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Notiziario Marketpress di Lunedì 29 Novembre 2004
 
   
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  CARLO RUBBIA PRESENTA IL RAPPORTO ENERGIA AMBIENTE 2004 DELL'ENEA  
   
  Roma, 29 novembre 2004 - Il Rapporto Energia-ambiente 2004 presentato il 25 novembre dal prof. Carlo Rubbia, è stato predisposto dall'Enea e costituisce un lavoro di analisi a cadenza annuale sulla situazione energetico-ambientale del Paese, che illustra l'evoluzione del quadro italiano per quanto riguarda domanda e offerta energetica, ricadute ambientali, sviluppi tecnologici, e politiche a scala internazionale, nazionale e locale su energia e ambiente. Il prof. Rubbia, traendo spunto dalla presentazione del Rapporto, ha svolto un’ ampia riflessione sui principali aspetti della situazione energetica del nostro Paese, affrontando questioni quali la dipendenza negli approvvigionamenti, i vincoli ambientali e il rispetto degli impegni di Kyoto, le attività di ricerca e sviluppo per le quali ha auspicato un sensibile incremento dei finanziamenti. Il prof. Rubbia ha poi indicato alcune linee che ritiene prioritarie al fine di cogliere l’opportunità di sviluppare nel nostro Paese tecnologie innovative per la produzione e l’utilizzo dell’energia nel rispetto dei valori ambientali, quali ad esempio il solare ad alta temperatura per la generazione di elettricità e di idrogeno e i processi per l’uso del carbone agli stessi fini soddisfacendo requisiti di bassissimo impatto ambientale: su tali tecnologie l’Enea sta realizzando importanti progetti di ricerca e sviluppo in stretta cooperazione con l’industria nazionale. Consumi energetici. La stagnazione dell’economia italiana e le condizioni climatiche prevalenti (soprattutto una estate lunga e particolarmente calda) hanno determinato, nel corso del 2003, l’innalzamento della domanda complessiva di energia primaria a 192,9 Mtep (+2,9% rispetto al 2002) e un peggioramento dell’intensità energetica rispetto all’anno precedente. Il fabbisogno di energia primaria per fonti evidenzia una riduzione dei consumi di petrolio e prodotti petroliferi pari all’1,4% ed in parallelo il consolidarsi della tendenza all’aumento dei combustibili fossili, soprattutto del carbone e del gas (rispettivamente +8% e +9,4%), quali fonti sostitutive nella generazione elettrica. Tra gli impieghi finali di energia, particolarmente importante risulta essere l’incremento dei consumi del settore civile (residenziale e servizi) passato dai 40,5 Mtep del 2002 ai 43,6 Mtep nel 2003 (+8,4%) a seguito sia di fattori climatici sfavorevoli, sia di fattori economici e sociali. L’incremento dei consumi ha riguardato in particolare il gas (+10,4%) i prodotti petroliferi (+7,2%) e l’energia elettrica (+5%). L’incremento dei consumi nei trasporti, invece, è stato più contenuto (+2,3%), a causa dell’approssimarsi di situazioni di saturazione soprattutto nel trasporto su strada. In questo settore i consumi di prodotti petroliferi mostrano una crescita del 2,1% grazie alla crescita del gasolio quale sostituto della benzina. Infine, i consumi del settore industriale hanno avuto un incremento molto modesto: appena l1,4%. La dipendenza energetica - Il livello di dipendenza energetica è passato dall84,1% del 2002 all84,6% del 2003. Questo a sua volta si è tradotto in un aumento della fattura energetica (+104 milioni di euro) dell’Italia verso lestero che, pur beneficiando dell’apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro, ha risentito dell’incremento dei volumi importati, in particolare di quelli di gas naturale. Nel 2003, la produzione nazionale di fonti energetiche ha subito una leggera contrazione (-1%) rispetto all’anno precedente, a seguito di una riduzione significativa della produzione di gas naturale (-6,3% rispetto al 2002) e di una più leggera diminuzione nell’output di petrolio greggio, dovute al progressivo esaurirsi dei giacimenti nazionali di idrocarburi attualmente in uso. Si è assistito inoltre ad una contrazione della produzione di elettricità da rinnovabili imputabile alla riduzione del contributo da fonte idroelettrica e al rallentamento dei tassi di crescita di tutte le altre fonti energetiche rinnovabili. Il black-out del 28 settembre 2003 (il più grosso verificatosi in Italia negli ultimi 50 anni), con una perdita di carico di 19.600 Mw e l’interruzione delle forniture alla quasi totalità degli utenti italiani per circa 24 ore, ha riportato alla ribalta il problema della sicurezza degli approvvigionamenti energetici, e della loro efficienza ed affidabilità per una economia sviluppata. Petrolio. Il prezzo del greggio nel 2003 ha sfiorato i 30$/bl a seguito della crisi in Iraq e della ripresa dell’attività produttiva mondiale, ma anche della decisione dei paesi produttori di compensare con prezzi più alti la perdita di potere d’acquisto dovuta all’indebolimento del dollaro. Durante l’anno in corso (2004), la crescita dell’economia mondiale (soprattutto asiatica), le pressioni speculative, il peggioramento della situazione politica mediorientale e altre situazioni contingenti hanno portato le quotazioni oltre i 50 dollari al barile ad ottobre. Se la pressione sui prezzi sembra essersi attenuata, i dati congiunturali fanno temere che resterà su livelli alti fino alla fine dell’inverno 2004-2005. Efficienza energetica. Gli indici di efficienza energetica per macrosettori economici, sembrano restare stazionari o tutt'al più leggermente migliorati. Gli indicatori di intensità energetica nell’ultimi anni, in Italia, si sono mantenuti sui valori relativamente bassi degli anni 90, ma non sono riusciti a seguire i trend degli altri paesi in direzione di un ulteriore abbassamento. Protocollo di Kyoto. Il settore energetico italiano è stato responsabile dell’emissione di circa 443 Mt. Di anidride carbonica nel 2002 (+1,3% rispetto al 2001). Il 35% di queste emissioni proviene dai processi di trasformazione dell’energia, il 28,2% dal settore dei trasporti, il 18% dalle industrie manifatturiere e delle costruzioni e un altro 18% dagli altri settori. Il settore dei trasporti è responsabile dell’incremento più elevato (22,7%) rispetto all’anno 1990, seguito dal settore della produzione e trasformazione energetica (15%). Solo il settore delle industrie manifatturiere e delle costruzioni ha evidenziato una contrazione del livello di emissioni (3,3%). La traiettoria crescente delle emissioni dell’Italia rende imprescindibile il ricorso ai meccanismi flessibili previsti dal Protocollobdi Kyoto. Stato e regioni: rispettivi ruoli in materia energetica. Il rapporto tra i ruoli del Governo e delle Regioni e la continua ricerca di un equilibrio tra di essi hanno costituito un elemento importante nelle diverse scelte energetiche fatte nel 2003-2004, come è emerso nel recente processo autorizzativo di nuove centrali elettriche a fronte del gran numero di domande. La legge per il riordino del settore energetico 23 agosto 2004, n. 239 tenta di chiarire le competenze in questo campo. Già più della metà delle Regioni si sono dotate di strumenti di programmazione energetico-ambientale, mentre altre li stanno predisponendo o stanno predisponendo strumenti legislativi adeguati alla liberalizzazione dei mercati energetici e al rinnovato Titolo V della Costituzione. Investimenti per la ricerca. L’italia continua a situarsi molto indietro fra i paesi aderenti allOcse per intensità d’investimenti in ricerca rispetto al Pil. Nel 2001, con circa l1,1% di spesa per R&s sul Pil, l'Italia ha un rapporto pari a poco più di un terzo di quello del Giappone e a meno della metà di quello degli Stati Uniti. Esso risulta pari a circa la metà di quello delle nostre dirette concorrenti sul piano economico-commerciale (Francia (2,2%) e la Germania (2,5%)) e ben al di sotto della media europea, contribuendo alla perdita di competitività dell’industria nazionale. Tale preoccupante situazione è un fenomeno strutturale e storicamente consolidato che deriva da un orientamento del sistema industriale italiano verso produzioni a basso valore aggiunto. Fra le conseguenze di questa specializzazione del sistema produttivo nazionale sembra esservi il ridotto impegno in ricerca del sistema-Italia, la minore crescita conseguita dalla nostra economia in questi ultimi anni e la perdita di quote di mercato nell’export. Per quanto riguarda le spese pubbliche di ricerca e sviluppo in campo energetico, il trend è decisamente negativo, con un livello della spesa nel 2003 ridotto a poco meno della metà del livello del 1990 in termini reali. La riduzione ha interessato soprattutto le attività di ricerca su tecnologie orizzontali e la ricerca sul nucleare, che si è focalizzata sulla fusione termonucleare e, per la fissione, sui temi della sicurezza e del trattamento delle scorie. E’diminuita anche la ricerca riguardante il risparmio e l’efficienza energetica.  
     
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