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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Novembre 2004
 
   
  Web alimentazione e benessere  
  DAL VINO AI PRODOTTI TIPICI E BIOLOGICI: ALLA CINA PIACCIONO «ITALIANI»  
   
  L’italia piace alla Cina, un feeling che il vino e i prodotti tipici incrementano, unitamente al fashion ed ai prodotti di lusso. La conferma viene dalla sesta edizione – la prima col marchio Vinitaly a fare da traino - di Vinitaly China, in programma da ieri fino al 26 novembre nello Shanghai Exhibition Center, sede delle più importanti manifestazioni di tendenza che si svolgono nella «capitale» economica cinese. Organizzata da Veronafiere in collaborazione con Ice (Istituto nazionale per il commercio estero), Ccpit (China Council for the Promotion of International Trade – agenzia dell’agricoltura del governo cinese) e lo Shanghai International Exhibition Corporation, la rassegna è supportata dal China Hotel Association, Council for the Promotion of International Trade Shanghai, Shanghai Wine Monopoly Administration Bureau, Shanghai Importing Food Enterprise Association, Shanghai Sugar Cigarette & Wine (Group) Co., Ltd., Metro, Carrefour and Lian Hua Supermarket (Group) Co. Ltd. Oltre 160 sono gli espositori, tra i quali le migliori aziende italiane del vino (Lungarotti, Umani Ronchi, Rivera, Pio Cesare, Michele Chiarlo, Zonin, Valdo, Pasqua, Sartori, La Gioiosa, Villa Sandi e moltissime ancora), a cui si aggiungono alcune rappresentanze istituzionali delle regioni e dei consorzi più rinomati (Campania e Puglia, con i loro prodotti tipici, Consorzio del Brunello, ecc.), che ogni giorno promuovono, in collaborazione con Vinitaly, seminari e degustazioni curati da Massimo Billetto, editore ed esperto di vini. La giornata inaugurale si è aperta con un wine tasting di Angelo Gaja, che ha presentato personalmente i propri vini ai numerosi operatori cinesi intervenuti. «Sono convinto che i vini italiani siano quelli che possono meglio abbinarsi alla cucina cinese, ricca di piatti a base di carni e pesce», ha evidenziato Gaja nel corso della degustazione, esortando poi il pubblico cinese presente a «guardare con grande attenzione al vino italiano nel suo complesso, ricco di prodotti enologici importanti, legati alle grandi tradizioni e peculiarità del territorio». Un mercato, quello cinese, ancora di nicchia in termini numerici e di valore (il giro d’affari dell’export agroalimentare italiano nel 2003 è stato superiore ai 20 milioni di Euro, contro gli 11 del 2002, con un quasi raddoppio del fatturato, mentre il vino italiano esporta 1,5 milioni di bottiglie), ma che necessariamente deve essere conosciuto e sperimentato dato il notevole incremento di reddito da parte di alcune fasce di popolazione (oltre 100 milioni) e le previsioni di un allargamento del benessere ad un più ampio bacino. Indice di questa tendenza in atto anche la richiesta di prodotti biologici, freschi e trasformati, che unitamente ai prodotti tipici quali il pomodoro San Marzano, alla pasta, agli oli dop e ai liquori di limone di Sorrento ed Amalfi, la Regione Campania, presente tramite l’Ersac (l’ente regionale preposto allo sviluppo agricolo), sta registrando in incremento ad ogni edizione di Vinitaly China, soprattutto quest’anno. La conferma di tale vivacità del mercato e dell’attenzione verso i prodotti made in Italy arriva dalla Casa Vinicola Sartori. «Nell’ultimo mese abbiamo ricevuto più di cinque offerte di acquisto molto interessanti dalla Cina», sottolinea l’export manager Daniele Cristanelli. «Nelle prime due ore di fiera, inoltre, ho avuto più di una decina di contatti di buon livello, tra i quali buyer e importatori». Nella giornata di giovedì 25 sono in calendario degustazioni e workshop di vini dell’Istituto Grandi Marchi, della Regione Campania (abbinati ai prodotti tipici), del Chianti Classico, dei vini del Veneto. «Vinitaly China si sta confermando una grande occasione promozionale per le aziende italiane del vino», affermano Luigi Castelletti, presidente di Veronafiere, e Giovanni Mantovani, direttore generale, «e siamo convinti che molti contatti potranno trasformarsi presto in veri e propri contratti. Il mercato cinese rappresenta un’immensa opportunità, che dobbiamo essere bravi a sfruttare come sistema nazionale».  
     
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