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Notiziario Marketpress di Giovedì 27 Gennaio 2005
 
   
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  I RICERCATORI E GLI EUROPARLAMENTARI REAGISCONO ALLE PROPOSTE DELLA COMMISSIONE PER LA POLITICA DI RICERCA  
   
  Bruxelles, 27 gennaio 2005 - 'Quello di cui l'Europa ha bisogno è la volontà politica. Vi è una volontà politica in formazione, ma ha bisogno di essere espressa e chiara'. Sono queste le parole che il 24 gennaio gli europarlamentari hanno potuto ascoltare nel corso dell'audizione pubblica sul futuro della ricerca europea del comitato Itre (industria, ricerca ed energia) del Parlamento europeo. L'appello era lanciato da Carl Sundberg, Professore associato dello svedese Karolinska Institutet, che ha anche espresso il desiderio di 'vedere un maggior numero di parlamentari propugnare la scienza'. L'audizione ha dato ai rappresentanti della comunità della ricerca la possibilità di reagire alle proposte della Commissione sul futuro della ricerca europea, e di delineare il modo in cui vorrebbero vedere tali proposte ulteriormente sviluppate. Gli europarlamentari erano impazienti di udire la reazione dei portatori d'interessi alle proposte, e anche di puntualizzare quelle che considerano le priorità per la politica di ricerca. Le discussioni si sono concentrate in particolare sulla ricerca di base e il proposto Consiglio europeo della ricerca (Cer), le piccole e medie imprese (Pmi) e l'innovazione, le priorità tematiche e le piattaforme tecnologiche. Le presentazioni del Professor Sundberg e di Federico Mayor, presidente del gruppo di esperti del Cer, hanno sottolineato l'importanza di una governance indipendente dell'organo e di usarlo per attirare in Europa un maggior numero di ricercatori dei paesi terzi. Horst Soboll dell'Unice ha proclamato il suo sostegno al Cer, a condizione che la sua creazione non avvenga a spese dell'industria. Il Cer va condotto assieme alle attività di programma quadro esistenti, ha affermato. Tra i molti interventi da parte di europarlamentari che hanno fatto seguito, vi sono stati interrogativi sulla struttura del Cer, il rischio di sovrapposizione con quanto già disposto dagli Stati membri per la ricerca di base, e il valore aggiunto europeo. L'europarlamentare britannico sig.Ra Eluned Morgan ha fatto notare che se l'eccellenza è il solo criterio per ricevere finanziamenti dall'Unione europea, i team formati da ricercatori di un unico paese potrebbero ottenere sostegno finanziario, ed ha aggiunto: 'Dove sarebbe allora il valore aggiunto europeo?'. Alla sig.Ra Morgan hanno risposto in due. Il Professor Sundberg ha detto che il valore aggiunto europeo scaturirà dalla massa critica, dal mettere insieme gli scienziati di tutta Europa per valutare le proposte. Il presidente dell'Itre ed europarlamentare britannico Giles Chichester ha aggiunto: 'Mi piacerebbe pensare che il fatto d'essere stati in competizione con il meglio del meglio in Europa sia un valore aggiunto europeo di per sé'. La relatrice Pia Locatelli, riassumendo il dibattito sul Cer, ha così commentato: 'Il numero di interrogativi sul futuro funzionamento del Consiglio europeo della ricerca è un'attestazione di quanto ciascuno lo ritenga un punto importante e delicato. È una pietra miliare nel cammino verso la creazione di uno Spazio europeo della ricerca, che forse è tanto importante quanto il mercato interno o l'unione monetaria'. Parlando delle Pmi, Susana Borrás della Roskile University, in Danimarca, ha indicato le numerose politiche necessarie per portarle al successo. 'Le Pmi innovative sono tuttora intrappolate tra ricerca e politica d'impresa', ha detto. Il vasto mix di politiche richiesto deve affrontare questioni come l'infrastruttura fisica, le politiche ambientali, la formazione, la diffusione dell'informazione, la ricerca, le joint venture o capitale di rischio e la costituzione di cluster, ha commentato. La sig.Ra Borrás ha chiesto che il Settimo programma quadro (7Pq) per la ricerca sia più accessibile alle Pmi. Inoltre ha evidenziato la necessità di una maggiore attenzione ai parchi scientifici e tecnologici (che ha definito 'fucine d'innovazione'), alla diffusione della conoscenza ed al trasferimento tecnologico nelle università. Senza dimenticare che la futura politica per l'innovazione dell'Ue dovrà creare le condizioni quadro per l'innovazione nei cluster, incoraggiare l'implicazione di un'ampia gamma di attori locali e stimolare i partenariati transnazionali per l'apprendimento reciproco delle strategie, ha aggiunto. Philomela Komninou, Professore associato della Aristotle University di Salonicco, in Grecia, ha spezzato una lancia in favore dell'aumento del finanziamento per le risorse umane e la mobilità nel 7Pq. Rispondendo alla sua stessa domanda 'come siamo arrivati a questo punto?', il Professor Komninou ha parlato dell'assenza di riconoscimento pubblico dei ricercatori, di mancanza di incentivi e di programmi di sviluppo delle carriere, delle restrizioni al numero di contratti consecutivi e dell'insicurezza insita nei contratti a breve termine. Parlando a nome della Commissione europea, Raffaele Liberali ha segnalato il suo impegno per nuove iniziative che attirino in Europa i migliori cervelli, e ve li mantengano. Affrontando un argomento su cui il dibattito vero e proprio deve ancora cominciare, Sigurd Lettow ha presentato i punti di vista dell'Helmholtz Gemeinschaft sulle priorità di ricerca del 7Pq. Egli ha elencato sei campi di ricerca da prendere in considerazione: le energie rinnovabili, i sistemi della Terra e la ricerca ambientale, la ricerca sanitaria, le nuove tecnologie e materiali, i trasporti, le tecnologie d'elaborazione dell'informazione. Lettow ha anche chiesto la promozione dell'interdisciplinarietà attraverso l'integrazione dell'attuale programma Nest (new and emerging science and technology) nelle priorità tematiche, e la pubblicazione di un maggior numero di inviti congiunti a presentare proposte. Dopo la risposta formale del Parlamento e del Consiglio, la Commissione prevede che la decisione finale sulla futura politica di ricerca sarà presa verso la metà del 2006.  
     
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