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Notiziario Marketpress di Lunedě 28 Giugno 2004
 
   
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  SENZA RECETTORI µ, ADDIO MAMMONI  
   
  Roma, 28 giugno 2004 - Il neonato cerca la madre per lo stesso motivo per cui il tossicodipendente cerca la droga. A suggerirlo č una ricerca condotta su topi di laboratorio da Francesca D’amato e Anna Moles dell’Istituto di Neuroscienze (In) del Cnr, e da Brigitte Kieffer del Cnrs francese. “La sensazione di piacere e benessere provata dai piccoli di mammifero quando sono vicini alla madre” spiega Francesca D’amato dell’In -Cnr “č mediata dal sistema oppioide, circuito cerebrale costituito da neurotrasmettitori, lo stesso che negli individui č responsabile della trasmissione del dolore e della dipendenza da sostanze d’abuso, come morfina ed eroina”. Piů specificatamente, il sistema oppioide č dotato di specifici recettori, denominati µ, i quali sono in grado di captare e veicolare tali sensazioni. “I piccoli degli animali cercano la presenza della madre, fonte di sostentamento, calore e protezione, quindi di benessere, avvicinandola, seguendola e protestando con segnali di richiamo (vocalizzazioni) quando essa si allontana. Nei bambini” prosegue la D’amato “ sono essenzialmente il pianto e il sorriso gli strumenti per guadagnare le attenzioni del genitore. Le ricercatrici dopo aver privato alcuni topolini del gene che codifica per i recettori µ, hanno osservato che essi mostrano un deficit nel comportamento di attaccamento alla madre. “I topi geneticamente modificati”- continua la ricercatrice del Cnr “vocalizzano meno in assenza della madre e non mostrano una preferenza specifica nei confronti degli odori del genitore e dei fratelli, rispetto ai topi normali”. La scoperta rappresenta una conferma del ruolo rilevante che alterazioni del sistema oppioide possono avere sul normale sviluppo dell'attaccamento che anche nell’uomo sta alla base della costruzione dei legami sociali. “Il topo knockout” conclude la ricercatrice “diventa pertanto un modello genetico per lo studio di patologie dello sviluppo che riguardano il comportamento sociale, come per esempio l’autismo”. Tale risultato rappresenta un primo passo per la comprensione dei meccanismi biologici alla base di fenomeni molto complessi, come i legami sociali e le relazioni affettive, che č stato sempre difficile interpretare e misurare negli animali. Per informazioni: Francesca D’amato, Istituto di neuroscienze (In) del Cnr, Roma, tel. 06/86090323, f.Damato@ipsifar.rm.cnr.it  
     
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