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Notiziario Marketpress di Martedì 02 Novembre 2004
 
   
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  “LA MASSERIE DELLE ALLODOLE” DI ANTONIA ARSLAN VINCE L’EDIZIONE 2004 DEL PREMIO STRESA DI NARRATIVA  
   
  Stresa, 2 novembre 2004 - Antonia Arslan con “La Masseria delle Allodole”, edizioni Rizzoli, ha vinto l’edizione 2004 del Premio Stresa di Narrativa. La Giuria dei Lettori e la Giuria dei Critici, presieduta da Gianfranco Lazzaro e composta da Isabella Bossi Fedrigotti, Cesare Medail, Ugo Palaoro, Orlando Perera e Ariberto Segala, hanno assegnato alla scrittrice di origine armena il primo premio con 18 voti. Al secondo posto si è classificato Andrea Vitali con “La signorina Tecla Manzi” edizioni Garzanti, che ha ottenuto 13 voti. Raccogliendo 10 voti si è classificata al terzo posto Francesca Duranti, con “L’ultimo viaggio della Canaria”, edizioni Marsilio. Al quarto e quinto posto sono giunti rispettivamente Cristina Mondadori (8 voti) con “Le mie famiglie”, edizioni Bompiani e Paolo Crepet (1 voto) con “Voi, noi”, edizioni Einaudi. Durante la cerimonia di premiazione, svoltasi nei saloni del Grand Hotel Des Iles Borromées di Stresa, sono stati inoltre consegnati i premi speciali della Giuria dei Critici alle seguenti opere: “I dimenticati” di Ettore Mo edito da Rizzoli “Lacrima” di Claudia Quadri edito da Edizione Casagrande (Bellinzona – Svizzera) Il Premio Stresa di Narrativa è organizzato dalla Associazione Turistica Pro Loco di Stresa, con il patrocinio del Comune di Stresa, della Regione Piemonte e della Provincia del Verbano Cusio Ossola e del Distretto Turistico dei Laghi. Durante l’estate 2004, sono stati inoltre organizzati con successo gli “Incontri con l’autori finalisti ”, che hanno ottenuto un importante risultato di pubblico. La manifestazione letteraria è nata nel 1976 ed è ripresa, dopo una interruzione di alcuni anni, nel 1995. La presenza di tutte le principali case editrici e la partecipazione di scrittori di grande fama (tra gli altri Maurizio Maggiani, Alberto Bevilacqua, Roberto Pazzi) nell’albo d’oro, conferma la sempre maggiore rilevanza del Premio nel panorama letterario italiano. L’albo d’Oro del Premio Stresa di Narrativa: 1976 – Gianfranco Lazzaro - Il Cielo Colore delle Colline; 1977 – Eugenio Travaini - Il vento in Testa; 1978 – Marise Ferro - La Sconosciuta; 1980 – Carlo della Corte - Grida dal Palazzo di Inverno; 1981 – Virginia Galante Garrone - Se Mai Torni; 1982 – Marcello Venturi - Sconfitti sul Campo; 1983 – Davide Lajolo - Il Merlo di Campagna e il Merlo di Città; 1984 – Giuliana Morandini; 1995 – Duilio Pallottelli – Voglia di Famiglia; 1996 – Enrico Fovanna – Il Pesce Elettrico; 1997 – Dante Maffia - Il Romanzo di Tommaso Campanella; 1998 – Guido Conti – Il Coccodrillo sull’altare; 1999 – Maurizio Maggiani – La Regina Disadorna; 2000 – Alberto Bevilacqua – La Polvere sull’Erba; 2001 – Roberto Pazzi – Conclave; 2002 – Diego Marani – L’ultimo dei Vostiachi; 2003 – Simonetta Agnello Hornby – La Mennulara. Breve Profilo delle cinque opere finaliste - “La Masseria delle Allodole” di Antonia Arslan edito da Rizzoli - In questo suo primo romanzo, Antonia Arslan attinge alle memorie familiari per raccontare la tragedia di un popolo "mite e fantasticante", gli armeni, e la struggente nostalgia per una patria e una felicità perdute. Yerwant ha lasciato, appena tredicenne, la casa paterna per studiare nel collegio armeno di Venezia. Ora, dopo quasi quarant'anni, sta ultimando i preparativi per il viaggio che lo ricondurrà alla Masseria delle Allodole, tra le colline dell'Anatolia, dove potrà finalmente riabbracciare i suoi cari. La notizia diffonde nella cittadina natale, inebriata dai gelsomini in fiore e dai dolci preparati per la Pasqua, un'euforica frenesia che pervade lo scorrere quieto dei giorni. Giorni intessuti delle pigre partite a tric trac nella farmacia del fratello Sempad, giorni colorati dai sogni d'amore delle sorelle, Azniv e Veron, e dalla festosa confusione dei bambini, su cui vigila la mamma Shushanig. Si sta organizzando la festa di benvenuto e tutti, parenti e amici, sono invitati a prendervi parte. La Masseria è rimessa a nuovo, per completare l'opera è stato perfino ordinato da Vienna un pianoforte a mezza coda. Ma siamo nel maggio del 1915. L'italia è entrata in guerra e ha chiuso le frontiere mentre il partito dei Giovanni Turchi insegue il mito di una Grande Turchia, in cui non c'è posto per le minoranze Yerwant non verrà, e non ci sarà nessuna festa. Al suo posto, solo orrore e morte. È qui che comincia, per le donne armene della città, un'odissea segnata da marce forzate e campi di prigionia, fame e sete, umiliazioni c crudeltà. Nel loro cammino verso il nulla, madri figlie e sorelle si aggrappano disperatamente all'esistenza e tengono accesa la fiamma della speranza. Sarà grazie alla loro tenacia, al loro sacrificio e all'aiuto disinteressato di chi rifiuta di farsi complice della violenza che tre bambine e un "maschietto vestito da donna", dopo una serie di rocambolesche avventure, riusciranno a salvarsi e a raggiungere Yerwant in Italia. E sarà lui a garantire per loro un futuro e a custodire le "memorie oscure" che oggi la nipote Antonia ha trasfuso in un romanzo dolce e straziante come una fiaba. “Voi, noi” di Paolo Crepet edito da Einaudi - A tre anni di distanza da "Non siamo capaci di ascoltarli", continua il viaggio appassionato di Crepet nelle molte Italie dove si gioca la partita piú importante di tutte: quella dove in palio c'è la possibilità di un incontro tra "voi" e "noi", tra adulti e adolescenti, o il definitivo distacco sotto i colpi dell'indifferenza, la malattia mortale cresciuta in questi anni. Le cui tracce Crepet indaga, in una fitta rete di storie, esempi, sintomi di una generale anestesia dei sentimenti in cui sembrano rinserrarsi sia i figli, che i supposti educatori. Chi ha rubato i sogni dei ragazzi? Siamo ancora capaci di rabbia, di indignazione? Siamo capaci di dire di noi e del nostro dolore? Qualcuno sa dire a un ragazzo, tra infinite parole, 'le parole che contano'? E che cos'è per un adolescente il 'diritto di essere visto'? Che cosa vuol dire 'giocare da soli', invece che nella strada con gli altri? È proprio vero che se hai un papà ricco sei a posto? Ed è giusto che il lavoro, per un giovane, sia 'cosí tanto' flessibile? La 'frustrazione' è solo negativa, e le regole sono solo autoritarie, o sono due cose che possono aiutare a crescere? E il 'bullismo' di chi distrugge una scuola è la stessa cosa dei 'writers' che vogliono colorare con lo spray le nostre città grigie, o no? Queste e molte altre sono le domande che Crepet non si limita a raccogliere, in una serata a Novi Ligure, o in una scuola del Lazio o in un'isola al largo della Sicilia, ma cui offre già embrioni di una risposta. Che resta affidata a chi, tra giovani e adulti, saprà riscoprire la verità piú semplice: forse non sarà il benessere che potrà sconfiggere l'indifferenza, ma sarà - oltre a una seria volontà di rispondere alle esigenze vere della vita dei giovani - la capacità di un semplice gesto, di scoprire e vivere insieme un'emozione, una storia, pelle a pelle, gomito a gomito. Cominciando, quando serve, anche dall'indignazione. “L’ultimo viaggio della Canaria” di Francesca Duranti edito da Marsilio - Francesca Duranti racconta la straordinaria passione d'amore della giovane Eleonora Bianchi, figlia di un piccolo armatore genovese, e del coraggioso Sebastiano Garrone che ha combattuto con Garibaldi a Digione e sogna una vita sul mare. Sebastiano sposa Eleonora e parte attraverso gli oceani, secondo ufficiale sul bel veliero della Bianchi Navigazione, la Canaria, appunto, che un brutto giorno non tornerà più. Eleonora crescerà le due figlie aspettando il ritorno del marito disperso e guidando con mano ferma e autorevole l'impresa di famiglia attraverso le burrasche di una modernizzazione travolgente che tutto investe e trasforma. Cambia il mondo e la società ribolle irrequieta, sulla scena si impongono nuovi protagonisti che pretendono più giustizia e maggiore libertà; se le macchine a vapore costringono in porto i velieri anche i lavoratori non sono più disposti a ubbidire pazienti, persino tra i preti acquista forza la voglia di cambiamento. La modernità si impone ovunque con una forza che talora precipita in disperata violenza, sparano gli eserciti sulla folla e contro il nemico e ciò nonostante c'è modo ancora di tenere dritto il timone della coscienza lungo la rotta della ragione e dell'amore. Tre coppie, lungo tre generazioni, sono al centro di questo affresco familiare, che dalla Genova di fine Ottocento per quasi un secolo si allarga sul resto d'Italia per illuminare la nostra storia, ridandole la nobiltà di un destino travagliato e sofferto, ma anche ricco di orgoglio e di speranza, di tenerezza e di dignità. “Le mie famiglie” di Cristina Mondadori edito da Bompiani - Cristina Mondadori è una straordinaria narratrice di aneddoti, brillante, spiritosa, arguta. Ed è proprio con questa voce che racconta del padre Arnoldo, nel 1889, in un paesino della Bassa mantovana. Fra lotte contadine, cinema muto e pionieristiche stamperie, il racconto si affaccia sul Novecento, quando viene creata la casa editrice e si celebra il matrimonio del padre con Andreina Monicelli, nella cui stravagante famiglia ci saranno registi, romanzieri e giornalisti. Nei primi anni Venti i Mondadori si trasferiscono dalla provincia alla grande città, Milano, dove Cristina incontrerà i più grandi scrittori, italiani e stranieri, del secolo appena concluso: da D'annunzio a Pirandello, da Thomas Mann e Ernest Hemingway. La piccola di casa Mondadori è circondata da "grandi menti", ma anche da tante cugine, balie e parenti, prima fra tutte la straordinaria zia Thea. Il racconto sia fa sempre più allegro e coinvolgente, toccando l'apice sentimentale con il grande amore, da giovanissima, per Mario Formenton. Grazie a lui, e alla sua famiglia, la storia acquista una nota esotica, e si trasferisce in Persia; poi riapprova in Italia, a Verona, in una provincia molto simile a quella immortalata da Pietro Germi in "Signore e signori". Nascono quattro figli e tutto sembra scorrere tranquillo fino a quando, da donna coraggiosa e anticonformista, Cristina decide di diventare medico. Con i primi esperimenti di psichiatria democratica, il Sessantotto che esplode e il sorgere delle televisioni private, i ricordi arrivano agli anni Ottanta, decennio horribilis durante il quale la famiglia attraversa la tempesta: la lotta fra De Benedetti e Berlusconi per il controllo della casa editrice. Ma alla fine torna la serenità, insieme alla realizzazione di un generoso desiderio: la fondazione di un centro che si occupa di disturbi psicofisici dei bambini. Gioie e lutti, feste e litigi, successi e tormenti: tutto è ritrovato dallo sguardo avvolgente della memoria. Con qualche affettuosa ironia. “La signorina Tecla Manzi” di Andrea Vitali edito da Garzanti - Siamo negli anni Trenta, all'epoca del fascismo più placido e trionfante. Nella stazione dei Carabinieri di Bellano, sotto gli occhi del carabiniere Locatelli (bergamasco), rivaleggiano il brigadiere Mannu (sardo) e l'appuntato Misfatti (siciliano). Un'anziana signora, "piccola, vestita con un cappotto grigio color topo, una borsetta tenuta con due mani all'altezza dello stomaco", vuole a tutti i costi parlare con il maresciallo Maccadò. La donna - anzi, la signorina Tecla Manzi - è venuta a denunciare un furto improbabile: il quadretto con il Sacro Cuore di Gesù che teneva appeso sopra la testata del letto. Inizia così una strana indagine alla ricerca di un oggetto senza valore, che porta alla luce una trama di fratelli scomparsi e ricomparsi, bancari e usurai, gerarchi fascisti e belle donne, preti e contrabbandieri. Con l'estrema e godibilissima bravura che la critica e il pubblico gli riconoscono, Andrea Vitali disegna l'anima dell'Italia più vera raccontando i piccoli segreti della vita di paese e, sullo sfondo, la grande storia. Intrecciando e dipanando senza posa i fili di una matassa che sembra non avere fine, divertendosi a incrociare mille destini e aneddoti, creando personaggi vivissimi nelle loro astuzie e ingenuità, cogliendo sul filo della memoria quei dettagli che fanno sorridere e ricordare, "La signorina Tecla Manzi" si fa leggere tutto d'un fiato e aggiunge un nuovo godibile tassello al coinvolgente universo romanzesco di un autentico scrittore.  
     
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