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Notiziario Marketpress di
Martedì 29 Marzo 2005
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IL COMUNICATTIVO RADIO 1 RAI: MASSIMO GILETTI AL “CONFESSIONALE DEL COMUNICATTIVO” “LA TV VIOLENTA LA TESTA” |
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Roma, 29 marzo 2005 - “Di me stesso amo il non aver ceduto a un certo sistema. Conosco i potenti ma non li ho mai usati per arrivare a fare certe cose. Se lo avessi fatto non avrei avuto tante difficoltà che ho incontrato nella carriera” Venerdì 25 marzo su Radio 1 Rai Massimo Giletti, il matador dell’Arena di Domenica in, è stato l’ospite del “Confessionale del Comunicattivo”, laboratorio dei linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti. Ecco un estratto dell’intervista realizzata da Igor Righetti. Da bambino che cosa sognavi di fare? Ho fatto tanti sogni, però forse il mestiere più simpatico era il pompiere perché in azienda abbiamo ancora un camion di pompieri molto vecchio. Si vede che da bambino si mitizza tutto quindi fare il pompiere mi sarebbe piaciuto. Oppure l’astronauta. Tipo il drago Grisù… Questo vuol dire che avrei fatto un sacco di disastri perché avrei acceso anziché spento. Però poverino ce la metteva tutta. A che cosa pensi sia dovuto il tuo successo? Io ho fatto tanti anni di quotidiana, poi ho avuto anche altri momenti, ma secondo me nella quotidiana si può fingere poco. È vero che la televisione è una proiezione di un’immagine ma non puoi fingere tutte le volte. Quindi il pubblico vede uno abbastanza simile a lui, tranquillo, sereno, che non spinge e non si crede chissà chi. Che cosa critica Massimo Giletti di se stesso? Forse quello di non aver capito che bisogna esser più “amici dei potenti” per andare in un certo tipo di giro. Però, al tempo stesso, è quello che amo di me stesso: il non aver ceduto a un certo sistema. Tu frequenti i potenti? No, li conosco ma non li ho mai usati per arrivare a fare certe cose. Se lo avessi fatto non avrei avuto tante difficoltà che ho incontrato nella carriera. Con quale personaggi televisivi lavori con più piacere? Mi sarebbe piaciuto lavorare con Chiambretti con il quale ho un bel rapporto d’amicizia, credo sia una persona estremamente intelligente, e con cui avremmo potuto formare una coppia strana e particolare. In passato con Corrado sarei andato molto d’accordo. Con il resto è complicato anche se io ho sempre condiviso alcuni momenti della carriera, come questo che sto vivendo, con i colleghi. Con chi invece non vorresti mai lavorare? Mah… Sono troppi? Lavorare insieme in televisione è difficilissimo. È molto più facile alla radio, credo, perché la televisione violenta la testa. Uno crede di essere Dio in terra solo perché appare e, quindi, non riesce mai a capire invece di fare un passo indietro, di giocare da spalla, di vivere con serenità perché questa è solo televisione. Cominciano perciò a scattare i meccanismi del controllo orario e si pensa “è stato in video un secondo in più, un secondo in meno”. Peccato. Sei superstizioso? No, non lo sono mai stato, però ti racconto questa cosa. Io mi sono laureato in legge a Torino. Quando dovevo dare gli esami facevo sempre lo stesso percorso. Un giorno mi sono detto: “Ma sei proprio un rincoglionito, possibile che fai questo giro tutte le volte?”. E quel giorno lo cambiai e fu l’unica volta che venni bocciato. Ora, per carità, io non ci credo, però la volta dopo sono ritornato sullo stesso marciapiede. E come è andato l’esame? Ottimo. Ti ritieni più giornalista o uomo di spettacolo? Faccio fatica a gestire la parte spettacolo, non perché non mi appartenga perché io gioco e mi diverto molto, ma sono convinto che si possano fare dei programmi border-line con informazione e spettacolo. Io sono nato in un programma che si chiamava “Mixer – quando l’informazione fa spettacolo”. Io credo fortemente in quel messaggio, non credo, invece, soltanto nello spettacolo, per quanto mi riguarda. Poi puoi anche condurre Sanremo o grandi serate, però nel mio Dna c’è quello ed è un peccato che nella televisione di oggi si faccia sempre più fatica a fare quel tipo di prodotto. Il problema è che ci si prende troppo sul serio. Sono d’accordo con te per quanto riguarda fare informazione e cultura con un linguaggio, però, adatto a tutti. Con ironia, con creatività, con estro. Allora a quel punto il messaggio passa molto più in fretta e raggiunge tutti… Il problema secondo me è che si deve alzare il livello della qualità dei prodotti di varietà e intrattenimento. Ma va fatto con un minimo di raziocinio. Non è che possiamo fare un’intervista di due ore a un filosofo, per esempio a Cacciari, in prima serata. Però se tu porti Cacciari all’interno di un contesto viene un prodotto di qualità di sicuro. Poi ci giochi con ironia, ma io lo dico anche esagerando buttandoci uno dei mostri televisivi che ho creato tipo Malgioglio. Lo chiamo “mostro” simpaticamente, lui ha un suo passato. Ecco però io non vedo lo scandalo, credo che passi di più un messaggio in un prodotto così che in una serata di nicchia che è fine a se stessa e che guardano soltanto le persone che sono interessate. Credo che la qualità e la cultura debbano essere portate a un maggior numero di persone. Se si propone soltanto Costantino o la Lecciso certo che non arriva. Che cosa pensi dei critici televisivi? Il critico è un lavoro dove tu diventi forte se colpisci. E, devo dire, che televisivamente e anche con programmi radiofonici c’è un po’ di tutto, quindi non fanno difficoltà a colpire. Quello che mi dispiace è il partire con preconcetti e non tentare di apprezzare lo sforzo che qualcuno può fare. E, soprattutto, trovo gravissimo il raccontare falsità, come spesso è accaduto, all’interno di alcuni pezzi. Quest’anno ho avuto a “Domenica in” un caso bellissimo: ho sbagliato e anziché dire Edoardo Viii ho detto Enrico Viii quindi mi autofustigai divertendo molto e dissi “ignorante, ho fatto il liceo classico”. Un critico fece il giorno seguente un pezzo, riprendendo questo clamoroso errore che avevo fatto, sbagliando anche lui. Perché anche lui, pur facendo il pezzo su di me, anziché Edoardo Viii scrisse Edoardo Vii. Io sottolineai questa cosa e lui fece un altro pezzo assolutamente privo di ironia. Quindi a volte è facile sbagliare quando si è in diretta. Dovrebbero essere anche loro più ironici, capire e premiare chi tenta strade difficili magari non riuscendoci totalmente. Ho letto dei pezzi di una cattiveria e non parlo solo su di me, in generale. La cattiveria appartiene a un altro sistema. Questa è soltanto televisione. Però spesso non si parla molto dei programmi, ma delle persone. Delle persone che sono amiche di altre persone. E allora lì non è una critica alla trasmissione… A me piacerebbe anche vederli all’opera. Io mi ricordo l’anno scorso, possiamo anche fare il nome, Aldo Grasso scrisse un pezzo, tra l’altro molti suoi spunti sono anche positivi e su certe cose ha anche ragione, in cui mi criticò moltissimo e scrisse: “Com’è possibile che la cultura vada soltanto da Giletti nel primo pomeriggio di Raiuno? Ma che cultura è?”. E citava tutti i nomi di grandi poeti, critici e filosofi che erano venuti da me. Ecco, ma qual è il problema? Io trovo, invece, che fosse un tentativo di comunicare in modo simpatico e ironico la cultura. Se vengono ben vengano. Allora se vogliamo abbassare il livello abbassiamolo. Tu criticami perché io sbaglio un congiuntivo o sbaglio la domanda. Ma non criticare perché la cultura viene da noi. Non è un problema dovrebbe esserne felice. Sei capace di indignarti? Come no, è fondamentale. Mi indigno soprattutto per l’ipocrisia. Sei sempre indignato allora. Ce n’è talmente tanta in giro… Guarda che io non vivo bene, sono uno che lotta molto per tentare di mantenere una dritta via e, come dici tu, purtroppo è durissimo. Per vivere da queste parti bisogna avere una bellissima e profonda armatura. Interiore ed esteriore, bisogna averla e lottare altrimenti si butta via tutto. Uno deve rimanere al proprio posto e tentare una strada, non deve abdicare. Quand’è che la televisione è volgare? Sulla volgarità possiamo dire tante cose, non è soltanto il seno che appare. È l’abbassamento del livello qualitativo. Non è problema vedere una bella donna che si spoglia in un certo orario. È tutto il resto che circola intorno. Io trovo volgare l’abbattimento scientifico che viene fatto del livello delle persone che guardano la televisione. Cioè non si fa nulla per migliorare la qualità del pubblico. E io questo trovo che sia volgare perché se tu non fai pensare, non dai elementi alle persone che guardano per migliorare la loro qualità di testa, sei volgare. Ed è troppo facile fare della tv dove giochi sul sesso e quant’altro. Che cosa fai quando vuoi rasserenarti? Vado a correre o a giocare a calcio, mi diverte e mi scarica molto la tensione. Altrimenti me ne vado in un parco di Roma, Villa Glori, sul prato. Prendo un libro e mi rilasso. Adesso non ti rilasserai più perché tutte le tue fan andranno a Villa Glori… Tanto io ho solo fan dai settanta in su. Questo non è vero, tu lo dici sempre ma non ci crede nessuno Ma è la verità. Quali sono i valori in cui credi? Per me viene Dio prima di tutto e poi l’amicizia e l’amore, non ho altro. Il successo ha cambiato la tua vita? Credo che chi dice che il successo non cambi la vita sia un’ipocrita. Perché, comunque, per quanto uno come me vada in motorino, faccia i suoi giri, vada a farsi la spesa come faceva dieci anni fa, qualcosa ti cambia. Scattano dei meccanismi. La popolarità, il denaro, il successo sono degli animali molto pericolosi che tu puoi gestire ma non puoi far finta che non esistano. Qualcosa cambia. Può darsi che qualcuno non sia cambiato però un po’ qualcosa è diverso. Quando mi chiedono chi siano i miei amici nel mondo dello spettacolo io rispondo che non ne ho. I miei amici sono quelli vecchi, quelli che mi dicono: “Sei un cretino se fai questa cosa o sbagli se fai quest’altra cosa”. Mantenere le persone con cui sei cresciuto, che ti conoscono davvero e che ti vogliono bene da quando eri Massimo e non Massimo Giletti, quello è la garanzia migliore. Però i cambiamenti ci sono.
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