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Notiziario Marketpress di Giovedì 10 Febbraio 2005
 
   
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  GIORGIO OLIVIERI. SULL’ORLO DELLA LUCE GALLERIA D’ARTE MODERNA PALAZZO FORTI, 12 MARZO - 12 GIUGNO 2005  
   
  Verona, 10 febbraio 2005 - La mostra, a cura di Giorgio Cortenova, presenta circa ottanta opere di pittura e scultura lungo un percorso antologico che dai primi anni settanta giunge sino ad oggi. Olivieri è uno tra i più significativi esponenti della Pittura Analitica: egli compie un’analisi linguistica sulla pittura, sulle sue coordinate strutturali, sui suoi segni, sui suoi materiali (il colore, i pennelli, la tela, il supporto, la luce). E' un ritorno ad una prassi minima ed elementare del dipingere. A connotare la poetica di Olivieri sta proprio il valore di relazione che scaturisce dai diversi elementi tra loro accostati, che disegnano di volta in volta un magico equilibrio: la superficie monocroma satura di colore, la struttura sagomata del telaio, le pennellate ai margini dell’opera, gli interventi con gli spaghi, ecc. Giorgio Olivieri nasce a Verona nel 1937. Inizia la sua attività espositiva alla fine degli anni Cinquanta. Nel giro di alcuni anni si fa interprete di quel clima di azzeramento aniconico che segue l'onda calda dell'azione informale e che privilegia la pittura come procedimento analitico, indagine intorno alla sua sintassi, alle sue specificità. Nei primi anni ‘70 realizza una serie di quadri-oggetto, geometrici, strutture nitide hard-edge, dove la superficie monocroma à plat è interrotta da strisce dipinte, spaghi o dai profili dei diversi telai sagomati e giustapposti. Superata la metà del decennio, bande multicolori prendono ad animare i fondi monocromi e purissimi dei dipinti, ponendosi ai loro margini, sui risvolti fissati al telaio di legno; esse sottolineano il vuoto che si apre al centro dell'opera e rimandano - proprio in virtù della loro natura periferica - oltre la superficie. Bastoncini di colore fanno il loro ingresso nelle superfici acriliche dei primi anni ‘80, sempre a connotare i bordi del campo, aste geometriche che intorno all’ 84-'85 si dispongono dentro o intorno a stesure cromatiche liquide, immagini trascoloranti in distese di azzurri, verdi, rossi e viola. Il colore - un'onda fluida, trasparente e leggera - si libera rompendo gli argini del rigore, eludendo ogni configurazione rigidamente formale, coinvolgendo anzi le bande colorate nell' eccitata epifania della pittura. Tra la fine degli anni ‘80 e i primi anni ‘90 Olivieri dedica alcune opere agli elementi primari della natura (terra, acqua, aria, fuoco), immagini vaporose, allusive, gravide di luce, memori delle nebbie di Turner e dell'ultimo Monet. I dipinti di questa stagione esibiscono matasse di colore sontuose, filamentose, arroventate e dinamiche, solo in parte sorvegliate dai contorni lineari e geometrici che le delimitano. Tra il 1996 e il 1997 Olivieri si dedica ad una singolare sperimentazione sugli oggetti dimessi del quotidiano (estintori, telefoni, biciclette) con intenzioni lontanissime dalla provocazione dadaista, attivando semmai un procedimento di riduzione ‘catartica’ della tridimensionalità aggressiva delle cose alle ragioni della superficie. In questi stessi anni crea una serie di opere pittoriche caratterizzate da spessori materici (impasti acrilici, sabbie, spaghi su tela e cartone); immagini frammentate, stratificate, cromie autunnali e terrose evocano memorie e suggestioni lontane. I dipinti più recenti – monocromi raffinatissimi dove il colore è insieme compatto e lieve, capace di restituire velature e trasparenze – recuperano il motivo degli spaghi, qui vere e proprie corde impreziosite da nappe che si dispongono lungo il perimetro della tela o che attraversano la superficie dell’opera. La mostra, a cura di Giorgio Cortenova, è corredata da un catalogo, edito da Marsilio, che contiene le riproduzioni di tutte le opere in mostra, i contributi critici di Claudio Cerritelli, Giorgio Cortenova, Roberto Lambarelli, Claudio Spadoni ed una biografia storico-critica di Angela Tagliaferro.  
     
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