Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Lunedì 11 Aprile 2005
 
   
  Pagina1  
  ASTRONOMI BRITANNICI OSSERVERANNO L'UNIVERSO COMERA 12,8 MILIARDI DI ANNI FA  
   
  Bruxelles, 11 aprile 2005 - Un gruppo di astronomi britannici e australiani utilizzerà un nuovo strumento per osservare l'universo di 12,8 miliardi di anni fa, all'epoca della comparsa delle prime stelle dopo il Big Bang. Il progetto è stato annunciato in occasione di un incontro di astronomi organizzato presso l'Università di Birmingham, nel Regno Unito, in cui sono state rese note numerose scoperte recenti e iniziative future. Il gruppo anglo-australiano ha impiegato cinque anni a sviluppare il "Dark Age Redshift Lyman Explorer" (Dazle). Se il progetto andrà a buon fine, il gruppo avrà la possibilità di esplorare le galassie più lontane dell'universo. Le stelle apparse 12,8 miliardi di anni fa sono state le prime a emergere dall'oscurità in cui era avvolto l'universo dopo il Big Bang. "Dazle è uno strumento speciale e altamente sensibile per il rilevamento di immagini, in grado di intercettare i raggi infrarossi", ha dichiarato Richard Mcmahon dell'Università di Cambridge. "È stato progettato per esplorare galassie che non emettono radiazioni a lunghezza d'onda ottica, bensì emettono luce a lunghezze d'onda infrarosse che sono invisibili all'occhio umano". Lo strumento verrà sperimentato per la prima volta tra qualche mese nel Very Large Telescope di otto metri dello European Southern Observatory in Cile. I precedenti tentativi di andare così indietro nel tempo non hanno avuto esito positivo; questa potrebbe pertanto essere un'osservazione innovatrice", ha affermato Richard Mcmahon. "Ai primordi della storia dell'universo il gas presente nell'universo ha subito un cambiamento enorme", ha spiegato. Subito dopo il Big Bang, è iniziato il processo di espansione dell'universo che si è raffreddato fino a raggiungere una temperatura di -270 gradi Celsius. A un certo punto la Terra ha ricominciato a riscaldarsi, ma vi sono opinioni divergenti su quando ciò abbia avuto luogo. Dazle dovrebbe riuscire a fornirci dati definitivi al riguardo. Durante l'incontro è stata inoltre annunciata l'intercettazione della luce emessa dalle prime stelle che si sono formate in alcune delle galassie più distanti mai osservate. Gli astronomi britannici e statunitensi hanno utilizzato i telescopi spaziali Spitzer e Hubble per raccogliere nuove prove a sostegno dell'ipotesi secondo cui la formazione delle prime galassie potrebbe essere iniziata molto prima di quanto non si sia ritenuto finora. Gli scienziati coinvolti nel progetto ritengono che la "dark age", l'età oscura, si sia conclusa da 200 a 500 milioni di anni dopo il Big Bang. Gli scienziati britannici hanno inoltre osservato lo sviluppo di enormi buchi neri in galassie recenti e distanti, un fenomeno che fornisce nuove informazioni sulla costruzione delle maggiori galassie odierne e sui loro buchi neri centrali. Il gruppo ha studiato le galassie individuate originariamente dal telescopio submillimetrico James Clerk Maxwell, e poi si è avvalso dell'osservatorio a raggi X Chandra della Nasa per scoprire forti incandescenze di raggi prodotte dai gas bollenti che turbinavano attorno ai buchi neri in formazione. Si è scoperto che i buchi neri crescevano contemporaneamente alle rispettive galassie. Si è notato che tali buchi neri erano circondati da una coltre densa di gas e di polvere, che probabilmente rappresenta il materiale destinato ad essere assorbito dai buchi neri in via di formazione. La crescita delle galassie e dei loro buchi neri è verosimilmente la conseguenza di fusioni immense caratterizzate dalla collisione di due galassie di dimensioni analoghe, spiegano gli astronomi. Una simulazione al computer effettuata da Tiziana Di Matteo della Carnegie Mellon University negli Stati Uniti ha dimostrato che tali fusioni trasportano il materiale verso le regioni centrali delle galassie, producendo stelle e generando il materiale che alimenterà il buco nero consentendogli di espandersi. Http://www.sr.bham.ac.uk/nam2005/index.html  
     
  <<BACK