs con ripartitore elettronico della forza frenante Ebd ed il sistema elettronico di ottimizzazione della frenata Brake Assist. Inoltre, l'appartenenza al Mercedes Car Group rende smart forfour la prima vettura nel segmento delle compatte capace di offrire ai Clienti componenti tecnologici di categoria superiore, come il volante multifunzione che si interfaccia con i sistemi multimediali di navigazione, lettore Cd, lettore Dvd e con i telefoni cellulari integrati. I motori Euro Iv di forfour consentono, a parità di potenza, i livelli di emissioni e di consumi più contenuti del segmento. Grazie all'assetto sportivo "active drive" ed all'ottimo rapporto peso/potenza, forfour offre un'elevata agilità ed uno straordinario piacere di guida. Forfour è l'auto per i giovani che desiderano una vettura fuori dalle convenzioni, distintiva, per andare la sera nei locali più trendy della città, ma nello stesso tempo si rivolge anche ad un pubblico più maturo, desideroso di guidare una vettura compatta che porti con sé i valori, l'allegria e la gioia di vivere di una smart.

JEEP SCEGLIE COURMAYEUR PER COMUNICARE IL SUO DNA DAL 1 FEBBRAIO AL 14 APRILE, JEEP INCONTRA IL SUO PUBBLICO A COURMAYEUR
Roma, 4 febbraio 2004 – La personalità unica del marchio Jeep si fonde con l’autenticità di Courmayeur, una tra le stazioni sciistiche più esclusive del mondo. Dal 1 febbraio al 14 aprile 2004, i valori di autenticità, personalità e libertà del marchio si concretizzeranno in una serie di attività per coinvolgere il pubblico di Courmayeur nel mondo Jeep. Una struttura high-tech allestita nella piazza centrale di Courmayeur, la “Jeep Station”, sarà la base di partenza per provare su strada e fuoristrada la gamma di vetture 2004: Jeep Grand Cherokee, Jeep Cherokee e Jeep Wrangler. “ La Grolla ”, lo storico chalet di Courmayeur, rappresenterà il cuore del progetto di comunicazione Jeep Dna: l’autenticità di un ambiente caratteristico incontrerà il marchio Jeep, trasformandosi in un luogo dove elementi di arredo tradizionali e di design contemporaneo si fonderanno in una cornice spettacolare ai piedi del Monte Bianco. Ogni giorno, gli sciatori avranno modo di vivere due momenti di relax durante il “Jeep Brunch” delle 11.30 e il “Jeep Snack” delle 15.00. Inoltre, “Jeep Dna La Grolla ” sarà aperta anche dopo la chiusura degli impianti di risalita per una cena esclusiva nella surreale atmosfera notturna. Tutti i venerdì sera presso l’esclusivo locale “Maquis”, divertimento e mondanità sono assicurate dallo staff Jeep che organizzerà un coinvolgente “Jeep Party” aperto a tutti gli ospiti di Courmayeur. Jeep Dna è un’operazione di comunicazione unica nel suo genere che prevede una reale integrazione del linguaggio Jeep con l’ambiente: insieme alla “Jeep Station” e “Jeep Dna La Grolla ”, il pubblico verrà in contatto con il marchio Jeep attraverso tutti i canali di comunicazione di Courmayeur: presso i più esclusivi negozi del centro, gli info-point e tutte le scuole sci, sarà distribuito materiale informativo Jeep, guide di Courmayeur personalizzate e saranno presenti schermi al plasma dove verranno visualizzati emozionanti clip Jeep. Nel mese di febbraio, Jeep Dna sarà presente anche nelle stazioni sciistiche di Cervinia (dal 14 al 15), Madonna di Campiglio (dal 18 al 19) e Ponte di Legno (dal 21 al 22), dove sarà allestita una Jeep Station da cui partiranno i test-drive della gamma. Un Jeep Party sarà organizzato nel locale più trendy della città a conclusione di ogni tappa. “Il Dna rende gli individui unici ed insostituibili. Così come ogni individuo, Jeep è un marchio unico nella sua personalità ed i suoi valori” ha affermato Federico Goretti, Direttore Generale Chrysler, Jeep e Dodge, Daimlerchrysler Italia. “Con il progetto di comunicazione ‘Jeep Dna’ riteniamo di poter accrescere la percezione del marchio tra il nostro pubblico facendo vivere un’esperienza inedita nell’unicità dell’atmosfera Jeep”.

A MILANO DAL 6 FEBBRAIO AL 6 MARZO MOSTRA RETROSPETTIVA DI FILIPPO MARIGNOLI
Milano, 4 febbraio 2004 - Per la prima volta una selezione significativa di opere dell'artista umbro viene presentata a Milano in uno spazio pubblico. Giovedì 5 febbraio alle ore 18,30 presso la Sala del Collezionista della Fondazione Stelline verrà, infatti, inaugurata la mostra retrospettiva di Filippo Marignoli (Perugia 1926 - Spoleto 1995). La mostra retrospettiva, a cura di Martina Corgnati, ricostruisce, attraverso venticinque oli e altrettante carte, l'intero itinerario creativo di Marignoli: dalle prime prove (1956) ispirate a un paesaggismo lirico di tipo informale, alle composizioni successive di un' astrazione più impulsiva e determinata. La stagione informale di Marignoli prosegue fino al 1962-63 con lavori intensamente materici (gli spessori sono ottenuti attraverso strati di garze e sabbie) e un ciclo di tele astratte (tutte Senza titolo) dai toni in prevalenza rosa o rosso ammorbidito. Segue un periodo di tele sovrapposte, per lo più blu-verdi e il colore forte e nitido, in cui la dimensione informale il passo a un'idea di natura e di spazio come condizione stessa del vedere e dello stare nelle cose. Infine, negli anni Settanta, si schiude un periodo sorprendente: Marignoli dipinge in questa fase una serie di paesaggi, per lo più isole o onde del mare, dallo spiccato andamento verticale e caratterizzati da un segno analitico, indagatore, quasi da agrimensore che procede alla misurazione della terra e delle sue profondità. Lunghi "tagli" trasversali sezionano la visione come uno scandaglio nel senso delle cose.Sono opere molto originali, che s'impongono all'attenzione della critica europea e suscitano il consenso di critici esigenti come Pierre Restany e galleristi di fama mondiale come Denise Renè (Filippo Marignoli fu l'unico artista figurativo che mai espose nel suo spazio a Parigi). Dopo la sua prematura scomparsa, a Marignoli sono state dedicate numerose mostre antologiche, fra cui si ricordano Filippo Marignoli. Opere 1952-1984, Palazzo Racani-arroni, Spoleto (1996); e Paesaggi Verticali, presso l'Honolulu Academy of Arts (primavera 2003). Filippo Marignoli ha fatto parte del Gruppo di Spoleto a partire dal 1954; nel 1956 incomincia una collaborazione con Bruno Sargentini della galleria romana L'attico. L'anno successivo però manifesta il desiderio di partire per gli Stati Uniti e nel 1959 si trasferisce prima a Maui nelle Hawai (patria della moglie Kapiolani) poi, dal 1960, a New York. Torna in Italia nel 1963 e attraversa un lungo periodo di isolamento; poi parte nuovamente, per le Hawai e finalmente per Parigi, dove risiede stabilmente a partire dal 1974. Tornato ancora una volta in Italia, espone a Roma nel 1979 ma nell' 84 le condizioni di salute gli impediscono di continuare a dipingere. Muore a Spoleto nel 1995. La mostra, a cura di Martina Corgnati, rientra nella serie "Arte Antologia" promossa dalla Fondazione Stelline e sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale. L'ingresso alla mostra è libero.  

PITTORI DELLA REALTÀ. LE RAGIONI DI UNA RIVOLUZIONE DA FOPPA E LEONARDO A CARAVAGGIO E CERUTI CREMONA, MUSEO CIVICO ALA PONZONE 14 FEBBRAIO - 2 MAGGIO 2004
Cremona, 4 febbraio 2004 - A dieci anni dalla mostra internazionale (Cremona, Vienna e Washington) dedicata alla pittrice cremonese Sofonisba Anguissola, donna quasi unica a dominare un’epoca, il tardo ‘500, assai poco incline a valorizzare le pittrici, il 2004 trova l’Associazione Promozione Iniziative Culturali (Presieduta da Gian Carlo Corada)protagonista di un nuovo progetto, forse il più grande e impegnativo mai affrontato, nato dall’incontro con una delle istituzioni culturali più autorevoli a livello mondiale, il Metropolitan Museum of Art di New York, diretto dal professor Philippe de Montebello, e con la Regione Lombardia , che coproducono l’evento. Dopo l’Anguissola altre mostre, importanti e di successo, hanno visto l’Apic dialogare con prestigiosi musei in Italia e in Europa, ma con «Pittori della realtà. Le Ragioni di una Rivoluzione da Foppa e Leonardo a Caravaggio e Ceruti» in programma a Cremona al Museo civico Ala Ponzone dal 14 febbraio al 2 maggio 2004, per la prima volta Cremona raccoglie la sfida di una vera coproduzione, complessa e laboriosa ma dall’esito felice: una mostra, affascinante nel tema e nell’altissima qualità dei dipinti e dei disegni esposti, pensata e progettata per due sedi (il Museo civico Ala Ponzone di Cremona, dal 14 febbraio al 2 maggio 2004, e il Metropolitan Museum of Art di New York, dal 27 maggio al 15 agosto 2004) su uno stesso impianto scientifico e con le stesse modalità operative. Scaturita dalla passione e dalla grande competenza dei curatori Mina Gregori, Keith Christiansen e Andrea Bayer, «Pittori della realtà» rivendica le radici lombarde di un naturalismo che ha finito poi per affermarsi in tutta l’Italia settentrionale e ne ripercorre le tappe dalla seconda metà del Quattrocento quando, a Milano, operavano il bresciano Vincenzo Foppa e Leonardo, lungo il Cinquecento e il periodo di formazione del Caravaggio negli anni ‘80, fino, nel Settecento, a Fra’ Galgario e al Ceruti, in una linea ininterrotta che si alimenta via via dell’apporto di artisti accomunati dall’interesse per l’osservazione della realtà. Un progetto quindi di grande valore scientifico e di forte valenza culturale, ma che racchiude anche il significato di un omaggio, sui temi da lei più frequentati in un’intera vita dedicata all’arte, al lungo e prezioso lavoro di Mina Gregori, da sempre in prima linea con piglio battagliero e appassionato. ****** L’importanza della tradizione lombarda nella rivoluzione naturalistica “scatenata” da Caravaggio in Europa – rivoluzione che ha aperto la strada alla modernità – era già stata intuita da Roberto Longhi, che aveva riconosciuto come il pittore, nativo di Caravaggio nella diocesi di Cremona, fosse giunto a Roma con il manifesto della sua rivoluzione realistica. Eppure la presa di coscienza della portata, della forza e delle profonde radici di questa tradizione, che fa della Lombardia la madre del naturalismo moderno, è cosa recente e la mostra, proponendo un excursus attento dei “pittori della realtà” in quest’area geografica, sarà determinante nel consolidare tale interpretazione a livello mondiale, tra gli storici dell’arte e il grande pubblico. Insomma, le ragioni della rivoluzione caravaggesca stanno tutte in Lombardia. Oltre 110 straordinari dipinti e disegni, molti dei quali costituiscono un’assoluta novità per il pubblico italiano ed europeo, sono esposti a Cremona, a mostrare come Caravaggio – di cui si possono ammirare opere capitali quali Il suonatore di liuto, Il cavadenti, il San Francesco in meditazione, – abbia raccolto e portato a maturazione un’eredità ben precisa, che aveva trovato un precursore già in Leonardo, ed era continuata poi nell’opera di tanti artisti bergamaschi e bresciani – da Romanino a Previtali da Lotto a Moretto, da Savoldo a Moroni – e in altri lombardi quali l’Arcimboldi e l’Anguissola, i Campi, i Carracci, Fede Galizia e Tanzio da Varallo. La mostra, che vanta prestiti di dipinti e disegni dai più grandi musei e collezioni private del mondo (The Metropolitan Museum of Art di New York, The National Gallery di Washington, Musée du Louvre di Parigi, The British Museum di Londra, The National Gallery di Londra, Kunsthistorisches Museum di Vienna, The Museum of Fine Arts di Boston, The J. Paul Getty Museum di Los Angeles, Staatliche Museen di Berlino, The Royal Library di Windsor Castle, Southampton City Gallery, Museo e Galleria Borghese di Roma, Galleria Palatina di Firenze, e tanti altri), allarga infine la visuale agli sviluppi successivi al Merisi: a quelle autonome e personali interpretazioni – Baschenis, Ceresa, Campi, Crespi, Fra’ Galgario, Ceruti e altri – che, tuttavia, confermano una fedeltà alla rappresentazione realistica, espressa nel modo diretto con cui gli artisti si sono avvicinati alla natura, in una secolare continuità. Lo spiccato naturalismo di Leonardo e la sua capacità di permeare la successiva produzione artistica lombarda sono evidenziati in mostra da uno straordinario gruppo di quattro disegni del grande maestro, provenienti dalla Royal Library del Castello di Windsor: quattro studi di piante per la preparazione della Leda con cigno, testimonianza pregnante di quel naturalismo su base empirica che è parte fondamentale della sua prodigiosa eredità. E poi opere notevolissime di quella generazione di artisti lombardi che, tanto nel disegno quanto nella pittura, seguirono la rotta tracciata dal maestro. Dai disegni e dipinti di Cesare da Sesto – tra cui un sorprendente studio di albero, evidentemente eseguito guardando un esemplare reale – a quelli di Giovanni da Udine e di Giovanni Antonio Boltraffio: in particolare uno Studio di panneggio proveniente da Oxford – ritenuto da Linda Wolk-simon preparatorio del panneggio del vestito della Madonna Litta – un olio raffigurante una Fanciulla con ciliege, di proprietà del Metropolitan Museum of Art di New York, attribuito a Giovanni de Predis, ma forse di mano proprio del Boltraffio, e ancora uno Studio di testa di donna realizzato a gessetti neri e colorati, che è il suo primo disegno eseguito con questa tecnica introdotta in Lombardia alla fine del ‘400; fino ai dipinti di Bernardino Luini (splendida la Maddalena proveniente dalla National Gallery of Art di Washington, così come la poco nota tela di San Sebastiano da collezione privata newyorkese) e di Andrea Solario. Interessante in mostra anche una accattivante sequenza di disegni con scene di genere, prodotti dal pittore lombardo Polidoro da Caravaggio, che a Roma operò nella bottega di Raffaello: affascinanti per freschezza ed immediatezza, sono un testamento visivo del retaggio lombardo. Nella seconda, ricchissima sezione della mostra spiccano alcuni prestiti importanti: tra i dipinti di Lorenzo Lotto, anch’egli momento chiave di questo percorso, va per esempio ricordato il famoso Ritratto di uomo con cappello di feltro, proveniente dalla National Gallery di Ottawa in Canada, che lo ha acquistato nel 1998 o il Cristo Portacroce dal Louvre di Parigi; di Savoldo la straordinaria Crocifissione, prestata dalla Maison d’Art di Montecarlo e correttamente attribuita all’artista bresciano solo nel 1999; ma anche il famosissimo Pastore con flauto conservato al J. Paul Getty Museum di Los Angeles. Ancora importanti lavori di Moroni da prestigiose collezioni private e la sua penetrante Badessa Lucrezia Agliardi Vertova dal Metropolitan Museum, e poi Moretto, Calisto Piazza, e Previtali (straordinaria e da tanti anni non più visibile la Trinità esposta in quest’occasione), in un alternarsi di opere che spaziano tra tutti i generi, dimostrando come l’attenzione e l’interesse verso la natura si sia manifestato nell’arte lombarda attraverso tendenze diversificate: l’osservazione della realtà, l’interesse per la rappresentazione dal vivo e l’uso empirico della luce, la presenza di una pittura religiosa fondata sulla realtà umile, lo scambio tra lingua e dialetto e lo sviluppo del ritratto non idealizzato, la natura morta e la pittura di genere. Anche gli artisti che operarono in Lombardia nei decenni precedenti, contemporanei e immediatamente successivi al breve periodo di attività del Caravaggio (terza sezione della mostra), mantennero vivi i germi di questa tradizione che esploderà nella Roma manierista con Michelangelo Merisi, il quale, avviando una rivoluzione epocale, dichiarerà esplicitamente di riconoscere come sola maestra la natura. Ecco dunque i lavori di Sofonisba Anguissola di cui lo stesso Vasari riconosceva e ammirava il realismo e della quale a Cremona si può ora ammirare anche un eccezionale Autoritratto in miniatura proveniente dal Museum of Fine Arts di Boston; ecco le opere del cremonese Vincenzo Campi popolate di fruttivendoli, cuoche e popolani; ecco Annibale Carracci, che getta prima ancora di Caravaggio i semi della rivoluzione naturalistica. La più esplicita testimonianza della vitalità della koiné naturalistica lombarda nel corso del Seicento è testimoniata, nell’ultima sezione della mostra, dalle opere soprattutto di Carlo Ceresa e del conterraneo Baschenis, che in comune hanno il medesimo atteggiamento di fedeltà all’osservazione del reale e di resistenza alle mode culturali; mentre il Settecento vede portare avanti, seppure in pieno illuminismo, le istanze del realismo lombardo soprattutto da due autori: Vittore Ghislandi, alias Fra’ Galgario, che con sguardo lucido e disincantato, libero da pregiudizi e da encomiastiche idealizzazioni, osserva e giudica la propria epoca, e Giacomo Ceruti, con la sua umanità dolente così diversa dalle figure di poveri e viandanti divulgate dai Bamboccianti o dalle incisioni d’oltralpe del secolo precedente. Non c’è astrazione e tipizzazione: la potenza del dettato naturalistico e l’infallibilità del dato ottico-percettivo oltre che l’assenza di ogni facile sentimentalismo fanno la differenza, dimostrando ancora una volta che i pittori lombardi “imitavano la natura ancora di più” delle altre scuole di pittura in Italia. Curatori della mostra: Mina Gregori a Cremona, in collaborazione con il Museo civico Ala Ponzone Keith Christiansen e Andrea Bayer al Metropolitan Museum of Art di New York Informazioni Apic Cremona: tel. 0372 31222 www.Cremonamostre.it  - apic@digicolor.Net

EDOARDO DEVETTA DALL’ICONISMO ALL’INFORMALE NELLA TRIESTE DEL SECONDO DOPOGUERRA TRIESTE - MUSEO REVOLTELLA - MUSEI DEL CANAL GRANDE DAL 5 DICEMBRE 2003 AL 29 FEBBRAIO 2004
Trieste, 4 febbraio 2004 – La città giuliana dedica, a dieci anni dalla scomparsa, una mostra a Edoardo Devetta (1912- 1993), uno dei protagonisti della pittura del secondo novecento, nella nuova sede dei Musei del Canal Grande e negli spazi di Carlo Scarpa del Museo Revoltella. “Edoardo Devetta. Dall’iconismo all’Informale nella Trieste del Secondo Dopoguerra” - presentata da Maria Masau Dan, Direttrice del Museo e da Paola Barbara Sega, curatrice della mostra e del catalogo, edito da Comunicarte - sarà aperta al pubblico fino al 29 febbraio 2004 nelle due sedi del Museo Revoltella e della Sala Leonardo dei Musei del Canal Grande (orari: 10.00 - 13.00 / 16.00 - 19.00 dal martedì alla domenica). L'itinerario espositivo comprende oltre 90 opere rappresentative del percorso pittorico dell’artista che si snoda nell’arco del secondo dopoguerra: dai primi paesaggi iconici degli anni quaranta fino all’informale, linguaggio che gli consentì di esprimere pienamente le sue doti attraverso l’uso straordinario del colore. L’esposizione consente, attraverso quadri, documenti, testimonianze, fotografie, di ricostruire il contesto culturale all’interno del quale è nata e maturata la personalità dell’artista, una delle figure più rappresentative della “triestinità”, durante un periodo storico tra i più travagliati e fervidi della città, che si accinge a festeggiare il 50° anniversario della ricongiunzione all’Italia. La mostra è suddivisa in quattro sezioni tematiche: "Il precoce dualismo fra primitivismo lirico e sintesi picasso-matissiana" (Donna seduta, 1946); "I nudi e la serie delle case in collina e dei paeseggi" (Paesaggio, 1957); la sezione "Breve sguardo alle opere dedicate al tema del sacro" (Crocefissione blu, 1960) e infine "Il modulo del plesso informale" (Festa in mare, 1963). Personaggio di grande gentilezza d’animo, Devetta fu molto amato a Trieste e profondamente legato alla sua terra di cui si trovano richiami e vibrazioni cromatiche in tutta la sua produzione. Scelse di dedicarsi alla pittura quando, nel 1940, incontra Tomea durante la guerra, compagno d’armi in un reparto del Genio, divenuto poi amico e maestro, che lo sprona e lo introduce nella Milano degli artisti: viene così in contatto con il gruppo di Corrente e si avvicina al gruppo degli Otto (Afro, Birolli, Corpora, Turcato, Moreni, Morlotti, Santomaso, Vedova). Pur mantenendo rapporti con gli esponenti dei molti diversi movimenti, dal Fronte Nuovo delle Arti al Gruppo d’Arte Classica Moderna fino al Gruppo degli Otto e a Corrente, procede nella sua ricerca “solitaria” e inizialmente, da indefesso autodidatta - come lo definisce Paola Barbara Sega nell’intervento in catalogo – “si informa con alacrità su tutto quanto gli può essere utile per superare l’autorità e l’austerità delle forme tomeiane". Così procede la sua evoluzione che, attraverso continui e molteplici passaggi, lo porterà all’informale. Dai paesaggi urbani dei primi anni ’40, solidi e compatti, inseriti in una severa impostazione prospettica di matrice “cézanniana”, Devetta affronta una pittura dalle forme più morbide e armoniose come nella serie dei Nudi nei quali, avvicinandosi a modi picasso-matissiani, dimostra il desiderio di dedicarsi ad un più vivace sperimentalismo. Nei primi anni ’50 l’artista si rivolge a una nuova serie di paesaggi che, a differenza delle prime vedute di Trieste e Udine ancora legate nei modi e nell’impostazione a Tomea, presentano una particolare originalità nell’appiattimento della prospettiva in favore di una netta distribuzione orizzontale degli elementi compositivi. La rappresentazione figurativa sfuma progressivamente in un ricordo evanescente e il colore diventa protagonista assoluto assumendo un ruolo autonomo sulla tela con una forte presenza fisica e con dense spatolate che consentiranno a Devetta di rafforzare una sorta di identità con il cromatismo della pittura veneta avvicinandosi sempre di più al colorismo tonale di Afro e Santomaso e alle caratteristiche espressive di Ennio Morlotti. Così Devetta si avvicina definitivamente alla pittura informale che rimarrà il suo linguaggio espressivo predominante. Appartengono a questo periodo le opere esposte nella Biennale di Venezia del 1966. L’informale di Devetta si riconosce per una pittura astratta ed evocativa, in cui resta pur sempre riconoscibile il disegno del paesaggio all’interno del corpo del dipinto che si fa via via più denso e materico, carico di quel tipico colorismo di matrice veneta. Una particolare attenzione merita la svolta verso l’informale che coinvolge anche la produzione sacra di Devetta. La serie delle Crocifissioni degli anni Sessanta, dove l’anatomia essenziale del Cristo rappresentato è “intrisa di informe”, si distacca dalle opere dedicate al sacro degli anni Quaranta fortemente ispirate alla ieraticità dello schema compositivo dei Dugento - trecentisti senesi e toscani. La vastissima produzione pittorica di Devetta, attesta l’urgenza di un’indagine capillare sulla cultura visivo-multimediale (cinema, fotografia, ecc.) della Trieste dell’immediato secondo dopoguerra per sviscerare la continuità degli impulsi culturali di una città bellissima che ha vissuto, in quegli anni, un clima di grandi travagli. Trieste, pur mantenendo, come prezioso sacello, tutte le linfe che hanno irrorato la sua cultura internazionale della prima metà del Xx secolo, rappresenta proprio oggi un modello di comunità realmente multiculturale e niente affatto periferica, così come avviene per altre città in Europa, come Nizza, Montpellier, Nancy, Linz e Salisburgo ovvero Glasgow ed Edimburgo, o ancora Dusseldorf, Norimberga, Stoccarda, dove esistono realtà locali di grandissimo interesse internazionale.

IMPROVVISO COME DONNA: 7.O FESTIVAL DI CULTURA E MUSICA JAZZ CHIASSO (TICINO, CH)
Chiasso, 4 febbraio 2004 - Saranno il canto e la creatività al femminile le tracce del 7.O Festival di cultura e musica jazz di Chiasso, che si terrà tra il 12 e il 14 febbraio prossimi con un’appendice domenica 15 -ex fabbrica Calida- a Brunate (Co), e che si annuncia sin d’ora ricco di allettanti eventi - tra jazz di tradizione e nuove contaminazioni, cinema e esposizioni, cucina e vini scelti – all’insegna dell’incontro e dell’evasione di qualità. L’edizione 2004 di questa innovativa rassegna - che è riuscita a ritagliarsi uno spazio e un profilo ben definiti all'interno delle manifestazioni musicali della regione – renderà omaggio all’arte di Billie Holiday (1915-1959), vera icona del jazz e fra le più alte espressioni della vocalità nero-americana. La figura di Lady Day, così era chiamata, farà da tela di fondo a un programma come sempre trasversale e fuori dagli schemi, per nulla celebrativo, e aperto alle più diverse espressioni e forme contemporanee. “Improvviso come donna”, questo il titolo della rassegna, proporrà un tragitto di alto spessore artistico tra classicità del jazz e nuove contaminazioni, musicalità mediterranea e nordica, senza dimenticare di mettere in rilievo le specifiche scene svizzera e italiana. Tra le protagoniste del Festival vi saranno, nella serata inagurale, la straordinaria vocalist portoghese Maria João e quella che è considerata tra le stelle emergenti del canto jazz contemporaneo, la svizzera Susanne Abbuehl. Non mancherà la grande tradizione vocale americana con la presenza di una signora del jazz quale Sheila Jordan (con l’Esp Trio), mentre alla ricerca di nuove forme espressive - tra radici mediterranee e improvvisazione - si muovono due “primedonne” del jazz italiano, la cantante Maria Pia De Vito e la pianista Rita Marcotulli. Spazio verrà dato anche al jazz strumentale, con il fantastico trio francese composto dal sassofonista/clarinettista Louis Sclavis, dal bassista Henri Texier (un gradito ritorno a Chiasso il suo) e dal batterista Aldo Romano, nonché nell’incontro tra il grande sassofonista statunitense Sonny Fortune e il trio di Antonio Faraò, ormai uno dei più affermati pianisti europei della giovane generazione. Dopo mezzanotte il programma sarà completato - all’insegna del nuovo jazz - dai concerti afterhours, tra groove, funk, hip hop, nuova elettronica e moderni ritmi urbani, e fino a tarda notte da vari set di Djs. Da Ginevra arriveranno i Kera, mentre da Oslo (capitale assoluta del nuovo jazz europeo nell’ultimo decennio) caleranno i Beady Belle con la loro magica vocalist Beate Lech. Da segnalare, quali eventi collaterali, la mostra del fortunato fumetto Billie Holiday degli illustratori Muñoz e Sampayo, aperta in concomitanza con il Festival, nonché l’anteprima al Cinema Teatro il 4 febbraio con una serata cinematografica a cura di Mr. Jazzfilm Theo Zwicky che proporrà filmati del periodo compreso tra il 1935 e il 1952 nel segno delle ladies del jazz. Il Festival si chiuderà con il concerto comasco di domenica 15 febbraio: al Ristorante Bellavista di Brunate (ore 11.30) si esibirà il quartetto della brava cantante Maria Patti in un ultimo omaggio a Lady Day (il concerto è gratuito). Dopo il Magazzino 6 della stazione Ffs e - lo scorso anno - il Jazzgarage ex-Martinelli, il Festival contribuirà in questa prossima occasione a rivalutare un altro spazio recuperato della città di confine, la ex fabbrica di sigari “ La Nazionale ”, poi diventata sede della Calida, uno stabile postindustriale che si inserisce – in via Dante Alighieri, accanto al Cinema Teatro – in quello che si profila come il futuro centro della cultura di Chiasso. La rassegna, con il suo programma così ricco e diversificato, vuole essere un momento culturale e ricreativo di qualità, rivolto non solo agli appassionati di jazz ma piuttosto ad un pubblico ampio e curioso. La formula sperimentata negli scorsi anni, all’insegna dell’incontro transgenerazionale e transfrontaliero, si riproporrà nel suo carattere originario, consolidato nei suoi tratti così fortemente innovativi e nel suo mood multidisciplinare. Tutte le serate avranno inizio alle ore 20.30, con apertura delle porte e possibilità di cenare a partire dalle ore 18.30. Concerto a Brunate domenica alle ore 11.30. Il Festival di cultura e musica jazz è promosso dall' Ufficio Cultura di Chiasso, in collaborazione con Seipercomo e la Rete Due della Radio Svizzera e con il sostegno di Coop Cultura, Age Chiasso, Stato del Canton Ticino, Swiss Airlines, Pro Helvetia, Nuova Casinò Kursaal del Mendrisiotto S.a., Chicco d'Oro e di altri enti pubblici e privati. Programma: Mercoledi 4 febbraio – Cinema Teatro, dalle ore 20.30 Cinejazz in anteprima “Ladies in jazz (1935-1952)” Selezione di filmati 16 mm a cura di Theo “Mr. Jazzfilm” Zwicky Gradito ritorno a Chiasso di Mr.jazzfilm, che presenterà una selezione di filmati dalla sua sconfinata cineteca che vedono protagoniste le donne nel mondo del jazz. Strumentiste, cantanti, ballerine, componenti di formazioni vocali saranno al centro di un fulgido caleidoscopio di immagini e suoni che ci riporterà all’epoca d’oro del jazz. Una collezione di vere e proprie chicche con le signore del jazz, ma anche astri nascenti e artiste sconosciute rimaste soltanto nel cuore di qualche ammiratore attempato, come Helen Humes, Ida James, Connie Haines, Dorothy Dandridge, Peggy Lee, Sister Rosetta Tharpe, Sarah Vaughan, Sunny Gale, Billie Holiday, Ann Lee, il gruppo vocale 4 King Sisters, Taylor Maids, Andrews Sisters, il trio della sensazionale pianista Martha Davis, l’orchestra femminile della ballerina Ina Rae Hutton e la cantante-ballerina Rita Rio. Ad accompagnarle, le formazioni di alcuni “principi azzurri” del jazz come ‘Count’ Basie Septet, Nat ‘King’ Cole Trio, Dave Barbour Quartet e le orchestre di Cee Pee Johnson, ‘Lucky’ Millinder e Wingie Manone. Una splendida dimostrazione di come il ruolo delle donne nella storia della musica afro-americana sia stato troppo spesso sottovalutato e misconosciuto. Giovedì 12 febbraio, ore 20.30: “Susanne Abbuehl “All The Way” La stella nascente del jazz vocale europeo” Susanne Abbuehl voce; Wolfert Brederode piano. Susanne Abbuehl è una delle rivelazioni più folgoranti degli ultimi anni. Per April - album d’esordio per la Ecm , 2001 - la critica specializzata ha tessuto plausi incondizionati, scrivendo che da anni non si assisteva a un debutto così convincente. Lontane da cliché sentimentali, le sue liriche sono considerate autentiche gemme, da cogliere con naturalezza: “Love is a deeper season than reason”. Parole mai banali, sorrette da un’interpretazione elusiva e di audace semplicità, che lascia sgorgare la purezza del suono. La sua voce è limpida e sensuale, sospesa in un equilibrio sereno e confidenziale. Un piccolo miracolo generato anche dalla bravura dei musicisti - gli stessi che suoneranno a Chiasso - che si distinguono per la misura e la raffinatezza degli interventi. Un progetto che si richiama non a caso a Carla Bley, al poeta Edward Eistlin Cummings e a Thelonious Monk, di cui rielabora una preziosa e quasi irriconoscibile Round Midnight. Nata a Berna nel 1970, Abbuehl si avvicina alla musica a soli sette anni. A 17 anni è a Los Angeles a studiare canto con Jeanne Lee, sua mentore, con la quale collabora a più riprese. Di ritorno in Europa, si diploma al Conservatorio Reale a L’aia in Olanda. La passione per l’apprendimento (si è specializzata anche in canto hindoustani) si intreccia con quella per l’insegnamento all’Alta Scuola di Musica di Lucerna e di Basilea. Susanne Abbuehl al Festival di Chiasso presenterà un programma inedito dedicato a Billie Holiday Ore 22.30: “Maria Joao - Mario Laginha Group” La straordinaria vocalist portoghese con il suo affiatatissimo ensemble. Maria Joao voce; Mario Laginha piano; Yuri Souza contrabbasso; Alexandre Frazao percussioni. Nata a Lisbona da padre portoghese e madre mozambicana, Maria Joao rivela ben presto un carattere ribelle, tanto da venir espulsa da cinque collegi. A diciassette anni, si dedica allo sport (“la mia salvezza” avrà modo di dire), diventando cintura nera di aikido e maestra di nuoto. In seguito si iscrive ai corsi jazz dell’Hot Club di Lisbona. A ventisette anni lascia lo sport e sceglie la via del jazz. Artista istintiva ed elegante, approfondisce il repertorio di Billie Holiday - inserisce, fra l’altro, il classico Blue Moon nel primo album. E si consolida come interprete dal timbro inconfondibile. Per cinque anni lavora con la pianista giapponese Aki Takase, che la inizia all’improvvisazione e al free. Collabora con Nils Henning Örsted-pedersen, Miroslav Vitous, David Friedman e Charlie Mariano. Nel 1991 inizia il lungo sodalizio con il raffinato pianista Mario Laginha, che diventa suo arrangiatore e orchestratore. Con lui realizza alcuni splendidi album, tra cui spiccano Fabula, con Dino Saluzzi e Ralph Towner, e Lobos, Raposas e Coiotes, in collaborazione con l’Orchestra Sinfonica di Radio Hannover, che molti critici considerano la loro migliore ricerca. Nel 2003 pubblica Undercovers, dove rivisita con stile classici di Tom Waits, Bjork, Caetano Veloso, Antonio Carlos Jobim e i Beatles. Ore 24 dj-set: “Dj Toshka & Lorem Ipsum (tech & minimal house, electro, d’n’b, nujazz)” Dietro lo pseudonimo di Dj Toshka, si cela Teodora Gutarra Salas, nata a Sofia, trasferitasi in Svizzera e dal 1999 dj residente all’Alcatraz di Riazzino per due anni. Una carriera che decolla a velocità supersonica verso Ibiza, capitale della dance, che la vede protagonista nelle estati 2001 e 2002 in diversi locali come il Mambo bar, Morgana, Bluse e Bora-bora. Il gusto per la scoperta le fa sperimentare diverse tendenze musicali che poi miscelerà nei club di Spagna, Bulgaria, Francia, Italia e Svizzera (Mad, Losanna; D-lite, Zurigo). Lorem Ipsum è Raffaella Ferloni, illustratrice e grafica, luganese d’adozione, travolta dalla passione per la musica, tanto da averne sempre più a che fare. Sue le copertine per i cd dell’Etnic Bar, illustrazioni per riviste sulla Street Parade, per la discoteca Alcatraz e per diversi avvenimenti techno. Ha anche realizzato diverse esposizioni di quadri ispirati al jazz. Da qualche anno è passata alla musica attiva mixando nei migliori locali del Ticino: Livingroom, Bar Oops, Garage Music, La Fabbrica e ai gay-party di Sessa, Losone e Castione. Un after-jazz unico e trepidante che vedrà alternarsi alla consolle le due muse della pink-house svizzera-italiana. Venerdì 13 febbraio, ore 20.30: “Sclavis-texier-romano” Tre giganti del jazz francese riuniti in un fantastico “power- trio”. Louis Sclavis clarinetti e sassofoni; Henri Texier contrabbasso; Aldo Romano batteria. Mitico trio del jazz francese degli ultimi vent’anni, Louis Sclavis, Henri Texier e Aldo Romano sono legati da una solida amicizia che dura dagli anni Settanta, dalla voglia di sperimentare nuovi percorsi musicali e dal piacere di suonare insieme. Nomadi per vocazione, hanno dato vita a memorabili tournée iniziatiche attraverso il continente africano, di cui v’è traccia nella Suite Africane: Carnet de Routes (1993) e Water Buffalo (2000). Sclavis è un musicista eclettico, pluripremiato, con diversi Django d’oro nel carniere, autore di progetti musicali sempre originali, come il recente impedibile Napoli’s Walls. Stilista del contrabbasso, Texier ha iniziato non ancora ventenne ad accompagnare figure storiche del jazz come Dexter Gordon e Bud Powell nei loro soggiorni parigini. Per poi continuare nell’European Rhythm Machine, con Phil Woods, Daniel Humair e George Gruntz; e come creatore dei progetti “azzurri”, con cui partecipò al Festival di Chiasso nell’anno delle “balene mingusiane” (1999). Bellunese emigrato giovanissimo in Francia, Romano è un batterista elegante che ha suonato con Jackie Mclean, Woody Shaw, Don Cherry, Palle Danielsson, nel verace Italian Quartet con Fresu, D’andrea e Di Castri. E con un giovane pianista allora, nel 1969, non ancora famoso: Keith Jarrett. Ore 22.30: “Sheila Jordan & Esp Trio” La voce storica del jazz statunitense. Sheila Jordan, voce; Roberto Cipelli piano; Attilio Zanchi contrabbasso; Gianni Cazzola batteria. Sheila Jeanette Dawson nasce il 18 novembre 1928 a Detroit. A 11 anni comincia a suonare il piano e a cantare per sfuggire alla povertà di una zona mineraria della Pennsylvania. I club di Detroit si accorgono di questa ragazzina talentuosa che si esibisce in un trio vocale: Skeeter, Mitch and Jean. Negli anni Cinquanta si trasferisce a New York dove sposa Duke Jordan, pianista di Charlie Parker. Bird resta la sua principale referenza e le riserva tenere parole d’ammirazione: “Sheila ha un orecchio musicale che vale un milione di dollari!”. Niente di meglio allora che affinare il suo capitale musicale con Charles Mingus e Lennie Tristano; e debuttare per la Blue Note con un album notevole: Portrait of Sheila. Nei decenni successivi, collabora con Stan Getz, Carla Bley, Roswell Rudd, i bassisti Steve Swallow, Harild Andersen e Harvie Swartz e realizza il suo sogno di incidere con un quartetto d’archi (Heart strings). Meno nota di quanto meriti - negli anni Settanta per mantenersi lavora anche come impiegata - Sheila, oltre ad essere un’entusiasmante cantante scat e una splendida interprete di ballads, è una tra le poche vocalist che possa improvvisare in tempo reale dei testi logici, spesso in rima, e sovrapporre le melodie agli accordi in uno stile screziato che non sarebbe dispiaciuto a Lester Young. Accompagna Sheila Jordan un trio di ottimi musicisti con cui suona sin dal 1998, anno d’uscita del loro live Sheila’s back in town. Da dieci anni, E.s.p. È un piano-trio curioso e aperto a sempre nuovi percorsi come testimonia l’Omaggio a Leo Ferré con Paolo Fresu e Gianmaria Testa. Tra le collaborazioni eccellenti, mezza storia del jazz moderno: Steve Lacy, Tom Harrell, Gianluigi Trovesi per Roberto Cipelli; Lee Konitz, Sam Rivers, Dave Liebman per Attilio Zanchi; Gerry Mulligan, Charlie Mariano, Clifford Jordan e…Billie Holiday per il sempreverde e swingante Gianni Cazzola. Jazzafterjazz, ore 24.00: “Kera (jazz, rock, soul, hip hop, electro)” Claire Huguenin voce; Alex Pillonel voce/rap; Yann Altermath sax; Sébastien Gosteli chitarra; Olaf Gabriel tastiere; Dj Luca giradischi; Nicolas Pittet batteria; Christophe Farine basso elettrico. Il gruppo è nato nel 1997 dalla visione di tre ingegnosi musicisti ginevrini: Nicolas Pittet (batteria), Cristophe Farine (basso) e Sebastien Gosteli (chitarre); e si propone di realizzare una sintesi tra alcune espressioni musicali contemporanee - jazz, rock, soul, electro – cercando di evitare le ricette di tendenza. La scommessa riesce qualche anno più tardi. Il progetto si concretizza nell’album One by One (2003), mosaico fluido dove le varie forme musicali interagiscono con spirito aperto e coerenza, rafforzandosi reciprocamente e sorprendendo ad ogni ascolto. All’album partecipano una ventina di musicisti che apportano il loro contributo liberamente, ciò che conferisce freschezza all’operazione. Grazie alla programmazione nelle playlists di Couleur3 cominciano a farsi notare e a effettuare diversi concerti nei principali club e festival svizzeri di elettronica. A Chiasso, si presentano con una formazione dinamica e ribollente di otto elementi tra cui, oltre alla cellula base, due cantanti, dj, fiati e piano. Non pensate al jazz e lo ritroverete. Segue: Dj set: “Dj Ter (minimal drum’n’bass)” Architettura o musica? A sei anni di distanza, è la passione per la musica elettronica a prevalere e che fa partecipare Terry-ann Frencken alla scena elettronica torinese, una delle più interessanti della vicina penisola. Dal 2000, diventa dj resident di Xplosiva, in serate con artisti del calibro di Jeff Mills, Richard Fearless, Justin Drake. Comincia poi a definire un percorso più personale insieme a Marco Palmieri aka Tuscanica, dello studio 2020K, con il quale collabora al progetto Und, il cui album d’esordio Maxfield è in uscita in questi giorni. Segue Fairyter, set di musica elettronica minimale con la partecipazione di un coro di bambini che canta filastrocche. Date ai Magazzini Generali-milano, Mazzo Club-olanda, Halcyon Club-n.y.c. E residenze al Film Festival 2003-Venezia, alla Fondazione per l’arte contemporanea Sandretto Re Rebaudengo-torino fanno sì che il suo suono essenziale e armonico, dai forti beat contrastati, cominci a circolare e a rendersi ben presto riconoscibile. Forse il miglior complimento per una dj tra le più originali. Sabato 14 febbraio, ore 20.30: “Maria Pia De Vito – Rita Marcotulli” Primedonne del jazz italiano, tra mediterraneità e improvvisazione Maria Pia De Vito voce; Rita Marcotulli pianoforte. Per un festival, una delle cose più belle è poter presentare una formazione nel pieno della maturità stilistica ed espressiva. Maria Pia De Vito fa parte ormai del pantheon delle vocalist contemporanee: Down Beat l’ha inserita nella categoria Beyond Artist del 2001 con Cesaria Evora e Joni Mitchell. Mentre Rita Marcotulli è la pianista italiana più richiesta a livello internazionale. Insieme hanno dato vita ad un progetto che è andato via via crescendo e affinandosi. Con Nauplia (1994), partono dalla commistione tra cultura musicale napoletana e improvvisazione, che si focalizza attorno all’opera del drammaturgo Raffaele Viviani: Fore Paese e in Triboh, altro lavoro di spaesamenti musicali. Negli ultimi anni, la matrice etnica si attenua e si apre alla sperimentazione, grazie anche all’utilizzo di stratificazioni ritmiche e loops vocali, situazioni rarefatte, che fanno risaltare la purezza di timbro della De Vito e il pianismo personale e lirico della Marcotulli, senza trascurare il comune gusto per la melodia e la ricerca armonica. Maria Pia De Vito ha collaborato con Kenny Wheeler, Joshua Redman, Joe Zawinul e realizzato vere e proprie chicche come i cd Verso (in trio con John Taylor e Ralph Towner) e Nel respiro (dove al trio si aggiungono Steve Swallow e Patrice Heral). Rita Marcotulli ha suonato con Chet Baker, Steve Grossmann, Pat Metheny, Dewey Redman, Nils Petter Molvaer, Pino Daniele. Attualmente è attiva in diverse formazioni tra cui un trio a proprio nome con Palle Danielsson e Bob Moses. Ore 22.30: “Sonny Fortune meets Antonio Farao’ Trio” Incontro ad alta tensione Usa-europa. Sonny Fortune sax alto; Antonio Faraò pianoforte; Martin Gjakonovski contrabbasso; Dejan Terzic batteria. Cosa succede se uno dei migliori alto-sassofonisti coltraniani sale a bordo della fiammante spider jazzistica dell’ormai affermato pianista italiano? Nato a Philadelphia nel 1939, Sonny Fortune si trasferisce nel 1967 a New York dove non tarda a farsi notare nell’affollata scena hard bop della Grande Mela. Incide con i giganti Mccoy Tyner, Leon Thomas, Nat Adderley, Buddy Rich e Dizzy Gillespie. Tra il 1974 e 1975 è protagonista di ben quattro opere fusion di Miles Davis: Big Fun, Agartha, Pangaea e Get Up With It. Negli anni Ottanta, il batterista Elvin Jones, tra i suoi primi contatti newyorchesi, lo coinvolge a più riprese nella sua Jazz Machine e nella Coltrane Legacy Band. In veste di leader incide una dozzina di album tra cui spicca In the Spirit Of John Coltrane. Per Down Beat è uno tra i più riusciti omaggi a Trane e lo accredita, per spiritualità del soffio e penetrante vitalità, nella ristretta schiera dei suoi eredi …supremi. Nello speciale concerto di Chiasso, il grande sassofonista interagirà con Antonio Faraò, talento precoce del jazz italiano (ricordate le serate all’Osteria del Teatro?) che ha saputo confermarsi come uno dei pianisti più intensi della scena internazionale. E con due musicisti di scuola balcanica: il propulsivo bassista macedone Martin Gjakonovski e l’apprezzato batterista bosniaco, da molti anni in Germania, Dejan Terzic. Jazz da 240 cavalli. Jazzafterjazz, ore 24.00: “Beady Belle (jazz, soul, drum’n bass, r’n’b)” Beate S. Lech voce, campionamenti, Jorn Oein tastiere, Marius Reksjo basso acustico e elettrico, Erik Holm batteria. Beady Belle rifulge nella scena musicale norvegese, qualificandosi tra le più interessanti formazioni tra jazz, elettronica e nuove sonorità. Beady Belle (letteralmente “bellezza perlacea”) nasce con l’alleanza creativa tra la splendida cantante Beate S.lech e il poliedrico contrabbassista Marius Reksjo. Beate, conclusi gli studi al conservatorio di Oslo, comincia ad esibirsi con gruppi innovativi come Insert Coin, la trip hop band Folk & Rovere e Metropolitan, progetto jazz della Sony con il leggendario chitarrista Jon Eberson. Nel 1999, Beate è chiamata dal geniale pianista e produttore Bugge Wesseltoft ad incidere per la giovane casa Jazzland. Come un folletto, Beate decide di fare tutto nello studio di casa sua: composizioni, arrangiamenti, testi, programmazioni, registrazioni. Coinvolge nella creazione l’amico Marius, figura centrale della scena underground scandinava, avendo collaborato con Eivind Aarset, Bugge Wesseltoft e il gruppo danese The Savane Rose. Nascono allora due album bellissimi: Home (2001) e il recente Cewbeagappic (2003), magiche commistioni di jazz, soul, drum’n’bass e r&b, che li lanciano sulla scena dei club di mezzo mondo. Beady Belle, dal groove sofisticato e dalle sonorità scintillanti, è un piacere per le orecchie e per i corpi chiamati al movimento. Très chic. Segue: “Dj set Dj Kay Zee (experimental black music)” Pioniere del rap, influenzato da artisti come Grandmaster Flash, Kurtis Blow, Public Enemy, James Brown, nel 1987, vince il titolo nazionale di dj e partecipa ai campionati mondiali a Londra. Come dj e produttore è attivo per tre anni nel collettivo hip hop zurighese Primitive Lyrics con il quale riscuote un certo successo. Nel 1994, fonda con Rockmaster K, suo migliore amico, la propria etichetta discografica: Suntic Records; con la quale esplora territori musicali più vicini ad artisti come Hendrix, Velvet Underground, Georg Clinton e alla musica dub. Realizza il suo primo album London Ragamuffin, 1995: con Daddy Foster, E.k.r e Ten-shi. Con Chritz + Chratz + Angela, si avvicina al mondo dell’arte sperimentale dove trova ampia comprensione per la propria musica. Con dischi e bagagli parte alla volta dei club di Parigi, New York e Francoforte. Attivo sulla scena di Zurigo dove si esibisce regolarmente è stato tra i protagonisti all’ultimo Lethargie, party conclusivo alla Rote Fabrik in occasione della Street parade. Domenica 15 febbraio Brunate (Co) Ristorante Bellavista, ore 11.30 Il concerto è gratuito “Maria Patti Quartetto” Maria Patti voce, Giuseppe Emmanuele pianoforte, Alberto Amato contrabbasso, Stefano Bagnoli batteria. Il festival si conclude con un omaggio, un ultimo, a Billie Holiday: un profilo artistico ed umano di Lady Day attraverso le sue canzoni più belle: Strange Fruit, God Bless the Child, Lover Man, My Man, These Foolish Things e molte altre perle che ci riporteranno nella magica atmosfera di un’epoca ormai lontana e indimenticabile. Protagonista è la voce suadente di Maria Patti. Diplomata in pianoforte e con alle spalle alcuni stage con cantanti americane, Patti è un'interprete tra le più raffinate della scena jazzistica italiana. Ad accompagnarla, alcuni musicisti italiani dal solido bagaglio: come il pianista, compositore, direttore e arrangiatore Giuseppe Emmanuele (Phil Woods, Joe Hendricks, Enrico Rava e un sempre più compianto Massimo Urbani tra gli accrediti), il contrabbassista Alberto Amato (Amato Jazz Trio) ed il batterista Stefano Bagnoli, riconoscibile da uno stile costantemente in equilibrio tra jazz classico e moderno, funambolico nell'uso delle spazzole, soprannominato, non a caso, Brushman). Quest’ultimo ha esordito non ancora quindicenne nel gruppo di Paolo Tomelleri e ha suonato con i grandi Clark Terry, Johnny Griffin, Lee Konitz e Enzo Jannacci. Inoltre durante la manifestazione: “jazzcomics” Chiasso, Ex-fabbrica Calida, in concomitanza con il Festival Billie Holiday Esposizione delle tavole originali del fumetto di Muñoz e Sampayo. Gli argentini Josè Muñoz e Carlos Sampayo sono due maestri del fumetto mondiale. Allievo di Hugo Pratt e Alberto Breccia, Muñoz lascia l'Argentina nei primi anni Settanta, segnata dalla feroce dittatura, per trasferirsi in Europa. Nel 1974 incontra Sampayo, che proviene dalla pubblicità e con il quale dà vita ad una delle collaborazioni più intense della storia del fumetto. Un sodalizio basato sull'amore per il cinema, il jazz, il tango e la letteratura, per autori come Cortazar, Arlt, Hammet, Chandler, Goodis. Dal loro incontro nascono alcune opere miliari della storia del fumetto, come quelle del detective Alack Sinner che, apparso nel 1975 su Linus, rinnova in profondità i canoni del fumetto poliziesco. Detective amaro e disilluso, perdente, perché perdere è condizione esistenziale, ma anche l'unico modo di preservare la propria dignità in una società corrotta e disgregata, Alack Sinner assume i tratti di uno Steve Mc Queen albino alla ricerca perenne di un senso ancora possibile di giustizia. Il fumetto Billie Holiday, che viene presentato in mostra a Chiasso, in occasione del Festival jazz, rappresenta un momento cruciale della loro carriera e anche una delle più riuscite incursioni dei comics nel mondo del jazz. Giocata su più livelli - la ricerca documentaristica di un giornalista, il ricordo frammentato di Alack Sinner, gli estratti della cronaca dell'epoca - l'opera è la toccante narrazione della vicenda umana della cantante: la relazione con Rufus, suo magnaccia e amore impossibile; l'amicizia elettiva con il sassofonista Lester Young; la dipendenza dalle droghe, che la rende vittima di una persecuzione impietosa; la solitudine di una donna alle prese con una società perbenista e razzista, riluttante ad accettare una donna di colore come una delle artiste più lucenti del firmamento musicale americano. Il tratto espressionista di Muñoz esprime tutta la drammaticità del personaggio. Ed è molto jazz, dove il nero irrompe lancinante nel bianco-silenzio della tavola, come un assolo di Pres. Jazzfactory & dintorni progetto d’interni a cura di Paolo Cavalli, Andreas Gysin, Jordi Riegg, Sidi Vanetti. Infolink: www.Jazzfestivalchiasso.ch  

PUNTOG NUOVE INIZIATIVE, CAMBIO DI FORMAZIONE, DATE CONCERTI
Milano, 4 febbraio 2004 - Un'altra iniziativa coinvolge i Puntog: da febbraio la band si occuperà della direzione artistica di un locale in provincia di Brescia, tutti i venerdì del mese i Puntog organizzeranno Abbey Road serata dedicata alla musica dal vivo. Le intenzioni della band sono quelle di costruire uno spazio per promuovere e sostenere la scena musicale locale, un luogo di incontro per chi fa ed ama la musica. Abbey Road – c/o discoteca Capital Music (Pisogne/brescia). Ingresso gratuito. Programma di febbraio del locale: 06/02 Cerveza; 13/02 Bogartz; 20/02 Blank Dirk; 27/02 T.h.u.m.b. (+ My2ndgaia). Puntog cambio di formazione Dopo due anni di intensa collaborazione e oltre 150 concerti, Milly Fanzaga e Michele Rota rispettivamente batterista e chitarrista, lasciano i Puntog a causa degli impegni extra musicali di entrambi i musicisti. La decisione è stata appresa con rincrescimento da tutto lo staff di Divinazione/terzo Millennio. Entrano a far parte del gruppo: Sergio Maggioni (22 anni) e Domenico “Meco” Ducoli (23 anni), due musicisti con altrettanta esperienza ed energia. Date concerti: Febbraio - I Puntog in questi concerti proporranno brani del nuovo repertorio; - 05/02 Bachelor (Fano/pesaro); - 13/02 Flipper House (Caldiero/verona); - 21/02 Onirica (Parma); - 25/02 Banale (Padova). Puntog nel web: www.Puntogblu.com

LA SICUREZZA NELLE MANIFESTAZIONI SPORTIVE - MILANO SI CANDIDA AD OSPITARE UNA GIORNATA DI RIFLESSIONE ALLO STADIO DI S. SIRO A CUI SARÀ INVITATO IL MINISTRO DELL’INTERNO ON. GIUSEPPE PISANU
Milano, 4 febbraio 2004 - L’assessore alla Sicurezza Guido Manca, intervenendo ieri alla tavola rotonda sul tema “La sicurezza nelle manifestazioni sportive”, organizzata dall’Associazione Andromeda presso il Doria Grand Hotel ha detto: “Tra i meriti del Governo nazionale, e segnatamente del Ministro dell’Interno, vi è sicuramente quello di aver varato il decreto legge recante disposizioni urgenti per contrastare i fenomeni di violenza in occasione di competizioni sportive entrato in vigore il 24 febbraio 2003. All’interno di questo decreto è inserita, tra l’altro, la norma dell’arresto ‘a flagranza differita’ che consente alle Forze dell’ordine di poter eseguire il fermo dei violenti entro 36 ore, qualora questi siano riconoscibili con certezza attraverso documenti video o fotografie. E’ indubbio che anche nel nostro Paese, nella nostra città, esiste un problema di violenza negli stadi o tra gli spalti, che riveste carattere di particolare gravità proprio perché svolto durante attività sportive che sono per loro natura eventi pacifici. Voglio riportare qui un solo dato ma significativo che dice che prima dell’emanazione del decreto di cui sopra ogni domenica si contavano 28 poliziotti e 8 civili feriti nei vari stadi d’Italia. La preoccupazione non nasce solo dai comportamenti a volte violenti degli ultras ma, come ha denunciato lo stesso Ministro Pisanu riguarda l’infiltrazione nelle ‘curve’ di agitatori ed estremisti politici, senza escludere la possibilità di attentati di matrice internazionale. Ricorderete tutti che nel mese di novembre si diffuse in Italia un allarme terrorismo che mobilitò centinaia di agenti a presidio delle metropolitane di Roma e Milano. Ebbene il giorno martedì 25 lo stadio di San Siro era pieno di tifosi inglesi per la partita Inter-arsenal. La paura di un atto terroristico era veramente forte… E’ bene ricordare che l’attività di pubblica sicurezza è demandata allo Stato, che ne è titolare istituzionale in via esclusiva e che la esercita attraverso la Polizia di Stato, l’Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza. L’organizzazione delle forze di polizia, nell’ambito delle manifestazioni sportive, è organizzata e gestita dal Prefetto e dal Questore. Tra le scelte generali demandate al Prefetto con il nuovo decreto vi è anche la possibilità del differimento e del divieto di manifestazioni sportive. Con un accordo specifico con le squadre dell’Inter e Milan, anche il Corpo di polizia locale svolge compiti di ordine pubblico all’interno dello stadio. Sono 25 agenti più un graduato che operano nelle tribune e tra questi due agenti che hanno il compito specifico di ‘difendere’ l’arbitro da eventuali aggressioni. Ovviamente l’apporto della Polizia locale è più massiccio all’esterno dello stadio e non solo in termini viabilistici. Voglio solo ricordare che il Comune di Milano ha attivato un sistema di video-sorveglianza del sottopasso Patroclo da cui defluisce il grosso del traffico diretto allo stadio, che è monitorato in continuazione attraverso la Centrale operativa. Lo stadio Meazza è di proprietà del Comune ed è gestito dal Consorzio San Siro 2000 (Inter e Milan insieme). Ha una capienza di spettatori di 85.700 posti a sedere e coperti. Si calcola che lo stadio di Milano movimenti ogni anno circa 3 milioni di persone. Voglio ricordare anche che i tabelloni elettronici possono portare in primo piano l’immagine dei tifosi più ‘scatenati’ e permettere così un intervento più efficace delle Forze dell’ordine. Sono convinto che le società sportive e i gestori degli impianti, nel nostro caso Inter e Milan, possono fare molto per governare le tifoserie ma anche per un maggiore coinvolgimento nella vigilanza interna (vedi le raccomandazioni del Consiglio d’Europa) e anche un maggiore uso di nuove tecnologie di video-sorveglianza e controllo degli accessi. Bisogna ricercare insomma qualunque soluzione utile che possa servire ad evitare che la città di Milano venga messa in difficoltà, fuori e dentro lo stadio, ogni volta che si svolge una partita di pallone. Auspico che al più presto si organizzi a Milano, magari proprio all’interno dello Stadio Meazza, una giornata di riflessione sulla violenza e la sicurezza durante le manifestazioni sportive coinvolgendo le istituzioni, le squadre, gli addetti ai lavori e anche i rappresentanti dei tifosi. Credo utile invitare a questa giornata il Ministro Pisanu e il Comune di Milano è pronto a fare la sua parte per ospitarla.”

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