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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Marzo 2005
 
   
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  LA CAPACITÀ INNOVATIVA DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE DEL LAZIO. RISULTATI DELLA SECONDA INDAGINE DELL’OSSERVATORIO FILAS 2005  
   
  Roma, 17 marzo 2005 - Aspetti introduttivi e finalità dell’indagine Questa seconda indagine, che l’Osservatorio Filas e Federlazio realizzano per la prima volta congiuntamente, intende fornire un quadro dinamico dell’innovazione nella regione Lazio mediante l’analisi del comportamento innovativo delle imprese che vi operano. Essa presenta importanti novità rispetto alla precedente[1]. Innanzitutto, è stata aumentata la numerosità del campione di imprese. Tale ampliamento è stato reso possibile grazie alla collaborazione con Federlazio, che ha messo a disposizione la propria conoscenza della realtà imprenditoriale Laziale. Il campione più grande ha permesso di ottenere un più ampio set di risposte raffinando così l’analisi. Per quanto riguarda i contenuti sono stati introdotti elementi di assoluta novità cercando di colmare il gap relativo ad alcune tematiche di particolare interesse. In particolare, si è scelto di estendere l’analisi ad aspetti quali la conoscenza e l’utilizzo di strumenti di proprietà intellettuale (brevetto); l’interesse nei confronti di strategie aziendali di internazionalizzazione (nel presente e nel futuro) ed il ricorso alle diverse tipologie di finanziamenti ottenuti per favorire l’innovazione. Il quadro italiano che ci presentano i media e i principali enti di ricerca è chiaro: il sistema italiano delle imprese attraversa una fase di profonda trasformazione, caratterizzata da una concorrenza internazionale sempre più agguerrita. L’ aumento degli investimenti in ricerca e innovazione appaiono necessari per il mantenimento di una posizione competitiva sul mercato. Investire in innovazione (di prodotto, di processo e organizzativa) diventa per l’impresa moderna una necessità che dovrà e essere accompagnata da una vera e propria rivoluzione culturale che consideri il percorso innovativo come un evento “naturale” e non “eccezionale”. L’innovazione tecnologica costituisce quindi un elemento fondamentale per lo sviluppo economico di un Paese o di una regione. Nel panorama italiano il Lazio rappresenta una realtà piuttosto dinamica sul fronte dell’innovazione e possiede tutte le potenzialità per fare da traino per le altre regioni. L’innovazione[2], inoltre, può assumere forme differenti dalla ricerca svolta nei laboratori. In molti casi si tratta infatti di tecnologie incorporate in nuovi materiali, d’integrazione tra design e nuovi materiali o, infine, dell’applicazione di tecnologie avanzate in prodotti personalizzati per comprendere e rispondere alle esigenze del cliente. È proprio questo il caso del modello di innovazione della regione Lazio che, come quello italiano, è caratterizzato da una forte capacità di innovare e che non si identifica necessariamente nella spesa per ricerca come rilevato dagli indicatori tradizionali. Ciò significa che sia la ricerca di base che quella industriale dovranno necessariamente assumere un ruolo maggiore. Inoltre, le ridotte dimensioni delle imprese se da un lato hanno permesso al nostro paese di essere flessibile e competitivo in molti settori, dall’altro non hanno favoriti gli investimenti in ricerca di base, la quale costituisce sempre più un elemento su cui puntare per restare competitivi a livello internazionale. In sintesi, all’interno del territorio regionale convivono diverse realtà economiche accomunate da una necessaria “tendenza” alla modernizzazione dei propri processi e prodotti industriali (si pensi, ad esempio, ai comparti dell’Aerospazio, delle Telecomunicazioni e del Biomedicale) e realtà produttive di tipo tradizionale che iniziano a sperimentare nuove “formule” di innovazione (tecnologica e non). Il funzionamento di tutto ciò è sintomo di una elevata dinamicità del network resa possibile anche dalla presenza sul territorio di numerosi Centri di Ricerca, Università e Poli tecnologici che contribuiscono a diffondere la cultura dell’innovazione accanto a quella del “saper fare”, cultura che contraddistingue le piccole e medie imprese laziali. L’innovazione nella regione Lazio: le risposte all’indagine L’innovazione è un elemento indispensabile per rilanciare le politiche industriali e strategiche e rimanere al passo delle economie in crescita. Nell’ambito di questa seconda indagine che l’Osservatorio Filas dedica all’innovazione e alla dinamicità delle imprese laziali emerge una buon livello di vitalità del tessuto imprenditoriale. Tuttavia alcuni settori presentano, ad un’analisi più critica, una situazione per certi versi preoccupante ed una scarsa attenzione all’innovazione e al confronto con un mercato sempre più competitivo e globale. I risultati dell’indagine confermano la dinamicità del Lazio, ribadita sia dall’Eurispes che dal Quadro Regionale di Valutazione dell’Innovazione[3]: sette imprese su dieci hanno un proprio sito web, mentre il 31% realizza innovazioni sia di prodotto che di processo e, comunque, una su due sperimenta nella propria azienda una qualche forma di innovazione. E’ evidente come i settori maggiormente propensi all’innovazione abbiano finalmente raccolto la sfida “innovativa” e sia iniziato un processo di trasformazione che porterà allo sviluppo di imprese più competitive ed innovative. In termini generali è chiara la predominanza di alcuni settori altamente innovativi, quali: il Biochimico, il settore delle Telecomunicazioni e quello Informatico. Tali indicazioni, che risultano confermate anche dai dati nazionali, appaiono particolarmente interessanti soprattutto perché questi tre settori sembrano essere, peraltro, quelli più rappresentativi della realtà imprenditoriale della regione. Discorso a parte merita il settore dell’Audiovisivo, che si contraddistingue nettamente dagli altri settori dell’indagine anche e non solo per la dimensione regionale che ha un peso particolarmente rilevante nella città di Roma. In effetti, il tanto sperato rilancio del settore dell’Audiovisivo, che avrebbe dovuto trovare un naturale sostentamento nell’integrazione della gestione aziendale con aspetti di ordine creativo/culturale, non è mai avvenuto e ciò ha contribuito al peggioramento di una situazione già critica. Analizzando i risultati complessivi emersi dall’indagine, con particolare attenzione alle modalità con cui avviene l’innovazione all’interno dell’impresa, le aziende laziali sembrano maggiormente orientate ad introdurre innovazioni di processo[4]. Infatti, il 52% del campione ha risposto di aver realizzato tale forma di innovazione, contro il 49% che ha introdotto solo innovazioni di prodotto[5]. Un aspetto particolarmente interessante emerso dall’indagine, che ha riguardato circa il 67% delle imprese intervistate, è legato al contributo che l’introduzione delle nuove tecnologie ha fornito al processo di innovazione organizzativa interna alle imprese. Le opportunità per quest’ultime di gestire i propri processi aziendali facendo ampio ricorso ai mezzi elettronici ha agevolato la nascita di nuove relazioni a livello intra-organizzativo e inter-organizzativo, favorendo contemporaneamente lo sviluppo del fenomeno delle reti d’impresa. Nell’indagine condotta si è voluto fornire anche un contributo previsionale circa l’interpretazione dei dati, cercando di sondare l’umore degli attori principali del sistema economico. I risultati emersi sono piuttosto positivi, soprattutto se comparati con il clima di sfiducia registrato a livello nazionale. Circa il 70% delle imprese intervistate pensa di investire in innovazione nel corso dell’anno, mentre tre imprese su quattro ritengono che il loro fatturato possa crescere nel prossimo futuro di almeno il 5% e tre su dieci pensano di realizzare un aumento uguale o maggiore del 20%. Nell’ambito dell’indagine si è cercato anche di investigare le opinioni e i sogni “internazionali” degli imprenditori laziali, che appaiono da un lato fortemente interessati all’idea di delocalizzare parte o tutta la loro produzione all’estero e dall’altro mostrano forti incertezze su come e dove trasferire il processo produttivo. I paesi europei appaiono ancora tra le aree di maggiore interesse per gli imprenditori, mentre paesi come India e Cina non sembrano aver conquistato, almeno per il momento, le mire strategiche delle imprese laziali. Per quanto riguarda le attività di ricerca e sviluppo ciò che emerge dall’indagine è una discreta propensione a realizzare attività di questo tipo al proprio interno, a dispetto di altre forme di collaborazione con altre imprese, con le Università o con altri Centri di ricerca pubblici o privati. Molto interessanti sono inoltre le informazioni emerse in relazione ai finanziamenti per innovazione: circa la metà delle aziende intervistate ha dichiarato di avere fatto ricorso a finanziamenti per l’innovazione, in particolare fondi Filas e fondi regionali. Dai dati dell’indagine emerge un ricorso ancora limitato ai finanziamenti comunitari, anche se una recente indagine condotta dalla Commissione Europea ha rilevato come il Lazio sia tra le regioni italiane quella che ha presentato, dopo la Lombardia (474 e 853 rispettivamente), il maggior numero di progetti nell’ambito del Programma Europeo Craft (V Programma Quadro), dedicato ai progetti delle Pmi. Dato ancora più significativo, che trova conferma anche nell’indagine, è un forte aumento rispetto al passato dei progetti presentati dalle Pmi finanziati da fondi nazionali e regionali, di supporto alla ricerca ed innovazione: si registra un forte aumento rispetto al passato. Infine, vale la pena soffermarsi sull’attività brevettuale. Dalla nostra rilevazione il 18 % delle imprese intervistate dichiara di aver depositato brevetti e, tra queste, quasi tutte (l’80% circa) presso l’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti. Notevoli sono le differenze all’interno dei settori oggetto della rilevazione ed è questo un dato su cui riflettere soprattutto perché l’attività brevettuale costituisce anche uno degli indicatori più significativi per stabilire la propensione ed il grado di innovazione e creatività di un paese o di una regione. In pratica, occorre realizzare un processo di “trasferimento tecnologico” che favorisca l’incontro tra i laboratori delle università, i centri di ricerca e le aziende: è auspicabile infatti che le idee originate nei primi siano poi catturate e sviluppate dalle seconde. Per fare questo è necessario l’impegno di tutti: delle imprese in primo luogo, ma anche degli enti locali e degli stessi centri di ricerca. Differenze settoriali Dalle risposte ottenute alle domande poste alle aziende, è possibile sintetizzare il livello d’innovazione nei settori considerati nell’indagine. Aumenta il gap del livelli d’innovazione nelle imprese: si conferma l’alto grado di innovazione dei settori Biomedicale, Informatica e Telecomunicazioni mentre Bassa invece la performance delle realtà dell’Editoria, della Pubblicità, dell’Audiovisivo e dei Servizi alle Imprese.
[1] http://www.Osservatoriofilas.it/studiricerche.asp?id_pagina=43&dato=381&anno=
 [2] E’ importante distinguere tra invenzione e innovazione. L’invenzione è la creazione di qualcosa di nuovo. Una invenzione diviene una innovazione quando è applicata ad un nuovo prodotto o ad un nuovo processo ed è sfruttata economicamente da una impresa. Il processo delle invenzioni è quindi legato al campo delle attività scientifiche, mentre l’innovazione si lega alla tecnologia e alle capacità imprenditoriali. Non basta saper solo concretizzare una nuova idea si deve essere in grado di agire per introdurre nel mercato l’invenzione.
[3] http://www.Osservatoriofilas.it/scoreboard.asp?id_pagina=46&dato=345&anno=
 [4] L’innovazione di processo consiste nel cambiamento (miglioramento) del modo di produzione di un prodotto già esistente. La maggior parte delle innovazioni di processo sono incrementali e si traducono in una diminuzione del costo del prodotto o in un miglioramento della sua qualità o in entrambi. [5] L’innovazione di prodotto avviene quando si immettono sul mercato prodotti nuovi o nuove versioni, di qualità superiore, dei prodotti già in commercio. Innovazioni di processo e di prodotto possono avvenire congiuntamente.
 
     
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