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Notiziario Marketpress di Venerdì 05 Marzo 2004
 
   
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  SOLUZIONI STORAGETEK PER L’ARCHIVIO CENTRALE DELLE IMPRONTE DIGITALI  
   
  Milano, 5 marzo 2004 - La Criminalpol ha scelto le soluzioni a nastro e disco di Storagetek, specialista in servizi e soluzioni di storage, per rinnovare il proprio sistema Afis (Automated Fingerprint Identification Server) per l’archivio delle impronte digitali. Con sede centrale a Roma, che ha funzioni di gestione e presso la quale risiedono Ced e Casellario Centrale di Identità, ovvero la banca dati delle impronte digitali, la struttura della Polizia Criminale copre tutte le 103 questure italiane, con 14 gabinetti regionali e diverse sedi provinciali. Questa organizzazione piramidale a tre livelli, indispensabile per garantire una capillare presenza sul territorio, ha creato la necessità di dotarsi di una struttura in grado di mettere rapidamente a disposizione di tutti gli interessati i dati relativi all’identificazione. “Per sapere se una persona fosse già stata foto-segnalata in altre parti d’Italia, i tempi di risposta potevano allungarsi fino a venti giorni, in quanto ogni livello, a partire da quello provinciale fino ad arrivare a quello centrale, doveva confrontare le impronte in questione con tutte quelle contenute nell’archivio e passare i risultati al livello superiore.”- racconta Stefano Petecchia, Responsabile Sistema Informativo della Direzione Centrale della Polizia Criminale, Servizio Polizia Scientifica. –“Per sveltire il tutto, la Criminalpol era alla ricerca di un sistema subito accessibile a tutti e tre i livelli e che supportasse la simultaneità di interrogazione.” La risposta a questo problema è stata trovata in un’architettura client server a tre fasi, coadiuvata dalla presenza in ogni gabinetto regionale di un “server regionale” che fungesse da porta verso il sistema centrale. “Siamo passati così dai venti giorni, che per noi erano la prassi, a poco meno di un’ora – osserva Petecchia -. L’opera è stata, poi, completata con la progettazione dello Spaid (Sottosistema per l’acquisizione delle impronte digitali) che ci ha consentito di ridurre ulteriormente, a soli tre minuti, il tempo di identificazione.” Il cuore del nuovo sistema è costituito da cinque motori di ricerca Cogent serie Pma, capaci ognuno di 200mila confronti al secondo. La parte di database tradizionale, composta inizialmente da un sottosistema a disco Storagetek 9176 e da una libreria Storagetek 9740, è in fase di rinnovamento e sta per essere sostituita da nuovi apparati Storagetek, in particolare da un nuovo sistema a disco D178 con la funzionalità di Mirroring sincrono (per il progetto di Disaster Recovery on site) e da una nuova libreria L180 con cartucce Sdlt 220, con dispositivi più performanti e capacitivi, in grado di garantire la massima continuità operativa. Il D178 è una soluzione su a disco, aperta, robusta e ad alte prestazioni, che consente di aumentare dinamicamente la capacità di archiviazione in base alle reali necessità aziendali, senza dover acquistare più memoria del necessario in vista di future esigenze di storage online. Testato per l’interoperabilità in ambienti San (storage area network), il D178 lavora con i principali prodotti hardware e software San sul mercato. La nuova libreria L180 è stata scelta per dare soluzione alla stringente necessità di business continuity e di versatilità. Questa libreria, che Storagetek pone come cavallo di battaglia della propria fascia media, è dotata della nuova tecnologia 4D Vision, che attraverso una telecamera interna è in grado anche dopo diversi spostamenti di autocalibrarsi e rimettersi in funzione nell’arco di 50 secondi. Inoltre, utilizzando un nuovo lettore di etichette che sfrutta la tecnologia dei led agli infrarossi, la macchina riconosce il modello della cassetta, e in base a quello calibra pinza e posizione dell’apertura dei drive. In attesa di passare alla tecnologia ottica, attualmente le impronte sono acquisite per inchiostrazione e digitalizzate tramite scanner. Le immagini sono successivamente analizzate dal sistema che in maniera automatica ne evidenzia i punti caratteristici che identificano l’impronta e, una volta trascodificate in stringhe numeriche, le inserisce direttamente all’interno dei motori di ricerca, le confronta con l’archivio completo e, se l’esito è positivo, fornisce una decina di possibili candidati che sono analizzati dal tecnico dattiloscopista per l’attribuzione dell’identità. Al momento dell’acquisizione delle impronte, vengono registrate anche altre informazioni di tipo alfanumerico che comprendono, oltre alla fotografia, le caratteristiche salienti del soggetto, come ad esempio cicatrici, tatuaggi o segni particolari. Questo tipo di informazioni, insieme a una copia delle immagini delle impronte precedenti alla trasformazione in template (necessarie per poter effettuare la stampa dei cartellini), sono indicizzate e immagazzinate nel sottosistema a disco e nella libreria. “L’archivio che conta circa cinque milioni di record, per oltre 1 Terabyte di dati, non rappresenta unicamente la base su cui poggia il sistema, ma funge anche da spinta per la creazione di nuove applicazioni. – conclude Petecchia - Sfruttando questo database, ad esempio, abbiamo messo a punto un sistema che permette di creare all’istante book fotosegnaletici digitali, sulla base delle descrizioni fornite dai testimoni. Questa è solo una goccia nel mare, il lavoro che stiamo svolgendo, ora che la tecnologia ce lo permette, è, infatti, indirizzato sul massimo sfruttamento dell’informazione”.  
     
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