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Notiziario Marketpress di
Venerdì 18 Marzo 2005
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DANIMARCA / HANS CHRISTIAN ANDERSEN E LE DUE CITTÀ DELLA SUA VITA (2): LA MERAVIGLIOSA COPENAGHEN
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Nonostante fosse venuto alla luce a Odense, in Fionia, Hans Christian Andersen (1805-1875) sentì da subito che il destino lo avrebbe portato a Copenaghen. E fin da bambino sognò di trasferirvisi. Fu così che la mattina di lunedì 6 settembre 1819 toccò il sospirato suolo della capitale danese, povero e indifeso, ricco solo della propria tenacia e dei suoi 14 anni. Copenaghen ricambiò tanta passione dandogli cultura, ispirazione e i suoi migliori amici, oltre alle più importanti occasioni di crescita. Grazie all’eccellente grado di conservazione di gran parte del centro storico di Copenaghen, è ancora oggi possibile visitare i paesaggi e gli spazi che gli attenti occhi di Andersen hanno osservato e raccontato. Seguendo le tracce del grande narratore si possono ripercorrere le strade che quotidianamente lo conducevano a teatro, al caffè, a casa, dagli amici… Benché la capitale della Danimarca sia diventata una città moderna e funzionale, lo stesso Andersen non avrebbe problemi a ritrovare e riconoscere tutti gli ambienti in cui visse: il Teatro Reale ancora ospita gli spettacoli delle compagnie danesi, i caffè ancora servono la calda bevanda e le locande ancora aprono le proprie porte agli avventori. L’aspetto dei quartieri che frequentava è rimasto pressoché immutato, con le sue strade strette, i pittoreschi canali e le caratteristiche facciate degli edifici. È lo stesso Andersen a raccontarci il suo primo incontro con l’amata città attraverso le pagine della sua autobiografia, La favola della mia vita. “Lunedì mattina, il 6 settembre, nel 1819, dall’alto di Frederiksberg vidi Copenaghen per la prima volta”. Non avendo i soldi per il biglietto dell’autobus era, infatti, stato fatto scendere sulle colline di Frederiskberg, prima di entrare in città. In tasca solo una sudata moneta risparmiata, mettendo da parte scellino su scellino. Anni dopo, ormai noto scrittore, era solito tornare su queste colline, ospite della casa del poeta Kund Rahbek, Bakkehuset – casa sulla collina – per intrattenere una ristretta cerchia d’artisti che influenzarono i suoi scritti. Oggi Bakkehuset, vicino alla Carlsberg Brewery, è divenuta il museo degli scrittori dell’epoca d’oro: è aperto al pubblico e si presenta con lo stesso aspetto che aveva all’epoca. C’è anche la possibilità di ammirare il palazzo di Frederiksberg, che, fin dai tempi del giovane Andersen, s’erge fra due storici parchi: Søndermarket e i giardino di Frederiksberg, sui cui canali è possibile pattinare d’inverno e andare in barca d’estate, serpeggiando sotto i caratteristici ponti e costeggiando i graziosi padiglioni. In quegli anni la collina si chiamava Solbjerg – montagna del sole - e nel giorno di Pentecoste i danesi erano soliti recarvisi per vedere sorgere il sole. Ma ora ritorniamo sui passi del giovane Andersen, che abbiamo lasciato nei giardini di Frederiksberg ad ammirare dall’alto le guglie della capitale. Oltrepassato l’ottagono della chiesa di Frederiksberg, aveva proseguito per Frederiksberg Alle giungendo alla colonna della libertà, un obelisco alto 20 metri, eretto nel 1797 per commemorare la liberazione nel 1788 dei contadini dall’oppressione feudale. Oggi è posta di fronte alla stazione Centrale. A pochi passi si trovava Vesterport, la porta della città. Intorno agli anni 20 dell’ottocento, durante l’età d’oro della Danimarca, l’età romantica e della rinascenza dell’arte e della cultura danese, la porta veniva chiusa ogni notte e le chiavi venivano consegnate direttamente al re, custode e guida della città. In quegli anni Vesterport si trovava dove è ora ubicata Rådhuspladsen. Durante il viaggio in autobus, al futuro scrittore era stato suggerito di alloggiare alla locanda Gardergården al numero 18 di Vestergade, la più economica della città. Vestergade si presenta ancora oggi con le stesse fattezze con cui gli si mostrò: stretta fra antichi palazzi, serpeggia fino alla più antica piazza della città – Gammeltorv. Anche la locanda si presenta come all’ora, ma da tempo non apre più le sue porte agli avventori. Depositati i bagagli si era precipitato verso l’oggetto dei suoi sogni: il Teatro Reale. Quello che è possibile visitare oggi non è la sobria costruzione in stile neoclassico di quell’epoca: il teatro venne, infatti, ricostruito nel 1874. Forte di una lettera di presentazione, il giovane Hans Christian aveva pensato di accedere al mondo del teatro come ballerino con l’aiuto di Madame Schall, una ballerina del Teatro Reale. La casa di Madam Schall, in Bredgade al numero 19, ancora esiste, ma ha subìto notevoli trasformazioni. Fallito il tentativo di intraprendere la carriera di ballerino, senza successo aveva cercato di entrare nelle grazie del direttore del Teatro. Questi però dichiarò Andersen “troppo esile per il teatro”. Dopo 12 disperati giorni, essendo ormai allo stremo delle forze, aveva deciso di contattare Siboni, il maestro del coro del Teatro, grazie al quale sarebbe riuscito a trovare protezione presso una ristretta cerchia di artisti che si sarebbero impegnati ad aiutarlo e istruirlo. Fra questi c’era Weyse, il compositore che abitava in Kronprinsessegade: al numero 8 si può ancora ammirare la bella casa neoclassica, costruita dirimpetto a Kongens Have – i Giardini Reali – il più antico parco di Copenaghen, da dove è possibile ammirare il piccolo castello di Rosenborg che custodisce i gioielli reali. Non esiste più, invece, la casa in cui Hans Christian poté andare a vivere dopo aver ricevuto la rendita mensile dei suoi nuovi angeli custodi. Nonostante l’impegno sia nella scuola di ballo del teatro, sia come cantante sotto la guida del maestro del coro, la sua carriera in teatro non prese mai veramente il via; vi aveva lavorato come valletto, fattorino, guerriero e pastore. La sua prima apparizione sul palco era avvenuta in occasione della messa in scena dell’Armida, il balletto in cui debuttò anche Johanne Luise Heiberg, la più grande attrice di quell’epoca. Nelle sue memorie scrive “di notte portai il programma a letto con me, mi stesi e lessi il mio nome alla luce della candela – in breve, ero felice”. Il programma dell’Armida e altri ricordi dello scrittore sono in mostra al museo del teatro, che ha sede in quello che all’epoca era il Teatro di Corte – sede della scuola di ballo – posto sopra le scuderie reali nella parte antica del palazzo Christiansborg. In quegli anni abitava al 20 di Dybensgade, nella casa che ancora si trova all’angolo di Nikolajgade, poco distante dalla chiesa di Nikolaj. Nel 1822 però il teatro non ebbe più lavoro per lui e lo espulse. A questo punto aveva deciso di dedicarsi alla scrittura e, appoggiato da alcuni sostenitori del suo talento, era riuscito a pubblicare il primo libro. Jonas Collin, della direzione del teatro, aveva quindi deciso di mandarlo alla scuola di grammatica per istruirlo e dargli modo di coltivare il suo talento. La scuola era fuori Copenaghen, a Slagelse, una cittadina nella Selandia occidentale. Gli anni che passò qui furono anni di sofferenza e umiliazioni, le stesse che avrebbe dovuto subire durante le feste natalizie a palazzo Amalienborg, l’attuale residenza invernale della famiglia reale: durante l’annuale ballo di Natale passò la serata dietro una tenda, vergognandosi degli inadeguati abiti indossati. Anni dopo Andersen sarebbe stato un assiduo frequentatore di palazzo Amalienborg, ospite del re. L’anno del diploma aveva studiato con un precettore ed era quindi ritornato nell’amata Copenaghen. Alloggiava in una stanza in Vingårdstræde 6, in una traversa di Kongens Nytorv: la casa era conosciuta come la vigna di re Hans ed è uno dei pochi edifici medievali della città. Andersen alloggiava nella piccola stanza del sottotetto, in uno dei due piani che vennero aggiunti nell’Ottocento. Anche dopo che la sua carriera di scrittore aveva finalmente preso il via, continuò a non avere una residenza fissa: viveva a Copenaghen, ma viaggiava molto e preferiva non essere vincolato a una sede fissa cui fare ritorno, per non spendere soldi per l’affitto durante la sua assenza. Ogni volta s’era spostato di poco, rimanendo sempre nello stesso quartiere, nelle vicinanze di Kongens Nytorv, la piazza al cui centro è posta la statua di re Christian V, intorno alla quale oggigiorno gli studenti danzano dopo aver passato gli esami. Continuando il nostro percorso sui passi di Hans Christian Andersen si deve fare tappa all’Hotel du Nord, dove ora sorgono i Magasin du Nord, in cui lo scrittore alloggiò per un certo periodo. In più occasioni aveva poi vissuto all’Hotel d’Angleterre, occupando sempre le stesse due stanze numero 66. Ma l’albergo che più degli altri ebbe un ruolo importante nella vita di Hans Christian fu l’Hotel Royal: nella neoclassica costruzione a Ved Stranden 18 si dissolsero i sogni d’amore di Andersen, che per ben due volte era stato respinto dalle uniche donne che avrebbe mai amato. Attratto dalla vita del canale e dal movimento di barche e pescherecci, più volte scelse di abitare a Nyhavn, in tre differenti abitazioni: nel 1834 era stato nella rossa costruzione al n. 20, dove iniziò a scrivere le sue prime fiabe per l’infanzia; dal 1848 aveva preso alloggio sulla riva sud del canale, al secondo piano del n. 67, in un’alta casa, bianca e stretta, che oggi porta una targa in memoria del poeta che per 17 anni la occupò, nonostante i rumorosi vicini e la chiassosa taverna del piano inferiore; dal 1871 fino a poco prima della sua morte aveva vissuto al n. 18, dove molte personalità della Danimarca e del mondo intero avrebbero portato i propri omaggi all’anziano poeta, ormai celebre in ogni dove. Nel 1866 per la prima volta era andato a vivere da solo in un suo appartamento. L’alloggio era al terzo piano della casa d’angolo fra Lille Kongensgade e Kongens Nytorv, dove ora c’è il ristorante Stephan à Porta. Andersen frequentava sempre il Cafè à Porta, che attualmente si trova vicino ai Magasin du Nord. Oggi la strada che costeggia il porto è un luogo molto popolare con caffè all’aperto, bar e ristoranti. Altri luoghi importanti per Hans Christian, uomo e artista, furono senza dubbio le abitazioni delle tre famiglie che maggiormente gli furono vicine. Al n.9 di Amaliegade abitava la famiglia di Jonas Collin, l’uomo che fece da secondo padre al il giovane scrittore; a Tordenskjoldsgade 1 alloggiavano gli Henriques, in una casa che ancora si nota per le ricche decorazioni della facciata; al secondo piano della casa in Højbro Plads 21, all’angolo di Fortunstræde, abitavano, invece, i Melchior: la signora Melchior sarebbe stata una grande amica del poeta e si sarebbe presa cura di lui negli ultimi giorni di vita. Andersen morì proprio nella residenza estiva dei Melchior a Relighed nella rurale Østerbro. Seguendo i percorsi abituali di Andersen non si può non giungere al nuovo Teatro Casino in Amaliegade: era il primo teatro privato di Copenaghen e i proprietari erano più liberali dell’autocratico Teatro Reale e più disposti a lasciare spazio al lavoro del narratore danese. Era solito spendere molto tempo nella biblioteca universitaria, all’ultimo piano del Rundetårn – la torre rotonda - il notevole osservatorio astronomico del diciassettesimo secolo: alto 35 metri e con una pregevole rampa a spirale è il più antico osservatorio astronomico ancora in funzione. Il bibliotecario era concittadino di quel ragazzo così povero da muoverlo a compassione, tanto da permettergli di portare i libri a casa. Tuttora la torre è aperta al pubblico e dall’alto si ha la possibilità di vedere l’intera Copenaghen e i suoi sobborghi; inoltre la sua grande rampa a spirale ospita ogni anno una corsa di monocicli. La biblioteca era nella stessa via dove anni dopo si sarebbe trovato l’editore delle opere di Andersen. La strada si chiama Købmagergade. Ma è stato Andersen in persona a suggerire i percorsi da seguire per le vie di Copenaghen: il suo primo pezzo pubblicato, Fodreise fra Holmens Canal til Østpynten af Amager i årene 1828 og 1829 (Un viaggio a piedi da Holmens Canal al punto orientale di Amager negli anni 1828 e 1829), era la descrizione di una passeggiata per le vie di Copenaghen: ancora oggi è possibile seguire l’itinerario e visitare i luoghi che ispirarono la fantasia dell’artista. I giardini di Tivoli diedero lo spunto per una delle sue più famose fiabe: ‘L’usignolo’ s’ispira a uno spettacolo cui Andersen aveva assistito proprio nel giardino oggi famoso come parco delle fiabe. Tivoli avrebbe ripagato il poeta con la costruzione del castello di Hans Christian Andersen, di un negozio che porta il nome dell’artista e di una serie di produzioni e spettacoli a lui dedicati. Hans Christian Andersen morì nel 1875, all’età di 70 anni. I suoi funerali ebbero luogo nella cattedrale di Vor Frue, a Copenaghen, e il corpo venne tumulato all’Assistens Kierkegaard, dove riposano molte celebrità danesi. Le belle tombe del periodo neoclassico e le rare specie arboree attraggono ogni giorno tanti danesi e altrettanti turisti, che qui possono leggere le parole che lo stesso Andersen aveva voluto scrivere sulla propria lapide: “La nostra vita terrena è il seme dell’eternità. Il nostro corpo muore, ma l’anima non può morire mai”. Al celebre poeta Copenaghen ha dedicato una strada, H.C. Andersen Boulevard, e due statue: la prima, in Kongens Have, ritrae l’artista seduto con un mantello sulle spalle e un libro in mano; la seconda è posta dirimpetto a H.C.Andersen Boulevard e mostra la caratteristica immagine di Andersen con il cilindro. Più famosa delle statue dello scrittore è, invece, la statua della Sirenetta, realizzata nel 1913 in memoria della sfortunata protagonista dell’omonima fiaba. www.hca2005.com
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