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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Novembre 2004
 
   
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  NONOSTANTE I PROGRESSI MODESTI, L'AGENDA DI LISBONA È OGGI PIÙ CHE MAI NECESSARIA, SOSTIENE IL RAPPORTO KOK  
   
  Bruxelles, 8 novembre 2004 - Anche se le circostanze esterne non hanno certo aiutato, la responsabilità dell'attuale fallimento della strategia di Lisbona si deve in buona parte all'Ue e ai suoi Stati membri, incapaci di agire con sufficiente prontezza, afferma un rapporto lungamente atteso preparato dall'ex Primo ministro olandese Wim Kok e dal suo gruppo ad alto livello. Il rapporto misura i progressi dell'Europa in base alle riforme introdotte dai capi di Stato e di governo nel Consiglio di Lisbona del 2000 per colmare il divario con gli Usa e il Giappone, e arriva alla conclusione che 'a metà strada verso il 2010, il quadro globale è estremamente controverso e bisogna fare molto se si vuole evitare che Lisbona diventi sinonimo di obiettivi falliti e promesse mancate'. Parte della responsabilità ricade su fattori al di fuori del controllo dei governi europei, e il rapporto segnala che: 'L'inchiostro in calce all'accordo era ancora umido quando la bolla del mercato azionario è implosa in tutto il mondo, a causa soprattutto del collasso dei prezzi gonfiati delle azioni dotcom e telecom dopo le prove di malversazioni finanziarie a aziendali'. Ma il gruppo ad alto livello afferma chiaramente che, nonostante il contesto economico mondiale insidioso, gli Stati membri potevano e dovevano fare di più per raggiungere i loro obiettivi. I governi vengono accusati di non aver preso sufficientemente sul serio gl'impegni per mettere in pratica le misure concordate in comune, forse per la mancata pressione politica dei parlamenti nazionali e dei cittadini, che non sono stati sufficientemente coinvolti nel processo di Lisbona. La responsabilità dev'essere attribuita anche a uno scadente coordinamento, a un'agenda sovraccarica e alle priorità in conflitto. Il risultato inevitabile è che molti obiettivi di Lisbona verranno 'sostanzialmente mancati'. Nonostante un ovvio sentimento di sconforto, il rapporto sottolinea comunque che 'Lisbona non è uno scenario nel buio più completo, come alcuni amano dipingerlo'. Sono stati ottenuti significativi progressi nel settore dell'occupazione e nella diffusione delle Tic (Tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni) nelle scuole, nel mondo del lavoro e nelle case. Il gruppo ad alto livello mostra chiaramente di credere che quella di Lisbona è l'agenda giusta per il particolare mix europeo di ambizioni economiche, sociali e ambientali. 'Che si parli di aspettative di vita, di tassi di mortalità infantile, di squilibri delle entrate o di povertà, l'Europa mostra dei risultati di gran lunga migliori di quelli degli Usa. [...] La direzione di Lisbona è giusta e imperativa, ma bisogna metterla in pratica con molta maggiore rapidità'. Il gruppo è contrario a riportare a più tardi la data del 2010 che ora sembra irraggiungibile, affermando che per galvanizzare gli Stati membri e spingerli all'azione bisogna mantenere l'obiettivo attuale. Per quanto riguarda il tipo di azione da intraprendere nel settore che compete al gruppo ad alto livello, le priorità sono chiare: 'In sintesi, per soddisfare le ambizioni di Lisbona, l'Europa deve concentrarsi su crescita e occupazione', afferma. Bisogna anche chiarire meglio la strategia da adottare, perché per il momento 'Lisbona significa praticamente qualsiasi cosa, e quindi in pratica niente. Tutti sono responsabili, e quindi in pratica nessuno lo è'. Nell'obiettivo globale di crescita e occupazione, il gruppo di Kok identifica cinque grandi aree politiche: realizzare la società della conoscenza, completare il mercato interno e promuovere la concorrenza (inclusi servizi e servizi finanziari), creare un clima favorevole al lavoro e alle aziende, dar vita a un mercato del lavoro duttile e globale, favorire vigorosamente le strategie economiche ambientali che permettono guadagni su tutta la linea. Per ogni area politica il rapporto formula una serie di raccomandazioni fondamentali. Ad esempio, per realizzare una vera società della conoscenza, il gruppo chiede al Consiglio di ridurre gli ostacoli che impediscono ai ricercatori di spostarsi verso e nell'Ue, di dar vita a un Cer (Consiglio europeo della ricerca) autonomo per finanziare la ricerca fondamentale, di decidersi ad adottare o a scartare le proposte per il Brevetto comunitario. Avendo comunque dolorosamente appreso nella prima metà del processo di Lisbona che disporre delle politiche giuste e degli obiettivi coerenti non garantisce il successo, il gruppo ad alto livello si spinge a formulare proposte dettagliate per 'fare in modo che Lisbona funzioni'. In primo luogo, è necessaria una più stretta cooperazione tra i vari attori del processo di Lisbona, dai parlamenti nazionali e dai cittadini fino alle organizzazioni sociali, che si debbono impegnare a incoraggiare e sostenersi reciprocamente e a esercitare pressioni sui governi affinché realizzino le necessarie riforme. Gli Stati membri vengono sollecitati a preparare programmi nazionali con cui si impegnino ad agire, mentre la Commissione dovrebbe controllare e riferire sui loro progressi, pronta a 'citare per nome e rimproverare' quelli che falliscono o a 'complimentare' quelli che riescono. 'La posta in gioco è troppo importante per permettersi il lusso di rispettare la suscettibilità di coloro che ostacolano il raggiungimento del bene comune europeo', avverte il rapporto. La conclusione del rapporto si rivolge chiaramente ai governi nazionali europei, confermando che è convinzione del gruppo ad alto livello che è in questo campo che bisogna fare i maggiori sforzi per migliorare i risultati. Il gruppo attribuisce poca importanza alla portata dei compiti, e afferma: 'Il programma di riforme delineato nel rapporto è senz'altro realizzabile e migliorerà la situazione. Deve solo essere chiaramente capito e spiegato, e poi realizzato'. Il messaggio finale è invece rivolto ai leader europei che si sono incontrati a Bruxelles il 4 novembre per discutere il rapporto, il giorno dopo la sua pubblicazione. 'In ultima analisi, buona parte della strategia di Lisbona dipende dai progressi compiuti nelle capitali: nessuna procedura o metodologia europea può cambiare questa semplice verità. I governi, e in particolare i loro leader, non debbono sottovalutare le loro responsabilità. Quello che è in gioco è niente di meno che la futura prosperità del modello europeo'. Per il testo completo del rapporto e per ulteriori dettagli: http://europa.Eu.int/comm/lisbon_strategy/index_en.html  
     
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