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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Novembre 2004
 
   
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  CASCHETTI E MATERASSINI 'IPOTERMICI' PER SCONFIGGERE L'ASFISSIA PERINATALE: LA NOVITÀ PRESENTATA AL SAN RAFFAELE LA PROFESSORESSA IOLANDA MINOLI PROMUOVE UNA GIORNATA DI STUDIO PER DIFFONDERE IN ITALIA UNA INNOVATIVA TECNOLOGIA PER IL TRATTAMENTO NEI NEONATI DI UNA GRAVE MALATTIA CEREBRALE.  
   
  Milano, 8 novembre 2004 – Si è svolta il 3 novembre all’Istituto Scientifico Universitario San Raffaele una giornata di studio e di dimostrazioni pratiche su ‘Il trattamento ipotermico dell’asfissia perinatale’. Il corso monotematico organizzato da Iolanda Minoli, professoressa di Neonatologia, esperta nominata dal Consiglio Superiore di Sanità del Ministero della Salute e consulente della Rockefeller University di New York, vede la partecipazione di alcuni fra i più autorevoli neonatologi del mondo e conferma l’efficacia dell’utilizzo dell’ipotermia per prevenire e contenere le devastanti conseguenze dell’encefalopatia ipossico-ischemica, una grave malattia che colpisce il 10% dei neonati prematuri e in percentuale minore i neonati a termine. L’ipotermia è un trattamento non invasivo e relativamente semplice in grado di interrompere le conseguenze dell’encefalopatia ipossico-ischemica, una malattia causata da un ridotto apporto di ossigeno al cervello (ipossia) o da una riduzione del flusso del sangue (ischemia). Conseguenza dell’ipossia è la necrosi delle cellule cerebrali. È stato dimostrato che raffreddando il capo e l’intero corpo del neonato colpito dalla malattia si limita l’attività di queste cellule cerebrali destinate alla morte per mancanza di ossigeno, permettendo una sorta di “risparmio energetico”. Consumando meno, le cellule diventano infatti più resistenti e non vanno in necrosi. In questo modo si riduce il rischio di decesso e delle drammatiche conseguenze neurologiche nei neonati colpiti dalla malattia. L’encefalopatia ipossico-ischemica è infatti causa di morte e di gravi conseguenze neurologiche. Il danno più evidente è dato da una serie di lesioni ischemiche che possono giungere fino ad un vero e proprio infarto del tessuto, con meccanismo analogo all’infarto cardiaco. Le lesioni ischemiche possono inoltre accompagnarsi a lesioni emorragiche di varia entità, che complicano inevitabilmente il quadro clinico dei piccoli pazienti. La conseguenza più frequente è la paralisi cerebrale spastica, un persistente danno motorio spesso accompagnato da insufficienza mentale e da deficit neurosensoriali (udito e vista). Il 25-50% di questi bambini sviluppa nel tempo disturbi cognitivi e comportamentali con seri problemi scolastici. Ne consegue un elevato grado di invalidità che scatena spesso gravi problemi anche a livello psicologico e sociale sia nei bambini sia nelle loro famiglie. Per individuare i neonati da sottoporre al trattamento ipotermico viene impiegato, oltre a valutazioni cliniche e di laboratorio, un monitor encefalografico sviluppato appositamente. “Per il trattamento verranno ora messe a confronto due tecniche che fino ad oggi sono state usate per poche decine di bambini nel mondo” – spiega Iolanda Minoli – “Una riguarda il raffreddamento del capo per 72 ore mediante la circolazione di acqua a 10°C e il successivo riscaldamento al termine del trattamento, mentre l’altra consiste nel raffreddamento di tutto il corpo dei piccoli”. Iolanda Minoli ricorda anche che “il trattamento delle gravidanze a rischio e dei neonati a rischio, che sono il 15% di tutti i nati, dovrebbe essere eseguito solo in ospedali generali ad alta specializzazione ove siano presenti tutti i mezzi più avanzati di diagnosi e terapia, che hanno un costo elevato e di cui non tutti gli ospedali possono dotarsi. Questo permetterebbe la migliore assistenza alle madri e ai bambini, evitando il loro continuo trasporto o trasferimento momentaneo in altri ospedali per diagnosi e/o interventi specialistici”.  
     
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