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Notiziario Marketpress di Giovedì 27 Gennaio 2005
 
   
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  STRATEGIA DELLA COMMISSIONE PER IL 2010: UN PARTENARIATO PER LA PROSPERITÀ, LA SOLIDARIETÀ E LA SICUREZZA  
   
  Bruxelles, 27 gennaio 2005 - Il punto di partenza della strategia presentata ieri da José Manuel Barroso rispondere alle aspettative dei cittadini europei». Il suo obiettivo, ha precisato il Presidente della Commissione, è garantire che nel 2010 l'Europa «sarà effettivamente sul cammino del rinnovamento». Ricordando che la Costituzione prevede un programma d'azione comune condiviso dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione, ha quindi proposto che la strategia definita oggi dall'Esecutivo serva da base all'azione comune delle tre Istituzioni nei prossimi cinque anni. Barroso ha poi sottolineato la necessità di «ricollegarsi ai cittadini», attraverso l'entrata in vigore della Costituzione, la semplificazione della legislazione europea, l'adattamento del bilancio agli impegni assunti e la più ampia partecipazione civica al progetto europeo. Le azioni chiave del programma riguardano la revisione della Strategia d Lisbona, il completamento del pacchetto sulle prospettive finanziarie, l'attuazione del Programma dell'Aia per far progredire lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, il rinnovo dell'Agenda sociale. Il Presidente della Commissione ha quindi annunciato che, per migliorare il flusso d'informazione con il Parlamento e la dinamica legislativa, ogni mese sarà presentato uno stato previsionale delle proposte legislative in preparazione. Inoltre sarà instaurato un dialogo permanente tra l'Esecutivo e il Parlamento. Le priorità illustrate dal Presidente della Commissione sono la prosperità, la solidarietà e la sicurezza. Si tratta quindi di garantire una crescita durevole e migliorare la situazione dell'occupazione creando un ambiente favorevole alle imprese, investendo nella ricerca e nell'istruzione e incoraggiando la creazione di posti lavoro. Inoltre, andrà rafforzata la coesione dell'Unione e la protezione dell'ambiente, tenendo presente le generazioni future, e bisognerà garantire la protezione dei diritti fondamentali e la lotta contro le discriminazioni. Riguardo alla sicurezza, infine, sarà data priorità assoluta all'attuazione del programma dell'Aia. Questi obiettivi, ha spiegato Barroso, non possono essere raggiunti senza tenere conto che l'Unione europea è un partner globale. Le sfide internazionali sono individuate, principalmente, nei futuri ampliamenti, nella possibilità di esprimersi con una sola voce nelle sedi multilaterali e nel rafforzamento delle relazioni con i partner (in primo luogo gli Usa). Dichiarazione del Consiglio Jean-claude Juncker ha notato con soddisfazione l'ampia convergenza di opinioni tra la Commissione e il Consiglio ed ha osservato che «la Presidenza lussemburghese e tutte le altre Presidenze che seguiranno fino al 2006» giudicano allo stesso modo le proposte di Barroso. Si tratta di un partenariato per il rinnovamento dell'Europa sul quale non ci dovranno essere diatribe interistituzionali, ha affermato il Presidente del Consiglio, sottolineando come i cittadini non si chiedano quali siano le convinzioni della Commissione, del Consiglio o del Parlamento, perché «l'Europa è una cosa sola». L'oratore ha quindi suggerito di cercare gli strumenti per esprimere anche verso l'esterno questa identità di opinione tra le tre Istituzioni, osservando che, anche se la nuova Costituzione ancora non è entrata in vigore, «troveremo senz'altro uno strumento, un'espressione che ci permetterà di avere eco presso l'opinione pubblica».
Interventi a nome dei gruppi politici
Hans-gert Poettering (Ppe/de, De) ha esordito affermando che la presenza in Aula del Presidente del Consiglio europeo - per la prima volta nella storia dell'Unione - «è un simbolo molto incoraggiante». Come Parlamento, ha quindi proseguito, «dovremmo riflettere insieme sul futuro del nostro Continente». L'unione europea ha garantito la pace nell'ultimo secolo e occorre «lavorare ancora per questa pace». Se da un lato vi è la condivisione di valori e di obiettivi, questi vanno realizzati con azioni concrete per garantire un futuro migliore «per noi e per i nostri figli». La dignità dell'essere umano, la democrazia, un'economia di mercato assieme ad un ordine sociale, debbono essere alla base di questa azione, secondo il rappresentante dei popolari. Noi, ha aggiunto, «abbiamo fiducia nell'essere umano, nelle sue capacità, nella sua disponibilità a lavorare, ad investirsi». Pertanto «l'intervento dello Stato non deve essere il principio dominante» ma, al contrario, il futuro deve essere fondato sull'iniziativa di ogni singolo cittadino e sulla possibilità che, attraverso la sua iniziativa, possa dare il suo contributo alla società di solidarietà e di pace. A parere del deputato, la competitività dell'Europa nel mondo «è un presupposto essenziale affinché si possa dare un futuro al modello sociale europeo». Osservando quindi che la «grande sfida» è rappresentata dalla trasformazione demografica, l'oratore ha quindi sottolineato la necessità di creare anche le condizioni quadro per un'adeguata politica familiare. Incentivando la competitività non si favoriscono solo le nascite ma anche la qualità e la quantità dei posti di lavoro. Ricordando poi che il suo gruppo «si batte per la stabilità della moneta europea», l'oratore ha sottolineato il ruolo importante tenuto dalla Commissione per evitare che gli Stati membri vadano «alla deriva» con una politica finanziaria che li porta all'indebitamento. In materia di sicurezza interna, ha poi osservato l'oratore, i cittadini si aspettano che le frontiere terrestri e marittime dell'Unione siano garantite. Tuttavia, ha sottolineato la necessità di sforzi comuni nel Mediterraneo perché «la gente non deve più morire per mare» cercando di sfuggire alla povertà e alla miseria. Dopo aver accennato alla necessità di sviluppare una politica di buon vicinato con l'Ucraina, l'oratore ha quindi evidenziato come nella la politica di sicurezza europea si debba ricorrere solo in ultima istanza alle forze militari, mentre la precedenza va attribuita alle azioni preventive. Il deputato ha quindi concluso invitando il Presidente della Commissione a fare tutti gli sforzi possibili per arrivare presto ad una pace in Medio Oriente, «affinché sia Israele che i palestinesi possano vivere in pace». Martin Schulz (Pse, De) si è detto sostanzialmente favorevole alle proposte presentate dal Presidente della Commissione, anche se alcuni punti sono stati trascurati. Solidarietà, benessere e sicurezza sono tre punti strettamente collegati, ha osservato, e «ora nell'ambito europeo ciascuno ha la sua responsabilità». Occorre rafforzare la competitività e la politica sociale, tuttavia è necessario «che ci sia un equilibrio tra questi due elementi». Il gruppo socialista, ha continuato, appoggerà chi vuole migliorare la competitività dell'Europa per favorire la coesione sociale, al contrario si opporrà a un approccio che prevede una deregulation o mette in pericolo quanto conquistato a livello sociale. Ribadendo il suo apprezzamento sul programma della Commissione, l'oratore ha quindi ammonito che il banco di prova sarà la procedura legislativa, con la quale le tre Istituzioni dovranno trovare degli accordi, anche arrivando a dei compromessi che rispecchino gli impegni presi. In materia di relazioni internazionali, il rappresentante dei socialisti ha sottolineato come l'Unione europea debba svolgere il suo ruolo di attore globale «in quanto potere civile» e non militare, per evitare «un altro disastro come quello dell'Iraq». Per quanto riguarda il Patto di stabilità, l'oratore ha affermato che esso debba essere garantito e i suoi criteri non dovrebbero essere cambiati, però deve anche essere gestibile e applicabile, tenendo conto delle esigenze attuali e interpretandolo in modo che possa produrre crescita. Egli ha quindi espresso il suo sostegno alle proposte del commissario Almunia. In conclusione, il deputato ha voluto sottolineare la necessità che le Istituzioni europee cooperino «per realizzare il benessere e la solidarietà». Graham Watson (Alde/adle, Uk) ha esordito affermando che a suo parere le priorità illustrate riflettono quelle della maggioranza del Parlamento, tuttavia, ha subito aggiunto, «non possiamo costruire una casa su fondamenta instabili». Se vogliamo un'Europa prospera con uno sviluppo sostenibile che può lottare contro la povertà a casa e all'estero, che possa proiettare i suoi valori in tutto il mondo, ha quindi spiegato, «dobbiamo cominciare garantendo un'economia forte e sostenibile in cui l'innovazione e le imprese possano fiorire». Per il deputato occorre pertanto fissare delle priorità chiare e tangibili, soffermandosi quindi su quattro obiettivi. In primo luogo la prosperità, per la quale il processo di Lisbona ha un ruolo cruciale al fine di giungere al successo. A tale proposito, i liberaldemocratici «attendono con ansia miglioramenti e un'applicazione più intelligente del Patto di stabilità e di crescita», tuttavia anche gli Stati membri debbono avviare le riforme strutturali fondamentali. Viene poi la solidarietà e, in tale ambito va migliorata la responsabilità e l'efficacia dei Fondi strutturali: «ci sono ragioni per cui non ci possiamo permettere di essere parsimoniosi». In materia di sicurezza, secondo il deputato, occorre trovare una risposta alle minacce del terrorismo, garantendo al contempo le libertà civili. Le proposte della Commissione sull'immigrazione e sulla politica di asilo, peraltro, sono giudicate positivamente dall'oratore. Sul ruolo internazionale dell'Unione, infine, egli ha sostenuto la necessità di ricorrere al dialogo economico, utilizzando le sanzioni economiche oppure accordi di libero scambio, piuttosto che alla forza militare. Pierre Jonckheer (Verdi/ale, Be) ha affermato che è molto difficile non essere d'accordo con le parole pronunciate dal Presidente della Commissione e, pertanto, la risposta del suo gruppo è: «passiamo dalle parole agli atti». Il deputato ha quindi enunciato quelle che ritiene essere le principali scadenze politiche. In materia di bilancio, quanto proposto dalla Commissione Prodi è giudicato il minimo indispensabile, pertanto risulta necessario riorientare le spese dell'Unione a favore di progetti ambientali o della cultura e dell'istruzione. Sulla legislazione Reach il deputato auspica che la Commissione conservi la propria proposta affinché il Parlamento possa esprimersi in prima lettura. Per il rappresentante dei Verdi, poi, la proposta di legge sul mercato interno dei servizi apre la porta al dumping sociale nell'Unione europea, mentre il principio del Paese d'origine non può essere stabilito come principio ordinante della direttiva. L'oratore ha quindi posto l'accento sulla necessità di attribuire la debita considerazione alla valutazione delle politiche dell'Unione in relazione ai criteri dello sviluppo sostenibile e alla coerenza delle stesse con gli impegni internazionali. Infine, il deputato ha concluso affermando che l'Unione europea deve continuare ad assumersi il ruolo di avanguardia nei negoziati internazionali. Francis Wurtz (Gue/ngl, Fr) ha esordito affermando che l'Unione europea ha impiegato molto tempo per riconoscere il fallimento della strategia di Lisbona rispetto agli obiettivi indicati nel 2000. Egli ha quindi sottolineato come la relazione della Commissione del gennaio scorso indicava che, per la prima volta da dieci anni, si erano persi più posti di lavoro di quanto ne fossero stati creati, mentre gli investimenti a favore dell'istruzione e della formazione fossero in declino. La soluzione proposta di accelerare l'approccio liberale, tuttavia, è stata giudicata dall'oratore erronea e pericolosa. In Europa, ha quindi stigmatizzato, la competitività si basa sulle riduzioni salariali, la maggiore flessibilità del mercato del lavoro e l'allungamento della vita lavorativa, spinge alla riduzione della spesa pubblica e dà un'interpretazione molto restrittiva dei servizi d'interesse generale. A parere del deputato, inoltre, anche le esigenze in materia di salute e di ambiente rischiano di essere riviste verso il basso. Osservando come l'orientamento liberale del Presidente Barroso contraddica gli obiettivi ufficiali dell'Agenda di Lisbona, l'oratore ha quindi affermato che occorre escludere dalla valutazione dei deficit pubblici le spese per la ricerca, per l'istruzione, per la salute, per determinate infrastrutture e le spese che riguardano la disoccupazione. Bisognerebbe, inoltre, instaurare un controllo democratico dei fondi pubblici versati alle imprese per verificarne l'efficacia dal punto di vista dell'occupazione e, in caso contrario, «esigere dei rimborsi». Occorre poi effettuare una valutazione seria degli effetti della liberalizzazione prima di avviare qualsiasi altro passo e va ritirata la direttiva Bolkenstein. Infine, ha concluso il deputato, sono necessari cambiamenti strutturali «che portino verso una gestione comune dei mercati e verso un ritorno del primato della scelta politica». Jens-peter Bonde (Ind/dem, Dk) ha sottolineato che la Commissione ha cinque anni a disposizione per rendere l'Unione europea una delle economie più dinamiche del mondo. Tuttavia, ha osservato, se questo può essere considerato positivo da taluni operatori economici, in molti Paesi in Via di Sviluppo potrebbero sorgere problemi legati ai «troppi soldi che spendiamo nei sussidi» e ai dazi doganali europei. Analoghi problemi potrebbero venirsi a creare nei nuovi Paesi membri «perché creiamo dei settori industriali basati solo sui sussidi». L'oratore ha quindi sottolineato che, contrariamente alla Commissione che «vuole più soldi per più piani e vuole avere un'opportunità per inventare nuovi tipi di tasse», è necessario «cercare di gestire l'Europa con tasse più basse, con meno soldi, meno sussidi e maggiore libertà per gli Stati membri per aiutare tutti quanti ad aver accesso all'economia di mercato». Occorre inoltre essere pionieri dal punto di vista ambientale, invitare i paesi più poveri ad aumentare la domanda e indirizzare i Fondi strutturali ai Paesi membri più poveri. Il mercato del lavoro, d'altra parte, non è disponibile per milioni di persone «perché la Banca centrale europea gestisce la nave in modo poco favorevole alle famiglie». Il coordinamento economico «ci darà meno crescita e meno posti di lavoro» pertanto, ha concluso l'oratore, «lasciamo libertà ai Paesi membri». Brian Crowley (Uen, Ie) ha accolto con favore le dichiarazioni del Presidente della Commissione e del Consiglio: «non succede spesso che le persone in quest'Aula parlino di una visione, di portare avanti un ideale che non venga inghiottito in dettagli burocratici». Oppure nel rinfrescare delle vecchie idee. La Commissione, ha osservato, deve rispondere alle esigenze dei cittadini dell'Unione europea e, pertanto, occorre che essi sentano che «le loro vite migliorano con le decisioni che vengono prese» dall'Unione. Quando si parla di solidarietà, ha aggiunto, raramente è menzionata «la garanzia di un'uguaglianza di investimenti, di opportunità, di istruzione e di formazione» a tutti i cittadini. L'oratore ha quindi concluso sottolineando l'esigenza di trovare della soluzioni globali per i problemi che incontra il Continente africano, come la fame, i conflitti e l'Aids. Hans-peter Martin (Ni, At) ha consigliato al Presidente della Commissione di fare molta attenzione a come saranno spesi i soldi pubblici: «qualche volta 7 miliardi di euro possono valere di più di spese fatte male e senza attenzione». L'oratore ha quindi esortato Barroso a non «cedere alla tentazione di andare al riarmo delle misure finanziarie» perché, se «magari crea dei posti di lavoro subito», una spesa non attenta «potrebbe essere devastante per il più lungo periodo dell'Europa». Dibattito Roberta Angelilli (Uen, It) ha osservato come dalla relazione della Commissione emerge «un quadro di difficoltà complessiva del sistema economico europeo». Sottolineando come nessuno Stato possa da solo invertire questo trend negativo, la deputata ha quindi sostenuto che «spetta alle Istituzioni europee, in particolare alla Commissione, l'onere di rilanciare l'economia europea, concentrandosi su una strategia che punti ad obiettivi di occupazione, crescita e sviluppo solidale». Occorre quindi rilanciare la strategia di Lisbona «in modo da renderla finalmente efficace», individuando anche un responsabile nazionale per il raggiungimento degli obiettivi. Va poi effettuata «una revisione intelligente» del Patto di stabilità, che induca a realizzare riforme strutturali e che faciliti il perseguimento degli obiettivi di Lisbona, dando un impulso agli investimenti in infrastrutture e ricerca per aumentare la competitività. A tale proposito, la deputata ha rilevato la necessità di tenere una discussione al Parlamento europeo sulla riforma del Patto di stabilità prima del Consiglio europeo di marzo. Infine, ricordano una proposta fatta a suo tempo da Delors, la deputata ha suggerito di riflettere all'idea di finanziare investimenti pubblici europei per sostenere la crescita e la competitività attraverso il ricorso a bond comunitari. Paolo Costa (Alde/adle, It) si è detto convinto che la costruzione e la messa in esercizio della rete transeuropea dei trasporti possa dare un vero contributo alla prosperità europea, «caratterizzandola anche nel senso della solidarietà e dello sviluppo sostenibile». Non facendo riferimento tanto agli effetti di domanda della grande massa di investimenti necessari per realizzare le Ten «che dovrebbero contribuire a un balzo in su della crescita economica», egli ha voluto sottolineare la necessità tradurre gli investimenti in spesa, anche se ha sostenuto che «realisticamente, ciò non accadrà». Ciononostante, secondo il deputato, occorre definire fermi impegni di cofinanziamento europeo per le Ten prima dell'approvazione delle Prospettive finanziarie 2006-2013 e, possibilmente, con un orizzonte temporale comprendente anche il periodo successivo al 2013, fino al 2020. Pur non aspettandosi rapidi effetti di domanda dalla realizzazione delle Ten, l'oratore auspica che ciò contribuisca ad un serio e progressivo contributo all’effettiva creazione del mercato interno dell'Unione allargata. Tale obiettivo, tuttavia, è raggiungibile solo se la strategia di implementazione delle Ten non viene lasciata unicamente alle decisioni sussidiarie degli Stati membri e alla loro capacità o meno di cofinanziare le diverse tratte e i diversi progetti. Infatti, secondo l'oratore, «è solo a Bruxelles che si possono identificare le tratte della rete, la cui realizzazione ha l’effetto di costruire veramente un mercato unico superiore agli altri». Ciò, ha aggiunto, è possibile solo se il cofinanziamento europeo sarà elevato, «in qualche caso preponderante» e solo se gli Stati membri consentiranno, un pooling di risorse eccezionale, «sicuramente incompatibile con la riduzione delle risorse trasferite all'Unione». Questa eventuale maggiore responsabilità finanziaria dell'Unione europea, ha quindi concluso il presidente della commissione trasporti del Parlamento, «potrebbe avere anche l'effetto virtuoso di consentire un’utile revisione del Patto di stabilità». Il superamento del tetto del 3%, ha infatti spiegato, «potrebbe essere consentito solo se oggettivamente riferito alla realizzazione delle infrastrutture summenzionate, come pure alle spese di ricerca, e soggettivamente garantito dalla Commissione», che avrebbe il compito di usare le maggiori risorse con criteri di priorità europea. Guido Sacconi (Pse, It), rispondendo a un oratore precedente che aveva definito il dossier Reach come la più grande minaccia alla competitività del sistema industriale europeo, ha affermato che è «sempre sbagliato far diventare un concreto provvedimento legislativo un simbolo del bene o del male». Tuttavia, se proprio si intende attribuire un simbolo a Reach, egli lo vedrebbe come «l'indicazione della strada per trovare una nuova prospettiva competitiva per il sistema europeo». Nell'osservare poi come si stia assistendo a «una grande ridistribuzione internazionale del lavoro», il deputato ha evidenziato che l'Europa «non è ancora riuscita a trovare il suo spazio, le sue carte vincenti», mentre la Strategia di Lisbona ha fornito un contributo minimo. Condividendo la lista delle priorità della Commissione, l'oratore ha quindi concluso affermando che la «carta competitiva» dell'Unione «è la conoscenza e l'ambiente», ed è pertanto in questo campo che l'Europa conquisterà la leadership nel mondo. Lia Sartori (Ppe/de, It) ha voluto sottolineare alcuni punti chiave del discorso del Presidente della Commissione sui quali ritiene occorra puntare l'attenzione e l'impegno. In primo luogo, ha evidenziato come le sfide che l'Europa si pone e che si intende cogliere, seppur contenute in gran parte nel progetto di Lisbona, siano anche sottoposte all'esito dei dibattiti sulle prospettive finanziarie 2007-2013. «Non si può realizzare Lisbona senza soldi», come anche «non si può portare avanti una politica di coesione senza avere risorse», ha affermato. L'accordo sulle prospettive finanziarie, ha aggiunto, «non può essere raggiunto ad ogni costo». Per realizzare questi obiettivi dovranno quindi essere fatte scelte coraggiose. Esortando la Commissione a fare queste scelte, la deputata ha quindi concluso: «riaffrontiamo il discorso sui finanziamenti in agricoltura, riaffrontiamo il discorso di portare avanti con forza la politica sui servizi, riprendiamo in mano Reach».
 
     
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