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Notiziario Marketpress di Venerdì 05 Novembre 2004
 
   
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  PROGETTO PILOTA ASSINDUSTRIA-COLDIRETTI: “CIRCA 1000 EURO AD ETTARO PER RECUPERARE IL TERRITORIO BELLUNESE ABBANDONATO”. “SOSTENERE LE ATTIVITÀ AGRICOLE ED INVESTIRE NELLO SVILUPPO INTEGRATO AGRO-TURISTICO PER RIPOPOLARE LE MONTAGNE ED INCENTIVARE IL TURISMO”  
   
  E’ stato presentato il “Progetto pilota per lo sviluppo agro-turistico della zona pedemontana dei Comuni di Belluno e Sedico” redatto congiuntamente da Assindustria e Coldiretti di Belluno. I Presidenti Celeste Bortoluzzi e Orazio Da Rold hanno stimolato amministrazioni ed enti locali all’implementazione dei servizi al territorio, con un documento progettuale che da un lato evidenzia i danni al territorio causati dall’assenza per diversi decenni della manutenzione ordinaria, dall’altro propone azioni concrete a beneficio dell’economia, dell’occupazione, dei servizi alla persona. Lo studio prende a campione le due aree pedemontane che fanno capo ai Comuni di Belluno e Sedico, per una superficie complessiva di 7.000 ettari per 4.600 abitanti circa, suddivisi fra i nuclei di Sopracroda, Bolzano Bellunese e Tisoi in Comune di Belluno, Barp e Libano in Comune di Sedico. Con lo scopo dichiarato di porsi come valida ipotesi per il miglioramento della vivibilità del territorio e per il rafforzamento dell’offerta in un’ottica di sviluppo turistico, il progetto propone iniziative precise di conservazione, riqualificazione e valorizzazione delle risorse naturali, storiche, artistiche, dei prodotti tipici e agro-alimentari, della stessa cultura, risorse che vanno messe in rete e per le quali bisogna investire consistenti somme di denaro. Si va dallo sviluppo della rete pedonale e veicolare, con un occhio di riguardo a chi soffre di handicap della mobilità, agli interventi di riqualificazione delle superfici boscate, al recupero a scopo di riqualificazione ambientale delle superfici rimboschite naturalmente per destinarle a pascolo. Il progetto prevede inoltre che vengano ampliate le attività di trasformazione dei prodotti agricoli tradizionali, che venga introdotto bestiame allo stato semi brado, che si diversifichino le coltivazioni erbacee e arbustive, ma sottolinea anche come sia necessario recuperare il patrimonio edilizio, attivare nuove strutture di accoglienza, fare marketing territoriale e individuare le risorse economiche necessarie ad attivare un’adeguata promozione del territorio. Il tutto per un importo complessivo di 6.785.000 EURO, “cifra per la quale” –hanno avvertito Celeste Bortoluzzi e Orazio Da Rold, rispettivamente Presidente di Assindustria e di Coldiretti di Belluno– “è fondamentale la collaborazione tecnico-finanziaria degli enti locali e delle amministrazioni, che devono però prima di tutto condividere l’impostazione del progetto e gli obiettivi che esso si pone”. “Ci troviamo in una situazione di emergenza” –ha continuato Orazio Da Rold– “il territorio è soffocato dal bosco spontaneo che non fa che portare disordine e rubare spazio ai prati e ai pascoli. Non possiamo più fare allevamento, né coltivare il terreno perché di terreno da coltivare non ce n’è quasi più. Decenni di mancati investimenti e l’abbandono dell’attività agricola hanno portato a questo stato: per recuperare un’area circoscritta come quella pedemontana dei Comuni di Belluno e Sedico bisogna investire quasi 7 milioni di euro. Una presenza costante sul territorio sarebbe costata molto meno, avrebbe permesso alla provincia di mantenere alti i livelli di qualità del territorio e di non perdere attrattività” –ha commentato Da Rold, sostenuto anche dal Direttore della Coldiretti Giorgio Gaddoni: “Si sente parlare di un territorio bellunese di 30-40-50 anni fa pulito, con prati, pascoli, malghe, boschi e sentieri, e sembra quasi che lo fosse per grazie divina, una grazia che oggi ci avrebbe abbandonati. Ma non è così: per sopravivenza, prima di tutto, gli abitanti che popolavano queste montagne lavoravano il territorio, lo presidiavano. Con il nostro progetto pilota abbiamo quantificato i costi per il ripristino del territorio, ed è già un primo importante risultato il poter presentare ai Comuni e alla Provincia il costo all’ettaro per il risanamento del territorio: circa 1000 euro”. “Dati alla mano” –ha sottolineato Da Rold– “chiediamo che le amministrazioni facciano tutti gli sforzi perché le imprese agricole che lavorano attualmente il territorio possano continuare con profitto in questa attività”. “Gli enti comunali e la provincia possono e devono condividere quest’impostazione” –gli ha fatto eco Celeste Bortoluzzi Presidente Assindustria Belluno– “Bisogna agire in fretta, partire subito e portare i primi risultati già nel giro di due-tre anni, muovendosi su più fronti contemporaneamente: adottare subito progetti di ripristino del territorio, come il nostro pilota, laddove il degrado sia ormai ai limiti della vivibilità; sostenere le attività agricole di montagna laddove sono presenti e mantengono presidiate le aree; prevedere nei piani regolatori l’uso del territorio e la sua manutenzione; redigere al più presto leggi che vadano nel senso dell’accorpamento e del riordino fondiario, perché si esca dall’attuale situazione di frammentarietà pulviscolare delle proprietà agricole” –ha continuato Bortoluzzi. “Il territorio si può vendere in modo integrato, creando una filiera che vada dal produttore al consumatore e che promuova, anche a scopo turistico, il territorio, l’ospitalità, i prodotti tipici. Bisogna però che anche le strutture più direttamente coinvolte nella valorizzazione del territorio, come il Parco delle Dolomiti Bellunesi, non si ponga come limite, non sia territorio esclusivo al quale riescono ad accedere solo gli alpinisti, ma diventi un territorio fruibile ai più. Serve una mentalità diversa nella gestione del Parco, che coniughi rispetto dell’ambiente con una certa vivacità e un miglioramento dei servizi offerti” –hanno concluso i Presidenti, che hanno anche ricordato i benefici che l’applicazione del Progetto Pilota assicurerebbero al territorio: occupazione, perché nuovi interventi richiedono nuova manodopera e di un tipo che ben si integra con la tipologia di lavoratori di media e terza età; incremento annuale di produzione da parte delle aziende agricole presenti sul territorio e da parte delle biomasse di legno, senza contare il beneficio che ricadrebbe su tutto il territorio a fronte di investimenti nell’edilizia e nelle infrastrutture.  
     
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