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Notiziario Marketpress di Venerdì 25 Marzo 2005
 
   
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  MONGOLIA / NELLA TERRA DI GENGIS KHAN  
   
  La Mongolia non è una destinazione per turisti, ma soltanto per grandi viaggiatori. I primi rischierebbero di trovarla alquanto monotona e priva di interessi; soltanto i secondi sono in grado di apprezzarne le indubbie peculiarità. Non si tratta comunque di una meta facile: questo paese, grande cinque volte l’Italia, ma con una densità di un abitante per kmq, presenta infatti un ambiente aspro formato essenzialmente da steppe infinite, qualche foresta e una porzione del deserto del Gobi, un altipiano ondulato ad un’altitudine media di 1.500 m (ma con cime che arrivano a 4.356 m) con ampie zone perennemente ghiacciate, forti escursioni termiche diurne e stagionali, scarse precipitazioni, forti venti e una rete stradale quasi inesistente, dove il principale mezzo di locomozione per questo fiero popolo di pastori seminomadi è ancora rappresentato dal cavallo e dal cammello. Eppure un simile contesto ambientale nel 1200 diede vita a uno dei maggiori imperi dell’Eurasia. Il merito fu tutto di Gengis Khan, il mongolo più famoso e uno dei più geniali condottieri e politici di tutta la storia, che fu capace di trasformare dei pastori individualisti in un’invincibile armata, in grado di conquistare in pochi decenni un territorio che si estendeva dalla Cina settentrionale al mar Nero, dalla Corea alla Polonia, dall’Indocina fino alla Persia e alla Crimea. E per un secolo la Mongolia costituì l’epicentro di razze, culture e religioni diverse, meta e luogo di transito per commerci e conoscenze. Così rapidamente come era sorto, altrettanto rapidamente l’impero si dissolse e nel 1350 la Mongolia divenne una provincia cinese, per rimanere tale fino al 1921 quando entrò nella soffocante orbita sovietica, dalla quale si è scrollata soltanto nel 1990. Al viaggiatore colto e curioso si aprono oggi le porte di un paese fuori dal tempo, dove ammirare le vestigia del passato, dove solcare le immensità di una steppa verdissima o le dune infuocate del deserto, entrando in contatto con i suoi abitanti e scoprire i loro peculiari stili di vita come la musica, il canto, la medicina tradizionale e lo sciamanesimo. L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (www.deserti-viaggilevi.it), sempre alla ricerca di destinazioni particolari, nel proprio catalogo “Deserti” propone in Mongolia un itinerario di 15 giorni in fuoristrada.  Dalla capitale Ulaan Batar, dove meritano una visita la citta sacra con il monastero lamaista di Gandan, la cittadella cinese di epoca manciù e il museo con i suoi giganteschi scheletri di dinosauri, il percorso punta a sud verso le estese praterie del Gobi centrale, punteggiato da insediamenti di nomadi che abitano nelle caratteristiche yurte e allevano cavalli, visitando le rovine del primo teatro mongolo costruito nella steppa e un antico monastero.  Dopo Bayan Zag, dove si trova il maggior giacimento al mondo di scheletri e di uova di dinosauri, si arriva alla valle di Yol, un profondo canyon vulcanico dove ammirare aquile, capre selvatiche, marmotte e yak, e allo spettacolare mare di sabbia del Gobi meridionale, con dune alte fino a 300 m, percorso da carovane di nomadi con i loro cammelli a due gobbe. Puntando a nord tra verdi praterie, alte montagne e insediamenti di nomadi si arriva al lago Orog, abitato da molti uccelli. Superate le rovine di Karakorum, antica capitale dell’impero mongolo, e dell’enorme monastero fortificato buddista di Erdene Zuu, gioiello dell’arte e dell’architettura cinquecentesca mongola, si visita la riserva naturale di Hustain Nuruu, dove vive una particolare razza di cavalli selvaggi, e quindi si fa rientro nella capitale. Uniche partenze di gruppo il 12 giugno, 21 luglio, 4 e 18 agosto e 8 settembre con voli Lufthansa da Milano e Roma via Mosca, accompagnatore italiano, pernottamenti in hotel, yurte e tende, quote da 3.150 euro in pensione completa. Il 7 luglio parte un identico viaggio che prevede una sosta a Dalnzadgad per la festa nazionale del Nadaam, la più antica e importante del paese, che richiama migliaia di mongoli per assistere a musiche, danze, canti, gare di lotta e di tiro con l’arco e alla spettacolare corsa di cavalieri.  
     
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