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Notiziario Marketpress di Giovedì 28 Ottobre 2004
 
   
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  ELEZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA: BARROSO RITIRA LA SUA PROPOSTA E CHIEDE TEMPO  
   
  Bruxelles, 28 ottobre 2004 - Prima che si procedesse alla votazione, José Manuel Durãobarroso ha chiesto la parola, al fine di illustrare la propria analisi della situazione. Egli ha ascoltato con attenzione il dibattito di ieri, ha poi avuto contatti con i gruppi politici ed ha anche parlato con il Presidente del Consiglio europeo. «Se si votasse oggi, l'esito non sarebbe positivo per le istituzioni europee e per il progetto europeo» ha detto, annunciando la decisione di non presentare la nuova Commissione all'approvazione dell'Aula, come inizialmente previsto. «Ho bisogno di maggior tempo per soppesare la questione e per consultarmi col Consiglio e con voi tutti, in modo da ricevere un forte sostegno al nuovo Esecutivo», ha affermato. «Questi ultimi giorni hanno dimostrato che l'Unione europea è una costruzione solida e che il Parlamento, eletto a suffragio universale in tutti gli Stati membri, ha un ruolo cruciale per il buongoverno dell'Unione europea», ha detto il Presidente eletto della Commissione. Egli ha detto di essere onorato di aver ricevuto il sostegno dell'Aula a luglio e ha rinnovato il suo impegno a lavorare insieme al Parlamento. «Anche se non saremo sempre d'accordo abbiamo un impegno comune per rafforzare la natura democratica della costruzione europea». Egli ha espresso l'auspicio di arrivare nelle prossime settimane ad un risultato ed ha detto all'Aula: «contate su di me, vi offrirò sempre la mia leale collaborazione per il bene dell'Europa». Il Presidente Josep Borrell ha preso atto dell'esistenza di una situazione imprevista, tanto più che gli stessi trattati prevedevano che una nuova Commissione dovesse entrare in funzione il prossimo 1° novembre, dopo che il Parlamento si fosse pronunciato su una proposta che, a questo punto, viene a mancare. Egli ha chiesto al rappresentante del Consiglio di intervenire. Atzo Nicolaï, in rappresentanza del Consiglio, ha affermato che, in conseguenza di questa situazione, l'attuale Esecutivo guidato da Romano Prodi rimarrà in carica fino a quando sarà necessario. Il Presidente Josep Borrell ha quindi dato la parola ai gruppi politici. Martin Schulz (Pse, De), parlando a nome del gruppo socialista e ritenendo di parlare anche a nome di altri gruppi, ha chiesto di procedere ad un'interruzione della seduta, come già previsto. Il Presidente Josep Borrell ha detto di considerare necessaria l'interruzione della seduta, ma che avrebbe convocato la Conferenza dei Presidenti prima della ripresa della seduta stessa, prevista per le ore 12. Hans-gert Poettering (Ppe/de, De) ha detto che, in questa situazione decisiva per i rapporti con la Commissione, era necessario che i gruppi politici potessero procedere ad una consultazione interna. Egli ha quindi accolto la richiesta di interruzione della seduta. Il Presidente Josep Borrell ha quindi interrotto la seduta. L'ordine del giorno prevedeva la votazione delle proposte di risoluzione dei gruppi politici sull'elezione della nuova Commissione, un intervento di Durão Barroso, una pausa di 30 minuti e la ripresa della seduta con le dichiarazioni dei presidenti dei gruppi politici nonché di un rappresentante dei non iscritti, seguite dal voto vero e proprio di approvazione della nuova Commissione. Interventi a nome dei gruppi politici Alla ripresa della seduta, Hans-gert Poettering (Ppe/de, De), dopo aver ricordato che Barroso è stato eletto lo scorso 22 luglio a grande maggioranza, ha rilevato che il nuovo Presidente eletto, adottando l'odierna iniziativa, ha mostrato di avere la stoffa del leader. Sotto la sua Presidenza ci aspettiamo una forte Commissione, ha detto, sottolineando come Barroso abbia affermato di non avere alcuna proposta e che chiede più tempo per formare il nuovo Esecutivo. L'oratore ha ribadito l'appoggio del suo gruppo anche per le prossime settimane e ha rilevato come l'odierna proposta del Presidente eletto abbia ricevuto «un ampio consenso, come si è visto dagli applausi». Il rappresentante dei popolari ha affermato che oggi avrebbe preferito un voto positivo nei confronti della nuova Commissione, «ma la politica è un processo». Egli ha espresso l'auspicio che nell'Unione europea ciascuno si renda conto che il Parlamento è un'istituzione influente e di come questa giornata sia importante anche nella storia del Parlamento. L'oratore ha sottolineato che l'obiettivo strategico dei popolari è sempre stato quello di avere un Esecutivo forte, nel quale nessun membro della squadra rimanga isolato. Tutte le parti coinvolte nel processo, compreso il Consiglio, prenderanno le decisioni del caso, per arrivare ad un risultato finale che porterà alla presentazione dei candidati commissari, potendo il Presidente eletto, se necessario, rifiutare quei candidati che non fossero ritenuti adatti. «Per questo non abbiamo bisogno di una risoluzione oggi» ha detto il parlamentare, augurandosi che la nuova squadra di Barroso godrà del consenso del Parlamento. Martin Schulz (Pse, De) ha esordito sostenendo che la decisione presa oggi è «di grande importanza per l'Unione europea e per il suo futuro». Ricordando come nelle ultime settimane si siano svolti dibattiti e confronti molto animati, anche in seno agli stessi gruppi, l'oratore ha affermato che il suo gruppo aveva deciso di non dare la fiducia alla nuova Commissione, nonostante la presenza di molti amici socialdemocratici nell'Esecutivo proposto. Dopo aver capito che la proposta non avrebbe raccolto una maggioranza sufficiente, Barroso ha «fatto un passo in direzione del Parlamento», considerato «giusto» dal rappresentante dei socialisti, perché «ha aperto la via per un futuro comune per tutti» e potrà consentire alla Commissione di avere una maggioranza al Parlamento europeo. Chi vuole una Commissione forte, che possa lavorare e sia sostenuta da un'ampia maggioranza di un Parlamento europeo forte «è a favore dell'Europa». Chi, invece, vuole dipendere da tre-quattro voti in più, votando la Commissione a maggioranza, indebolisce l'Europa, ha aggiunto. L'oratore ha quindi ricordato che il suo gruppo si aspetta che le proposte del Parlamento europeo fatte alla fine delle audizioni siano prese in considerazione nelle future riflessioni del Presidente eletto, anche perché «la sua futura Commissione avrà bisogno dell'appoggio del mio gruppo». Egli ha quindi offerto la propria collaborazione a condizione che Barroso «prenda sul serio» il contributo del suo gruppo. Infine, dopo aver ricordato che, in luglio, parte dei deputati del gruppo socialdemocratico aveva concesso il suo sostegno a Barroso manifestando fiducia in lui, l'oratore ha sottolineato come nei mesi successivi quel credito sia sfumato. Con il gesto odierno, ha aggiunto, «lei ha riottenuto questa fiducia». L'oratore ha quindi rivolto una richiesta al Presidente eletto: «per cortesia non ci ripresenti la stessa Commissione che avrebbe proposto oggi perché allora avremmo potuto votare anche oggi, ci presenti una proposta nuova, una proposta che apra delle possibilità di dare un ampio appoggio a questa Commissione». Graham R. Watson (Alde/adle, Uk) ha aperto il suo intervento dicendo: «la nostra volontà è stata messa alla prova, la nostra volontà ha prevalso. Non abbiamo mai chiesto di più di quelli che sono i nostri diritti». Ma questa nostra volontà è stata messa in discussione, fino a rischiare la crisi, ha detto. Il rappresentante dei liberaldemocratici ha ricordato come il Presidente eletto abbia detto ieri che votare contro la Commissione sarebbe stato antieuropeo, ma non è cosi, ha osservato l'oratore, aggiungendo: «quando i sostenitori dell'Europa criticano la sua Commissione, non fanno il lavoro degli euroscettici, bensì l'opposto». Egli ha detto che l'euroscetticismo perde perché la voce della democrazia europea si è fatta sentire. L'oratore ha ribadito il sostegno del suo gruppo al Presidente eletto sottolineando come un Parlamento debole renderebbe la Commissione debole, in quanto i Governi europei non rispetterebbero l'indipendenza del Collegio. Egli lo ha invitato a presentarsi in Aula con un nuovo Esecutivo, ricordando la presenza dell'elefante invisibile cui ha fatto riferimento ieri, vale a dire il Consiglio, che ha invitato a rispettare le prerogative del Parlamento e l'indipendenza della Commissione. L'oratore ha espresso la disponibilità a superare il vicolo cieco nel quale ci si è trovati ed ha offerto la sua collaborazione affinché a novembre la Commissione venga approvata. Egli ha chiuso il suo intervento esclamando nuovamente: «la nostra volontà è stata messa alla prova, la nostra volontà ha prevalso!». Daniel Cohn-bendit (Verdi/ale, De) si è rivolto al Presidente eletto della Commissione parlando «la nostra lingua del passato» citando Mao Tse Tung: «capire la sconfitta, è preparare la vittoria». L'oratore ha poi aggiunto che la conquista della fiducia del Parlamento è una lunga marcia e che «l'aiuteremo in questa lunga marcia». Dagli sviluppi di questi ultimi giorni, ha poi proseguito, si è capito che «una cosa è il contenuto politico della Commissione, un'altra la competenza dei candidati commissari». Spetta al Presidente eletto costruire la Commissione, non al Consiglio e, ha aggiunto, con il sostegno del Parlamento, egli avrà la forza per farlo. Con l'appoggio dei deputati, il Presidente eletto avrà la forza di non accettare i candidati designati che ritiene non competenti. I commissari dovranno essere forti e competenti, ha ribadito, e non «dei cagnolini dei governi». Il rappresentante dei verdi ha quindi invitato Barroso a leggere la risoluzione proposta per trarne ispirazione nelle sue future iniziative, in quanto essa rappresenta la base con la quale sarà valutata la prossima compagine. La decisione assunta dal Presidente eletto è valutata positivamente dall'oratore, ritenendola «di buonsenso», in quanto la Commissione «non può lavorare con il sostegno di solo una parte del Parlamento». «Ascolti il Parlamento in futuro, così avrà sempre una grande maggioranza», ha concluso Francis Wurtz (Gue/ngl, Fr) ha esordito dicendo: «c'è stato bisogno che Barroso sentisse vento di tempesta per rassegnarsi a ritirare la sua Commissione!». Egli ha parlato di vittoria della democrazia europea e ha ricordato come il Presidente eletto, accusando metà dell'Aula di essere vicina agli estremisti europei, «si è rivelato come pretendeva di non essere, il Presidente della destra contro la sinistra e contro i liberali». «La Commissione non credeva che potessimo metterci d'accordo su una posizione comune, ma ce l'abbiamo fatta e abbiamo vinto», ha detto il rappresentante della Gue, osservando che una situazione senza precedenti come questa si è potuta verificare, anche in virtù della disaffezione di molti cittadini. Egli ha poi detto: «Signor Barroso, io credo nell'Europa, sono convinto del bisogno di Europa, non mi classifichi più tra gli antieuropei». L'oratore ha detto che Barroso non solo ha piazzato campioni del liberalismo in posti strategici, ma ha una visione del mondo più vicina ai neoconservatori Usa che a quella delle attese degli europei. Secondo il rappresentante della Gue, possiamo trarre una buona notizia: «il risveglio dello scontro politico in seno al Parlamento europeo», questo può portarci lontano verso il bene dell'Europa: «speriamo che i frutti che mantengano la promessa dei fiori!». Jens-peter Bonde (Ind/dem, Dk) ha affermato che «i fatti di oggi dimostrano che le regole per la nomina della Commissione non funzionano, né funzioneranno col Trattato costituzionale». I ministri nominano alcune persone che vorrebbero avere, ha aggiunto, «e si aspettano poi che noi accettiamo questa scelta». Egli ha quindi proposto che ogni Parlamento nazionale elegga il suo commissario e lo ritenga responsabile, per avere «una Commissione nominata in modo democratico». L'oratore ha quindi deplorato la mancanza di controllo democratico su molteplici atti della Commissione e, in particolare, su quelli decisi in seno ai «più di tremila» gruppi di lavoro. «La direzione è sempre la stessa», ha aggiunto, «ogni occasione deve essere colta per attribuirsi più competenze e raramente ci si concede alla trasparenza». Dicendosi contrario ad «un'istituzione sovranazionale antidemocratica, che è stata definita giustamente un mostro», ha sostenuto che la migliore forma di controllo si ottiene «solo se ogni Paese sceglie con il suo Parlamento nazionale un commissario nazionale che sarà responsabile (...) e che potrà presentarsi ogni settimana al Parlamento nazionale e ascoltare e contattare i rappresentanti degli elettori». Cristiana Muscardini (Uen, It) ha aperto il suo intervento dicendo: «molti di noi nella vita hanno subito ingiustizie, il che è motivo per chi è in buona fede di operare per impedire che altri subiscano discriminazioni e soprusi». L'oratrice ha citato Martin Luter King, il quale si chiedeva, prima di ogni decisione: «è giusto?». Ella ritiene giusto che ciascun uomo politico difenda i propri convincimenti e le idee degli altri per il bene della collettività, «perché la politica è legiferare nell'interesse complessivo dei cittadini di oggi e di domani». La rappresentante dell'Uen ha espresso il sostegno del gruppo alla decisione del Presidente eletto Barroso, auspicando momenti di sereno confronto tra il Consiglio - che si deve riunire subito in occasione della prossima riunione a Roma per la firma del Trattato - il Parlamento e la Commissione. L'oratrice ha rinnovato la stima al Presidente Barroso, nella convinzione che le sue scelte e le indicazioni dei Governi rispettino la richiesta dei cittadini di una Commissione trasparente e rispettosa della sussidiarietà, capace di difendere i diritti di tutti. La parlamentare ha invitato il Parlamento a dare regole certe e comuni a tutte le commissioni perché le future audizioni abbiamo le stesse modalità, aggiungendo che «le modalità differenti fin ad ora utilizzate non hanno garantito né metodi equanimi né rispetto di una vera democrazia». In merito alla dichiarazione del rappresentante del Consiglio, che aveva detto che la Commissione Prodi sarebbe rimasta in carica fino a che sarà necessario, la rappresentante dell'Uen ha affermato che l'attuale Esecutivo deve rimanere in carica per l'ordinaria amministrazione fino alla prossima plenaria di Strasburgo, perché in quella data il Presidente eletto Barroso deve presentarsi di nuovo in Aula con la lista completa dei commissari, «altrimenti noi avremmo una immagine di questa Europa debole e non credo che nessuno di noi lo voglia». Secondo l'oratrice, «lo spirito laico del Parlamento si preserva solo se questa laicità non si tramuta in una nuova forma di integralismo» che, mentre sostiene di difendere alcune categorie, viola i diritti di altri. «Due errori non fanno mai una ragione, ma creano nuove sopraffazioni e divisioni nella società». Inoltre, secondo la deputata, chi pensa di difendere le diversità culturali o sessuali discriminando la cultura o la fede religiosa di altri non opera per il bene comune, bensì per perpetrare nuove discriminazioni. «La meschinità intellettuale rende gli essere umani piccoli ed arroganti, il rispetto per l'altro li rende invece capaci di regole che garantiscono a tutti una convivenza serena». Ella ha concluso il suo intervento rivolgendosi al Presidente eletto Barroso, dicendogli: l'Esecutivo deve ascoltare il Parlamento, occorre respingere il «ricatto che alcuni le stanno facendo. La Commissione non ha bisogno di tutori lungo il suo cammino, ma di interlocutori leali ed intellettualmente onesti». Ryszard Czarnecki (Ni, Pl) ha esordito citando un aneddoto polacco: un uomo politico polacco non fa compromessi, un uomo politico americano si. Barroso sarebbe quindi «un eccellente politico americano», ha affermato. Non ritenendo che l'influenza degli Stati membri sia eccessiva nella procedura di nomina della Commissione, ha comunque sostenuto la necessità di un Parlamento europeo e di una Commissione forti. In conclusione ha voluto esprimere il proprio rispetto per il lavoro di Barroso, che ha dimostrato un «carattere forte e determinato». Richiamandosi al regolamento, Alessandra Mussolini (Ni, It) ha affermato di ritenere «assurdo che di fronte a un mutamento politico così importante, questo Parlamento venga esautorato della parola». La deputata ha quindi aggiunto che occorre aprire un dibattito, non ritenendo sufficiente che parlino solo i capigruppo. Infine, ha concluso affermando che non si deve procrastinare di un mese il voto per consentire al Presidente eletto di cercare le maggioranze, «perché il Parlamento è sovrano, altrimenti noi non contiamo nulla». Dichiarazione del Consiglio Atzo Nicolaï, in rappresentanza del Consiglio, ha detto che, sebbene la Presidenza non sia ufficialmente parte nella discussione, essa è ovviamente coinvolta da vicino in questa situazione. Egli ha affermato che la Presidenza ha avuto contatti con tutte le parti in causa del dibattito, sottolineando come il Consiglio sia corresponsabile della situazione e come sia disponibile ad assumere questa responsabilità, avviando quanto prima consultazioni con il Presidente eletto e con gli altri membri del Consiglio. L'oratore ha riconosciuto il diritto del Parlamento di fare le proprie scelte, aggiungendo che «il confronto tra il Parlamento e la futura Commissione può costituire una prova di democrazia europea matura ed adulta». Il Consiglio nutre piena fiducia nel Presidente della Commissione designato e nel fatto che rapidamente si possa pervenire ad una soluzione. Egli ha auspicato che l'attuale Commissione farà del proprio meglio portando avanti il suo lavoro, in modo che il cittadino europeo non paghi le conseguenze della situazione. Replica del Presidente eletto della Commissione Nella replica, José Barroso ha voluto innanzitutto ringraziare coloro che lo hanno sostenuto e che hanno capito il senso della sua azione ed espresso l'auspicio di poter lavorare con il Parlamento nei prossimi cinque anni. Proseguendo, si è definito un «uomo di compromesso» e si detto sostenitore di una «coalizione» tra tutti coloro che sono a favore del progetto europeo. Pur appartenendo alla famiglia politica di Adenauer, Shuman e De Gasperi, ha spiegato, occorre unire tutti coloro che, nel gruppo socialista, in quello liberale e in altri favorevoli all'Europa, «vogliono lavorare assieme». La sua Commissione, ha precisato, «non è partigiana», sono presenti democristiani e membri del Partito popolare, socialisti, liberali e anche un membro del gruppo Uen. E' una Commissione pluralista, l'Europa è una realtà pluralista, ha aggiunto, di tolleranza, di equilibrio e di consenso «a favore dei nostri cittadini». «Ho fatto quello dovevo», ha proseguito, «sono venuto con la mia squadra, ho valutato in modo razionale quelle che era preferibile, non solo per la Commissione, bensì per tutte le Istituzioni europee». Il Presidente eletto ha quindi respinto l'approccio di coloro contrappongono le istituzioni e valutano chi vince e chi perde, «non è una partita di calcio!». Le istituzioni si rafforzano reciprocamente, ha spiegato. Occorrono un Parlamento e una Commissione forti e non «possiamo stabilire la nostra autorità a scapito delle altre Istituzioni». Il Consiglio, ha poi insistito, rappresenta i governi democraticamente eletti degli Stati membri. «Oggi abbiamo reso possibile una cooperazione più fruttuosa» e, ha aggiunto, abbiamo bisogno di un sostegno ampio per «fare avanzare le nostre priorità in Europa». Il Presidente eletto ha quindi concluso dicendosi pronto a lavorare con il Parlamento con uno spirito di rispetto reciproco e lealtà, «mettendo il progetto europeo, il progetto dei nostri cittadini in testa alle nostre priorità». Conclusioni del Presidente Il Presidente Josep Borrell ha tirato le conclusioni del dibattito. Egli ha detto che «non ci troviamo di fronte ad una richiesta di rinvio del voto. Se fosse così, il Parlamento dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta, ma non è questo il caso. Ci si dice che non c'è ancora una proposta su cui votare». Il Presidente Barroso ha bisogno di un po' più di tempo per elaborarla, ha affermato, aggiungendo che il Consiglio capisce la situazione e, di conseguenza, farà in modo che la Commissione Prodi resti in carica finché non si possa discutere e votare una proposta. Il Presidente ha ripetuto: «in questo momento, non c'è niente su cui votare. Non avrebbe nemmeno senso votare le proposte di risoluzione legate al dibattito sulla Commissione». Egli ha però chiesto al Presidente eletto di leggere attentamente le suddette proposte, compresa quella del Ppe, «per trovare elementi che possano aiutarla nel lavoro che seguirà». Egli ha concluso chiedendo a Barroso e al Consiglio e senza fissare un termine, di presentare una proposta sulla quale l'Aula possa pronunciarsi, mantenendo il Parlamento informato sullo stato di avanzamento dei lavori.  
     
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