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Notiziario Marketpress di Mercoledì 15 Dicembre 2004
 
   
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  STANDARD & POOR'S: NEL 2005 POCO MARGINE DI MIGLIORAMENTO PER LA QUALITÀ DEL CREDITO EUROPEO. IN ITALIA UN 2004 DI TRANSIZIONE; OTTIMO DEBUTTO PER IL NUOVO INDICE S&P/MIB  
   
  Milano, 15 dicembre 2004 - Secondo l'analisi di fine anno di Standard & Poor's Rating Services, il rischio del credito tra le società europee è nuovamente in crescita e le prospettive di miglioramento dei credit rating per il prossimo anno sono limitate. Standard & Poor's ritiene che sia improbabile riuscire a replicare nel 2005 il miglioramento nella qualità del credito europeo testimoniato quest'anno e che il mercato dei corporate bond, con i suoi spread ridotti, al momento non riflettatale realtà. In Italia, poco soprendentemente, il 2004 è stato un anno di transizione, non positivo ma con qualità del credito e livello dei rating generalmente stabili. Mentre banche ed assicurazioni italiane hanno dimostrato una buona tenuta finanziaria nonostante lo scenario economico incerto, per le imprese l'anno si è dimostrato difficile. Nonostante l'equilibrio tra gli upgrades e i downgrades (3 in entrambi i casi), l'accesso al mercato dei capitali per la maggior parte delle imprese italiane è stato limitato. Inoltre, le incertezze normative che si sono protratte dopo le insolvenze Parmalat e Cirio hanno contribuito a rallentare il recupero della piena fiducia e partecipazione degli investitori nazionali ed internazionali. Ad esclusione dei grandi nomi, le aziende italiane hanno subito le conseguenze dell'insolvenza Parmalat, il clima economico nazionale e globale ancora molto incerto, e la svalutazione del dollaro. Per queste ragioni le emissioni obbligazionarie societarie sono state scarse, e supporto bancario, ricapitalizzazioni e cessioni hanno supplito al fabbisogno di finanziamenti. Note più incoraggianti provengono invece dal settore delle utilities e delle infrastrutture, dove si sono verificate azioni di rating positive, affermazioni ed assegnazioni di nuovi rating di livello "investment grade". Inoltre molti nomi del comparto hanno fatto massiccio ricorso al mercato obbligazionario, specie ai fini di ristrutturate e rifinanziare il proprio debito. La finanza pubblica italiana ha confermato le aspettative di crescita nel numero dei rating assegnati agli enti pubblici la cui totalità (38) è di livello investment grade. L'elevato numero di downgrades (11) si è verificato, con un'unica eccezione, in conseguenza del downgrade della Repubblica Italiana avvenuto il 7 luglio scorso. Per la prima volta, inoltre, Standard & Poor's ha assegnato un nuovo rating ad una regione del Sud: la Campania (A-/stabile/--). L'italia si è riconfermata, come previsto, un mercato ormai maturo nell'arena della finanza struttuturata, con volumi cartolarizzati in crescita di circa il 30% rispetto al 2003, che pure era già stato un anno record. L'italia si è inoltre confermata in terza posizione europea sia per volumi sia per numero di operazioni. Crescita delle dimensioni dei portafogli, operazioni del Tesoro, ed operazioni "repeat" caratterizzano un mercato che si sta anche dimostrando pronto a strutture più innovative, quali cartolarizzazioni di portafogli di prestiti alle Pmi, obbligazioni strutturate del settore pubblico, e programmi di covered bond. In particolare in questo caso, dopo il lancio del programma di Cassa Depositi e Prestiti, si attende per il 2005 l'approvazione della legge che estenderà anche alle banche la facoltà di emettere covered bonds. Una nota molto positiva per il mercato italiano nel 2004 è rappresentata dall'ottimo debutto del nuovo indice di Piazza Affari per il mercato azionario. L'indice S&p/mib, frutto della collaborazione di Standard & Poor's con Borsa Italiana, è stato ricevuto positivamente dal mercato italiano ed internazionale, grazie alle sue caratteristiche di elevata rappresentatività settoriale, liquidità e standard classificativi globali. Inoltre i regolari aggiornamenti apportati ai componenti del paniere assicurano che l'indice S&p/mib fornisca sempre agli operatori la rappresentazione più accurata dell'universo azionario italiano. Le aspettative di Standard & Poor's per il 2005 prevedono ancora un anno di incertezze macroeconomiche, in cui la svalutazione del dollaro ed il prezzo del petrolio rallenteranno la ripresa. Come il 2004, il prossimo anno si presenta ancora difficile per le imprese italiane, che soffriranno anche l'elevato carico di debito e la significativa esposizione ad un possibile rialzo dei tassi di interesse. Per le infrastutture e utilities, il trend dovrebbe confermare l'assegnazione di nuovi rating, mentre quelli esistenti dovrebbero confermarsi generalmente stabili. Tanto per il settore bancario quanto per quello pubblico, rispettivamente la prevalenza e totalità di outlook stabili fanno presagire un 2005 stabile, seppure con le incertezze segnalate sopra. Infine, per la finanza strutturata, Standard & Poor's prevede un'ulteriore crescita, con lo sviluppo di trend diversificati per le varie classi di attivo, tra cui lo sviluppo del mercato dei covered bonds e il consolidamento dei Clo di Pmi. Con circa 10 operazioni gia' in fase di strutturazione, il primo trimestre del 2005 si prospetta vivace. A livello europeo, Standard & Poor's nota che le società sono all'apice del ciclo del credito e che il miglioramento nella qualità del credito visto quest'anno non potrà essere replicato nel 2005. Circa le aspettative per l'anno prossimo, Standard & Poor's osserva inoltre che, mentre al 30 novembre 2004 gli outlook e i credit watch negativi per le società europee erano al minimo degli ultimi dieci anni rimangono tuttavia molto più numerosi rispetto a quelli positivi. Outlook e credit watch sono indicatori affidabile dei trend futuri, e pedanti questi dati suggeriscono previsioni generalmente negative per la qualità del credito in Europa nel corso del 2005. Infine, è utile notare che nel 2004, per il secondo anno consecutivo, è continuata anche la crescita delle emissioni di bond con rating speculativi. Storicamente un tale picco di emissioni ad alto rendimento tende ad essere seguito, nei successivi due o tre anni, da una crescita dei default.  
     
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