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Notiziario Marketpress di Lunedì 07 Marzo 2005
 
   
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  ASSOPREVIDENZA: SEMINARIO DIRETTIVA ENTI PENSIONI  
   
  Torino, 7 marzo 2005 - Seminario Assoprevidenza: aspetti e problemi connessi all’entrata in vigore della Direttiva 2003/41/Ce sull’attività e la supervisione degli enti pensionistici aziendali e professionali – Roma, Lunedì 7 marzo 2005, alle ore 14.30, presso la Sala Convegni dell’Associazione Civita, Piazza Venezia n.11. Presentati i risultati dello studio realizzato da yves stevens dell’universita’ di lovanio sull’avvio di un mercato unico delle pensioni Manca una definizione univoca di “legislazione nazionale sociale e del lavoro”; si auspica una maggiore cooperazione tra gli Stati membri al fine di rendere operativa la gestione transfrontaliera dei regimi pensionistici A pochi mesi dall’entrata in vigore della Direttiva europea n.41/2003, relativa alle attività e alla supervisione degli enti pensionistici aziendali e professionali, Assoprevidenza (Associazione Italiana per la Previdenza Complementare) richiama l’attenzione sull’argomento attraverso un seminario che si terrà a Roma, il prossimo 7 marzo - ore 14.30, presso la Sala Convegni dell’Associazione Civita, Piazza Venezia n.11 - che analizzerà nel dettaglio l’impatto della nuova disciplina sullo sviluppo della previdenza complementare nel nostro Paese. Nel corso dell’incontro verranno presentati i risultati di uno studio commissionato dall’Aeip (Associazione Europea delle Istituzioni Paritetiche) e realizzato dal prof. Yves Stevens, dell’Università Cattolica di Lovanio, relativo alle problematiche connesse con l’interpretazione della Direttiva 41/2003. Analisi che ha già destato un vivo interesse in ambito Ue e Ocse. Al fine di condurre una disamina articolata di tutti gli aspetti della Direttiva interverranno anche: Raffaele Capuano, Dirigente del Ministero dell’Economia; Ambrogio Rinaldi, Dirigente della Covip; Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza e dell’Aeip (Associazione Europea delle Istituzioni Paritetiche). Obiettivo principale della Direttiva 41/2003 è di realizzare un mercato unico delle pensioni regolamentando tre questioni: 1. Garantire un elevato livello di protezione agli iscritti ai fondi pensione tramite una pluralità di interventi: adeguato sistema di informazione; calcolo delle prestazioni secondo metodi prudenziali; obbligo di idonea rappresentazione in bilancio degli obblighi assunti nei confronti degli iscritti; attribuzione alle autorità di controllo di poteri coerenti con l’esercizio efficace della funzione di vigilanza; 2. Consentire ai fondi pensione di applicare le strategie d’investimento più funzionali alle caratteristiche del regime pensionistico attuato. La Direttiva fornisce una serie di principi in materia di investimenti riconducibili al criterio del “buon padre di famiglia” (diversificazione, redditività, liquidabilità). Agli Stati membri è consentito di prevedere delle regole di tipo quantitativo, purché sia in ogni caso ammesso l’investimento di almeno il 70% del patrimonio in azioni o obbligazioni e del 30% in valute diverse da quella nella quale saranno pagate le prestazioni future; 3. Permettere la gestione transfrontaliera dei regimi pensionistici complementari. Attualmente le istituzioni che offrono prestazioni pensionistiche complementari operano esclusivamente nell’ambito dello Stato in cui risiedono. La Direttiva intende permettere alle istituzioni di gestire anche regimi pensionistici situati in altri Stati Membri. Se per le prime due tematiche l’entrata in vigore della direttiva non pone particolari problemi, più complesso appare l’attuazione del principio dell’adesione transfrontaliera, per la quale la Direttiva pone un’importante condizione: il rispetto delle disposizioni in materia sociale e lavoristica vigenti in ciascuno Stato membro nel quale si registra un’adesione. Principio teoricamente condivisibile ma di difficile traduzione negli ordinamenti nazionali, poiché sono molti i dubbi sul significato dell’espressione “legislazione nazionale sociale e del lavoro” che, per la sua generalità, si presta ad una molteplicità di interpretazioni. Lo studio realizzato da Yves Stevens rileva come non esista al momento una definizione comune di “legislazione nazionale sociale e del lavoro”. Per giungere a un’accezione univoca e condivisa è necessario passare da un approccio “soggettivo” a uno di tipo “oggettivo”, studiando e classificando le diverse legislazioni nazionali secondo parametri predefiniti. Lo studio individua sei principi base che costituiscono l’elemento comune delle legislazioni in ambito Ue: livello di protezione, responsabilità, sicurezza dell’esistenza, solidarietà, uguaglianza e partecipazione. Il successo della Direttiva 2003/41 dipende in gran parte dalla cooperazione tra gli Stati membri che deve comprendere gli scambi di informazione in merito alla legislazione applicabile e i relativi dati. La cooperazione non dovrebbe poi essere concentrata sulle regole prudenziali di investimento, ma comprendere anche informazioni di tipo sociale.  
     
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