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Notiziario Marketpress di Martedì 01 Febbraio 2005
 
   
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  I DELEGATI INDIVIDUANO UN TERRENO COMUNE PER L'AZIONE EUROPEA NELL'ETICA DELLA RICERCA  
   
  Bruxelles, 1 febbraio 2005 - Come è pronto a riconoscere il commisario europeo per la scienza e la ricerca, Janez Potocnik, regolamentare l'etica della ricerca continua ad essere compito degli Stati membri, nel rispetto del pluralismo etico dell'Unione. La sua presenza alla conferenza del 27 gennaio 'Facing the future together', organizzata dalla Commissione per i comitati etici della ricerca, lascia tuttavia intendere che Potocnik vede un ruolo dell'Ue per sostenere il lavoro di questi organismi, pur continuando a rinviare alla sussidiarietà nazionale nel settore. Potocnik ha detto ai delegati che: '[A] livello europeo esiste una base comune di valori condivisi inglobata nella Carta europea dei diritti fondamentali, componente integrale del progetto costituzionale dell'Unione [e] punto di riferimento di tutto il nostro lavoro politico'. Oltre ai valori condivisi, il commissario ha indicato altri punti comuni tra i comitati etici della ricerca di un certo numero di Stati membri: ad esempio la mancanza di risorse finanziarie, la necessità di formazione, l'assenza di un appropriato quadro legislativo nazionale nel quale agire. 'La conferenza intende avviare un dibattito politico, ed è stata pensata per concentrarsi sugli aspetti pratici del vostro lavoro, per aprire una discussione su cosa si può fare a livello europeo a sostegno del lavoro, regionale o locale, dei comitati etici della ricerca', ha sottolineato Potocnik. Nella sua allocuzione di benvenuto, Povl Riis, ex consigliere dell'Ue e del Consiglio d'Europa per l'etica della ricerca, e uno degli architetti della Dichiarazione dei Helsinki modificata del 1975, ha dettagliato lo sviluppo dell'etica della ricerca fino ai nostri giorni. Riis ha ricordato ai presenti che disgraziatamente i progressi nel campo dei diritti umani sono spesso la diretta conseguenza di precedenti trasgressioni, e nel commemorare il sessantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz i delegati hanno anche riconosciuto lo sviluppo generalizzato dell'etica della ricerca negli anni seguenti come una diretta eredità di tali atrocità. Anche se tendenza indubbiamente positiva, il diffondersi dell'etica della ricerca nasconde però anche un trabocchetto, ha avvertito Riis: 'Abbiamo oggi una moltitudine di codici di etica della ricerca, ma dobbiamo organizzarli in una maniera intelligente: alcuni sono semplicemente incompatibili e dobbiamo evitare di confondere i ricercatori'. La Commissione aveva in precedenza condotto un'analisi del ruolo dei comitati etici della ricerca in Europa. Un sondaggio del 2002 aveva cercato di definire il quadro legale e la struttura dei Cer (Comitati etici della ricerca) in 33 paesi, per individuare le condizioni che potevano essere migliorate,ed era arrivato alla conclusione che i comitati esistevano in tutti i paesi esaminati, ma che il loro numero variava grandemente da un paese all'altro. Michael Fuchs, direttore esecutivo dell'istituto per la scienza e l'etica di Bonn, che aveva collaborato alla ricerca, aveva inoltre sottolineato le differenze nella composizione dei comitati. In Scandinavia, ad esempio, i laici sono ben rappresentati, e in Danimarca sono la maggioranza; in altri paesi sono invece presenti solo come rappresentanti delle organizzazioni di pazienti,e i comitati formati da medici, ricercatori e avvocati sono la norma. Parlando con Notiziario Cordis, Riis, lui stesso danese, ha detto che preferisce i comitati la cui maggioranza è composta di laici. 'Per quel che riguarda l'etica della ricerca, i laici hanno le stesse conoscenze e lo stesso diritto ad avere un'opinione di un qualsiasi esperto in medicina, e hanno in vantaggio di non essere troppo coinvolti nel lavoro', ha dichiarato. Ritiene inoltre che questi temi possono essere meglio gestiti da comitati regionali che non da comitati istituzionali, la norma in molte aree d'Europa, perché nei primi vi sono meno probabilità di conflitti che non, ad esempio, nel comitato etico di un ospedale che deve valutare una proposta di ricerca presentata dall'azienda farmaceutica che pagherà poi per far condurre la ricerca in quello stesso ospedale. Fuchs ha detto che nel corso del sondaggio i membri dei comitati si sono trovati d'accordo sull'utilità di favorire scambi d'informazioni e buone prassi a livello nazionale e internazionale. Nel corso della giornata, vari interventi hanno sottolineato il possibile ruolo della Commissione in questo ambito, così come nel costruire capacità e nel produrre risorse armonizzate (ad esempio manuali e testi di formazione). Se un comitato etico della ricerca vuole svolgere il suo compito in modo efficace, la conoscenza degli aspetti scientifici ed etici rappresenta solo una parte del problema. Altrettanto importanti sono le procedure standardizzate che il comitato utilizza, ed anche in questo caso si notano marcate differenze nei vari paesi. Fuchs ha detto che molti partecipanti al sondaggio hanno sollecitato una base di dati di risorse per la gestione dei comitati, del tipo ora fornito da Infonetica. Il 'sistema di amministrazione del comitato etico' (Red) dell'azienda, sviluppato in Gra Bretagna ma ora disponibile in tutti i paesi, aiuta gli amministratori a gestire i vari aspetti delle procedure applicative, incluso decisioni provvisorie, rigetti, approvazioni, emendamenti. Ed è proprio in aree come questa che molti partecipanti alla conferenza vedono un possibile e significativo ruolo dell'Ue nell'aiutare il lavoro dei comitati etici europei, senza interferire in aree di competenza degli Stati membri. Riis, per citare un nome, è convinto che accadrà proprio così. 'Negli ultimi trent'anni ho cercato di spingere per un coinvolgimento a livello europeo nell'etica della ricerca, e credo che ora le cose cominciano a muoversi. Non è difficile mettersi d'accordo sui diritti umani fondamentali quando i pazienti operano con gli scienziati, ma nessuno sta dicendo a un altro paese come condurre le proprie analisi etiche. Da [aree comuni] ogni cultura può continuare a usare il proprio sistema', ha concluso.  
     
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