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Notiziario Marketpress di Mercoledì 09 Marzo 2005
 
   
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  DAL PARLAMENTO EUROPEO, GIORNATA DELLE DONNE: BILANCIO IN CHIAROSCURO, OCCORRONO ULTERIORI PROGRESSI  
   
  Briuxelles, 9 marzo 2005 - Il Presidente Borrell ha aperto la seduta ricordando che, nonostante si festeggi da 90 anni la giornata della donna, vi sono ancora milioni di donne vittime della discriminazione, sia in tempi di pace che di guerra. Le donne, ha aggiunto, sono anche soggette a violenze fisiche e psicologiche. Ricordando poi le immagini violente della repressione della manifestazione di donne in Turchia, il Presidente ha ribadito la sua ferma condanna e la richiesta alle autorità di sanzionare gli autori di quegli atti «inqualificabili». Quello che è successo, ha quindi affermato, «non è certo il miglior biglietto da visita per l'ipotetica adesione della Turchia all'Unione». Nel ricordare che una delegazione del Parlamento partecipa alla Conferenza mondiale, il Presidente ha sottolineato che, nonostante siano stati ottenuti notevoli progressi, permangono problemi e sfide «enormi», che tuttavia «non sono senza soluzioni». Ancora oggi, in Europa, ha poi sottolineato, 1/5 delle donne è oggetto di molestie e, mentre la povertà «ha sempre di più il volto delle donne», le loro retribuzioni sono inferiori a quelle degli uomini. Il Presidente ha quindi ricordato che in ogni commissione parlamentare vi è un responsabile dell'uguaglianza di genere per garantire che tale problema non sia confinato in ambiti specialistici, ma sia affrontato in tutte le politiche. Inoltre, anche la Costituzione ha elevato la parità di genere a obiettivo e valore dell'Unione. Tuttavia, ha aggiunto, «non vi sarà uguaglianza senza un'evoluzione della mentalità del maschio», ancora radicata in ampi strati delle società. Nel sottolineare come l'applicazione dell'articolo Iii-116 della Costituzione che prevede la sanzione dei reati contro le donne rappresenti un passo avanti nella difesa della parità, il Presidente ha concluso evidenziando come l'uguaglianza non si manifesta solo con il numero di deputati donne, ma anche negli strati più bassi della società. Dibattito Lissy Gröner (Pse, De), a nome delle interroganti, ha voluto ricordare che in tutto il mondo la donna non partecipa in modo sufficiente al processo decisionale ed ha sottolineato il ruolo estremamente importante dei risultati della piattaforma di azione in corso a livello Onu. Congratulandosi poi con la Presidenza per la conduzione dei negoziati in difesa dei diritti della donna, l'oratrice ha affermato che vi sono ampi margini di manovra. Oggi, ha aggiunto, ci sono 12 settori diversi che devono essere valutati per mettere in luce e colmare le lacune che esistono ancora in questi campi. Ricordando che ogni Stato membro ha stilato una relazione sulla situazione interna, l'oratrice ha sottolineato i progressi conseguiti nel settore della partecipazione politica, citando l'esempio del governo spagnolo e il risultato delle ultime elezioni europee. Nel citare poi la situazione deludente di Francia e Italia a livello di partecipazione parlamentare, ha esortato a proseguire gli sforzi sostenendo che «le quote sono necessarie per far partecipare la donna al processo decisionale e politico». L'oratrice, evidenziando inoltre quanto fatto in ambito europeo contro le discriminazioni affermando, ha affermato tuttavia che risulta ancora lacunoso il recepimento negli Stati membri. «Non possiamo accettare che una donna su cinque in Europa sia vittima di vari tipi di violenza», ha detto dopo aver citato il Programma Daphne. Ella ha poi sollecitato la creazione di un Istituto per il genere che fornisca una base di dati statistici di ausilio ai lavori da svolgere in tale materia, così come ha auspicato un programma che sostenga la parità dei sessi in tutti i settori. «La buona volontà non è sufficiente», ha concluso, «abbiamo bisogno di misure». Marie-josée Jacobs, a nome del Consiglio, ha ricordato che la Presidenza ha già lanciato un messaggio forte in merito all'impegno dell'Unione a favore dell'attuazione integrale e effettiva del programma d'azione di Pechino. Tuttavia, ha aggiunto, non è ancora possibile rendere conto dei risultati in quanto la Conferenza è ancora in corso. La Ministra ha poi sottolineato come l'Unione europea consideri la parità tra uomini e donne un principio fondamentale e ritenga che i diritti delle donne e delle bambine siano «una parte inalienabile, integrale e indivisibile» dei diritti universali degli esseri umani. La valutazione di «Pechino + 10», ha proseguito, costituisce un momento importante per l'Unione in quanto non permette solo di rafforzare il suo impegno verso il raggiungimento degli obiettivi del programma d'azione, ma rappresenta anche l'occasione per esaminare in quali campi vi siano stati dei progressi e in quali, viceversa, va profuso maggiore impegno. Ricordando quindi la relazione stilata dalla Presidenza sui progressi compiuti dall'Unione nel quadro del programma di Pechino, la Ministra ha sottolineato come essa indichi anche le sfide che restano da affrontare in merito ai dodici settori sensibili definiti nel 1995. Occorre chiedersi, ha poi aggiunto, quali siano gli ostacoli che si oppongono alla realizzazione della parità tra uomini e donne per poi sormontarli. L'oratrice ha quindi voluto ricordare le iniziative prese a livello dell'Unione a favore della parità, individuando tre tappe fondamentali: l'adozione del Trattato di Amsterdam che ha creato nuove competenze in materia, la definizione di una strategia europea per l'occupazione e l'integrazione delle questioni legate alla parità in diversi campi d'azione, come nei fondi strutturali. Il quadro legislativo europeo, ha proseguito, non ha smesso di rafforzarsi e, in tale contesto, ha voluto ricordare la direttiva adottata nel dicembre scorso che, per la prima volta, tratta il principio della parità al di là del campo strettamente professionale, ampliandolo ai settori dei beni e dei servizi accessibili al pubblico. Tuttavia, ha precisato, sussiste uno sfasamento tra la parità di diritto e la parità di fatto, mentre permangono importanti disparità di trattamento in numerosi settori. La Ministra ha quindi affrontato i diversi temi sollevati dall'interrogazione orale, indicando quanto fatto e cosa resta ancora da fare nell'Unione. Ampio spazio è stato dedicato all'occupazione e alla conciliazione della vita familiare con quella professionale, così come al problema della violenza contro le donne. Ma anche i temi della povertà e dell'esclusione sociale sono stati esaminati, assieme a quelli della politica di cooperazione e sviluppo promossa dall'Unione. Infine, sono stati toccati i temi della tratta delle donne e delle bambine, dei diritti umani e della situazione delle donne nei conflitti armati. Vladimír Spidla, a nome della Commissione ha esordito affermando che Giornata internazionale della donna è per l'Unione europea una grande occasione per continuare a fare dei progressi su questa strada. Sottolineando poi l'importante contributo dell'Unione europea agli accordi presi nel quadro delle Nazioni Unite, il commissario ha ricordato che l'Esecutivo ha cercato di coordinare i lavori nell'ambito della piattaforma di Pechino. L'oratore ha tuttavia evidenziato come vi sia ancora molto da fare in questo campo, per esempio a favore della conciliazione fra vita familiare e vita lavorativa e, a questo proposito, ha ricordato la revisione della direttiva sul tempo di lavoro «che avrà un importante significato al riguardo». Il commissario ha poi affermato che è in corso un'iniziativa mirata a raccogliere dati comparabili in materia di parità uomo/donna. Egli ha poi sottolineato che dieci anni dopo Pechino «purtroppo le donne sono sempre messe di fronte al terribile problema della tratta delle donne», ed è importante che il lavoro dell'Unione europea contro questo crimine venga portato avanti e venga rafforzato. A breve, ha quindi detto, la Commissione vuole presentare una comunicazione a tale riguardo. La questione della salute è stata poi affrontata dal commissario ricordando le varie strategie che vengono portate avanti. In particolare, ha citato la pianificazione familiare, la prevenzione delle gravidanze delle bambine e anche la prevenzione e la lotta contro l'Aids per i bambini e per le bambine. Nel settore della formazione e dell'istruzione è poi necessario portare avanti progetti atti a garantire che la disparità tra generi «non inizi già a scuola e poi continui più avanti nella società». Il commissario ha poi ricordato la direttiva sulla televisione senza frontiere e la proposta dell'Esecutivo volta a tenere conto, in tale ambito, del valore e della dignità della donna. E' importante, ha proseguito, che i mass media vengano resi consapevoli maggiormente del fatto che nelle loro produzione devono escludere degli elementi discriminatori. Ma la questione della parità deve essere affrontata anche nel settore dell'aiuto allo sviluppo, in tema di povertà e lotta per la protezione dei diritti umani. «Una società che non tiene conto della potenzialità femminile non può aver successo», ha detto. Nell'unione europea e negli Stati membri sono stati fatti grossi passi avanti nel quadro della piattaforma d'azione però il commissario ha voluto ricordare che i diritti delle donne rappresentano una parte fondamentale dei diritti umani iscritti anche nella Costituzione. Il commissario si è infine detto lieto dei progressi compiuti verso la creazione dell'Istituto per la parità uomo/donna che «fornirà un contributo molto importante» alla politica in tale materia. Anna Záborská (Ppe/de, Sk), presidente della commissione parlamentare per i diritti della donna e l'uguaglianza dei sessi, ha affermato che i progressi di Pechino sono percepiti da tutte le donne ed ha poi rivolto un pensiero a chi ha dedicato la vita alla difesa dei diritti della donna. La società, ha proseguito, discrimina le donne. Esortando a difenderle contro ogni violenza, ha affermato che il problema dell'aborto non è solo delle donne ma è anche responsabilità dell'uomo. Mentre l'essere madre non deve portare a discriminazioni sul lavoro. Pia Locatelli (Pse, It) ha esordito affermando che la piattaforma di Pechino ha stabilito che i diritti delle donne sono diritti umani e che «da lì non si torna indietro», «nonostante da qualche anno i paesi più conservatori del mondo ci stiano provando». Ed ha quindi portato ad esempio il «tentativo» in questa direzione degli Stati Uniti durante i lavori della commissione Donne delle Nazioni Unite, «fermato grazie soprattutto alla delegazione europea». Secondo la deputata occorre accelerare il processo di attuazione della piattaforma ed ha sottolineato che uno dei temi in essa affrontati è quello del potere politico «ancora saldamente in mani soprattutto maschili». Ancora oggi, ha spiegato, le donne rappresentano solo il 15% dei parlamentari del mondo, mentre solo quindici paesi su circa duecento hanno raggiunto la quota che viene definita «massa critica del 30 per cento». Quando le donne raggiungono la massa critica degli organismi, ha quindi aggiunto, «è più facile che i loro punti di vista e le loro esperienze siano considerate, venga data priorità alle loro preoccupazioni e l'azione diventi possibile». Dei quindici paesi citati, ha proseguito, otto di questi sono in Europa. Stigmatizzando tuttavia come si tratti di meno di un terzo dei venticinque che compongono l'Unione, la deputata ha sollecitato maggiore volontà, impegno, azione, affinché «questi otto paesi diventino venticinque». Ed ha aggiunto che «ci vuole soprattutto la convinzione che più donne nei parlamenti conviene sia agli uomini che alle donne», portando ad esempio il caso spagnolo che «dimostra che la democrazia paritaria è possibile».  
     
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