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Notiziario Marketpress di
Lunedì 23 Febbraio 2004
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MILAN-INTER: UN DERBY DA 1 MILIONE E MEZZO DI EURO SOLO PER L’INDOTTO |
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Milano, 23 febbraio 2004 - Un derby da quasi 1 milione e mezzo di euro: questo l’indotto per la partita di sabato. La spesa per mangiare è pari al 58% della spesa complessiva, seguita dal 30% per il bar, dall'8% per l'abbigliamento e dal 3% per i trasporti. E se il milanista spende di più, sia nel mangiare e nel bere, che negli accessori tipici del tifoso (a partire dalle magliette per finire ai cappellini), l’interista è quello che porta più soldi alla città milanese: 20 euro a partita contro i 18 euro del milanista per andare e per mangiare alla partita, per l’oggettistica, ma anche per vedere la squadra al bar. La stima della Camera di Commercio di Milano attraverso il Lab Mim si basa su dati che emergono da una inchiesta su 1.000 tifosi e dai dati Ced-camera, azienda speciale della Camera di Commercio, sul registro delle imprese. Dove si spende? L’interista e il milanista a confronto. Sia interista che milanista spendono per mangiare in occasione della partita. Ma di più il milanista, che dedica il 66% della sua spesa totale contro il 52% dell’interista. L’altra voce di spesa è la partita vista in tv al bar: qui spende di più l’interista, il 37% del suo budget dedicato al calcio contro il 23% del milanista. Pari l’attenzione agli accessori, intorno all’8% della spesa complessiva. Minor peso alla voce del trasporto, intorno al 3%. “E’ una prova che lo sport fa bene. – ha dichiarato Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano-. E nel caso di Milano ai tifosi, che attendono con impazienza il derby, ma anche alla città, alla sua economia, alle sue imprese. Un elemento così forte, l’appartenenza alla squadra del cuore, porta anche a stare con gli amici per mangiare, per ingannare l’attesa, solidali e uniti, ad avere segni di riconoscimento comuni, nell’abbigliamento, nei gadget. Con un beneficio nell’indotto di quella macchina che lavora per la buona riuscita di questa importante occasione, anche dal punto di vista di un buon servizio di qualità, di capacità professionali al servizio di un cliente davvero esigente, che partecipa con sentimento e passione a questo giorno.” Le imprese dell’indotto calcio: quante sono. Sono 1.328, considerando l’area in centro città e intorno allo stadio e i settori dell’indotto, tra bar, ristoranti, negozi sportivi. Tra queste ci sono 402 tra ristoranti e gelaterie, 892 tra bar, caffetterie, birrerie, pub e enoteche, 34 negozi di articoli sportivi. Le imprese dell’indotto calcio: l’identikit. Sulle ditte individuali dell’area e del centro il 27,8% ha per titolare una donna, il 72,2% un uomo. Il 6,5% ha un giovane titolare con meno di 30 anni, il 50,5% da 30 a 50 anni, il 43% oltre 50. Il 90% dei titolari è italiano, il 10% di origine extracomunitaria, di questi ben il 44% cinesi e il 18% egiziani. Milanisti, interisti e l’indotto: il mangiare e il bere alla partita. Il 75% degli interisti mangia fuori casa (l’88% se si considerano gli interisti non milanesi): una percentuale identica a quella dei cugini rossoneri. In particolare, il 57% degli interisti mangia un panino (contro il 50% dei milanisti); il 19% una pizza (14% i milanisti); il 4% opta per un ristorante (milanisti: 11%); mentre il 12% porta qualche cosa da casa (15% nel caso dei milanisti). Milanisti, interisti e l’indotto: l’oggettistica. Se si considera l’oggettistica da tifoso, un interista su 5 ha comprato una maglietta nel corso dell’ultimo anno; il 10% delle scarpe; il 10% dei cuscinetti; il 6% dei cappellini; il 3% delle bandiere. Il 20% dei tifosi interisti non ha invece comprato nulla nel corso dell’ultimo anno. Tra i milanisti, è forte la febbre della maglietta (comprata dal 28% dei tifosi nel corso dell’ultimo anno); seguita dalle scarpe (12%); dai cappellini (8%); dai palloni (5%) e dalle bandiere e cuscinetti (entrambe al 3%). Il 23% non ha invece comprato nulla.
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