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Notiziario Marketpress di Lunedì 29 Novembre 2004
 
   
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  ASIA, UN’ATTRAENTE ALTERNATIVA D’INVESTIMENTO INTERVISTA A ELKE SCHOEPPL – GESTORE DEL FONDO UNIFAREAST DI UNION INVESTMENT  
   
  Milano, 29 novembre 2004 - «L’asia e in particolare i paesi emergenti della regione offrono un potenziale di crescita delle quotazioni sopra la media», afferma Elke Schöppl, gestore dei fondi presso Union Investment. Oltre all’India, la Schöppl predilige sul lungo termine Thailandia, Indonesia, Corea e Hong Kong. Nonostante le misure volte a contenere la congiuntura, la Cina continuerebbe in futuro a rientrare nel novero delle nazioni che beneficiano di un boom. «Il paese resta il motore di crescita dell’Estremo Oriente» prevede l’esperta della situazione asiatica. Tuttavia, a detta della Schöppl, si dovrà fare ancora i conti con un maggior tasso di volatilità rispetto alle borse europee e americane. Asia in crescita La Schöppl è fiduciosa e afferma che «la crescita economica dell’Asia è appena agli inizi». Dopo la crisi verificatasi in Asia nel 1998, è attesa nella regione una crescita elevata del prodotto interno lordo. E, sempre secondo la Schöppl, anche per il futuro ci si dovranno attendere dei tassi di crescita consistenti. «Prevedo per il 2004 una crescita del Pil in Asia di quasi il 7 per cento – un dato pertanto decisamente più elevato rispetto a quelli di Europa e Usa». Anche altri indici economici rendono ottimista la Schöppl in merito al fatto che l’Asia presenterà un andamento migliore rispetto a quello di Europa e Stati Uniti e che acquisirà una maggiore stabilità. In questo quadro, l’Asia detiene più del 32 per cento del prodotto interno lordo 2003 in riserve valutarie. L’europa e gli Stati Uniti, rispettivamente con il 2,3 e lo 0,7 per cento, presentano un dato nettamente inferiore. Inoltre l’indebitamento estero, dopo la crisi asiatica, oggi fa segnare il minimo da vent’anni a questa parte. Se nel 1998 l’Asia presentava un debito estero pari quasi all’80 per cento del proprio prodotto interno lordo, tale cifra oggi è scesa a circa il 36 per cento. Nel 2003 le imprese asiatiche hanno evidenziato, con una quota pari al 34 per cento del rispettivo patrimonio netto, un indebitamento nettamente inferiore rispetto alle imprese europee (68 per cento) e a quelle americane (oltre l’83 per cento). Inoltre i risultati aziendali sono attualmente positivi. Anche l’esemplare di politica dei dividendi è un fattore che rende allettanti gli investimenti in Asia. Seppur nel 2000 le imprese asiatiche abbiano elargito dividendi agli investitori per una percentuale pari solo al 24 per cento, tale dato salirà a quasi il 43 per cento nel 2005. Su queste basi l’Asia si attesta sui livelli dell’Europa (45 per cento per il 2005), che dal 1990 ha visto crescere ininterrottamente la distribuzione dei dividendi. La distribuzione dei dividendi da parte delle società americane è invece calata, passando dal 52 per cento del 1990 a un valore del 30 per cento previsto per il 2005. Le azioni asiatiche presentano inoltre una valutazione ancora su livelli moderati, se esaminate a livello internazionale. Il Roe (return on equity) fa registrare addirittura un livello più elevato rispetto all’Europa. La Cina resta il motore della crescita per l’Asia Il processo di crescita in Cina rimane immutato nonostante l’introduzione di provvedimenti per frenare il boom economico. Così è stata comunicata una crescita del Pil per il terzo trimestre 2004 del 9,1 per cento, che equivale a una crescita del 9,5 per cento per i primi nove mesi dell’anno. «Prevedo che il paese rimarrà il motore economico dell’Estremo Oriente» afferma la Schöppl. Il recente aumento dei tassi in Cina, la prima mossa attiva a livello monetario volta a contenere la congiuntura, rappresenta a detta della Schöppl un ulteriore segnale che il governo aspira a una crescita durevole. Sul piano macroeconomico, la Cina continua a beneficiare di una situazione favorevole. Anche gli investitori stranieri giudicano positivo il quadro economico. Molti paesi asiatici, sulla base di notevoli implicazioni economiche, traggono vantaggio dalla crescita in Cina. Poiché, essendo essa il paese più popolato della terra con 1,3 miliardi di abitanti, la Cina è al contempo anche uno dei maggiori paesi importatori. Ecco che allora nel 2003 circa il 40 per cento delle importazioni hanno riguardato la Cina. Essendo un paese caratterizzato da scarsità di materie prime, la Cina dipende in modo particolare dalle importazioni di petrolio, minerali ferrosi, stagno, acciaio grezzo e rame. Tuttavia anche i prodotti agricoli e i semilavorati vengono importati dai vicini paesi asiatici. Indonesia, Thailandia, Corea, India e Hong Kong presentano buone prospettive sul lungo termine La Schöppl annovera ad esempio l’Indonesia tra i suoi favoriti, poiché il paese dispone di elevati giacimenti di materie prime, richieste in modo particolare dalla Cina. Inoltre l’attuale situazione politica si presenta relativamente stabile. Ecco perchè la netta affermazione elettorale del nuovo presidente Bambang Yudhoyono è stata accompagnata da sensibili rialzi dei corsi. Bambang è il primo presidente eletto direttamente dal popolo. In lui vengono riposte molte speranze sull’avvio di una politica più favorevole agli investitori stranieri e su una rigorosa lotta alla corruzione. Anche il movimento dei corsi su livelli poco elevati è controprova di un potenziale dei corsi sopra la media. Al contrario, l’elevata volatilità della valuta nonché i possibili rischi terroristici nel più grande paese musulmano del mondo rappresentano dei fattori problematici. La Schöppl ritiene che anche la Thailandia offra notevoli possibilità. Il mercato azionario non farebbe ancora registrare una performance soddisfacente dopo l’anno record 2003, poiché gli investitori avrebbero notato in molteplici situazioni una sopravalutazione. «Tuttavia l’economia nazionale cresce in quasi tutti i settori. Inoltre le società hanno realizzato estesi programmi di riduzione del debito e hanno fatto registrare buoni utili»: ecco come la Schöppl motiva il suo ottimismo. In questo quadro il settore agricolo, sovvenzionato dallo Stato, esporterebbe principalmente verso la Cina merci come riso, frutta e verdura. Il paese si starebbe altresì affermando come la «Detroit» asiatica nel settore automobilistico. La Cina in particolar modo concede sempre più in outsourcing la produzione alla Thailandia. E anche il turismo sembra assicurare al paese ulteriori prospettive di crescita. Sul lungo termine, il gestore del fondo vede positivamente anche la Corea. Oltre a un rialzo delle esportazioni verso la Cina, le case automobilistiche Kia e Hyundai si sono guadagnate importanti fette di mercato in Europa. Kia sta costruendo in Europa orientale un nuovo stabilimento, con il quale verrebbero aperte le porte dei mercati di quella regione specialmente per le automobili di piccole dimensioni. Dopo il superamento della «crisi delle carte di credito» anche i consumi domestici dovrebbero lentamente riacquistare vigore. In quest’ottica il governo avrebbe diminuito quest’anno di un punto percentuale anche l’imposta sui redditi. Tuttavia la Corea al momento sembra risentire delle elevate quotazioni del petrolio, il che avrebbe rafforzato anche i timori relativi alla congiuntura e aumentato la probabilità di un’ulteriore riduzione dei tassi d’interesse. Oltre alla Cina, anche l’India rappresenta un motore per l’intera regione asiatica. Nel secondo trimestre 2004 la crescita del Pil, pari al 7,4 per cento annualizzato, è stata al di sopra delle aspettative. Ciò sottolinea come il paese si trovi in una situazione molto favorevole in termini macroeconomici, anche in presenza del nuovo governo. L’india si sta imponendo al fianco della Cina come paese di outsourcing, in particolar modo per gli specialisti It. Anche le case farmaceutiche operanti a livello internazionale stanno trasferendo un numero sempre maggiore di settori di produzione in India. Un motivo, secondo la Schöppl, per aumentare i propri investimenti in India. Sebbene attualmente Hong Kong stia diventando sempre meno importante come centro bancario, la città-stato si sta sviluppando sempre più come centro turistico. Hong Kong rappresenta una meta turistica prestigiosa, specialmente per i cinesi della terraferma che nella città acquistano soprattutto beni di lusso e prodotti di marca. Hong Kong promette un’ulteriore attrazione turistica: la nuova Disneyland, che dovrebbe aprire i battenti l’anno prossimo. Pertanto attualmente la Schöppl punta in modo deciso nella regione di Hong Kong sulle società operanti nel commercio al dettaglio e nel settore del turismo.  
     
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