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Notiziario Marketpress di Giovedì 10 Marzo 2005
 
   
  Web alimentazione e benessere  
  AGRIFOOD: IL MADE IN ITALY E’ IL MARCHIO DEI MARCHI  
   
  “È il legame con il territorio la caratteristica fondamentale dei prodotti agroalimentari italiani, che li distingue sul mercato e li rende unici e inimitabili”. Il presidente della Col diretti, Paolo Bedoni, ha iniziato così il suo intervento al dibattito “Il marchio dei marchi per il Made in Italy alimentare” ad Agrifood, il salone internazionale del prodotto agroalimentare di qualità in corso a Verona. L’incontro introdotto e moderato da Fabrizio Del Noce, Direttore di Raiuno, ha visto gli interventi anche di Gianluca Rana, Amministratore Delegato della Rana Spa e del giornalista Davide Paolini, esperto di gastronomia. “I temi alimentari – ha detto Del Noce – sono entrati a fare parte della vita di tutti giorni e interessano tutti, imprenditori, industriali, consumatori e istituzioni, perché ciò che mangiamo rappresenta una delle incognite principali. Qualità e tipicità sono gli elementi vincenti per le aziende produttrici, ma esistono problemi reali per conquistare il mercato dovuti spesso alle dimensioni ridotte delle imprese che non riescono a competere con chi ha una forza di imposizione maggiore, come la grande distribuzione”. Secondo Davide Paolini “occorre interrogarsi su cosa sia davvero il Made in Italy anche in relazione alle materie prime utilizzate e al luogo di trasformazione”. In questo senso ha ricordato la recente sentenza europea sull’utilizzo di alcune denominazioni di vini italiani all’estero, un precedente pericoloso che slega completamente il prodotto dal territorio. “Lo stretto legame con il territorio – ha sottolineato - è una caratteristica che nessuno può imitare, è il valore aggiunto che permette di conquistare il mercato”. Paolini ha anche denunciato l’improvvisazione di molti italiani all’estero diventati ristoratori senza alcuna preparazione. Molto diverso l’atteggiamento dei francesi, capaci di imporre la cucina nazionale con una professionalità che ha giovato complessivamente all’affermazione del loro settore agroalimentare. “Ancora di più, quindi – ha concluso Paolini - bisogna proseguire in quel cambio di direzione già intrapreso per l’affermazione del Made in Italy nel mondo evitando la frammentazione istituzionale nelle attività di promozione e puntando sulla valorizzazione del prodotto italiano reso ben distinguibile grazie alle sue caratteristiche peculiari”. Gianluca Rana si è detto “innamorato” del concetto di territorio come elemento caratteristico di un alimento. “La difficoltà principale - ha però precisato- è quella di rendere le aziende produttrici più forti perché non è solo con il telefono e la posta celere che possono raggiungere il mercato e la pubblicità ha dei costi elevati. Solo attraverso una maggiore comunicazione e collaborazione tra loro, le imprese potranno esprimere sinergicamente il proprio know how e trasmettere al mondo la tipicità come valore vero dei propri prodotti. Il localismo è infatti garanzia di qualità, ma anche il futuro sul quale investire. Dobbiamo fare sì poi che le aziende italiane possano affermarsi anche sul mercato internazionale attraverso un efficiente sistema distributivo che valorizzi i prodotti di bandiera”. “Va rilanciato il cibo italiano - ha aggiunto - sconfiggendo l’improvvisazione che si incontra all’estero nei confronti dell’Italian food anche perché esistono molte opportunità da cogliere nel mondo, a partire dall’Europa.. Con un fronte comune e una collaborazione continua – ha concluso – questi problemi possono essere affrontati e risolti per poter così conquistare il mercato. Il marchio dei marchi è il brand italiano che portiamo all’estero”. Paolo Bedoni ha definito il prodotto agricolo non come una cruda materia prima, ma un valore per l’impresa dietro al quale si trova il lavoro dell’imprenditore agricolo e il territorio da cui proviene. Un territorio fatto di cultura, valori, tradizioni e attività economiche. Occorre operare – ha proseguito Bedoni - secondo un modello che faccia sistema tra le imprese sul territorio in quanto il Made in Italy non è uno slogan, ma un progetto concreto per la presenza duratura sul mercato. Dobbiamo fare incontrare le imprese che si preparano a conquistare nuovi spazi commerciali con quelle che il loro spazio definito lo hanno già, consentendo così un confronto e una crescita e, soprattutto, quel salto di qualità indispensabile per affrontare e vincere le nuove sfide”. “Gli obiettivi sono - ha proseguito il presidente della Coldiretti - produrre bene e conquistare il mercato, ma bisogna creare le condizioni per potenziare un sistema produttivo che si presenta frammentato. Dobbiamo far vincere il nostro modello a portata di uomo, cioè, a portata di consumatore che vuole conoscere l’origine e le caratteristiche di cosa mangia. Abbiamo voluto una politica agricola in questa direzione e le nostre imprese hanno abbracciato una nuova logica che si distacca dagli aiuti comunitari e allinea la produzione a ciò che vuole il mercato. Ma occorrono nuove regole per una difesa efficace contro le contraffazioni dei nostri prodotti tipici, a partire da Dop, Igp e Doc che non sono prodotti di nicchia ma fanno da apripista all’estero per tutta la produzione agricola italiana. Non dobbiamo però mai perdere il legame con il territorio - ha concluso e ribadito Bedoni – che rappresenta il nostro marchio dei marchi”.  
     
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