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Notiziario Marketpress di Mercoledì 23 Febbraio 2005
 
   
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  IL MERCATO DEI LIBRI IN CINA CRESCE E VUOLE STRUMENTI PER FARLO RAPIDAMENTE. PRESENTATA L’INDAGINE ICE- AIE. UN DATO? IL 60% DEI CINESI LEGGE UN LIBRO AL MESE. FILONI DI BUSINESS LA PSICOLOGIA, I LIBRI DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE E IL SETTORE DELLA LETTERATURA PER RAGAZZI  
   
  Milano, 23 febbraio 2005 - I cinesi? Leggono, leggono, leggono. Più della metà del miliardo e 300milioni di abitanti della Cina (il 60,4% per la precisione) legge qualcosa come un libro al mese, pur confrontandosi con un mercato editoriale ancora molto contenuto (568 sono le case editrici, di piccole e medie dimensioni e ancora controllate dallo Stato). L’italia? E’ tutta un’altra storia: solo il 41% degli italiani legge un libro. Ma parliamo di un libro all’anno… E’ quanto emerge dall’indagine, presentata oggi, 22 febbraio, a Milano, “Il mercato dei libri in Cina: quali opportunità per l’editoria italiana”, commissionata alla società cinese Bejiing Topview Consulting & Trading Ltd e realizzata per conto dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero (Ice) su proposta dell’Associazione Italiana Editori (Aie), nell’ambito dell’Accordo di Settore, con la collaborazione del Ministero delle Attività Produttive. Una fotografia completa del settore, con luci e ombre (la sintesi dettagliata è in allegato). La lettura - Perché i cinesi leggono? La maggior parte dei lettori cinesi ritiene che si debba spendere più tempo a leggere per aumentare le conoscenze e affinare le proprie abilità per affrontare e reggere la concorrenza sul mercato del lavoro. La produzione cinese - Nel 2002 sono stati pubblicati, nel paese, 170.962 titoli, l’11% in più rispetto all’anno precedente. 100.693 erano i titoli nuovi, gli altri ristampe o nuove edizioni. Il numero totale di copie stampate è stato di 6miliardi e 750milioni, con un aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente, cifra tuttavia inferiore a quella del 1998 e del 1999. I volumi dedicati alla cultura, scienza, istruzione e sport coprono l’82% del totale delle copie, mentre quelli dedicati all’arte il 4%, ponendosi al secondo posto. Il mercato librario - I libri di testo (scolastici e universitari) costituiscono la parte più importante della produzione editoriale cinese: nel 2002 rappresentavano il 46,5% del totale, anche se per volume di vendite raggiungono il 56,5% del totale (in alcune regioni più arretrate il volume di vendita raggiunge perfino l’80- 90% della vendita totale). Importante inoltre il segmento dei libri per l’infanzia (sono 200milioni i piccoli lettori cinesi), che copre il 20% del totale del business del copyright dei libri, costituendo la parte più vivace e interessata allo scambio di diritti. La pirateria - Il fenomeno rappresenta un gravoso problema per la Cina, sebbene sia stata rafforzata la tutela del diritto d’autore, in osservanza alla recente adesione ai trattati internazionali. Nel 2003, gli uffici regionali di tutela del copyright hanno sequestrato 67 milioni di prodotti pirata, fra cui 24milioni di libri. L’italia interessa? Quasi tutte le case editrici cinesi intervistate (quante sono?) si sono dimostrate interessate sia all’acquisto di titoli italiani, sia a stabilire rapporti con le case editrici italiane (anche se la lingua italiana si insegna solo a livello universitario). Quali i filoni? La psicologia applicata, il management ecc.), il settore della letteratura per ragazzi, dove è più forte il bisogno di alimentare il mercato con l’import di titoli e dove si percepisce una maggiore dinamicità. Anche per l’industria tipografica italiana – che conosce punte di eccellenza – ci sono buone possibilità di alleanze e forme di cooperazione economica con l’industria cinese, ancora piuttosto arretrata nel suo insieme (la Cina è il terzo maggior Paese importatore di macchine da stampa). E come si entra in Cina? Il mercato è ancora abbastanza chiuso: gli editori possono entrare solo con un ufficio di rappresentanza locale, con un partner locale o costituendo una joint venture. Export italiano in Cina – Le cifre sono ancora molto basse: l’Italia nel 2003 ha esportato libri in Cina per 0,21 milioni di dollari (Hong Kong per oltre 31milioni di dollari e gli Stati Uniti per oltre 13milioni di dollari). I commenti – “Considero l'indagine un primo passo per conoscere ed imparare a confrontarci con questo mercato in grande movimento, permettendo agli editori italiani di affrontarlo con maggiore consapevolezza – ha sottolineato la dirigente Area Sistema Moda, Persona e Tempo Libero dell’Ice, Laura La Corte - L’immagine che ne emerge è di un Paese fortemente “curioso”, dove il governo cinese comincia ad aprire prudentemente questo settore, che fino a poco tempo fa era chiuso. Non ci scordiamo che a fianco di un sistema statale si fa spazio una nuova realtà fatta di case editrici che cominciano ad operare secondo logiche di mercato, con una ricca offerta editoriale. Alcune di queste mostrano un vivo interesse a stabilire rapporti con le case editrici italiane. Con quest’indagine offriamo inoltre per la prima volta alle aziende italiane delle informazioni molto preziose ed operative, come i canali di vendita, le agenzie cinesi per la gestione dei diritti, le società di import-export, i dipartimenti governativi”. “Certamente, nel passato – ha spiegato il presidente dell’Aie, Federico Motta -, il forte controllo governativo sull’industria editoriale era un fattore di forte inibizione di ogni prospettiva di investimento da parte delle imprese estere. La cosa interessante è che oggi questo controllo si sta allentando, ci sono aperture che occorrerà verificare nella loro effettiva portata, ma che se reali potranno aprire un mercato con un bacino di utenza davvero incredibile. Per il libro scolastico come per il libro di varia, per i libri per ragazzi come per l’editoria d’arte o universitaria. L’editoria italiana, come si dimostrava lo scorso anno nella ricerca sull’insieme dell’import-export italiano di diritti d’autore, cerca nuovi mercati e quindi guarda con attenzione anche al mercato cinese. Ma è allo stesso tempo consapevole dei rischi e delle difficoltà, a partire da quelli derivanti dalle limitazioni alla libertà di edizione e dal rispetto dei diritti d’autore”.  
     
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