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Notiziario Marketpress di Martedì 21 Dicembre 2004
 
   
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  FEDERCONGRESSI NASCE SENZA AIMP, CHE, FACENDO LA FIGURA DELLA SPOSA CHE DECIDE DI ABBANDONARE LO SPOSO SULL’ALTARE PROPRIO AL MOMENTO DEL SATIDICO “SÌ”, NON HA SIGLATO L’ATTO COSTITUTIVO  
   
  Roma, 21 dicembre 2004 – Di seguito una relazione di Carlo Gaeta Presidente Aimp-confcommercio: “Nell’ultima riunione di consiglio abbiamo deciso di rendere pubblica la nostra posizione in merito, nella certezza che Aimp potrebbe fin d’ora meritare un particolare riconoscimento ad Expocon 2005, evento che premia le innovazioni nel settore congressuale: certamente quella di non aderire alla Federazione ha tutte le caratteristiche per essere un fatto innovativo, insolito, dopo tanti giorni spesi a covar l’idea, a partecipare ad incontri, a far chiacchiere, telefonate e a dar vita ad interminabili sessioni di analisi e confronto con gli amici presidenti delle altre associazioni “sorelle”. Battute a parte, Aimp ha partecipato a tutte le riunioni interassociative a partire da quel fatidico 27 gennaio 2001 – quando prese il via a Torino, per mano di Gabriella Ghigi, il Patto per l’Italia dei Congressi divenuto poco più di un anno dopo Icic – fino alla penultima riunione del 13 ottobre scorso a Bologna. Siamo stati tra i primi sostenitori del tavolo interassociativo e a quel tavolo non abbiamo mai fatto mancare il nostro concreto apporto. Allora perché non presentarsi alla firma dell’atto costitutivo il 27 ottobre? Prima di addentrarci nelle nostre motivazioni, vogliamo plaudire sinceramente e incoraggiare l’amico Adolfo Parodi, anche da Aimp designato presidente di Federcongressi, e tutti i colleghi delle altre associazioni aderenti. Non vi è infatti nella nostra decisione alcun spirito polemico nei confronti di alcuno e neppure qualche strana motivazione politica. Non si tratta nemmeno di una scelta maturata in casa Confcommercio-confturismo, come qualcuno ha voluto intendere, pur trovandosi al nostro fianco anche Assi, l’Associazione Italiana delle imprese di incentivazione, pure aderente al nostro stesso sistema confederale. Esistono semplicemente da parte nostra alcune perplessità sulle modalità di funzionamento della neonata Federazione che andavano forse fugate prendendosi un buon “time-out” per esaminare ancora una volta insieme le questioni che riguardano, a nostro modo di vedere: la sede legale di Federcongressi che andava necessariamente ubicata presso un sito autonomo rispetto a Confindustria (Italcongressi) e Confcommercio (Aimp-assi) per ribadire un criterio di “equivicinanza” (ma certamente non era facile trovare una sede idonea in quel di Roma, vicino alle istituzioni, come era stato da tutti richiesto); i costi della segreteria operativa sollecitata a Genova dal presidente designato (forse una delle associazioni aderenti, con segreteria già funzionante, avrebbe potuto tranquillamente mettere a disposizione il suo know-how con spese nettamente minori); i compiti del vicepresidente o dei vicepresidenti o del segretario generale (quest’ultimo indicato nello statuto e poi ritenuto inutile ed eliminato, dimenticando forse l’importanza del ruolo che questa figura ha in altre istituzioni e in molte altre associazioni di categoria); le azioni di lobby e il costo di un eventuale professionista della lobby che potrebbe essere facilmente azzerato trasferendo tale competenza “politica” ad associazioni come Italcongressi e Aimp che detengono già autorevoli referenze in tal senso e che possono essere sostenute nella loro azione dai sistemi confederali ai quali appartengono, operando comunque nel nome di tutti per il bene della “filiera” congressuale. Ricordiamoci poi che le singole associazioni aderenti non dispongono di forzieri colmi d’ori, ma di portafogli asciutti, con il rischio concreto che per finanziare l’attività federativa avremmo finito (con il budget proposto) per azzerare le attività associative, cancellando di fatto gli obiettivi statutari che finora hanno retto le associazioni, nel bene e nel male, garantendo comunque un contraddittorio di settore. Tutti i soci delle nostre associazioni vogliono questo? Siamo certi che tutti vedono di buon occhio il trasferimento di una parte cospicua della quota associativa annuale al una Federazione, che per il momento non ha ancora ben inquadrato il proprio ruolo, i programmi e soprattutto le politiche di settore da intraprendere davanti ad alcune emergenze quali: l’agenzia unica per il turismo italiano, il futuro dell’Enit, le iniziative di promozione interregionale, un possibile nuovo ministero delle politiche turistiche, il riconoscimento delle professioni, la formazione di settore. Alla luce di queste perplessità, che forse non sono solo nostre, diciamo che sarebbe stata oculata una decisione alla Barroso: ovvero attendere qualche settimana ancora prima della firma dell’atto, discutere animatamente un piano d’azione e un budget attendibile e uscire con certezze da un conclave interassociativo magari svolto ad oltranza alla presenza di tutti i protagonisti. Per questo siamo rimasti all’uscio nel momento fatidico, pronti a rientrare, se i nostri amici riterranno opportuno il nostro supporto e se riterremo valide le proposte operative. Tutti quanti abbiamo accelerato il passo, virando a vele spiegate verso una Federazione quando sarebbe stato sufficiente far funzionare in progress quel tavolo associativo che già esisteva, come accade con buoni risultati per altri settori e altre professioni. Ma si sa che noi professionisti degli eventi puntiamo sempre a fare le cose in grande, soprattutto quando gestiamo budget altrui; questa volta però i budget sono i nostri ed in caso di fallimento dobbiamo rispondere ai nostri associati che ripongono fiducia nelle nostre scelte”.  
     
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