Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Novembre 2004
 
   
  Pagina1  
  PRESENTAZIONE DELLA RICERCA “ATLANTE RAGIONATO DEL TERZO SETTORE” STRUMENTI E ESPERIENZE DI “BUONA PRATICA”  
   
  Milano, 25 novembre 2004 - Dalla Cooperativa Solaris attenta all’handicap e alla tossicodipendenza, alla Carta della Donazione ponte tra il mondo dell’impresa e del non profit, a Confcooperative-federsolidarietà per la gestione democratica, alla Fivol-gruppo Abele per il carcere e la tossicodipendenza, a Spazio Aperto Cooperativa B per l’inserimento lavorativo degli svantaggiati, alla Comin cooperativa A per i bambini allontanati, al Forum Regionale Lombardo del terzo settore per il bene comune, alla Arci-baia del Re Lombardia per l’inserimento lavorativo degli stranieri, al Consorzio Sis per la coesione sociale, a Il Fontanile per gli emarginati e i disabili, alla Fondazione di comunità locale Monza e Brianza per la filantropia e la donazione, a Rsa Casa famiglia S.giuseppe per vedove e orfani di guerra, a Nido Oplà per i bambini, a Csv per promuovere e sostenere il volontariato. Cooperative, consorzi, fondazioni dedite al volontariato, all’assistenza, all’accoglienza portano le buone pratiche all’interno delle proprie strutture dotandosi di strumenti come: le carte etiche, i bilanci sociali, la certificazione e la formazione dei propri dipendenti. Perché? Per favorire la partecipazione dei propri dipendenti alle attività interne ma anche per farsi conoscere, coinvolgere il mondo delle istituzioni; per comunicare o per presentare i risultati delle proprie attività utilizzando un bilancio sociale come strumento di rendiconto e misura delle proprie performance. A volte solo per organizzare al meglio il proprio modo di lavorare o più semplicemente per stimolare soci, lavoratori, utenti, clienti, comunità locali. Si tratta di strumenti realizzati da figure competenti e gruppi di lavoro esperti ma sempre attraverso la partecipazione di tutti coloro che operano con la struttura usando questionari, indicendo riunioni, organizzando seminari e workshop. I punti di forza? Trasparenza, che a volte si traduce in certezze in più per i donatori e informazioni utili per i sostenitori “potenziali”. Appartenenza, attraverso lo sviluppo e il coinvolgimento di tutti. Ma anche l’apporto di ulteriore conoscenza a livello strutturale e la maggiore flessibilità di gestione del menage quotidiano. A volte però questi strumenti contengono dei punti di debolezza: alcuni informano ma non mettono in relazione gli interlocutori, altri riportano solo indici quantitativi e non qualitativi, in certi casi si trascura la valutazione delle attività e non c’è niente che evidenzi obiettivi attesi e risultati conseguiti, magari contengono imprecisioni. In ogni caso queste esperienze si collocano all’interno di un processo di ricerca della qualità organizzativa connessa alla propria identità specifica. Emerge dalle “mappe” delle 14 esperienze di realtà sociali per il non profit raccolte nella ricerca “Atlante ragionato del Terzo Settore” realizzata dall’Osservatorio per l’Economia Civile della Camera di Commercio di Milano con la collaborazione del Politecnico di Milano – Diap Laboratorio di politiche sociali e presentata oggi in Camera di commercio durante il convegno “Le buone pratiche del non profit”. “Come Camera di Commercio - ha commentato Carlo Lesca, presidente dell’Osservatorio per l’economia civile della Camera di Commercio di Milano - abbiamo voluto dare un contributo per comprendere l’attenzione al sociale sempre più diffusa nelle imprese. Una base informativa proposta dall’Osservatorio sull'economia civile, col compito di facilitare il coordinamento tra il mondo istituzionale e associazionistico, per promuovere lo sviluppo di queste buone pratiche. L'imprenditoria sta sviluppando un sempre crescente carattere sociale, accanto ad un riconosciuto ruolo economico ed occupazionale, e rappresenta un "ponte" tra società ed impresa. Con questo volume prosegue l’attività editoriale e si inaugura la collana Ricerche dell’Osservatorio, strumento importante per far conoscere un comparto che trova un punto di forza a Milano e in Lombardia”. Strumenti ed esperienze di “buona pratica”: casi Sintesi dei casi della ricerca “Atlante ragionato del terzo settore” della Camera di commercio di Milano
Casi StrumentoAttività/missione Caratteri generali del documento, strumenti e contenuti Partecipazione e percorso di costruzione Punti di forza ...E di debolezza Prospettive
Solaris cooperativa A Carta Etica Svolge lavoro di prevenzione, riabilitazione, integrazione e sensibilizzazione del territorio rispetto alle problematiche legate all’handicap e alla tossicodipendenza, offrendo servizi alle persone in stato di disagio. Si divide in due parti: 1) l’identità della cooperativa; le ragioni della carta etica; la scelta degli interlocutori. 2) gli impegni verso: soci, lavoratori, utenti, clienti, comunità locali, società e ambiente. Realizzata da un gruppo di 15 persone: Cda, figure di coordinamento dei settori handicap e tossicodipendenza, lavoratori soci e non, soci volontari. Tempo impiegato: 1 anno. Il compito del gruppo: rappresentare le esigenze della coop. Individuare gli interlocutori e tradurre l’esigenza in impegni perseguibili Alla sua realizzazione hanno partecipato tutte le figure operanti all’interno. Si è arrivati così ad una migliore conoscenza dell’ente stesso avviando un percorso di auto valutazione Vengono trascurate le potenzialità relazionali e si rappresenta solo come semplice mezzo di informazione: dichiara che la cooperativa adotterà strumenti ma non dice quali. Alla stesura non sono stati coinvolti gli interlocutori esterni Ampliare anche a coloro che non hanno partecipato alla stesura della carta la possibilità di partecipare al percorso di elaborazione del documento (per future revisioni)
La Carta della donazione Si occupa prevalentemente di donazioni Carta Etica Sviluppa l’imprenditorialità nel Terzo settore: fa da ponte tra il mondo dell’industria e quello del non profit, coniugando volontariato d’impresa e volontariato manageriale Si rivolge sia all’interno che all’esterno delle organizzazioni e stimola la diffusione della donazione. Divisa in due parti: 1) rivolta agli interlocutori esterni dove si elencano sia i diritti dei donatori e dei destinatari delle attività sociali che le responsabilità delle organizzazioni non profit. 2) rivolta agli interni dove riporta le regole di comportamento quali la metodologia di raccolta e i sistemi di rendicontazione. Alcune regole di comportamento: trasparenza e destinazione dei fondi raccolti, riservatezza e rispetto del donatore. Attendibilità ed equità del messaggio pubblicitario Elaborata da esperti di codici etici e di figure impegnate in importanti società di consulenza. In un primo momento c’è il desiderio di adottarla poi si cerca di realizzarla perché ad ora è stata effettuata solo una sperimentazione, su poche organizzazioni I risultati sono ancora sconosciuti. La realizzazione della Carta sarebbe una certezza in più per i donatori che già si “fidano” e uno strumento utile e informativo per coloro che potrebbero essere “donatori potenziali”. Si rivolge ad un pubblico troppo ampio (indistintamente a tutti gli enti non profit) ma bisognerebbe considerare la natura e le dimensioni delle associazioni cui si rivolge perché le regole che enuncia vanno a scapito delle piccole associazioni che spesso non hanno risorse da spendere Introduzione di un capitolo dedicato ai diritti delle organizzazioni e non solo ai doveri delle stesse verso i donatori. Così la Carta sarebbe più flessibile.
Confcooperative -Federsolidarietà Rappresenta, dal punto di vista politico e istituzionale, le proprie associate. Carta Etica Cura la promozione e assiste sul piano tecnico ed economico le cooperative associate Si basa su valori quali l’autosufficienza, l’auto disponibilità, la democrazia, l’eguaglianza, l’equità e la solidarietà. Il documento è diviso in 4 parti: 1) Codice dei comportamenti imprenditoriali, della qualità cooperativa e della vita associativa; 2) uno stralcio dello Statuto di Confcooperative; 3) il regolamento delle adesioni di Confcooperative (promozione, vigilanza, sanzioni); 4) la carta di Manchester (dichiarazione sull’identità cooperativa). Vengono dichiarati principi di gestione democratica e partecipata, parità di condizioni tra i soci, trasparenza gestionale La prima fase ha visto il coinvolgimento di tutti i rappresentanti della federazione ed è stato prima voluto a livello provinciale successivamente approvato dal consiglio nazionale. Dopo un anno al vaglio di Confcooperative, è stato accettato. La seconda fase prevede la sua l’adozione da parte di ogni cooperativa e consorzio. La scelta di trasformare in vincolo i principi di gestione democratica e partecipata, parità di condizioni tra i soci e trasparenza gestionale rappresenta il punto di forza di questo documento. L’obbligo trova però ragione d’essere nel momento in cui si individua una funzione preposta al controllo. Altrimenti l’idea del vincolo diventa un’arma a doppio taglio. Per implementare il Codice bisogna discuterne tra le cooperative consorziate e spiegarne le strategie imprenditoriali perché non è detto che siccome il codice regolamenta, vengano poi effettivamente rispettati i dettami che esso contiene.
Fivol-gruppo Abele. Carta dei valori del volontariato Voluta e promossa da Fivol e Gruppo Abele, entrambi attori di ispirazione cristiana. Carta Etica Il primo fornisce supporti e servizi a tutte le associazioni di volontariato il secondo è attivo soprattutto nel campo della tossicodipendenza, del carcere, dell’alcoolismo, della prostituzione e della cooperazione internazionale. La Carta dei valori è rivolta a tutti i soggetti che interagiscono con i volontari e le associazioni di volontariato. Gli obiettivi: fare chiarezza tra i ruoli del volontariato e del Terzo settore, tra volontariato e istituzioni pubbliche e tra volontariato e volontariato. Il documento è strutturato in due sezioni: la 1° richiama i principi fondanti di volontariato, la 2° stabilisce i ruoli e gli atteggiamenti dei valori e delle organizzazioni di volontariato. In seguito a seminari, convegni e un sondaggio che coinvolse 142 presidenti di organizzazioni, fu costituito un gruppo di lavoro. L’idea era quella di allargare più possibile la partecipazione attraverso un’opera di diffusione su tutto il territorio nazionale per far discutere il Volontariato. La realizzazione della Carta sarebbe una certezza in più per i donatori che già si “fidano” e uno strumento utile e informativo per coloro che potrebbero essere “donatori potenziali”. Si rivolge ad un pubblico troppo ampio (indistintamente a tutti gli enti non profit) ma bisognerebbe considerare la natura e le dimensioni delle associazioni cui si rivolge perché le regole che enuncia vanno a scapito delle piccole associazioni che spesso non hanno risorse da spendere Introduzione di un capitolo dedicato ai diritti delle organizzazioni e non solo ai doveri delle stesse verso i donatori. Così la Carta sarebbe più flessibile.
Spazio Aperto Cooperativa B Si occupa di inserimento lavorativo di persone svantaggiate (giovani in situazioni di disagio psichico e fisico), detenuti ed extracomunitari. Bilancio Sociale Opera nei settori: pulizie; laboratorio; getta & Usa – Ambiente; Segreteria; settore trasporto disabili; settore informatica- data entry Inteso come momento di comunicazione e di presentazione delle attività e dei risultati della cooperativa stessa, è rivolto a chiunque voglia instaurare rapporti di qualsiasi natura: dai soci lavoratori ai dipendenti, dai fornitori ai clienti pubblici e privati alla comunità in generale. Nella 1° parte si descrive il motivo della stesura del documento, nella 2° che cosa la cooperativa intende fare attraverso l’inserimento lavorativo e che cosa è stato fatto, nella 3° un resoconto sui settori di attività (laboratori, pulizie, ambiente, trasporto disabili etc.) con il fatturato. Nella 4° sezione il grado di soddisfazione di tutti quelli coinvolti attraverso un questionario. Realizzato esclusivamente dai dirigenti. Gli altri danno solo un contributo “indiretto” attraverso la compilazione di questionari. L’utilizzo di questo strumento è obbligatorio dal 2001 quando la Cooperativa si è certificata. La trasparenza delle informaz. Contenute nel documento, grazie ad un preciso ed esaustivo monitoraggio dei trend economici, lo rende esempio di bilancio sociale esemplare, utile bussola delle scelte strategiche della dirigenza. Sfrutta quasi essenzialmente indici quantitativi finalizzati alla descrizione del fatturato dell’impresa. Non è orientato alla gestione delle attività -
Comin cooperativa A 146 dipendenti: 83 lavoratori e 63 volontari. I settori sono: comunità alloggio; assistenza domiciliare minorile; prevenzione; redi di famiglie aperte all’accoglienza; formazione Bilancio Sociale Offre accoglienza ai bambini allontanati dalle famiglie, cerca soluzioni stimolando risorse e potenzialità inespresse, promuove negli operatori il ruolo educativo, coopera, favorisce momenti di incontro e di relazione per la prevenzione dei disagi, fa cultura affrontando temi sui minori anche con le istituzioni pubbliche e private. Realizzato per organizzare il proprio modo di lavorare e per relazionarsi col mondo esterno (ad esempio amministrazioni pubbliche), esso si divide in due parti: nella 1° tratta i numeri e le attività della cooperativa, nella 2° individua gli obiettivi (preventivo) del prossimo anno e i risultati (consuntivo) dell’anno appena trascorso. Un gruppo di lavoro ha preparato delle griglie di indicatori che ogni anno i singoli settori devono compilare. Gli interlocutori esterni dato l’insuccesso dei questionari, vengono coinvolti attraverso tavoli di confronto dove recepire critiche e punti di vista. L’operatore può verificare in qualsiasi momento dell’anno il percorso seguito. Il coinvolgimento di tutti i soci rafforza il sentimento di appartenenza alla struttura migliora la comunicazione interna ma anche quella esterna perché il documento comunica le modalità di lavoro. La cooperativa non è in grado di quantificare le risorse umane e finanziarie adoperate per realizzare il bilancio sociale. Manca una “quantificazione” dei risultati conseguiti nell’anno a favore di una marcata “qualificazione”. La cooperativa è sempre più orientata alla costruzione di relazioni più forti con il territorio, attivando progetti in aree tipo: reti familiari, centri di aggregazione giovanile, interventi formativi nelle scuole, assistenza dei centri alloggio
Forum regionale lombardo del terzo settore Composto da un gruppo di associazioni, senza fini di lucro, promuove lo sviluppo del Terzo settore nella vita politica economica, sociale e culturale attraverso azioni orientate al perseguimento del bene comune Bilancio Sociale Le attività sono: 1° discussioni su temi politici economici e sociali rivolte alle assoc.Ni; 2° iniziative, seminari, convegni rivolti al terzo settore; 3° tutela e pressione degli interessi del terzo settore verso le istituzioni pubbliche, politici, assoc. Di categoria Realizzato per: valutazione degli obiettivi e confronto interno; rendiconto e strumento di misura delle performance; trasparenza. 1° parte comprende: la politica per il bilancio sociale, il documento di missione, la mappa degli stakeholder. 2° parte: storia, attività e funzionamento del Forum. 3° parte: coinvolgimento degli interlocutori. 4° parte: raccoglie le informazioni raccolte e traducendole in obiettivi d’azione verso gli stakeholder. Un gruppo di lavoro ad hoc (membri di molte associazioni aderenti al Forum) ha realizzato il bilancio coinvolgendo interlocutori interni ed esterni attraverso l’utilizzo di questionari e workshop. Il gruppo ha individuato così obiettivi e strumenti per la stesura del documento. La metodologia adottata: strumenti e processi utilizzati peculiari, specifici ma adattabili a qualsiasi realtà del Iii° settore. Manca un sistema in grado di chiarire le ricadute che le azioni del Forum hanno sulla società. Pensato con l’obiettivo di misurare e valutar le sue performance ed è quindi rivolto più all’interno che all’esterno. Attenzione alla descrizione del bilancio poco ai risultati/obiettivi Commentare e valutare gli obiettivi raggiunti che mancano in questo documento.
Arci - Baia del Re Lombardia Arci: associazione che affonda le proprie radici storiche nell’ottocento, nelle Società di Mutuo Soccorso. Baia del Re: progetto Arci promosso nel quadro degli interventi previsti dal programma “occupazione integrata” della Ue Bilancio Sociale Promuove e sviluppa l’inserimento lavorativo degli stranieri. Strutturato in 5 parti: 1° dichiarazione di missione e presentazione degli indicatori 2° rappresentazione del progetto, 3° organizzazione ; 4° attività; 5° risultati. Strumento di rendiconto. Sintesi di un lavoro durato un anno, cerca di coinvolgere operatori di agenzie territoriali e figure di coordinamento. Avrebbe dovuto aiutare gli operatori a monitorare il loro lavoro ma non è stato possibile per tante ragioni tipo impiego di operatori solo stranieri nelle agenzie e distanza fisica tra le varie équipe. E’ uno strumento flessibile: le intenzioni dei suoi redattori non sono state soddisfatte ma ha consentito la riflessione sul cambio organizzativo. E’ mancata una regia forte. Si è rivelato uno strumento di comunicazione e relazione che ha aperto le porte al progetto “network Agency” e ha permesso a Arci di accreditarsi presso la Regione Lombardia
Consorzio Sis (Sistema Imprese Sociali) Il Consorzio Gino Matterelli – Cgm È una rete nazionale di cooperative sociali “consorzio di consorzi” Certificazione Sistema esperto nel sostegno alle cooperative sociali per promozione e costruzione di coesione sociale. Svolge attività di: consulenza su contabilità, bilanci e paghe, gare d’appalto, fa attività formativa e informativa sui bandi Nasce per monitorare e “misurare” le “performance” dei consorzi. Viene realizzato attraverso un questionario per tipologia di cooperativa. 7 i punti: aree d’intervento (minori a rischio, disabili, tossicodipendenti, alcoolisti etc); settore di attività (domiciliare, territoriale, diurno o agricolo, industriale, artigianale, servizi); base sociale e forza lavoro (lavoratori, fruitori, volontari); fatturato (ricavi prodotti/servizi di enti pubblici, privati, consorzio); clienti; contatti e fonti di finanziamento. Coinvolge tutta la rete Cgm. Realizzato da professionisti del profit in pensione che hanno accompagnato le cooperative nell’inserimento dati. La realizzazione del questionario cartaceo ha permesso di monitorare i consorzi ai quali in seguito è stato dato un report sulle cooperative con i risultati. Si inserisce all’interno di un percorso che la porterà alla certificazione Iso delle procedure di erogazione del servizio e all’adozione del bilancio sociale che sfrutta alcuni dati raccolti nella fase di monitoraggio. Non è strumento di supporto gestionale. E’ pensato solo per il mondo della cooperazione sociale esclude le organizzazioni che non sono cooperative. Questa esperienza potrebbe influenzare positivamente coloro che ancora non hanno conoscono o non hanno i mezzi per adottare questi strumenti di rendiconto.
Il Fontanile Cooperativa A Associazione Nazionale Famiglie di Disabili intellettivi e relazionali, offre opportunità occupazionali a disabili psichici. Offre inoltre corsi di formazione per giovani disabili Certificazione La sua missione è quella di perseguire l’integrazione dei cittadini emarginati o appartenenti a “fasce deboli” (disabili intellettivi e relazionali) attraverso servizi socio – sanitari, assistenziali e educativi. All’interno della cascina si svolgono attività agricole, allevamento di cavalli, mucche, asini capre e animali da cortile. E attività ricreative (passeggiate, animazione musicale, teatrale etc.) Ogni impresa realizza in base alle attività che svolge un manuale della qualità. Il manuale riporta le procedure: scopo (ragioni della procedura); campo di applicazione (le attività che la procedura presidia); responsabilità; modalità applicative delle attività; documentazioni di riferimento. La decisione di certificare il Centro è partita dal Consiglio di Amministrazione della cooperativa che ha individuato un referente della qualità per collaborare alla realizzazione del progetto di certificazione. Il referente ha il compito di inviare i manuali redatti dalle imprese all’ente certificatore per il rilascio del certificato. Per il Fontanile la certificazione ha trasformato il modo di lavorare degli operatori. Il presidente stesso si è fatto carico di comunicare e far condividere la politica della qualità ai suoi operatori senza l’aiuto di un responsabile ad hoc della qualità. Trattandosi di una cooperativa di piccole dimensioni (scambio più serrato e proficuo di opinioni al suo interno) è stato più facile far accettare la norma della compilazione del manuale. Se fosse stata una cooperativa più grande la certificazione sarebbe risultata un vincolo e non uno strumento di aiuto nell’erogazione del servizio. -
Fondazione di comunità locale Monza e Brianza Promuove la filantropia e la cultura della donazione, sostenendo la raccolta di fondi e provvedendo alla loro destinazione nella comunità stessa Certificazione Persegue il miglioramento della qualità della vita e il legame di solidarietà e di responsabilità sociale attraverso la promozione della cultura della donazione e attraverso l’erogazione dei fondi La Fondazione gestisce le donazioni attraverso un bando semestrale. E la compilazione della “richiesta di finanziamento” che prevede: entità dell’organizzazione (denominazione, forma giuridica etc.); informazioni sul settore del progetto (assistenza sanitaria, valorizzazione del patrimonio ambientale, ricerca scientifica etc.); tipologia (erogazione servizi, costruzione o ristrutturazione; acquisto beni etc.); beneficiari (minori, anziani, famiglia, disabilità etc.) E poi vari fondi: territoriali (a favore di una specifica comunità o area geografica); interventi rapidi (urgenti senza bando). Ma non si fa più “finanziamento a pioggia” . Si incentivano così le organizzazioni alla progettazione di interventi e si vagliano le proposte. Lo strumento favorisce la partecipazione interna ed esterna alle attività della fondazione. Quella esterna dimostrando di avere i requisiti e coinvolgendo tutti gli enti stessi; quella interna attraverso una commissione che si fa carico di selezionare i progetti. Il punto di forza è il fatto di aver sdoppiato in due fasi il processo valutativo. Ma è stato anche un processo apprenditivo perché ha aiutato a crescere sia le organizzazioni della comunità che la fondazione stessa Si è trascurata la valutazione delle attività della fondazione L’obiettivo: porsi come interlocutore significativo del 3° settore agli occhi dei privati e della pubblica amministrazione.
Rsa Casa famiglia S. Giuseppe Residenza sanitaria. Istituzione di beneficenza, nata per accogliere vedove e orfani di guerra. Divenne fondazione nel 1665 e 4 anni dopo una Onlus (Organizzazione Non Lucrativa Di Utilità Sociale) Formazione Accoglie persone anziane e provvede al loro ricovero, assistenza e mantenimento. Promuove contatti con le famiglie di provenienza degli ospiti, con i volontari e le associazioni di volontariato. C’è anche un centro diurno che accanto ai servizi di base offre: cura, riabilitazione, assistenza medica, servizi religiosi, lavanderia, pedicure, parrucchiera, biblioteca etc. Elaborazione di un piano formativo per la formazione del personale valevole per 2 anni. Dopo un’analisi del fabbisogno di ciascuna figura professionale (infermieri, terapisti, animatrici, cuochi etc.) si incrocia, verificandola, l’offerta formativa dei vari enti. Se l’esigenza non viene coperta, si procede con dei corsi ad hoc. C’è anche la pubblicazione con i racconti delle anziane della casa; il coinvolgimento degli studenti di una scuola superiore che hanno chiesto di farsi raccontare dalle anziane gli episodi sulla 2° guerra mondiale; una collaborazione con l’Università Cattolica attraverso una borsa di studio. Per analizzare il fabbisogno formativo vengono interpellati: responsabili di settore; la psicologa; pazienti e famiglie attraverso questionari. Poi gli operatori stessi tramite questionari, riunioni etc. Questa esperienza evidenzia lo sforzo di offrire un servizio orientato il più possibile al miglioramento qualitativo dei servizi offerti. La verifica dell’azione formativa è condotta mediante l’uso di strumenti indiretti come l’indicatore di presenze. Non c’è una fase di valutazione di analisi che metta in evidenza obiettivi attesi e risultati conseguiti. Il progetto della borsa di studio con l’Università Cattolica sarà un intervento formativo di sistema finalizzato all’aspetto di riprogettazione dei vari interventi.
Nido Oplà La Cooperativa sociale Oplà è un’agenzia di servizi per la prima infanzia e per la famiglia Onlus che gestisce un asilo nido Formazione Servizio per : 1° la rilevazione dei bisogni delle famiglie con bambini da 0 a 3 anni (conoscere); 2° favorire l’incontro tra domanda e offerta di servizi innovativi di animazione, custodia e cura pel al prima infanzia (promuovere); 3° informare e supportare le famiglie (informare-orientare). Al nido lavorano 12 operatrici e ci sono 36 bambini (0-3anni). Tre le linee di intervento formativo per le operatrici: quella collegata all’attività del nido; quella rivolta al rapporto tra il nido e le famiglie dei piccoli; quella finalizzata alle relazioni con le altre istituzioni. Ricerca della relazioni con l’esterno (es. Corso logopediste e progetto continuità) e con le famiglie (es. Nido insieme e nido aperto). Ha saputo interpretare il ruolo della formazione in modo dinamico Non si sa quale sia la funzione della Cooperativa Oplà, l’unico ruolo preciso è in relazione all’esistenza del Nido Costruzione di una rete di servizi
Csv - Centro di Servizi al Volontariato della Provincia di Milano “Associazione di associazioni” Aderiscono a Csv tutte la maggiori organizzazioni di volontariato della provincia di Milano. Sostiene, promuove e sviluppa le iniziative e le organizzazioni di volontariato che operano a Milano. Formazione Svolge attività di informazione e orientamento; consulenza legale, fiscale e amministrativa; formazione Il Centro offre formazione attraverso un bando annuale e la realizzazione di corsi e seminari differenziati per tipologie, obbiettivi, contenuti, destinatari e modalità organizzative. Selezione dei corsi, invito a partecipare alla discussione del progetto di numerosi enti. Realizzazione di 3 aree da valutare: 1° progressi sugli obiettivi 2° rispondenza del corso alle aspettative 3° senso di adeguatezza o meno rispetto ai compiti di volontariato Partecipazione delle associazioni e dei corsisti attraverso una autovalutazione La valutazione stessa dei corsisti è stata per loro strumento di formazione. Partecipando si sono arricchiti e l’organizzazione stessa a cui appartengono ne ha ricevuto beneficio “L’essere da esempio” è una eventualità che dovrebbe essere presa in considerazione negli sviluppi futuri di questo progetto, visto che l’obbiettivo del Csv è quello di farsi riconoscere dal mondo del volontariato come ente formativo e diffondere pratiche di qualità
 
     
  <<BACK