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Notiziario Marketpress di Mercoledì 24 Novembre 2004
 
   
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  STANCA, LA BIOMETRIA NON CONTRASTA CON LA PRIVACY NON È UN INTRECCIO TRA BIOLOGIA, ELETTRONICA E GENETICA PER TRASFORMARE IL CORPO IN UNA SORTA DI PASSWORD NON ALTERABILE E NON RIPRODUCIBILE  
   
   Roma, 24 novembre 2004 - “La biometria è un fattore di sicurezza e non contrasta con la privacy, ma rafforza i grandi valori di libertà, di democrazia”. A sostenerlo è Lucio Stanca, ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, in relazione al convegno del Cnipa-centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione su “La biometria entra nell’e-Government”. Dopo aver sottolineato “la crescente diffusione, anche nelle Pubbliche amministrazioni, degli strumenti innovativi che consentono la verifica automatica dell’identità di un individuo attraverso la valutazione di caratteristiche fisiche, come l’impronta digitale, le particolarità del volto o dell’iride”, il ministro ha detto che “non c’è contrapposizione tra le tecnologie digitali e la privacy, anzi attraverso queste tecnologie possiamo proteggerci di più. Chi indica un simile contrasto, piuttosto che porre l’accento sull’autenticazione, sulla sicurezza delle reti o delle informazioni, dimostra di non comprendere a fondo l’argomento. Alla base della Società dell’Informazione non vi sono le tecnologie, ma i grandi valori di libertà, espressione, sviluppo economico, partecipazione. Per questo prestiamo grande attenzione agli aspetti della sicurezza e della privacy nell’utilizzo delle biometrie. Il rapporto e l’equilibrio tra tecnologie digitali e la privacy sono una sfida di qualità della democrazia”. Il ministro Stanca ha poi ricordato che proprio al 1° Vertice mondiale della Società dell’Informazione, promosso dall’Onu, nella dichiarazione finale dei 200 paesi partecipanti, ossia la Magna Charta della Società dell’Informazione, è scritto che “un prerequisito per lo sviluppo della Società dell’Informazione e per costruire la fiducia degli utilizzatori di tali tecnologie è il rafforzamento di un contesto di garanzia della sicurezza che comprenda sicurezza informatica, procedure di autenticazione, salvaguardia della privacy e protezione dei consumatori”. In tale ambito, ha detto Stanca, “le tecnologie biometriche sono una componente per dare fiducia in quanto esse permettono di fornire più garanzie al cittadino sull’autenticazione certa, ad esempio, delle persone che nelle Pa hanno funzioni delicate, come l’accesso a dati personali relativi a sicurezza, indagini giudiziarie, dati fiscali o finanziari. Meno realistico è affermare che la biometria è un intreccio tra biologia, elettronica e genetica per trasformare il corpo in una sorta di password non alterabile e non riproducibile, ai limiti della fantascienza”. Secondo il ministro per l’Innovazione e le Tecnologie “la sfida è quella di sfruttare al meglio la tecnologia, spesso in sinergia con la biometria, per produrre una nuova generazione di documenti che consentano di creare un legame più forte fra documento e titolare, abbassare il rischio di contraffazione, incrementare la sicurezza senza ripercussioni sugli spostamenti legittimi di persone o merci fra Paesi, garantire l’interoperabilità con gli altri documenti nazionali e internazionali. La Pubblica Amministrazione e la politica di e-Government rappresentano le prospettive di maggior sviluppo applicativo delle biometrie”. In tale contesto il Cnipa ha un ruolo rilevante, come testimoniano anche le “Linee guida per le tecnologie biometriche”. Le applicazioni biometriche in Italia sono ormai tante: la Carta d’Identità Elettronica (la cui banda ottica contiene l’algoritmo con l’impronta digitale e nel suo microchip è prevista la possibilità di ospitare anche altri dati biometrici); la Carta Nazionale dei Servizi (in Lombardia è utilizzata per l’accesso a servizi sanitari); la Carta Multiservizi della Difesa, il cui microprocessore ha la firma digitale, l’impronta digitale per il riconoscimento sicuro, i dati sanitari e i dati matricolari); il permesso di soggiorno elettronico. Il ministro Stanca, infine, ha espresso “preoccupazione per l’allarmismo che si vuole creare su queste attuazioni penalizzando l’applicazione delle tecnologia in un Paese che, invece, è in ritardo nel suo utilizzo e diffusione, e dimenticando i successi alla lotta al terrorismo e criminalità, interni e internazionali, conseguiti anche con l’intelligence tecnologica”.  
     
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