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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Novembre 2004
 
   
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  EUROPA A 25: LA MECCANICA ITALIANA GUARDA AD EST CON UNA QUOTA DELL'8,1% NEL 2003 L'ITALIA SI POSIZIONA, DOPO LA GERMANIA, AL SECONDO POSTO NELLE ESPORTAZIONI DI MANUFATTI VERSO I NUOVI PAESI UE  
   
  Milano, 25 novembre 2004 - "L'industria meccanica italiana è un buon interlocutore per i Paesi orientali della Ue e risponde bene alle richieste di importazione di quell 'area. I dati lo confermano: dopo la Germania, l'Italia è il secondo esportatore di manufatti, con una quota dell'8,1 % nel 2003 ". E' quanto ha affermato Enrico Massimo Carie, Vice Presidente dell'Anima, nel corso del Convegno odierno "Ue 25", organizzato in collaborazione con Adv boucle & Partners e con il patrocinio dell'Ice, per fare il punto sulla presenza dell'industria meccanica italiana nei nuovi Paesi Ue e per illustrare le opportunità commerciali e produttive che si sono aperte con il loro ingresso nell'Unione. "Le performance previste da questi Paesi indicano una crescita superiore rispetto alla media dei Paesi dell'Ue (un incremento del Pil pari al 3,6% nel 2004 e al 3,3% nel 2005)" ha sottolineato Carie . "Sono attesi tassi di sviluppo elevati soprattutto per le economie più piccole: la Lettonia nel 2003 ha registrato un incremento del Pil del 7,4% e prevede una crescita del 6% nel 2004 e del 5% nel 2005, mentre la Lituania ha raggiunto 1'8,9% nel 2003, il 6,3% nel 2004 e prospetta un +5,8% nel 2005". In termini di Pil le economie trainanti sono quelle della Polonia (184.482 milioni di euro), dell'Ungheria (61.996 milioni di euro) e della Repubblica Ceca (61.638 milioni di euro), e in questi mercati hanno trovato collocazione, nel I semestre 2004, rispettivamente il 32,2%, il 18,3% e il 18,8% dell'export della meccanica varia verso i 10 nuovi Paesi Ue. Sono aree in cui le imprese italiane sono presenti fin dagli inizi degli anni '90, quando l'apertura di questi mercati al commercio internazionale aveva attirato un certo numero di abili esportatori. Le posizioni acquisite non sono poi state mantenute nel corso degli anni, quando la crisi economica ha investito questi mercati. Attualmente deteniamo una quota pari al 10,4% per la meccanica varia e al 13,1% per la meccanica strumentale. Le difficoltà incontrate dalle aziende italiane, e che emergono anche dai risultati dell'indagine recentemente condotta da Anima su un campione di aziende associate, sono imputabili alla scarsa capacità delle imprese italiane di radicarsi in modo strutturato sui mercati esteri e nell'assenza di sostegni assicurativi e finanziari. Il 32,4% delle aziende intervistate che sono operative sul mercato dell'Europa orientale riscontra difficoltà nell'individuazione del partner, il 28,3% nella conoscenza delle potenzialità del mercato e il 14,5% nell'accesso all'assicurazione del credito. I dati sulla presenza delle stesse aziende rivelano che solo 1'8,2% ha operato una delocalizzazione commerciale strutturata, il 6,2% una delocalizzazione produttiva e appena il 3,4% ha costituto una joint-venture. Questi dati confermano la validità dell'iniziativa avviata da Anima con Sace – Servizi Assicurativi del Commercio Estero – con l'obiettivo di offrire alle aziende associate la possibilità di investire con sicurezza nei mercati esteri, anche quelli a maggior rischio. In particolare l'accordo Anima/sace prevede la verifica delle esigenze delle imprese e la definizione di prodotti ad hoc; la semplificazione del processo di assicurazione del credito; un'assistenza specifica per l'impresa nella scelta del prodotto più adatto alle proprie esigenze e un canale di comunicazione preferenziale tra l'azienda assicurata e Sace Bt (società incaricata di assicurare i crediti a breve termine) e Sace Spa. "Le aziende italiane" ha ricordato Carle "se da un lato hanno un vantaggio di costo e presentano un sostanziale equilibrio in termini di competenze tecnologiche, dall 'altro risultano relativamente deboli in termini di reti commerciali e di servizi orientati al cliente ". La ricetta per la conquista del mercato orientale europeo potrebbe essere individuata in azioni di squadra e nell'adozione del modello dei distretti e dell'impresa a rete. Per superare questa criticità Anima sollecita alle banche un maggior sostegno finanziario: la creazione di reti di distribuzione richiede infatti l'impiego di risorse spesso fuori dalla portata delle piccole imprese. "E' evidente" ha concluso Carle "che le aziende italiane guardano con attenzione a questi Paesi che sicuramente possono diventare, oltre che interessanti mercati di sbocco per i loro prodotti, anche potenziali partner industriali".  
     
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