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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Giugno 2004
 
   
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  L’ICT IMPATTA POSITIVAMENTE SULLA COMPETITIVITÀ MA LE MEDIE IMPRESE ITALIANE, IN PARTICOLARE DEL “MADE IN ITALY”, RITARDANO ANCORA NELL’ACCOGLIERNE LE POTENZIALITÀ  
   
  Milano, 17 giugno 2004 – E’ stata presentata ieri una ricerca I-lab Bocconi, in collaborazione con Intel, sui percorsi d’innovazione delle medie imprese italiane , soprattutto nel Made in Italy, sono poco attente alle potenzialità dell’informatizzazione per incrementare la competitività. In compenso, le aziende in posizioni leader utilizzano telelavoro e wireless in misura maggiore e riscontrano nella performance aziendale il ritorno sugli investimenti in Ict. La metà del campione ha un Pc ogni due addetti e quasi la totalità ha accesso ad Internet e una rete aziendale. La diffusione di siti web interattivi è ferma al 50%, e la vendita online al 20%, e il 90% investe tra 1 e 5% del fatturato in Ict. La valutazione da parte del sistema di medie imprese italiane sui vantaggi competitivi indotti dall’Ict è positiva e gli strumenti tecnologici di base (Pc, Internet, Intranet) sono ormai diffusi. Ritardi considerevoli si riscontrano invece nella dotazione di strumenti più sofisticati (e-commerce, siti web interattivi), con particolare rilevanza nel settore del Made in Italy. Questo è il quadro che emerge dalla ricerca L’information Communication Technology nelle medie imprese italiane: vecchi ritardi e nuove evidenze che I-lab, il Centro di ricerche sull’Economia Digitale dell’Università Bocconi, e Intel Corporation Italia hanno presentato oggi. La ricerca analizza i rapporti fra intensità “digitale” e risultati aziendali nelle medie imprese italiane (fra 50 e 500 addetti) allo scopo di approfondire i loro percorsi di innovazione. L’analisi è stata effettuata su un campione di 400 imprese, appartenenti all’industria (50%), al commercio (16%), ai servizi finanziari (13%), e il 21% al Made in Italy (tessile, abbigliamento, mobili e alimentare). Per quanto riguarda la dotazione tecnologica, la ricerca ha riscontrato che la disponibilità media di computer in questa fascia di aziende è di circa 1 Pc desktop ogni 2 addetti e di 1 Pc notebook ogni 7 addetti. Considerando invece solo il primo quartile, il 25% delle aziende meno informatizzate, meno di un terzo dei dipendenti è dotato di un Pc e solo il 3% ha un laptop. E tale tasso di penetrazione, relativo ad almeno un quarto delle medie imprese italiane, e particolarmente concentrato nei settori del Made in Italy. Il 95% delle medie imprese possiede invece una rete aziendale e la quasi totalità del campione ha accesso ad Internet, anche se il 13% lo fa ancora in modalità dial-up, a banda stretta. La dotazione di strumenti Ict più sofisticati (come il software dedicato al Crm, Customer Relationship Management, o siti web interattivi) denuncia invece maggior ritardi. Solo la metà delle medie imprese, ad esempio, è dotata di un sito Internet che consenta l’interazione con l’utente e solo il 20% fa uso di software Crm. La vendita online ad esempio non è ancora utilizzata da oltre l’80% delle medie imprese, sebbene tale percentuale scenda al 62% per il settore del commercio, e sale all’88% per i comparti del Made in Italy. Più significativamente, solo il 3% del campione arriva a far transitare online una percentuale superiore al 10% del suo fatturato. Il 70% circa di chi utilizza la vendita online, infatti, fattura su Internet meno del 2%, rivelando in molti casi un approccio ancora sperimentale. Solo poco più diffusa è la pratica dell’e-procurement, utilizzata esclusivamente dal 30% delle medie imprese, e in modo significativo (ovvero con un incidenza superiore al 10% sul totale acquisti) solo dal 5% del campione. Sul fronte della propensione agli investimenti, la metà del campione dichiara di stanziare per gli investimenti in Ict circa l’1% del proprio fatturato, mentre un quarto investe il 2-3% e nel 90% dei casi circa si investe in Ict tra l’1 e il 5% del proprio fatturato. Sul rapporto tra performance aziendali e dotazione Ict, la ricerca evidenzia che un’adeguata dotazione contribuisca ad incrementare la percezione positiva dell’impatto di questi investimenti. Il giudizio mediamente più alto, con riferimento all’impatto sul proprio vantaggio competitivo, viene dato ai software gestionali. Si osserva più scetticismo, invece, nei confronti di acquisti e vendite online, sebbene solo una piccola percentuale del campione si sta avvalendo di tali strumenti. Nel caso del sito web, l’appartenenza dell’impresa ad un gruppo proprietario contribuisce ad incrementarne significativamente una valutazione positiva. Al contrario, imprese di proprietà familiare tendono ad essere più scettiche, lasciando ipotizzare un problema culturale. Analogamente, emerge una serie cospicua di relazioni positive e significative tra i giudizi sui vantaggi competitivi indotti dall’Ict e le caratteristiche del contesto competitivo: al crescere dei livelli percepiti di concorrenzialità crescono le valutazioni positive di impatto competitivo dell’Ict. Un ruolo altrettanto importante nella valutazione dell’impatto è giocato poi dal livello degli investimenti. Chi ha stanziato maggiori somme per le nuove tecnologie, infatti, dichiari anche migliori performance aziendali. L’ultima parte dell’analisi riguarda la mobilità (mobility) e telelavoro. Meno di un quarto delle medie imprese italiane si avvale del telelavoro, e la diffusione di tecnologie wireless raggiunge una penetrazione di circa il 33%, sintomo di realtà piuttosto innovative e aperte al cambiamento. La grande maggioranza delle imprese (oltre il 70%) è comunque predisposta per l’accesso in remoto alle informazioni aziendali. Tale accesso avviene tanto attraverso la rete Internet pubblica (45% dei casi) quanto mediante Virtual Private Networks (29%); sempre più frequente, tuttavia, anche l’utilizzo di dispositivi di telefonia mobile (25%). La diffusione del telelavoro, in particolare, è più elevata del 70% tra le aziende leader, il riconoscimento di un maggior valore assegnato alla “mobilità” in azienda. “In virtù dei tratti innovativi emersi, tra le imprese leader di mercato (così come quelle appartenenti a gruppi societari) la percentuale di realtà orientate alla mobilità e al telelavoro è decisamente maggiore,” ha commentato Andrea Ordanini, vice direttore I-lab, che ha presentato oggi la ricerca. “È dunque opportuno sottolineare che, così caratterizzate, queste sono anche le imprese che dichiarano di aver osservato miglioramenti significativi nelle più recenti performance aziendali.” “Per le aziende italiane che finora non hanno investito in Ict non è mai troppo tardi e per ridare fiato alla propria competitività l’Ict offre gli strumenti più adeguati,” ha aggiunto Dario Bucci, Amministratore Delegato di Intel Corporation Italia. “Questa ricerca conferma la chiara correlazione tra dotazione tecnologica e miglioramento della performance aziendale e ci ricorda la nostra responsabilità, come attori di rilievo del settore delle tecnologie, nel saper fare cultura d’impresa in questo senso.”  
     
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